http://www.ilsecoloxix.it/p/cultura/2012/05/01/APOmTDQC-uomini_donne_odiano.shtml#axzz1tiDsQUJwGenova - «Fermiamo la violenza femminista. Stop alla propaganda terroristica di dati falsi e mistificati» si intitola così un comunicato Gesef di qualche tempo fa, una delle associazioni che raccolgono in Italia i padri separati per tutelarne i diritti. Tra i molti gruppi maschili critici nei confronti delle donne presenti in rete o raccontati anche su alcuni libri, questi del Gesef sono certamente i più estremisti, quelli che ribaltano radicalmente e con più rabbia l’ottica del femminicidio di cui si parla negli ultimi tempi. Tanto da voler attaccare le donne presumibilmente sullo stesso terreno. E infatti le accusano per l’infanticidio. Scrive Gesef (
www.gesef.org/): «La propaganda femminista mira a radicare nell’immaginario collettivo l’idea di un ambiente domestico scenario di delitti e terribili violenze, dove vittima è sempre e solo la donna… Cosicché l’attenzione sessuale maschile diventa molestia, l’esercizio del dovere coniugale diventa stupro, un banale litigio violenza fisica. Al tempo stesso si tace della violenza femminile e materna: le cronache ci forniscono amari resoconti di omicidio e infanticidio, oltreché della partecipazione ad episodi di abuso sessuale che attestano lo stesso potenziale di brutalità (…). In tutto il mondo infanticidio e figlicidio restano primato assoluto delle donne. (…) Le sottaciute inchieste europee informano che il 10% delle violenze domestiche sono rappresentate da mogli che picchiano i mariti».
Come si vede il tono è furente. Ma è solo un breve estratto, seguono altre accuse pesanti e molte accuse pretestuose. Gesaf attacca ad esempio gli stanziamenti di denaro per i centri antiviolenza dove vengono ospitate le donne picchiate da mariti e compagni, spesso insieme ai figli, ignorando i dati Istat che come è ormai noto indicano – in Italia – un numero elevato di violenze alle femmine di ogni ceto sociale, età e di ogni regione, nonché una donna ammazzata ogni tre giorni da un uomo che, nel 76% dei casi, era suo marito-amante-fratello. Quanto sordo rancore covi in alcuni uomini lo fa notare Stefano Ciccone dell’associazione Maschile plurale e autore, insieme ad altri, di un volume intitolato “Silenzi” (Ediesse, 2012) in cui, con competenza e passione, tenta di interpretare tanta rabbia. Ciccone ritiene che la paura del cambiamento in atto induca molti uomini a sentirsi, loro, vittime di una congiura femminile e femminista o, peggio, a odiarle tanto da mentire e modificare la realtà.
Denuncia la persecuzione maschile il sito
www.uomini3000.it che spiega come gli uomini nel conflitto tra i sessi «in corso da decenni sono stati spettatori passivi. In questo silenzio è maturata la corrosione di ogni valore che possa dirsi maschile, di ogni autorità morale degli uomini (…) Questo processo li ha privati del diritto di raccontare la loro verità, bollata a priori come falsa, irrilevante, ridicola. Cosa vuole uomini 3000? Porre fine al pestaggio morale maschile». A differenza di Gesaf, seguono esempi di pestaggi sostanzialmente morali: ad esempio, la denigrazione della loro sessualità. Stesso tono, ma con un attacco al conformismo del politicamente corretto, nelle parole del Movimento degli uomini Beta (
www.uominibeta.org) che rivendicano uguaglianza, libertà e «superamento di ogni forma di oppressione e discriminazione di genere» di cui si sentono evidentemente vittime tanto quanto le donne. Si può obiettare che sono sciocchezze, ma è un disagio da indagare e per fortuna che sono gli stessi uomini a porsi ora il problema
Lo schema, ripetuto da molti altri gruppi maschili sui propri siti, accusa anche il sessismo di chi non contrasta la violenza delle donne sugli uomini, denigrati, ridicolizzati, scrivono. Lo fa il sito
www.maschiselvatici.it che si ispira a un libro scritto già nel ’93 da Claudio Risè, psicanalista stimato per lungo tempo nel proprio ambiente. Il libro era titolato “Il maschio selvatico. Ritrovare la forza dell’istinto rimosso dalle buone maniere” e Risé scriveva già pagine molto ambigue e aggressive sul fatto che la virilità è costantemente minacciata dalle critiche al patriarcato e dal richiamo al politicamente corretto.