Questo è di un po' di anni fa
http://archiviostorico.corriere.it/1998/ottobre/12/Lite_per_gelosia_uccide_fratello_co_0_9810123645.shtmlMattinata di terrore per due quartieri romani: la resa dopo un' ora e mezzo di assedio. La vittima, 24 anni, era intervenuto per difendere la sorella incinta di due mesi
Lite per gelosia, uccide il fratello della fidanzataL' assassino ventenne, ancora armato, si e' poi barricato in casa di una famiglia: " Lui e' mio amico, se muore devo ammazzarmi "
Mattinata di terrore per due quartieri romani: la resa dopo un'ora e mezzo di assedio. La vittima, 24 anni, era intervenuto per difendere la sorella incinta di due mesi Lite per gelosia, uccide il fratello della fidanzata L'assassino ventenne, ancora armato, si e' poi barricato in casa di una famiglia: "Lui e' mio amico, se muore devo ammazzarmi"
ROMA - Il pugilato era sempre stata una passione e soltanto da qualche anno era diventato un lavoro, ma i suoi pugni ieri non potevano bastare contro la follia di una pistola puntata dritta al cuore: Fabio Losacco e' morto senza avere il tempo di uscire dall'ascensore. Aveva 24 anni, piccoli precedenti penali e nel cassetto il sogno di diventare un campione: chissa' cosa scriveranno sopra la sua lapide. Sopra i verbali di polizia ieri hanno scritto che Fabio e' morto per il colpo di una calibro 7.65 sparato da Stefano Corsico, un ragazzo di vent'anni che era fidanzato con sua sorella Emanuela, e che ha sparato perche' tormentato dalla gelosia verso quella ragazza tanto carina che aveva messo incinta e chissa' se la voleva sposare. + successo a Tor Sapienza, un quartiere che a Roma e' tra le periferie piu' turbolente, alle nove e quaranta di una mattina di domenica che era cominciata con la Messa di mamma Maura nella chiesa di San Cirillo, ma forse bisognerebbe dire che era cominciata nella notte che Stefano aveva passato chissa' come per arrivare alle otto e mezza a bussare disperato in casa di Emanuela. I ragazzi del palazzo dove Emanuela abitava soltanto con mamma Maura sono pronti a giurare che Stefano era imbottito di cocaina e questo sarebbe almeno un motivo per capire come mai questo ragazzo di vent'anni abbia tirato fuori una pistola e sparato senza lasciare il tempo di reagire. Quando Fabio Losacco e' morto, suo padre aveva appena finito di parcheggiare la macchina: erano corsi insieme dal Tufello, padre e fratello, alla telefonata che Emanuela aveva fatto per chiedere aiuto contro quel ragazzo esagitato che continuava a gridarle epiteti e frasi volgari. Quando e' arrivato dalla casa dove viveva soltanto con il padre separato dalla madre, Fabio Losacco non immaginava che Stefano avesse in mano una pistola e si e' infilato deciso dentro quell'ascensore che sarebbe diventato la sua tomba. Stefano ha sparato e poi e' corso subito via sul suo motorino nero che in pochi ricordano tra i ragazzi del condomino perche' - assicurano - Stefano non era uno della zona, ma ogni tanto passava di li'. Fabio non e' morto subito: Emanuele, un amico d'infanzia del piano di sopra, ha fatto in tempo a vederlo ancora vivo. Raccontera' poi: "Fabio era riverso sul pavimento del pianerottolo in una pozza di sangue. Respirava ancora, ma quando ho visto il sangue uscirgli dalla bocca ho capito che era spacciato: sono stati istanti infiniti che non dimentichero' mai. Poco dopo e' arrivata la polizia, mezz'ora dopo l'ambulanza e soltanto ancora dopo e' tornata la mamma dalla messa". Fabio era gia' morto. E Stefano era gia' arrivato una periferia piu' in la', al Tiburtino, in sella al suo motorino e in preda a un panico che gli aveva fatto perdere il senso dell'orientamento. Ha parcheggiato il motorino e ha cominciato a gridare: "Mi vogliono uccidere". Poi si e' infilato dentro un palazzo in via Schubert numero 13 e ha suonato alla casa di Umberto e Giuseppina Tracanelli: "Sono Stefano", ha detto soltanto. La porta si e' aperta sopra i suoi occhi sgranati di terrore. Giuseppina pensava che fosse un amico di suo figlio: si e' ritrovata in casa un ragazzo disperato che minacciava il suicidio e stringeva tra le mani una pistola. Raccontera' Umberto, macellaio: " + corso nella nostra camera da letto dove io stavo dormendo, ci ha fatto uscire poi si e' chiuso dentro. Non ci ha minacciato, non voleva farci del male, era soltanto molto spaventato e chiedeva aiuto". Stefano e' rimasto chiuso in quella camera da letto per un'ora e mezza, il telefono cellullare attaccato all'orecchio e in linea diretta con la polizia: "Ho sparato a un amico", ripeteva nella cornetta. Dall'altra parte del filo una poliziotta cercava di convincerlo che non era successo niente: non volevano che sapesse che Fabio in realta' era morto. "Che cosa e' successo a Fabio? Se e' morto lui mi ammazzo anche io, per me e' come un fratello - diceva Stefano -. Mi e' partito un colpo, ma l'ho preso di striscio. Ditemi cosa s'e' fatto. Se l'ho ucciso passo dalla ragione al torto e non mi resta che ammazzarmi". Prima ha chiesto di vedere la madre, poi il suo amico piu' caro, Marco. "Portateli qui, ho bisogno di vederli. + meglio se viene Marco cosi' gli do' la pistola e mi costituisco". La donna, Dorotea Panazzone, e Marco vengono rintracciati e portati dal ragazzo. La polizia ha anche staccato la corrente nel condominio di via Schubert: non volevano correre il rischio che Stefano venisse a sapere della morte di Fabio dalla tv o dalla radio. Ci sono riusciti: a tirare fuori Stefano vivo da quella casa. Fabio Losacco e' invece uscito dalla sua dentro una busta di plastica bianca.
IL FILM DELLA TRAGEDIA
L'ARRIVO Ore 8.30: Stefano Corsico arriva in casa di Emanuela Losacco, che telefona al fratello Fabio e al padre
COLPO AL CUORE Ore 9.40: il ragazzo spara un colpo di pistola al cuore di Fabio Losacco, poi scappa a bordo di un motorino nero
LA MINACCIA Ore 10.15: Corsico entra in casa Tracanelli e minaccia di uccidersi
LA RESA Ore 11.45: il ragazzo, dopo aver chiesto di vedere sua madre e l'amico Marco, si arrende alla polizia