Questa è la risposta che ho ricevuto da Stefania Cantatore
Questa, invece, è la mia replica
Questa è la loro mail se volete scrivere anche voi, e vi invito a farlo, udinapoli@gmail.com
le ho scritto quanto segue:
Cara Stefania
leggo con un certo stupore che lei vorrebbe togliere alle forze dell'ordine quel ruolo di comprensione e approfondimento delle cause dei conflitti famigliari, e magari di conciliazione, che il TU attribuisce loro.
Faccio fatica a capire questa richiesta.
Posto che un conflitto famigliare è un conflitto, che in ogni conflitto umano ciascuna delle parti ha la sua quota di ragioni, e spesso questa quota sfiora il 50%, non mi è chiaro il significato di una censura preventiva dell'azione delle forze di polizia.
Possibilità 1: i poliziotti sono tutti maschi misogini e considerano qualunque atto di una donna una ribellione al potere maschile. È questo il suo punto di vista? No, me lo dica perchè allora mi metto il cuore in pace e le consiglio di lasciar perdere gli allucinogeni.
Possibilità 2: le motivazioni che portano una donna in un Commissariato non sono sempre lineari, talvolta è una richiesta di attenzione, talaltra una espressione di solitudine. Perciò se lasciamo alla donna il tempo per elaborare il proprio stato d'animo, molte denunce si smontano da sole, mentre a voi serve che le denunce siano tante. Va bene, allora sappiamo che è una guerra di numeri: voi con i numeri delle denunce ci fate soldi, quindi ha una logica.
Possibilità 3: le donne sono di per sé delle minorate mentali, facili da plagiare e convincere. Ogni espressione della violenza che subiscono va intercettata e una volta intercettata va perseguita a prescindere dalla debole e volubile volontà femminile. Va bene, anche questo ha una logica: in fin dei conti si canta che la donna è “qual piuma al vento”. Non dimostra una grande considerazione del valore delle donne, ma ha una razionalità.
Carissima Stefania, per favore, mi spieghi il senso di quella proposta, perchè, davvero, non la capisco.
Cordialità
Cosimo Tomaselli