Comunque coerente lo è il tuo sistema ma neanche io sarò mai d'accordo che l'uomo e donna sono nemici di per sé.
Bene, questo ti fa onore, andrebbe anche dimostrato nei fatti, ma diciamo che ti credo sulla parola...
è proprio il conflitto tra i figli di Eva e i figli di Satana che fa la storia
con buona pace di Animus
http://2.andreatornielli.it/?p=4545
Riprova, sarai più fortunato...
LA GHERMINELLA SINTATTICA: IL CAMBIO DI PRONOME
Ennesima gravissima distorsione operata dall’esegesi per conferire significato messianico e mariano a Gn 3, 15 è l’utilizzazione di traduzioni – la Settanta e la Vulgata – in cui figura tradotto erroneamente il pronome personale di terza persona contenuto nel versetto stesso.
Poiché infatti spérma è neutro, il greco avrebbe dovuto usare, in riferimento ad esso, un pronome neutro; i Settanta hanno invece usato il maschile, spianando così la via all’interpretazione di chi vede nella discendenza un uomo: dunque il Messia, il Cristo.
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Se la traduzione greca ha commesso questa gherminella, san Gerolamo ha poi provveduto a perfezionare la truffa.
Pur traducendo l’ebraico zera con il latino semen, che è neutro come il greco spérma, ha poi usato, con scelta totalmente arbitraria, il pronome femminile ipsa, che ha spalancato la via all’interpretazione mariana.Così, anche in virtù di quest’altra frode filologica - la sostituzione pronominale -, dalla stirpe, dalla discendenza, siamo passati prima a Cristo e poi a Maria.-
E. VARIANTE ESEGETICA: LE DUE STIRPI DI UOMINI La confusione su ciò che si debba intendere per “discendenza della donna” (confusione sorta unicamente per il desiderio di vedere a tutti i costi prefigurati in Gn 3, 15 il Redentore e sua madre) aumenta ancor più se si considera un’ulteriore interpretazione che di tanto in tanto fa capolino in varie forme.
Tale interpretazione vede nelle due “discendenze” non già la progenie del serpente e la progenie della donna (ossia gli uomini, sia pure arbitrariamente identificati, come si è visto, in Cristo e/o in Maria); bensì due stirpi di uomini, l’una dei buoni e l’altra dei cattivi.È superfluo dire che anche questa
variante piuttosto bizzarra non ha alcun fondamento nel testo biblico; tanto più che essa, in modo quasi grottesco, identifica l’umanità buona (in lotta con i malvagi) con la discendenza della peccatrice Eva, che appena un istante dopo (nel v. 16) riceve da Dio la solenne condanna per il fatale peccato commesso: maternità dolorosa e soggezione all’uomo! Troviamo ad esempio tale interpretazione - presentata addirittura come l’unica possibile, senza il minimo accenno alla problematica dell’identificazione -, oltre che in “Genesi” di G. Ravasi, nella voce “Maria nell’AT” di A. Serra (“Nuovo dizionario di teologia biblica”, p. 905 ss): “Nell’economia del racconto di Gn 2, 18 – 3, 21 la ‘donna’ è Eva”. Fin qui tutto a posto. Ma ecco come, incomprensibilmente, si prosegue: “
Il ‘seme del serpente’ designa coloro che si lasciano adescare dal seduttore, divenendo così suoi figli, suoi gregari, col seguirne l’istigazione al male (cf. Sap 2, 24; Gv 8, 44)”. Per poi concludere: “Per esclusione, il seme della donna sarà costituito da coloro che si mantengono fedeli alle vie di Dio”.
È chiaro quindi che l’autore, in modo assolutamente arbitrario, ha identificato l’umanità intera nelle due stirpi in contesa; con ciò, tra l’altro, ha tradito lo spirito del racconto biblico, che pone all’inizio della storia dell’uomo un conflitto con una realtà esterna all’uomo stesso.
Inutile dire poi che anche Serra non ha dubbi che “
a questa discendenza della donna Dio promette vittoria definitiva sui seguaci del serpente, ossia sulle forze del maligno”.