donne intellettuali in crisi di identità: allora, è chiaro che le donne non sono a rischio di estinzione per il femminicidio diffuso. Allora il discorso per stare in piedi non può più basarsi sul numero. Basta che ci sia anche solo qualche femminicidio per doversene occupare.
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/10/25/1noneaccettabile/non c'è dubbio che alla base di qualunque ragionamento c'è la capacità di distinguere.
Proprio per questo sarà meglio capire che, qualunque sia l'etichetta, nello stesso barattolo non ci può stare la madre con Alzeimer uccisa per ragioni compassionevoli e la fidanzata uccisa perchè trovata a letto con un altro, ma con la seconda non ci sta neppure quella che semplicemente ha deciso di prendere un'altra strada o quella uccisa perchè si è appropriata della cassa del bar.
Appunto: dobbiamo distinguere e allora distinguiamo.
Allora: quante sono le donne che sono state uccise in quanto donne e che se al posto loro ci fosse stato un uomo non sarebbe stato ucciso? Contiamole e poi vediamo che si può fare.
Però al momento mi spiegate perchè di femminicidi si parla dieci volte di più nonostante i numeri siano dieci volte di meno (e oltretutto numeri incerti, discutibili e discussi) dei morti sul lavoro o anche solo dei suicidi?
Perchè se vogliamo essere onesti gli investimenti in prevenzione devono essere proporzionali al danno che si vuole prevenire.
A mio modo di vedere le donne oggi rischiano e patiscono in quanto donne molto meno di quanto patiscano in quanto anziane, malate, disoccupate, etc.
A mio modesto modo di vedere dovremmo investire per la sanità, per le pensioni, per l'occupazione di tutti e poi, molto poi, anche per le donne uccise in quanto donne.
Che sono pochine, se proprio ci sono.
Fasse è proprio fusa!