Rega' non sono proprio riuscito a trattenermi dalle risate quando ho letto un posti di un/una certo/a fasst.
Queste/i finché sono le donne ad ammazzare i figli non hanno scritto una sola parola, però se lo fanno gli uomini allora partono in quarta, ma che hanno nella testa?
E' inutile che commento perché veramente si commenta da solo.
Sentite già il titolo:
"Non accetti la separazione? E risolviti, invece che ammazzare tuo figlio!", ma quando mai hanno scritto "Sei depressa? E curati invece di ammazzare tuo figlio!"
Evidenzio i punti più comici:
Non accetti la separazione? E risolviti, invece che ammazzare tuo figlio!
Lui “non accetta la separazione”. Lui viene descritto come uno che fa brutte cose dopo essersi drogato (è sempre colpa di una cosa esterna, mai delle proprie scelte). Lui ha accoltellato il figlio di nove anni. Ha tentato il suicidio e non c’è riuscito. Chiuso in carcere si è suicidato. E di chi sarebbe la responsabilità accennata velatamente dall’articolo? Naturalmente della donna, la madre. Cattiva lei. Perché non restare con un uomo così equilibrato? Chissà.
Uomini fragili, di cui prendersi cura perché altrimenti si suicidano. Da non lasciare mai altrimenti ti ammazzano o ammazzano i figli. Mentre a noi danno il contentino di sentirci superiori, come siamo grandi noi, nessuna, come siamo migliori noi, capaci, meravigliose, eccezionali, nessuna. Le donne sarebbero la parte migliore dell’umanità. Così buone, così materne. Così piene d’amore e bla bla bla.
Invece no. Le donne sono come tutti. Sono anche egoiste – in modo sano – e vogliono essere libere di esprimerlo quell’egoismo senza che siano criminalizzate in quanto mostri. Le donne non hanno alcun obbligo di assistenza, non sono infermiere per conto dello Stato. Le donne sono “cattive”, decisamente e orgogliosamente a farsi i fatti propri, a pensare a se stesse, e questa cosa, che è criminalizzata da sempre, ché se per caso studi e lavori sei una “in carriera”, terribile e megera e se fai sesso per il tuo piacere invece che per riprodurti ti prendi gioco di uomini romantici che hanno la cadenza sentimentale più simile a quella di mio nonno, e questa cosa, dicevo, bisogna dirla forte.
Siamo egoiste, cattive, siamo bad grrlz, riot grrlz, siamo noi, non accettiamo questo ruolo e questa responsabilità sociale. Non vogliamo essere vittime di un welfare che ci ha affidato il compito di tenere a bada degli assassini che alla prima caduta e alla prima sofferenza tirano fuori coltelli e pistole.
Non vogliamo avere il terrore di esprimere le nostre scelte perché altrimenti qualcuno potrebbe imputarci il malessere di uomini che non hanno alcuna forma di autonomia. Non vogliamo essere ostaggio di una fragilità della quale siamo liberissime di non occuparci.
Odiamo gli uomini? No. Amiamo noi stesse? Si. E questo è male? Per niente.
Siamo migliori? Proprio no. Siamo uguali, perché agli uomini nessuno imputa i suicidi delle donne, gli infanticidi, i drammi che attraversano le nostre vite. E’ sempre e solo colpa nostra e ce ne assumiamo la responsabilità, guardando oltre la complessità e senza nasconderci dietro trappole ideologiche e dietro demonizzazioni di chi orienta contraddittori che ci vorrebbero tutte al rogo come streghe.
Dichiariamo oggi, adesso, che siamo umane, abbiamo bisogno – ed è una necessità – abbiamo diritto – ed è una rivendicazione – di poter esprimere la NOSTRA debolezza, di poter trovare compagni sui quali possiamo fare affidamento, di trovare nella società contesti e persone che non si affidino e non si aspettino da noi che risolviamo tutto.
Abbiamo il diritto di dire che gli uomini devono essere autonomi, per se stessi prima che per noi, perché la loro autostima viene da questo e perché non si può continuare a coccolare una loro dimensione emotiva e dipendente che produce tragedie e che non può costituire un modello positivo per gli altri uomini.
Tu, uomo, ragazzo, amico, compagno, fratello, se sei dipendente non va bene. Non va bene per te. Tu non puoi continuare a ricattarci, a molestarci, a dire che se non vogliamo restare tu ci ammazzi, ammazzi i figli e poi ammazzi te stesso. Tu stai poco bene, hai bisogno di aiuto ma non siamo noi a dovertelo dare. Non sono io che mi assumo questo onere perché non faccio l’infermiera, non sono tua madre, non faccio la “madre d’italia” come qualcuna vorrebbe, perché non sono in “niente” superiore a te, perché non sono in grado e perché sono impegnata a sopravvivere e fintanto che la tua fragilità sarà pericolosa per la mia esistenza tu sarai sempre un mio nemico e io dovrò proteggermi da te.
Non può esserci empatia né comprensione per chi accoltella un bimbo piccolo perché non sai accettare un rifiuto, un’altra vita. Non ci possono essere giustificazioni. Devi risolverti. Lo devi fare altrimenti sei pericoloso per me e per i figli, ché non sono tuoi, non ti appartengono, non sono una tua proprietà così come non sono la mia. E di questo la società tutta deve esserne consapevole. Di questo bisogna parlare. In tanti e tante. A partire dal modo in cui i media trattano queste atroci notizie.
Ps: Perché dobbiamo prenderci cura di tutti, incluso gli assassini? Perché non possiamo prenderci cura di noi stesse?
A fasst, dimmi una cosa: ma chi te li scrive i testi? Topo Gigio?