Autore Topic: Della Responsabilità maschile  (Letto 9637 volte)

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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #15 il: Maggio 26, 2012, 15:50:44 pm »
abbiamo a che fare con un uomo il cui padre si è suicidato un anno fa: vogliamo domandarci se la figura del padre abbia qualche peso nell'equilibrio psicologico dei figli?

Cosimo, il padre può avere influenza sul figlio che ha 14 anni non 41 anni.
E poi il padre si è suicidato senza ammazzare pure lui. Perché lui non ha seguito il suo esempio?
Tutto ciò che dici è giusto finché si tratta dei tanti mali che affliggono la vita degli uomini di oggi, ma non giustifica minimamente l'atto esecrabile compiuto da costui.

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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #16 il: Maggio 26, 2012, 16:12:16 pm »
Cosimo, il padre può avere influenza sul figlio che ha 14 anni non 41 anni.
E poi il padre si è suicidato senza ammazzare pure lui. Perché lui non ha seguito il suo esempio?
Tutto ciò che dici è giusto finché si tratta dei tanti mali che affliggono la vita degli uomini di oggi, ma non giustifica minimamente l'atto esecrabile compiuto da costui.

io conosco almeno tre famiglie nelle quali il padre si è suicidato: ti assicuro che soprattutto per i figli maschi è un trauma difficile da superare (chissà perchè le figlie femmine ne risentono di meno. In uno di questi la moglie è stata la causa nota del suicidio - tradiva pubblicamente il marito portandosi l'amante a casa quando lui era al lavoro - e come unico commento ha detto: questa non doveva farmela)

Il suicidio e la disoccupazione non giustificano l'errore ma lo spiegano
tuttavia per dire che una azione è errata è necessario un metro di misura: perchè è sbagliato uccidere i figli?
se i figli hanno un qualche diritto all'esistenza, lo hanno si a 4 anni, sia a 16 mesi, sia a -9 mesi. Chissà perchè:
1 se la madre uccide il figlio prima che nasca ha diritto anche all'assistenza statale
2 se la madre li uccide dopo la nascita è depressa e viene curata

ho l'impressione che il metro di misura sia molto elastico  :hmm:
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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #17 il: Maggio 27, 2012, 14:05:27 pm »
io conosco almeno tre famiglie nelle quali il padre si è suicidato: ti assicuro che soprattutto per i figli maschi è un trauma difficile da superare

Sarà, ma perché uccidere anche i figli? Se uno vuole suicidarsi che si suicidi pure ma lasci stare gli altri.


Citazione
(chissà perchè le figlie femmine ne risentono di meno. In uno di questi la moglie è stata la causa nota del suicidio - tradiva pubblicamente il marito portandosi l'amante a casa quando lui era al lavoro - e come unico commento ha detto: questa non doveva farmela)

Bah, qui si tratta di coglionaggine allo stato puro! In tal caso altro che suicidio, io avrei fatto a pezzi mia moglie e poi dopo... lapidatemi pure!
E se fossi stato uno dei figli avrei fatto a pezzi mia madre con le mie mani!


Citazione
Il suicidio e la disoccupazione non giustificano l'errore ma lo spiegano
tuttavia per dire che una azione è errata è necessario un metro di misura: perchè è sbagliato uccidere i figli?
se i figli hanno un qualche diritto all'esistenza, lo hanno si a 4 anni, sia a 16 mesi, sia a -9 mesi. Chissà perchè:
1 se la madre uccide il figlio prima che nasca ha diritto anche all'assistenza statale
2 se la madre li uccide dopo la nascita è depressa e viene curata

ho l'impressione che il metro di misura sia molto elastico  :hmm:

Ma questo è un altro discorso. Come ha detto Animus, ciò che vale per l'uno deve valere anche per l'altro.
Chiunque fa del male ai bambini deve essere severamente punito, uomo o donna, padre o madre che sia.
Ma di certo non solidarizzo con uno che ha ucciso i figli e poi si è suicidato.

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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #18 il: Maggio 27, 2012, 14:57:55 pm »
Lo sai che il figlicidio è tra gli omicidi, quello meno punito dal codice penale?

Si tratta di qualcosa di ancestrale che va assolutamente combattuto.
Ecco, questi sono gli "istinti", se così vogliamo chiamarli, che vanno combattuti.

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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #19 il: Maggio 27, 2012, 17:21:23 pm »
io conosco almeno tre famiglie nelle quali il padre si è suicidato: ti assicuro che soprattutto per i figli maschi è un trauma difficile da superare

Ma poi scusa, Cosmos, ma questi figli quanti anni avevano quando il padre si è suicidato?

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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #20 il: Maggio 27, 2012, 18:24:50 pm »
Si tratta di qualcosa di ancestrale che va assolutamente combattuto.
Ecco, questi sono gli "istinti", se così vogliamo chiamarli, che vanno combattuti.

uccidere i propri figli sarebbe un istinto?  ecco perchè non ci capiamo :hmm:

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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #21 il: Maggio 27, 2012, 18:37:23 pm »
uccidere i propri figli sarebbe un istinto?  ecco perchè non ci capiamo :hmm:

Già, non ci capiamo! Io mi riferisco al concetto (oggi latente) dei figli come proprietà...

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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #22 il: Maggio 27, 2012, 18:41:28 pm »
Già, non ci capiamo! Io mi riferisco al concetto (oggi latente) dei figli come proprietà...

ma vedi che se cè un concetto non cè un istinto?..l'istinto sarebbe di proteggerli i figli. quello che viene naturale è proteggere i figli, se l'istinto fosse uccidere i figli noi non saremmo qui.

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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #23 il: Maggio 27, 2012, 18:44:32 pm »
ma vedi che se cè un concetto non cè un istinto?..l'istinto sarebbe di proteggerli i figli. quello che viene naturale è proteggere i figli, se l'istinto fosse uccidere i figli noi non saremmo qui.

Proteggerli perché propri...

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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #24 il: Maggio 27, 2012, 20:00:38 pm »
Proteggerli perché propri...

se è istinto non cè un perchè. se cè un perchè è ragione.
istinto:
"impulso naturale che spinge gli esseri viventi a compiere determinati atti utili alla conservazione dell'esistenza".

ora, a meno che tuo figlio non ti stia puntando una pistola,ucciderlo non è istinto.


http://www.dizionario-italiano.it/definizione-lemma.php?definizione=istinto&lemma=I0BAC800

esiste poi una distorsione dell'istinto, la cosidetta "sicurezza" che è illusoria e si puo controllare/reprimere e a volte si deve. ad esempio la paranoia mentale (che è appunto una paranoia mentale e non istinto) tipo: "quello forse vuole rapinarmi e forse mi vuole fare del male, nel dubbio lo ammazzo". è un calcolo e non è piu istinto.

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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #25 il: Maggio 28, 2012, 13:09:19 pm »
uccidere i propri figli sarebbe un istinto?  ecco perchè non ci capiamo :hmm:

è l'istinto di proprietà ciò di cui parla Giuseppe
la proprietà è tale appunto perchè ne fai quello che vuoi, percepire i figli propri come proprietà è a rischio
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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #26 il: Maggio 28, 2012, 13:57:23 pm »
è l'istinto di proprietà ciò di cui parla Giuseppe
la proprietà è tale appunto perchè ne fai quello che vuoi, percepire i figli propri come proprietà è a rischio

ovviamente sul concetto sono d'accordo. ma perdona l'insistenza, l' istinto di proprieta non esiste. la parola istinto è sotto attacco (principalmente da parte femminista) e a mio modestissimo avviso, è una parola da difendere.

cito un brano di qmdt:

"Diventeranno dolci, certo, e non avranno bisogno di sentirsi forti. Non conquisteranno nuove terre e nuovi spazi, perché i loro padri hanno già distrutto abbastanza. Non dovranno difendere nessuno perché non vi è bisogno di maschi che proteggano laddove non vi siano maschi che minacciano.


Impareranno a piangere e a confessarsi. Si riconosceranno deboli ed imperfetti, certi di trovare comprensione e non scherno. Ammetteranno finalmente la loro fragilità negata e ne avranno in cambio umana comprensione. Riconosceranno di avere paura e troveranno aiuto, non derisione. Apprenderanno dagli altri quale sia il vero valore dei loro sentimenti e non si giudicheranno più da soli. Impareranno a distinguere tra le pulsioni buone e quelle cattive, le donne gliele indicheranno. Non saranno educati nel falso mito del coraggio, si dedicheranno a quelle attività che verranno loro suggerite e chiederanno prima di intraprendere iniziative. Non si vanteranno dei loro successi perché sarà finita l’era dello sciovinismo maschilista.


Diventeranno padri se e quando sarà loro richiesto e saranno padri attivi e presenti, non come ora. Non lo diventeranno a loro arbitrio sotto il mantello del cosiddetto “diritto alla paternità”. Non sarà loro permesso disconoscere i figli ma non imporranno alle donne lo stesso divieto con il provocatorio pretesto della parità. Spingeranno le carrozzine senza sospetti. Non imporranno la loro volontà, accoglieranno quella altrui. Impareranno a giudicare la storia e se stessi secondo un nuovo criterio e non saranno gelosi del mondo migliore che sarà stato costruito contro la loro volontà, con generosità ne riconosceranno quella superiorità che la storia avrà dimostrato. Si faranno carico del loro passato, saranno sinceri e non troveranno scuse per le loro responsabilità. Condanneranno tutto ciò che fu compiuto di male, le donne diran loro che cosa. Non le accuseranno di colpe che non possono avere e non useranno la propria individuale innocenza per coprire la colpevolezza della loro appartenenza, ma al tempo stesso non diranno “Siamo colpevoli di essere nati maschi”, insinuando che colpevoli siano proprio le innocenti, o, inaudito, per suggerire che, alla nascita, un’originaria condizione di indegnità morale li attendesse per tenerli incatenati senza rimedio alla loro ereditata, insolvibile colpa. Non chiederanno allora, oltraggiando se stessi, perché siano nati, conosceranno la risposta.


Controlleranno i dettagli del loro linguaggio, dei loro gesti e vigileranno sui loro sentimenti. In ciò saranno sorretti dalle donne che li aiuteranno a correggere i loro sogni con i quali potrebbero vagheggiare i privilegi perduti. Controlleranno scrupolosamente il loro comportamento adeguandolo alle legittime richieste delle donne ma non pretenderanno, reciprocamente, di giudicarne il comportamento. Useranno un vocabolario corretto del quale non indagheranno l’origine perché sapranno che non sarà stato modificato a loro danno, sapranno che non sarà stato loro imposto e volentieri si rivolgeranno alle donne per sapere come parlare perché uomini nuovi hanno bisogno di una lingua nuova. Di una neolingua. Non useranno parole dal doppio senso offensivo quali “virilità” e “maschilità”, non ne penseranno i concetti. Sapranno che le difficoltà di adeguarsi alle nuove abitudini deriveranno dal passato, dal fatto che la mentalità cattiva è dura da abbandonare. Non chiameranno “nostre esigenze” quelle che sono aspettative di illegittimi privilegi e non rivendicheranno “diritti” perché sapranno che ciò comporterebbe doveri per l’Altra. Non useranno locuzioni sospette quali “la nostra dignità“, “il rispetto per noi stessi”, “la nostra libertà”, “le nostre aspettative”, “ le nostre pulsioni”, “i nostri bisogni” insinuando in tal modo che non siano rispettati e valorizzati. Non pronunceranno la parola “istinto”. Non penseranno che le donne possano offenderli o far loro del male, perché sarà scomparsa la misoginia."

secondo te perchè, non prounceranno la parola "istinto"?

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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #27 il: Maggio 28, 2012, 15:56:05 pm »
se è istinto non cè un perchè. se cè un perchè è ragione.
istinto:
"impulso naturale che spinge gli esseri viventi a compiere determinati atti utili alla conservazione dell'esistenza".

ora, a meno che tuo figlio non ti stia puntando una pistola,ucciderlo non è istinto.


http://www.dizionario-italiano.it/definizione-lemma.php?definizione=istinto&lemma=I0BAC800

esiste poi una distorsione dell'istinto, la cosidetta "sicurezza" che è illusoria e si puo controllare/reprimere e a volte si deve. ad esempio la paranoia mentale (che è appunto una paranoia mentale e non istinto) tipo: "quello forse vuole rapinarmi e forse mi vuole fare del male, nel dubbio lo ammazzo". è un calcolo e non è piu istinto.

Beta, non credere che il rapporto che i genitori con i propri figli sia un idillio.
I genitori considerano i figli come propri e vogliono da loro soddisfazioni, desiderano plasmarli come loro vorrebbero.
E se si sentono disperati, come oggi spesso sentiamo, li uccidono per poi magari eliminarsi loro stessi.
Inutile che ci ricami sopra per negare questo fatto. I genitori tendono ISTINTIVAMENTE a considerare i loro figli come PROPRI e la società tende ancora oggi ad avallare questa spinta ancestrale.
Altrimenti come si spiegano certi fatti di cronaca? Non mi sembra che ci sia in atto nessuna "propaganda mediatica" o roba del genere che promuova il "figlicidio", come lo ha definito Animus.
Se poi tu non vuoi vedercele queste cose liberissmo di negarle. Ma a mio avviso sei fuori strada.

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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #28 il: Maggio 28, 2012, 15:57:48 pm »
è l'istinto di proprietà ciò di cui parla Giuseppe
la proprietà è tale appunto perchè ne fai quello che vuoi, percepire i figli propri come proprietà è a rischio

Credo che l'istinto sia qualcosa di più complesso di ciò di cui parla Beta.

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Re: Della Responsabilità maschile
« Risposta #29 il: Maggio 28, 2012, 16:11:16 pm »
A ridaje, stare lì a in cagliarsi sulle parole, significa questo, no significa quell'altro :cry: :doh:
Non c'ha senso, caxxxo, sono discussioni steeerili. (oltre che banali)

Toh, volete portare avanti una discussione interessante?
Leggetevi questo e commentatelo.

Il termine “figlicidio” indica l’uccisione del proprio figlio da parte della madre o del padre.
Il Codice penale italiano non riconosce al figlicidio un’entità giuridica autonoma, come fa per il reato di infanticidio nell’art. 578, ma lo identifica nel reato di omicidio.
In questo ambito verrà dato particolare rilievo all’uccisione del proprio figlio da parte della madre, che risulta essere più frequente rispetto al figlicidio compiuto dal padre.
http://psichiatria-forense.elsevier.it/cont/sfoglia-alcune-pagine/12/visualizza-capitolo-esemplificativo.asp?chp=35&sct=1650

ASPETTI ANTROPOLOGICI

L’uccisione del proprio figlio, che nella nostra cultura suscita una condanna sociale, morale e giuridica, può presentare per alcune culture non solo una condizione tollerata, non socialmente e giuridicamente condannata, ma anche una condizione incoraggiata dai valori culturali, molto differenti tra loro a seconda dei contesti, e da particolari legislazioni.
Già nell’antica Roma il pater familias aveva il diritto di vita e di morte sui propri figli e su questi esercitava lo ius vitae ac necis in totale acritica autonomia.
Le guerre, fin dall’antichità, ci hanno dato numerosi esempi di uccisioni di bambini, a volte attuate con modalità sistematica e finalizzata all’eliminazione preventiva di future ribellioni. Lo stesso Erode avrebbe ordinato la “strage degli innocenti” per eliminare un possibile futuro rivale.
In alcuni Paesi (per esempio Cina e India) l’uccisione dei figli è stata favorita da particolari legislazioni che hanno avuto come razionale il controllo della crescita demografica.
Nei secoli passati, negli ambienti rurali l’uccisione dei figli era socialmente tollerata allorquando il figlio costituiva “una bocca da sfamare non utile al lavoro nei campi”; lo stesso accade ancora oggi in specifici contesti socioculturali.
Gli esempi potrebbero continuare numerosi, con motivazioni differenti, e spaziare geograficamente in diverse tribù dell’America meridionale, dell’Africa, dell’Australia, a testimoniare che l’infanticidio e il figlicidio possono trovare in alcune culture dei giorni nostri, come nei tempi passati, un’accettazione sociale.
http://psichiatria-forense.elsevier.it/cont/sfoglia-alcune-pagine/12/visualizza-capitolo-esemplificativo.asp?chp=35&sct=1671



COMPORTAMENTO VIOLENTO DELLA MADRE MALTRATTANTE
COMPORTAMENTO OMISSIVO DELLE MADRI NEGLIGENTI
COMPORTAMENTO VENDICATIVO
UCCISIONE DEL FIGLIO NON DESIDERATO
UCCISIONE DEL FIGLIO CAPRO ESPIATORIO
RIPETIZIONE DELLA VIOLENZA PLURIGENERAZIONALE
UCCISIONE DEL FIGLIO IN UN CONTESTO DEPRESSIVO
UCCISIONE ALTRUISTICA DEL FIGLIO
UCCISIONE COMPASSIONEVOLE DEL FIGLIO
UCCISIONE DEL FIGLIO ATTRAVERSO LE CURE DANNOSE

http://psichiatria-forense.elsevier.it/cont/sfoglia-alcune-pagine/12/visualizza-capitolo-esemplificativo.asp?chp=35&sct=1672



UCCISIONE DEL FIGLIO CAPRO ESPIATORIO

Alcune madri uccidono il proprio figlio perché lo considerano responsabile del loro fallimento esistenziale. Il figlio diviene responsabile del negativo cambiamento del proprio corpo (definito “sformato dalla gravidanza”), della carriera mancata, delle relazioni sociali trascurate, dei comportamenti edonistici sostituiti dai doveri di accudimento materno, della sessualità coartata per soddisfare i bisogni del bambino ecc. Ne deriva che nell’ambito di una distorta valutazione della propria esistenza, queste madri concretizzano sul figlio la pluralità di cause che hanno determinato un presunto fallimento, ovvero una drammatica insoddisfazione della propria vita. È da segnalare che spesso tale distorta valutazione della realtà è grossolanamente contaminata da elementi depressivi, che portano a generalizzare alcuni reali aspetti negativi della vita individuale, e/o da elementi a impronta paranoidea, che contribuiscono alla trasformazione del bambino in un vero e proprio elemento persecutorio.
Caso clinico
P.U., 22 anni, madre di un bambino di 5 mesi. Nella famiglia di origine P.U. ha vissuto in un clima di protezione e accudimento senza il minimo confronto con le responsabilità, anche piccole, della vita quotidiana. Divenuta madre, verbalizza molto presto le difficoltà nel ricoprire il ruolo materno. Tuttavia, oltre le fisiologiche difficoltà verbalizzava sempre più la convinzione che il bambino la faceva sentire «una fallita, non solo come madre, ma in tutta la vita […], e solo lui è responsabile di tutto questo». P.U. tenta di uccidere il bambino gettandolo in una pentola di acqua bollente. Solo l’intervento dei carabinieri, chiamati dalla stessa P.U., salva il piccolo, che riporta gravi ustioni.
Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

Ha crocifissi falci in pugno e bla bla bla fratelli (Roberto Vecchioni)