Uagliù (ragazzi) , non ridete. Ha fatto il racconto antisessista.
Vi cito l'introduzione:"
Ho scritto questa specie di monologo - che mi è stato chiesto per ragazzi di una scuola superiore - per una occasione pubblica che però non si è più realizzata. A chi lo ha commissionato è piaciuto, e la scelta di non presentarlo è del tutto indipendente dalla sua e dalla mia volontà. Per non dimenticarlo lo pubblico qui, come QUN #57, sperando si capisca a quale uomo dice no.
Vi prego di credermi, non ho alcuna ambizione letteraria. E’ e rimarrà un divertente (per me che l’ho scritto) tentativo, e se anche sarà seguito da cose analoghe, beh… lo saranno sempre anche loro: tentativi."
NON PREOCCUPARTI, TI CREDO. SI VEDE CHE NON HAI AMBIZIONI LETTERARIE. "STAI SERENO" .
COMUNQUE, QUESTO E' IL RACCONTO DELL'UOMONO:
Adesso mi sveglio
Che nottataccia. Sto facendo un sogno molto strano. Sono andato al cinema con gli amici, e mi sono divertito. Siamo rimasti un po’ a chiacchierare davanti al cinema, poi ci siamo salutati, e mi sono incamminato verso casa. Dopo qualche minuto che cammino da solo, sento dei passi dietro di me. Mi giro automaticamente, senza pensare a niente, e c'è un uomo, dietro di me, che fa la mia stessa strada. Ho paura, ma non so perché. Cammino più rapidamente per un po', ma mi accorgo che i passi sono sempre dietro di me. Ho sempre più paura, cammino sempre più velocemente – continuo a chiedermi perché. Mi accorgo che i miei passi fanno un rumore strano. Mi guardo: ho i tacchi e la gonna! Sono una donna!Sto correndo, pieno di paura. I passi dietro di me si fanno assordanti e sempre più vicini. Mi sveglio di colpo, il cuore mi batte forte. Mi calmo e mi tranquillizzo pensando che a me non può succedere. Io sono un maschio. Riprendo a dormire, e sogno ancora. Sono in macchina con dei ragazzi più grandi. Mi sento bene, rido e mi diverto. Poi uno di loro mi chiede “sei mai stato con una donna?”Io sorrido e rispondo “no”. Adesso sono loro a ridere, e a me non piace. “Ma come no?” e ridono. Poi uno fa “ok. Adesso andiamo a mignotte, così diventi un uomo. Tranquillo, paghiamo noi. ”Sono terrorizzato. Non riesco a reagire né a rispondere. So solo che non voglio farlo, ma che non posso ribellarmi. So che mi sto facendo del male, ma non ho le parole per oppormi. So che sto per fare qualcosa che non mi piace, ma so che se non lo faccio subirò una violenza ancora peggiore. Non so cosa fare, mi manca il respiro. Mi sveglio e sto ancora ansimando. Io sono un maschio. Questo mi è già successo. Il sonno non viene, anzi, viene di soppiatto mentre vorrei rimanere sveglio per non sognare ancora. Sto camminando per strada e avverto una strana sensazione: tutti mi guardano, mi sorridono, ma non è un sorriso benevolo. E’ quel sorriso. Molti mi salutano, ma io non li conosco, perché mi salutano. Mi guardo. Mi prende quasi un colpo. Sono una donna – oh no, di nuovo! Ho le tette sotto la maglietta, ho dei jeans strani… attillati. Questo è il mio culo. E lo stanno guardando, mentre lo guardo anche io, e ridono. Riprendo a camminare, e le risate sono più forti. Sento i loro occhi addosso a me, come se camminassi tra l'erba alta, tra i rami, mille piccoli contatti che mi danno fastidio, mi trattengono, m'intralciano. Ricomincia l'affanno. Non sto correndo, ma non ho più fiato. Due uomini sorridenti vengono verso di me, hanno intenzione di fermarmi, di salutarmi, di parlarmi. Nessuno fa niente, e loro si avvicinano. Mi guardo, ho solo una maglietta e un paio di jeans, come mille altre persone – non ho neanche i capelli lunghi. Voglio uscire da questo sogno. Ora. Accendo il computer, ho deciso di rimanere sveglio, è meglio così. Però a quest'una non c'è nessuno su face book, e leggere lo schermo è una fatica. Gli occhi mi si chiudono da soli. Sono in classe, e lei mi guarda con una espressione strana. Perché mi guarda così? Mi chiede se sono impazzito, se mi sto accorgendo di fare schifo. Perché?“Ma ti rendi conto di cosa mi hai chiesto?”“Sì, beh, che c'è, è una cosa normale. ”“No, non è una cosa normale, sono porcherie che vedi su youporn o dove ti pare, e mi fanno schifo. ”“Ma no, è bellissimo, vedrai, non c'è niente di male. ”“Io non faccio niente del genere, scordatelo, idiota. "Adesso sono io che rido, e tutti i miei compagni con me. Perché rido?Stavo quasi cadendo dalla sedia. Torno a letto, il computer s'è spento da solo, quindi sono qui davanti da almeno mezz'ora. E’ notte, la casa è silenziosa. Finalmente. Mia sorella dorme ed è stanca, non trova lavoro e nessuno le crede. Lei ci prova a dirgli che una famiglia non la vuole, ma nessuno l'assume lo stesso. Non ha neanche un ragazzo, non ne ha mai voluti. Ci fu un macello quando ha avuto il ciclo per la prima volta, lei era sconvolta. Io ero piccolo ma le facce me le ricordo. Ma perché me lo ricordo adesso? Che c'entra? Mia madre mezza felice e mezza sconvolta, mio padre solo sconvolto, con la faccia scura che stava per dire qualcosa ma poi non ha detto niente. "Sei diventata una donna", le diceva mia madre. Ma come si diventa uomo? A me non l'ha detto nessuno. Forse è un sogno pure questo. Oddìo. Oddìo forse sono frocio. Oddìo ho sognato di essere una donna, di aver paura delle cose che fanno paura alle donne. Oddìo sono frocio. Ecco, adesso sì che non dormo più. Mio padre m'ammazza. Se sono frocio, mio padre m'ammazza sicuro. Quindi no, non lo sono. Meglio di no. Oddìo, quella volta che stavamo giocando a pallone, come stavo bene. C'era proprio un'atmosfera magica con lui, tutto ci riusciva bene, sembravamo Ronaldo e Bale, ero felice di abbracciarlo e scuoterlo e urlare che eravamo i migliori… Oddìo sono frocio. No, non sono frocio. Due mesi fa ho picchiato quel cretino che continuava a prendermi in giro per la faccenda di mia sorella. E se meni qualcuno, sei un uomo. Certo, se lei è lesbica anche io potrei essere frocio. Credo. Forse. Ma perché non parliamo di questo a scuola? Ma cosa me ne frega di Italiano, Matematica, Storia? Non me la sogno Storia o Italiano, non mi rende la vita un inferno. Questa roba invece sì. Mi sono di nuovo addormentato. Sento un benessere diffuso ovunque nel mio corpo. Sto bene, mi sento bene. Vedo un bellissimo paesaggio, una collina tra i prati, un ruscello che nasce da un piccolo bosco. C'è un sole splendente ma non fa troppo caldo, lo sento ovunque. Sono nudo. Siamo nudi, siamo tanti, e ridiamo, ci sorridiamo, stiamo bene. C'è chi mangia, che chi suona una chitarra, chi parla fitto fitto, chi passeggia e chi sta sdraiato. Ogni tanto una grande risata. Ho questa sensazione: siamo tutti e tutte qui. Gente di ogni colore, e alta bassa magra grassa – e stiamo tutti benissimo. Improvvisamente, un uomo vestito, con gli occhiali scuri. Arriva e, col dito puntato, dà degli ordini a tutti. La sua voce è tagliente, non si aspetta repliche e nessuno le fa. Tutti obbediscono in silenzio, se ne vanno, si vergognano, non ride più nessuno. La bella sensazione se n'è andata: arrivano vergogna, disagio, le nuvole. Fa freddo. Ho freddo e mi sveglio. Voglio un mondo in cui nessuno deve soffrire perché non può vivere i propri desideri, e dove a nessuno sono imposti i desideri degli altri. Voglio un mondo nel quale il mio corpo non può essere né un'arma contro gli altri, né una cosa di cui vergognarmi di fronte agli altri. Voglio un mondo completamente indifferente all'essere etero, omo o bisessuale, perché voglio un mondo nel quale nessuno è qualificato per il suo sesso, né quello che si sente né quello che desidera. Voglio un mondo nel quale tutto ciò mi viene raccontato a casa e a scuola, perché questo sia la “normalità” e non un incredibile colpo di fortuna. Adesso mi alzo e lo vado a costruire.