credo che la risposta giusta sia questa e che sia valida per quasi tutti i femministi
“Forse in certi contesti, il macho che gioca la carta dell’antimacho ha buone possibilità di successo. Non parlo per Lorenzo, che magari crede e sente veramente quello che scrive e che ha tutto il diritto di esprimere, ma dell’atteggiamento che a me sembra di cogliere nella sua “narrazione”. (Diait)
No, Diait, è solo un “paraculo” come tanti altri, credimi. Qualcuno/a penserà che sia presuntuoso da parte mia esprimere giudizi su persone che non si conoscono. Diciamo allora che mi riservo una possibilità dell’1 o del 2% di essere in errore.
Ho esperienza in tal senso, anche se in ambito leggermente diverso dal suo (mediatico-politico il mio, mediatico-accademico-editoriale-“culturale”-politico collaterale-e affini, il suo).
Si gioca la carta del “politically correct antisessista plurale” che a “sinistra” o in una certa “sinistra” fa ancora molto “fico” e in questo modo si ritaglia una nicchia, come il suo compare Ciccone, futuro candidato di SEL alle prossime elezioni politiche o amministrative (mi ci gioco le palle, a cui ancora tengo, da maschio troglodita e sessista quale sono…). Lo stesso Ciccone gira per l’Italia, di conferenza in conferenza, presentando (quasi tutte iniziative promosse e organizzate da associazioni femministe) il suo libro in cui spiega appunto, come diceva Marco P, “come possono gli uomini superare lo scacco del non avere un corpo di donna” o altre simili amenità.
Opportunismo, capacità di fare pubbliche relazioni e una discreta propensione naturale a leccare i culi giusti (oltre naturalmente una mediocrità intellettuale di fondo), sono le caratteristiche assolutamente fondamentali che deve possedere questo nuovo soggetto sociale e umano sorto negli ultimi vent’anni circa, mediamente colto o mediamente scolarizzato, che vive di consulenze e incarichi più o meno a tempo determinato in questo o in quel giornale, in questa o in quella casa editrice, in questa o in quella televisione, staff di assessorati o facoltà universitaria ecc., e che naturalmente detesta i vari Fichte, Hegel e Marx (“Oddio che palle questi classici del “pensiero forte”) ai quali preferisce ovviamente i cosiddetti “debolisti” (non che questi non meritino la dovuta attenzione, sia chiaro, si fa per capirci…), che molto più si confanno (per lo meno così crede lui…) al suo modo leggero, leggiadro e relativista (tranne quando si affrontano le questioni di genere: in questo caso scatta il dogma) di vivere e intendere la vita.
Il tutto fino a quando, come ripeto, al culmine di una serie infinita di leccate di culo memorabili e sistematiche (della serie:”Come dice il prof Tizio”, “Come sostiene l’on. Caio”, “come da sempre sottolineato dal presidente Sempronio”) riesce a procurarsi un incarico a tempo indeterminato. Poi, che sia un giornale, una casa editrice o una facoltà universitaria, poco conta. Conta che sia un incarico che gli conferisca un certo status.
Insomma, questo è il decalogo del consulente-esperto-intellettuale a tempo determinato che aspira a diventare consulente-esperto-intellettuale a tempo indeterminato. In genere, non sempre, ci riescono.
Il leccaggio di culo per arrivare al tempo indeterminato dura mediamente una decina di anni. Poi, naturalmente, si deve fare carriera, e allora si devono leccare culi ancora più altolocati per almeno un’altra decina di anni, e così via. I più fortunati, se hanno leccato i culi giusti e fatto le scelte politiche oculate, al culmine della carriera giornalistica o accademica, riescono pure a essere nominati ministri.
Naturalmente si può anche rischiare di leccare il culo per una vita e restare al palo, come spesso accade. Ma questi sono i rischi del mestiere. E che caspita eh…e mica si può volere tutto nella vita…
http://www.uominibeta.org/2012/10/06/debriatorizziamo-il-modello-maschile/#comment-28466parassitismo culturale, che permette di titagliarsi una comoda nicchia invece di sguazzare nella disoccupazione oppure di raccogliere pomodori.
vale anche per tante scriventi femministe