Autore Topic: La fenomena di cybergrrlz (roba per stomaci forti)  (Letto 1254 volte)

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Offline skorpion72

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La fenomena di cybergrrlz (roba per stomaci forti)
« il: Giugno 14, 2012, 22:12:11 pm »
Che FaS sia un sito per chi vuole mettere alla prova il proprio stomaco lo sapevamo, e quindi lì possiamo aspettarci di leggere qualunque cosa, nonostante questo non credevo di trovare un post del genere.

Quella genia di cybergrrlz, un nick che sembra quasi un codice fiscale, è una di quelle che, quando si fa un caso degli uomini che ammazzano o picchiano le proprie partner non batte ciglio (e magari spera pure in qualcosa di più), ma guai a pensare di fare un caso delle madri che ammazzano i figli perché salta subito sulla sedia, per lei le donne sono intoccabili, e il bello è che nasconde questo dietro al fatto che anche le donne hanno i loro difetti, se vi va di provare il vostro stomaco provate a leggere lo sproloquio che ha vomitato.

Io al massimo leggo qualche suo conato ogni tanto, triste è per chi con questa quì ci deve vivere tutti i giorni (non si è capito se è un uomo o una donna)

Citazione
“L’ennesima chicca della 27esimaora. Dice che ci sono tante mamme depresse e dunque degli specialisti si riuniscono a convegno per prevenire lo sterminio dei bambini. Ho come l’impressione che questo continuo porre l’accento sull’incapacità di intendere e volere delle donne significa che le mamme debbano essere considerate sempre inaffidabili e bisognose di tutela. Dunque sono da sorvegliare, affidate al padre/marito/stato. Ma non c’è scritto su tutte le pagine di cronaca che sono gli uomini che uccidono donne e bambini ad essere fragilissimi e sempre depressi? Nessuno convegno per prevenire i femminicidi?

E guai a cercare risposte di buon senso come “forse ha bisogno di aiuto” (materiale, concreto). Le donne da che mondo e mondo vanno patologizzate sempre. Bisogna “aggiustarle” (come fossero macchine rotte) e rimetterle al lavoro. Qualunque disagio esprimano sono pazze a priori. E di queste folli in libertà, o streghe che dir si voglia, la società si occupa per difendersene, per screditarle, per allontanarle da ruoli di responsabilità perché giudicate inaffidabili o per disfarsene a seconda dei casi. E siamo nel 2012 e non nel medioevo.” (tratto da fb)


Se non si ritenesse necessario stabilire che le donne siano per “natura” inclini a compiere ruoli di cura e così “naturalmente” buone, angelicate, materne, non sarebbe necessario sorvergliarle, normare i loro comportamenti e poi patologizzarne ogni espressione di diversità.

Siamo al punto in cui si dettano norme sull’età in cui puoi fare un figlio e se devi lavorare o no e se lo devi fare a casa o in ospedale o in qualunque altro luogo perché di fondo il punto è che si obbligano tutte le donne a dirsi proiettate verso questo destino che sembra essere la maternità anche quando non è quello che desideri e dunque te lo vivi con frustrazione. Anche quando questo risponde semplicemente alla adesione a norme e convenzioni sociali. Anche quando resti incinta perché il tuo percorso tra la sessualità non riproduttiva e i no-choice che ti contano gli ovuli andati sprecati è una via crucis fatta di obiettori di coscienza e consultori pubblici a servizio dei prolife e farmacisti che ti negano la pillola del giorno dopo.

Noi siamo brave, fantastiche, meravigliose, buone da far spavento e se siamo poco poco aggressive siamo anormali, se siamo incazzate siamo anormali e se sbraitiamo perché le nostre vite non ci rappresentano siamo anormali e le anormali vengono medicalizzate, riportate costantemente alla norma.

Tu, donna, devi per forza occuparti di uomini dei quali ti viene consegnata ogni giorno la fragilità e di figli con i quali devi rappresentare il ruolo della santa vergine.  Tu devi fare da psicofarmaco sociale, non puoi dire che hai bisogno di aiuto, che non ce la fai, che hai altre aspirazioni, che vuoi lavorare, che non te ne frega niente di fare la mamma, la moglie, di tenere a posto la casa. Tu non puoi sfuggire al ruolo che il welfare ti consegna risparmiando soldi su soldi che tu compensi con il tuo lavoro gratuito.

Ma le tue “mancanze”, le tue diversità, vanno espresse. Se non dici che sei incazzata nera e che sei anche egoista e che sei cattiva e che sei a volte un po’ merda non ti liberi da quello stereotipo che ti resta appiccicato addosso. Perché per parlare di te non si fa altro che passare da uno stereotipo all’altro. O si dice che sei santa o che sei strega. O si usano parole di lusinga per la tua adesione formale al ruolo che ti è stato assegnato o emerge tutta la misoginia che ti espelle con violenza come se tu avessi commesso il più grave crimine della storia.

Metti la faccenda delle badanti che ogni tanto si scopre che picchiano i vecchini o delle maestre che pare picchino i bambini. Crimini orrendi. Da stroncare queste donne a furia di sputi. Ma non non ho visto mai una task force che installa video di sorveglianza per indagare sui reati di violenza sulle donne, perché quelli sono effetti collaterali dei nostri lavori di assistenza e cura in famiglia. Di quelli si può fare a meno di occuparsi. Il femminicidio è un effetto collaterale. Per parlarne si trova sempre una giustificazione. Loro, gli assassini, sono depressi e noi dobbiamo prendercene cura.

Se è una donna commette un crimine nessuno è disposto a parlarne con altrettanta comprensione rispetto alle complessità. Degli uomini si ritiene sia “normale” che siano un po’ violenti, e devo dire che è anche nostra responsabilità che generalizziamo quando parliamo di ogni singolo crimine, e dunque se uno dei tanti ammazza alla fine non c’è nulla di cui lagnarsi.

Perché tu, donna, lo sai che gli uomini sono così: violenti, dunque ti devi comportare di conseguenza. Li devi compatire. E questa generalizzazione mi sembra funzionale alla tolleranza per quei delitti piuttosto che a realizzare e tenere in piedi lo status di vittime delle donne.

Invece se una donna compie un crimine, agisce con violenza, allora non si tollera, si scatena la foga da linciaggio perché trasgredisce lo stereotipo,  disobbedisce al ruolo, non è “normale”.

Allora bisogna indagarli questi stereotipi e dire anche a cosa servono.

Dunque:

- dire che l’uomo è cattivo, assassino, stupratore, violento, e che le donne non sono “mai” violente serve a:

a) responsabilizzare le donne (più buone, responsabili, con l’istinto materno, etc)

b) incastrarci nei ruoli di cura e nel ruolo di psicofarmaco sociale;

c) medicalizzare qualunque comportamento delle donne non incline alla cura;

d) criminalizzare le donne che non vogliono lavorare gratis per compensare un welfare in cui le donne sono ammortizzatrici sociali.

Le donne non saranno mai considerate come persone che possono essere, come chiunque altr@, intere, buone, cattive, complesse, incazzate, aggressive, frustrate, responsabili, idiote, eccetera. Quando lo sono costituiscono l’eccezione che alimenta misoginia. Quando lo sono verso di loro si riversa un livore intollerabile, agisce su di loro una punizione senza-se-e-senza-ma per compensare la perdita di status della vittima che è necessario ricucire sulla pelle delle donne. E in questo quadro rientrano anche tutte le donne autodeterminate che comunque saranno sempre patologizzate e considerate cattive se non obbediscono alle norme imposte.

Lesbiche, femministe, non sono cattive, sono libere, ma su di loro, su di noi, agisce lo stesso stigma sociale. Perché anche noi disobbediamo alla norma, rifiutiamo di restare incastrate nel ruolo di vittime e determiniamo percorsi di rivendicazione.

Non picchiamo le vecchine e i bambini ma per la società siamo uguali. Il crimine di una donna si riversa a criminalizzare un intero genere, meglio, a criminalizzare quelle che ripensano il modo di viversi il proprio genere.

Sono queste le categorie di donne “pericolose” per reazionari e conservatori. Tutte sono unite da una caratteristica comune. O svolgono male i ruoli di cura, o si rifiutano di farli.

Stiamo insieme nella stessa galera. Quelle che picchiano i bambini dei quali dovrebbero prendersi cura e che farebbero bene a cambiare mestiere e quelle che scelgono responsabilmente se e quando prendersi cura di qualcun@ e comunque di farlo a modo proprio.

Siamo pericolose. E se non parliamo di questa percezione di pericolosità e dello schema in cui si inserisce e in cui la società la vede e la cataloga non riusciremo mai a liberarci dalla prigione che ci hanno costruito addosso

I discorsi delle femministe fanno sempre molto "rumore"...il problema è che puzzano anche da morire

Offline Fazer

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Re: La fenomena di cybergrrlz (roba per stomaci forti)
« Risposta #1 il: Giugno 14, 2012, 22:15:51 pm »
"...Il crimine di una donna si riversa a criminalizzare un intero genere..."

Ma non mi dire... :doh: :mad:

Offline Utente cancellato

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Re: La fenomena di cybergrrlz (roba per stomaci forti)
« Risposta #2 il: Giugno 14, 2012, 22:33:43 pm »
ragazzi evitate di far girare il contatore a certa gente
Io ho riposto le mie brame nel nulla.
(Stirner , L'Unico e la sua proprietà)
http://maschileindividuale.wordpress.com/

Offline falseaccuse

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Re: La fenomena di cybergrrlz (roba per stomaci forti)
« Risposta #3 il: Giugno 14, 2012, 22:50:18 pm »
La cosa interessante è che queste mentecatte non riportano mai le fonti di quello che dicono; se si dovessero guardare le fonti, emergerebbe una realtà ben diversa http://antifeminist.altervista.org/notizie/2006/3_8_2006.htm

Offline Ethans

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Re: La fenomena di cybergrrlz (roba per stomaci forti)
« Risposta #4 il: Giugno 15, 2012, 02:29:35 am »
Citazione da: Bhishma
ragazzi evitate di far girare il contatore a certa gente

Il tempo che ho trascorso sul sito "Femminismo a Sud" dal momento della sua nascita (che non so a quando risalga) penso non oltrepassi i 10 minuti...

Offline COSMOS1

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Re: La fenomena di cybergrrlz (roba per stomaci forti)
« Risposta #5 il: Giugno 15, 2012, 08:22:50 am »
si masturba cercando un pretesto per passare per vittima
ma le riesce male, perchè è quasi tutto al contrario
l'unica cosa che riconosco è che oggi le persone in difficoltà hanno scarso riscontro sociale, ma vale per tutti, per la donna in depressione post partum come per il disoccupato o il divorziato o la famiglia con figli disabili o gli anziani o ...
dire questo significa solo rimpiangere la famiglia patriarcale, quella struttura sociale così disprezzata che aveva un po' di risorse per tutti: per la donna in post partum, l'anziano, il disabile, etc
loro hanno combattuto e combattono quella famiglia, e adesso piangono
beata coerenza femminista  :wacko:
Dio cè
MA NON SEI TU
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