"Forse non sei ancora pronta ma communque potresti darmi in adozione"
Poi se le adozioni fossero molto più semplici e meno burocratici in Italia penso che molte coppie di là : www.cercobimbo.it sarebbero molto felici.
1.
Io credo che la firma del padre, prima di procedere all'aborto sia un elemento di civiltà e di rispetto per la paternità.
Sempre che sia seguito dal sicuro affido del piccolo al padre, nel caso la madre non lo voglia.
Il fatto è che bisogna scegliere se si vuole l'uguaglianza o se non la si vuole.
Se vuoi l'uguaglianza, maternità e paternità sono entrambi essenziali, il padre deve essere informato della gravidanza che potrebbe riguardarlo e il suo parere va almeno registrato se non proprio considerato.
Se vuoi l'uguaglianza, se il padre non vuole il figlio, non può essere costretto per legge al suo mantenimento.
Se vuoi l'uguaglianza, se la madre non vuole il figlio e il padre sì, questi deve essere dato al padre.
Altrimenti, si torna alla società tradizionale dove erano riconosciute diversità di genere ed erano previste penalizzazioni e privilegi agli uni e alle altre.
L'ibrido femminista, e l'assurdo "femminismo della differenza" inventato dalle francesi sul finire degli anni settanta è una stortura senza equilibrio e giustizia.
2.
C'è chi pensa, come me, che la vita cominci dal concepimento. E' una presa di posizione come un'altra. Mi sembra, anzi, la più logica.
In natura non esistono salti. L'unico salto è costituito dal codice individuale che nel caso della riproduzione è di 46 cromosomi a partire da un determinato istante. Non prima... non a tre giorni, o a tre mesi o a quaranta settimane.
Una scelta che l'occidente egoista e opportunista subdolamente condanna.
3.
In ragione di ciò che scrivo al punto 2., ho sempre pensato che aborti e adozioni, ossia i drammatici problemi di chi non vuole un figlio e chi, invece, lo vorrebbe, fossero come materia e antimateria che, accostate si annullano.
Le due cose, analizzate songolarmente sono problemi drammatici ma, accostate, si annullano. Si autorisolvono.
Questo ragionamento però fa paura. Un certo Maurice Callet (*1), medico francese che distribuiva sottobanco anticoncezionali e si batteva per il "diritto" all'aborto negli anni sessanta, quando ancora in Francia la legge non autorizzava, veniva lasciato agire indisturbato.
Ma quando osò parlare apertamente dell'idea di far incontrare coppie sterili con coppie che rifiutavano un figlio con le coppie che lo volevano, ricevette la telefonata di un autorità che lo minacciò di denuncia.
Ovvio che io pensassi a sta cosa, molto prima di leggere quel libro, ma pensate un po'.... coppie selezionate, in lista d'attesa, come un qualsiasi iscritto in lista d'attesa di un trapianto.... e poi, quando è ora, queste coppie si presentano in ospedale a ritirare il bambino che la mamma non può o non vuole tenere.
Non è forse questa "civiltà"?
Lo si potrebbe già fare. perché la legge 194... prevede l'abbandono del figlio in ospedale in alternativa all'aborto.
Ma alle femministe italiane, questa cosa non piace e... ogni volta che qualcuno si permette di ricordarlo, ribattono che la 194 andrebbe rivista.
Chissà quali interessi ci sono sotto tutto questo?
4. Quando penso alle adozioni, penso con sospetto alle strutture che vegetano grazie agli aiuti economici dello stato: orfanotrofi e case-famiglia. Veri e propri inferni per i bambini.
Spinto dal sospetto che queste strutture percepissero un contributo per ogni ospitato, ho pensato che fosse per questo che adottare è così difficile e complicato.
Se poi voi foste responsabili di un orfanotrofio, ed arrivasse una coppia che vuole un bambino. Quale i dareste? Quello bravo e buono o quello con problemi che rompe e picchia tutto e tutti?
Se non ci sono criteri di scelta stabiliti a priori.... il rischio è che la suora o la femminista "tenutrici" di un orfanotrofio o di una casa famiglia, pensino prima agli affari loro e poi agli interessi dei poveri e sfortunati bambini.
(*1) Non troverete il libro di Callet in libreria... Si tratta di un testo boicottato. Anche se non per questa ragione. Callet fu invitato ad aderire alla massoneria ed ebbe una carriera massonica velocissima, tanto da diventare venerabile in pochi anni e gestire una propria loggia.
Poi, improvvisamente, con una scusa come un'altra, la massoneria lo ha mobbizzato e lo ha costretto ad allontanarsi. Solo dopo questo cambio di direzione, Callet si converte, prima alla religione cristiano ortodossa, poi a quella cattolica.
Scelte, insindacabili e rispettabili, perché fanno pensare più ad una personalità che conserva esigenze di "appartenenza" e, probabilmente, ci vede protezione e sicurezza.
callet vive sotto scorta perché dalla massoneria si può andare in "sonno", ossia smettere di partecipare alle riunioni ma restare massone, ma non si può uscirne. La pena, a quanto pare, sarebbe la morte.
Si tratta dei paradossi della massoneria moderna. Tanto illuminata e giusta in teoria, ma resa corrotta e viscida, come quasi ogni chiesa, dai suoi stessi, incoerenti, membri.