1.La Grande Dea non è una donna
La Gran Dea è presa come analogia con la madre che da vita, ma altro rapporto non ha col femminile. Cioè posso credere in Dea Natura che da e toglie la vita, è buona e crudele nello stesso tempo, come posso credere in un Dio che da e toglie la vita ed è buono e crudele nello stesso tempo, ma uomini e donne in carne ed ossa siamo altretanto nelle sue mani
e non mi convince che se la Dea era crudele allora le madri ammazzavano i figli.
Non credo nel sesso degli dei. (è vero l'ho usato anch'io per dire che Cronos mangia i suoi figli, ma è lo stesso errore: Che sesso ha il Tempo )
2.Perché si pensa che se c'era il culto della Dea Madre c'era il matriarcato? Poteva essere semplicemente una religione ispirata dal parto. Nemmeno la tradizione cristiana marianica non c'entra col matriarcato anche se la madre è fondamentale (la Madre di Dio intendo, le altre madri non perché non sono vergini)
3 Un'ultima domanda: Chi compie questi sacrifici sanguinose, donne o uomini ? Che ruolo hanno i due sesi durante il sacrificio?
1. Secondo me la gran dea non è un uomo.
Va da se...
Lucia, scusami , devi capire che siamo un po' stanchi di ripetere sempre le stesse cose a tutti quelli che arrivano, io ho cercato di mettere insieme un po' i concetti che mi appartengono in un topic. (ma non tutto)
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tutti vogliono dare il loro contributo, bene, ce ne fosse uno che perde mezza giornata a leggere il contributo dato dagli altri!
Quindi, non so, fa caldo, le mie discussioni preferite sono i monologhi, non voglio convincere nessuno (anche perché l'esperienza mi ha insegnato che è quasi sempre tempo buttato, proprio perchè....
ognuno vuole dare il suo contributo, e non gliene frega nulla di quello degli altri).
Detto questo, che dire, per matriarcato io intendo il dominio psichico sul maschile della donna e della madre. Il maschile ed il padre sono secondari.
Ancora bachofen dice:
La madre viene prima del figlio. La femminilità sta al primo posto
…
La donna è il dato stabile, l’uomo diviene.
All’inizio c’è la terra, la materia materna fondamentale.
Dal suo grembo materno proviene la creazione visibile e solo allora si manifesta la divisione in due sessi
…
La donna e l’uomo non compaiono quindi contemporaneamente, non sono sullo stesso piano.
La donna è il dato stabile, l’uomo è solo ciò che è sorto da essa
…
Sul terreno della vita fisica il principio maschile viene dunque al secondo posto ed è subordinato a quello femminile.
Qui la ginecocrazia ha il suo modello e la sua giustificazione.
Qui ha radice anche quella concezione primitiva che parla dell’unione di una madre immortale con un padre mortale.
La madre è sempre la stessa, mentre dalla parte dell'uomo, assistiamo ad una serie infinita di generazioni.
La medesima madre primordiale si accoppia con uomini sempre nuovi.
(…)
Però la prima comparsa della forza maschile sulla terra avviene sotto forma di figlio.
Dal figlio si desume il padre ma solo nel figlio diventa per la prima volta visibile l'esistenza e la natura della forza maschile.
Qui è basata la subordinazione del principio maschile a quello della madre.
L’uomo appare come creatura, non come procreatore; come effetto e non come causa.
L’inverso vale per la madre: essa esiste prima della creatura, si presenta come causa, come prima dispensatrice di vita e non come effetto
…
In poche parole, la donna esiste anzitutto come madre, l’uomo anzitutto come figlio. Se poi le strutture sociali del matriarcato siano più o meno sviluppate/esistite è secondario.
Il matriarcato (psichico) può esistere tranquillamente anche in una società che superficialmente sembra maschile/patriarcale.
(come ha ricordato fazer per esperienza diretta)
2. la tradizione cristiana marianica
c'entra col matriarcato.
Se leggerai i miei afo, ad un certo punto c'è una citazione di Julius Evola (metafisica del sesso) dice proprio questo,che il cristianesimo la riprende dal culto di Demetra.
3. Boh.
Direi che entrambi sentono il figlio come una proprietà.
Ti rimando, non a come è, perchè non è, ma a come io credo che dovrebbe essere:
I FigliI tuoi figli non sono figli tuoi, sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo, ma non li crei.
Sono vicino a te, ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore, ma non i tuoi pensieri, perché hanno pensieri propri.
Tu puoi dare dimora al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire dove a te non è dato entrare neppure con il sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro, ma non volere che essi assomiglino a te, perché la loro vita non ritorna indietro e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.
Kahlil Gibran