Autore Topic: Spunti del CEDAW...  (Letto 1170 volte)

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Offline Angelo

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Spunti del CEDAW...
« il: Giugno 12, 2012, 16:55:22 pm »
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http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/06/11/ddl957-risposta-di-barbara-spinelli-a-fabio-nestola/#more-17846

    Gentile Fabio Nestola,

    il Suo post sul blog di Adiantum non meriterebbe risposta per i toni con i quali si esprime.

    Se davvero intende aprire un dibattito in materia di affido condiviso, e non semplicemente banalizzare la questione, generalizzandola, doserei le parole con molta più attenzione.

    Ma una risposta è doverosa perché Lei mi attribuisce concetti da me mai espressi, avvalendosi di tesi “voglio sperare che la Spinelli…” che disconosco del tutto, molto perfide a livello comunicativo in quanto Lei, non riportando il mio post, ha ingenerato nel lettore l’idea che io abbia espresso concetti che invece sono totalmente estranee al mio sentire, da Lei artatamente introdotti in quel discorso.

    Perché definire il mio post “informazione pilotata”?  Si tratta di una lettura critica del disegno di legge 957 in discussione in Commissione Giustizia al Senato. Che può essere condivisibile o meno nelle conclusioni cui perviene, ma che certamente è oggettiva nell’individuare alcuni nodi cruciali, attualmente irrisolti, in materia di affido condiviso, e cioè:

    -1) gli aspetti direttamente discriminatori nei confronti delle donne contenuti nel d.d.l. 957;

    -2) la necessità di prevedere per legge l’esclusione dell’affido condiviso nel caso uno dei due coniugi sia stato condannato in via definitiva per reati di maltrattamento, violenza sessuale o altri reati che possono integrare violenza domestica

    - 3) i rilievi sollevati dal Comitato CEDAW in materia.

    Lei invece, mi propone una serie di censure con le quali vorrebbe arrivare a sostenere che le mie considerazioni sono “faziosamente assurde”, e mi mette in bocca (anzi, sulla penna, o meglio, sui tasti del pc), parole e concetti da me mai espressi.

    Chiariamoci:

    Io non ho mai equiparato la categoria dei padri separati alla categoria di padri violenti e maltrattanti e mai ho messo in discussione la necessità di una legge che garantisca in concreto l’attuazione del principio di bigenitoritorialità.

    Ciò non toglie che resta valida la mia affermazione con cui nel post esprimevo che “già la legge 54/2006, allo stato dei fatti, si presenti come gravemente lesiva dei diritti fondamentali di donne e bambini”.

    L’attuale legge sull’affido condiviso infatti è lesiva dei diritti fondamentali di donne e bambini nella misura in cui non prevede espressamente nel suo dettato normativo l’esclusione dell’affido condiviso nel caso uno dei due coniugi sia stato condannato in via definitiva per reati di maltrattamento, violenza sessuale o altri reati che possono integrare violenza domestica.

    E’ lesiva dei diritti di donne e bambini perché attualmente chi in concreto subisce in percentuale maggiore le conseguenze nefaste di questo vuoto normativo sono le donne, e mi riferisco in particolare a quelle che hanno subito danneggiamenti, lesioni e che sono state uccise proprio in occasione degli incontri in fase di affido condiviso o in conseguenza delle decisioni del giudice in materia.

    Se circoscriviamo la nostra analisi agli omicidi, quantificabili anche in assenza di dati ufficiali, non mi risulta di uomini che siano stati uccisi dalle proprie ex mogli o compagne in occasione dell’affido condiviso.

    In ogni caso, l’introduzione di una simile norma nel testo normativo, posto che avrebbe a destinatari entrambi i coniugi condannati in via definitiva, certo non costituirebbe una criminalizzazione o un nocumento per quella maggioranza di padri non maltrattanti e, addirittura, costituirebbe un beneficio per quelli vittime di violenza da parte delle proprie ex consorti. Non crede?

    Non capisco quindi perché Lei mi abbia accusato di fare informazione pilotata.

    Poi Lei mi chiede perché io non concentri la mia attenzione anche sugli uomini che subiscono violenza nelle relazioni di intimità.

    Bene. Ora Le voglio fare io una domanda: secondo lei, concentrare la propria attenzione nella lotta alla discriminazione razziale e alla violenza xenofoba significa negare che anche gli stranieri possano essere violenti? No, è evidente.

    Eppure, accanto alla violenza generalizzata, così come esiste una violenza che trova origine nella discriminazione razziale, una violenza xenofoba, altrettanto esiste una violenza che trova origine nella discriminazione di genere, una violenza sessista.

    E’ evidente che ogni forma di violenza è condannabile a prescindere, in quanto tale.

    Ma questo non toglie che si debba riconoscere che esistono tipi di violenza che sono particolarmente odiosi e particolarmente radicati in quanto trovano origine in stereotipi e pregiudizi duri a morire: parliamo della discriminazione di genere, razziale, ecc.

    L’OMS ha documentato come, a livello mondiale,  un dato torna costante: gli omicidi delle donne, in una percentuale che varia dal 40 al 70% a seconda degli Stati, sono commessi da parte dei compagni, mariti, partner (o ex) di queste donne. Al contrario, la percentuale di omicidi di uomini commessi da donne che con questi avevano un legame affettivo (o ex) varia dal 4 all’8% a seconda dei Paesi.

    Ecco perché, posto che in Italia (e in Europa e nel Mondo) statisticamente le persone maggiormente vittimizzate nelle relazioni di intimità sono le donne, io concentro la mia attenzione in particolare sulla violenza di genere.

    Certo, esiste anche una violenza femminile nei confronti di donne e uomini, ma la violenza di genere ha una sua specificità che non può essere negata.

    La maggiore vittimizzazione delle donne nell’ambito delle relazioni di intimità è un dato certo per quanto attiene agli omicidi (femminicidi): purtroppo non dipende da me, ma dalle Istituzioni, se mancano rilevazioni ufficiali relativamente agli altri tipi di reati.

    Se le avessimo a disposizione, probabilmente certe illazioni non sarebbero neppure possibili, e forse si sarebbero già identificate da tempo strategie di intervento molto più efficaci in materia. Quindi si sollecitino le Istituzioni in questo senso (ad oggi mi pare che questa sollecitazione siano state solo le donne a portarle avanti).

    Le ricordo che le grandi riforme nascono sempre in quanto sollecitate dalla società civile: se Lei ritiene ci sia una disattenzione rispetto alla vittimizzazione maschile nelle relazioni di intimità, credo spetti a Lei e all’associazionismo maschile farlo emergere. Tuttavia ribadisco (questo passaggio non era chiaro nel suo articolo) che il malessere o addirittura la violenza psicologica subita in una relazione o al termine di essa non possono e non potranno mai giustificare la violenza agita su chi si ritiene essere causa della propria sofferenza.

    Nella speranza che una volta per tutte l’argomento “modifiche alla legge in materia di affido condiviso” possa essere affrontato in maniera scientifica, senza attacchi ideologici e nel rispetto di tutti gli interessi (e diritti) in gioco, mi auspico che la mia posizione sia stata chiarita.

    Cordialmente,

    Barbara Spinelli






Gentile Luisa Betti, non ci è sfuggito l’articolo de il Manifesto, possiamo dire di essere sufficientemente documentati. Probabilmente più di qualsiasi Ente Istituzionale italiano. In merito alla violenza di genere archiviamo e studiamo minuziosamente tutto il possibile, dal Rapporto Ombra CEDAW alle raccomandazioni ONU, dalle indagini ISTAT ai rapporti CENSIS-ANSA, dalla metodologia delle ricerche alla letteratura scientifica internazionale, dallo stanziamento di Fondi UE alla più piccola erogazione degli EELL, dalle relazioni dei convegni agli atti Parlamentari, dalle tesi universitarie fino agli articoli di quotidiani e periodici, e tanto altro ancora.

Proprio da una analisi globale, però, emergono alcune vistose lacune:

1) viene messa sotto i riflettori esclusivamente la violenza agita dall’uomo ai danni della donna, mai il contrario; mai considerato nemmeno il concetto di violenza condannabile in ogni caso, a prescindere dal genere di autori e vittime

2) partendo dalle Nazioni Unite, passando per l’Europa, Ministeri Italiani, Regioni e Province, fino al più piccolo comune d’Italia, negli ultimi 40 anni nessuno ha mai stanziato dollari, lire o euro per approfondire disagi e bisogni delle vittime maschili.

3) Nessuna fonte istituzionale ha mai nemmeno sentito l’esigenza di verificare se esista un disagio maschile generato da violenze fisiche e psicologiche, vessazioni, umiliazioni, percosse, lesioni subite in ambito familiare. Nessuno ha mai verificato se, a fronte dell’enorme sommerso femminile, esista un sommerso maschile ancora maggiore.

4) l’unico soggetto al quale possa essere attribuito lo status di vittima è un soggetto femminile, al massimo esteso al binomio madre-figli

5) istituzionalmente la vittima maschile non viene riconosciuta, è un fenomeno che non solo non viene

contrastato, ma nemmeno studiato, analizzato, approfondito… apparentemente è un fenomeno che non esiste, e se esiste non c’è alcun interesse istituzionale a farlo emergere.

6) Se l’uomo vittima di violenza non viene ufficialmente riconosciuto, men che meno esiste il concetto di vittima esteso al binomio padre-figli

7) eppure la cronaca e l’analisi criminologica dicono il contrario: il costrutto complesso della violenza prescinde dal genere

8) esiste infatti una vastissima letteratura scientifica internazionale sulla violenza femminile, sviluppata non solo nei soliti USA: dall’India al Canada, dalle Filippine alla Svezia, dalla Spagna all’Iran, dalla Gran Bretagna al Brasile.

9) un solo testo - La violencia en la pareja: bidireccional y simetrica, Juan Alvarez Deca - raccoglie 230 studi longitudinali, dimostrando dettagliatamente ciò che sintetizza nel titolo: il postulato che all’interno della coppia la violenza sia unidirezionale è una mistificazione figlia del pregiudizio, dell’informazione pilotata, del condizionamento della coscienza collettiva in atto da decenni.

10) da una mole impressionante  di studi internazionali emerge una vistosa lacuna: solo in Italia non è mai stato effettuato uno studio sulla violenza a 360°, si parla esclusivamente di violenza agita dall’uomo ai danni della donna. Chiunque per motivi di lavoro, studio o ricerca abbia necessità di accedere ad un’analisi completa trova fonti infinite di dati ed osservazioni sulle vittime femminili, nemmeno una riga sulle vittime maschili o sul binomio padre-figli.

La invito a riflettere su questo, gentile Luisa:

potremmo mai avere l’incrollabile certezza lei, io, la Spinelli o chiunque altro, che nel nostro Paese mai nessun uomo abbia subito dalla propria partner violenze fisiche e/o psicologiche? Mai nessuno è stato picchiato, ferito, investito, sfregiato, ustionato, strangolato, folgorato, accoltellato, sparato, avvelenato, ucciso con altre modalità? Mai nessuno è stato insultato, umiliato, soggiogato, cancellato dalla vita dei figli? Non poter frequentare liberamente i propri figli … riesce ad immaginare uno strazio più lacerante?

La cronaca nera dice il contrario, esiste ampia documentazione.

Non si tratta di opinioni personali ma di dati incontestabili: nomi, date, fatti, fonti verificabili.

Dell’uomo autore di violenza se ne può parlare, se ne deve parlare. Dell’uomo vittima no

La differenza è tutta qui

Si chiama informazione pilotata

Nel nostro Paese abbiamo esempi a profusione, come quando cercavano di indurci a credere che l’ignobile reato di stupro fosse stato importato dai cittadini rumeni.

Come quando ci dicono che i nostri ragazzi non ammazzano e si fanno ammazzare, ma stanno diffondendo la pace in Afghanistan.

Come quando ci hanno detto che il DC9 di Ustica è caduto da solo per cedimento strutturale, che il nucleare era energia sicura, che l’Aquila sarebbe tornata alla normalità in sei mesi.

in conclusione, ciò che fa apparire - a mio parere - faziosamente assurde le affermazioni dell’avv. Barbara Spinelli è il curioso teorema:

LEGGE CHE GARANTISCE AI FIGLI ENTRAMBI I GENITORI = VIOLAZIONE DEI DIRITTI DELLE DONNE E DEI BAMBINI.

Parte dall’assunto che le donne siano vittime (tutte) e gli uomini carnefici (tutti).

Quindi trasforma in un terribile attacco ai diritti femminili una legge che si preoccupi di garantire ai figli supporto e presenza costante di entrambi i genitori.

Esistono i pedofili, esistono i padri violenti, esistono i padri maltrattanti, è una realtà.

Ma è una forzatura insinuare che lo siano tutti, non trova?

Si tratta di una minoranza, vogliamo dirlo?

Minoranza emarginata e condannata in primis dai padri onesti, vogliamo dire anche questo?

Voglio sperare che la Spinelli non abbia la sfrontatezza di sostenere che gli uomini solidarizzano fra loro, proteggendo pedofili ed assassini.

Voglio sperare che non voglia sostenere che essere padre equivale ad essere pedofilo, spero non voglia pensare che in Italia i padri mettono al mondo figli al solo scopo di avere in casa qualcuno da abusare.

Ergo: visto che ogni legge dello Stato vale per 60 milioni di cittadine e cittadini, quindi in larghissima maggioranza a gente onesta, per quale motivo le devianze di una minoranza renderebbero l’affido condiviso un attentato ai diritti delle donne?

A me sembra terrorismo psicologico, oltretutto poco informato, fazioso, basato sul pregiudizio e sull’informazione pilotata.

Metto in conto che molti potrebbero pensarla diversamente, so che l’immaginario collettivo è guidato altrove, ma fino a quando sarà permesso preferisco continuare a pensare con la mia testa.

Fonte: Redazione - Fabio Nestola







Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline jorek

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Re: Spunti del CEDAW...
« Risposta #1 il: Giugno 12, 2012, 17:03:45 pm »
standing ovation

Offline Angelo

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Re: Spunti del CEDAW...
« Risposta #2 il: Giugno 12, 2012, 17:28:29 pm »
http://ragionimaschili.blogspot.it/2012/06/non-e-piu-tempo-di-belle-maniere.html

Un applauso lo meriterebbe anche lui.

Il garbo nobiliare e composto con cui Fabio Nestola – esponente di spicco dell’associazione Adiantum – ha replicato all'ultima aggressione ideologica verso il mondo maschile, condotta con l’abituale ferocia argomentativa dalla ormai onnipresente Barbara Spinelli, sarebbe da applausi.
Dico sarebbe – uso il condizionale – per due motivi.
Il primo è che c’è una certa incongruenza di fondo tra l’aggressione e la reazione; un po’ come se a qualcuna che ti urla in faccia che c'hai la depravazione inesorabilmente inscritta nel DNA tu rispondessi con il sopracciglio alzato: «signora, lei mi fa torto».
Il secondo è che c’è un difetto di prospettiva generale, a mio giudizio, in una parte degli argomenti addotti da Nestola.
Ma prima di inoltrarci nel commento vediamo - a beneficio di chi fosse all’oscuro della querelle in atto - di cosa si tratta.
E’ in dirittura d'arrivo al Senato della Repubblica il disegno di legge 957 in materia di nuovo affido condiviso e, di conseguenza, l’associazione di sinistra “giuristi democratici” – cellula della potente lobby femminista italiana che agisce, tra l’altro, come referente nazionale del famigerato CEDAW dell’ONU - ha ripreso ad alzare le barricate contro il provvedimento con particolare e rinnovata veemenza.
La tesi sostenuta dalle femministe si fonda sull'abituale e ben sperimentato dogma rivoluzionario della violenza di genere.
Dato che il mondo si divide(rebbe) tra oppressori (al maschile) ed oppresse (al femminile), la lotta di classe rende necessario (dicono loro) che l'ordinamento giuridico vada deformato con l'inibizione dei diritti maschili anche in materia di affidamento dei figli e il contestuale ampliamento a dismisura dei diritti femminili; quindi, no all'affido condiviso - che sarebbe persino incostituzionale, a loro parere - in nessuna forma, in nessun modo e per nessuna ragione al mondo.
Tanta mirabilia argomentativa la si potrà meglio “apprezzare” dalla presa di posizione ufficiale apparsa sul loro sito a firma, appunto, della pasionaria Spinelli e sulla stampa (Il Manifesto) a firma Laura Betti.
Al manicheismo irrazionale e distorto di questo settore lobbistico, tutt’altro che inascoltato o marginale (anzi....), ha fatto riscontro, appunto, la sola, unica e perciò già flebile replica oxfordiana di Fabio Nestola il quale, dal sito di Adiantum, parla educatamente di «informazione pilotata» sulla violenza di genere.
Con questa espressione (informazione pilotata) volendo presumibilmente fare riferimento alla pratica della "disinformatzia", quella strategia comunicativa elaborata scientificamente nella Russia sovietica dei bei tempi andati, quando la manipolazione dell’opinione pubblica ottenuta con la diffamazione sistematica dell'avversario (o nemico) era la regola dell'internazionalismo rivoluzionario e l’amore per la verità dei fatti un crimine politico ai danni del popolo da punire con il gulag.

Ciò posto, voglio sgomberare subito il campo da un potenziale equivoco.
Al netto dell'incongruenza di cui dicevamo prima, lo stile pacato e tollerante di Nestola è veramente da applausi, nel senso pieno dell'espressione e senza alcuna ironia; rimanere civili in un contesto di barbarie ideologica e di intolleranza giacobina quale quella esibita dalle femministe è un segno di grande forza maschile, un insegnamento di stile e compostezza.
Ma forse non è più tempo di belle maniere.
Non lo dico io, lo dice ad esempio Luisa Muraro che, guarda tu il caso, è femminista di punta del c.d. "pensiero della differenza" ed ha scritto un libro - Dio è violent - con il quale giustifica l'idea di un ritorno al terrore rivoluzionario e, quindi, alla violenza politica, soprattutto se pensata e agita dalle donne (è per questo che non precisa se Dio sarebbe violento o violenta).
Lo dice la Spinelli che accusa impunemente tutti gli uomini di indegnità morale e materiale.
Lo dice la teoria della violenza di genere che non è un corredario statistico scientificamente inoppugnabile, tutt'altro, ma una riproposizione del conflitto di classe ri-orientato su nuove coordinate sociali.
In realtà, dietro al combinato disposto delle tesi delle spinelli, delle muraro e delle betti - delle femministe, insomma - si cela un principio semplice semplice, destinato a non tramontare mai.
Il machiavellico fine che giustifica i mezzi.
Poco importa della verità se l'obiettivo è rovesciare le condizioni sociali.
Per rovesciare le condizioni sociali, nella rivoluzione femminista la diffamazione è lo strumento cardine e la violenza di genere il suo precipitato teorico da utilizzare come randello purificatore.
E' sulla base di queste considerazioni, dunque, che la tesi difensiva di Nestola - esiste anche la violenza fisica femminile, non solo quella maschile - a me sembra una resa incondizionata all'idea del conflitto di classe.
Perché qui non si tratta di stabilire chi sia più violento tra maschi e femmine e con quale frequenza, dato che, com'è evidente, la mano di una donna non sarà mai tanto pesante ed intimidatoria come quella di un uomo.
Si tratta di stabilire se la violenza fisica - che esiste, va contrastata e combattuta senza riserve, quando è vera - sia l'unica forma di violenza, di sopraffazione o di cattiveria possibile tra gli esseri umani.
O se ne esistano anche altre forme quali, ad esempio, negare ai padri l'affetto dei figli, ridurli sul lastrico, inventarsi violenze inesistenti anche per questi scopi (ma non solo per questi), fare del vittimismo isterico continuativo sul piano sociale al solo scopo di diffamare un'intera categoria umana e quindi lucrarne i relativi vantaggi politici, giuridici e personali.
Si tratta anche di stabilire una volta per tutte se faccia più male uno schiaffo o una calunnia, se il primo sia più immorale della seconda e se non sia il caso di condannare e combattere tanto l'uno quanto l'altra con la severità che rispettivamente meritano.
I fatti ci dicono che in questo tipo di violenze sottili, immateriali e senza l'uso delle mani molte donne sono vere e proprie maestre, e non da oggi ma oggi più di sempre.
E che, quindi, quella teoria della violenza di genere è una falsità inaccettabile e folle, in quanto non esiste nessuna classe sociale in posizione di supremazia rispetto all'altra su base sessuale ma solo singoli individui che abusano degli strumenti di cui dispongono - e che non sono solo fisici - per affermare il proprio volere incontrastato.
Come è inaccettabile - dovrebbe essere inaccettabile per ogni persona onesta personalmente e intellettualmente - che sulla base di questa mistificazione ideologica si cerchi di condizionare e dirigere decisioni politiche che dovrebbero dichiarare, de iure, una colpevolezza congenita degli uomini a fronte di un'innocenza congenita delle donne.
Ma questo Fabio Nestola non lo dice o lo dice solo in parte.
E, allora, con tutta la stima che ho di lui e che pubblicamente gli tributo, io dico anche a lui che non è più tempo di belle maniere e di tentennamenti ideologici.
E' tempo di fermezza e verità.


 :rolleyes:
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline krool

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Re: Spunti del CEDAW...
« Risposta #3 il: Giugno 12, 2012, 18:55:01 pm »
Bravissimo Fabio.