Autore Topic: Femminismo delle quote, anche il fatto quotidiano si schiera  (Letto 1536 volte)

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline TheDarkSider

  • WikiQM
  • Veterano
  • ***
  • Post: 2151
Femminismo delle quote, anche il fatto quotidiano si schiera
« il: Giugno 25, 2012, 13:40:16 pm »
E così il femminismo "mediatico" o "istituzionale", quello che a parole non va giù a fikasicula e compagne, quello che a sua detta non rappresenta il vero femminismo, trova un'altra importante sponda nel giornalismo italiano.

Dopo la nascita del micidiale blog misandrico "la 27a ora" sul Corriere della Sera, ora abbiamo la nascita della sezione "donne di fatto" sul sito del Fatto Quotidiano, nascita che viene inaugurata con un articolo del direttore Peter Gomez in cui fa aperta propaganda per l'introduzione delle quote di genere.
Articolo che forma il titolo di apertura del quotidiano, fra l'altro.

Qui l'articolo di Gomez :
Rifondare l'Italia partendo dalle donne

Qui la sezione "donne di fatto" : 
http://www.ilfattoquotidiano.it/donne-di-fatto/

Che dire? Qualcuno su questo sito ha scritto con compiacimento che qualcosa sta cambiando e che alcuni nostri temi ricorrenti,  a lungo ignorati, ora stanno entrando nel dibattito pubblico.

A me pare però che il nostro nemico sia sempre fortissimo e goda di una potenza di fuoco mediatica in grado di annichilire la nostra voce, purtroppo :(

Una cosa è c'erta: d'ora in poi, per facilitare le nostre funzioni fisiologice, avremo a disposizione un'altra importante fonte di articoli giornalistici da leggere rigorosamente adagiati sul water :disgust:
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina

Offline Fazer

  • WikiQM
  • Veterano
  • ***
  • Post: 4194
  • Sesso: Maschio
Re: Femminismo delle quote, anche il fatto quotidiano si schiera
« Risposta #1 il: Giugno 25, 2012, 13:46:22 pm »
Che palle, che sensazione di accerchiamento.
Escono dalle fottute pareti...
"S'ode a destra uno squillo di tromba; A sinistra risponde uno squillo..."  :sick: :cry:

Offline yamamax

  • WikiQM
  • Affezionato
  • ***
  • Post: 1054
  • Sesso: Maschio
Re: Femminismo delle quote, anche il fatto quotidiano si schiera
« Risposta #2 il: Giugno 25, 2012, 14:13:46 pm »
Il 2013 si sta avvicinando, la prossima campagna elettorale salva-casta stà probabilmente scaldando i motori. In Italia per portare la gente a votare purtroppo bisogna promettere qualcosa, tanto tutti alla fine pensano al proprio "orticello", il senso civico e civile (questo sconosciuto) qui non esiste. Solo che promettere milioni di posti di lavoro, zero tasse, e altre farloccate faraoniche ormai non ti crede più nemmeno l' ultimo degli storditi, perciò si promette qualcosa all' ultima categoria rimasta a rastrellare privilegi: Le Femministe. Si da brave scartate come la peste tutti i lavori produttivi ( dove si suda !) e riempite sempre di più questi baracconi politico/inutili con le vostre quote rosa, continuate ad intasare questa società che vi porta in CDA a parlare di aria fritta....ma con il c@lo protetto.
Il nostro paese deve urgentemente ridurre la politica a tutti i livelli, la politica così come' è oggi non produce ...consuma e distrugge  solo.

Offline TheDarkSider

  • WikiQM
  • Veterano
  • ***
  • Post: 2151
Re: Femminismo delle quote, anche il fatto quotidiano si schiera
« Risposta #3 il: Luglio 10, 2012, 12:14:08 pm »
Ecco subito spiegato il perché di questa improvvisa svolta del Fatto in favore dell'ortodossia nazifemminista: la GRANA !!

http://www.editoria.tv/news/15289/IL-FATTO-SI-%E2%80%9CARRENDE%E2%80%9D-AI-CONTRIBUTI-PUBBLICI-ALL%E2%80%99EDITORIA.aspx
Citazione
11:24 - 10/07/2012 - EDITORIA
IL FATTO SI “ARRENDE” AI CONTRIBUTI PUBBLICI ALL’EDITORIA

Fabiana Cammarano
Era nato come il paladino della vera informazione, del giornalismo d’inchiesta, delle notizie date solo ed esclusivamente per informare, liberi da ogni freno, editori indipendenti. La forza del Fatto Quotidiano era da sempre stata quella dell’indipendenza, anche dai contributi pubblici all’editoria. Fonte di sostentamento per tante testate locali che altrimenti non potrebbero sopravvivere al calo dei lettori e alla mancanza di investimenti pubblicitari, i contributi pubblici all’editoria erano stati additati dalla redazione de Il Fatto come una fonte di “servilismo” nei confronti del Governo e della Presidenza del Consiglio dei Ministri. «Alcuni giornali imbottiti di soldi pubblici si sono adontati perchè abbiamo fatto notare la coincidenza del loro silenzio su Malinconico che li aveva appena imbottiti di soldi pubblici: ma, se la coincidenza non la fa notare l'unico giornale che rifiuta i finanziamenti pubblici, chi altri la farò notare?», scriveva Travaglio in occasione dello scandalo che portò alle dimissioni di Carlo Malinconico dalla nomina a sottosegretario con delega all’editoria.
La questione aveva fatto nascere una diatriba tra il Fatto Quotidiano, la Repubblica e il Manifesto. Il Fatto attaccava i giornali che usufruiscono del finanziamento pubblico, accusandoli di aver dato la notizia dello scandalo che investiva il sottosegretario Malinconico mentre il Manifesto rispondeva ricordando che l'attuale direttore del Fatto Antonio Padellaro, quando era alla guida de l'Unità, firmò nell’agosto del 2006 insieme ai direttori di Europa, Liberazione, Secolo d'Italia e Padania, un appello in difesa proprio del finanziamento pubblico ai giornali. «In Italia esiste la tradizione dei quotidiani di partito. Questi giornali hanno avuto, e hanno, una funzione molto importante», si leggeva nell’appello di Padellaro. «Rappresentano la pluralità delle informazioni e delle opinioni in un mercato editoriale assai ristretto e controllato da pochi gruppi». «I giornali di partito – continuava Padellaro - sono uno strumento fondamentale di dibattito, di informazione e di lotta politica. Un pezzo importante del nostro sistema democratico. Oggi i giornali di partito sono in forti difficoltà economiche. Soprattutto perché sono tagliati fuori quasi completamente dagli investimenti pubblicitari. Vi forniamo questo dato: i grandi giornali di informazione ricevono 1 euro dalla pubblicità per ogni euro ottenuto dalle vendite. Giornali come ‘Liberazione’ o ‘II Secolo d'Italia’ ottengono per ogni euro di incassi da vendite circa 3 centesimi di pubblicità. Si vede bene che c'è una disparità insopportabile e per sanare questa disparità occorre il finanziamento pubblico dei giornali di partito. Se si rinuncia al finanziamento pubblico si rinuncia a una parte fondamentale della libertà di informazione».
«Il successo del Fatto è nell’indipendenza che gli permette di fare ciò che gli altri non hanno il coraggio di fare» aveva ribadito Peter Gomez, azionista e fondatore della casa editrice, in un’intervista a Italia Oggi del 14 febbraio scorso.
Paradossalmente, la motivazione che giustifica i finanziamenti ai giornali è stata “confermata” proprio dalla ultime scelte editoriali del giornale di Padellaro che ha dovuto fare i conti con le leggi del mercato e chiudere un occhio su ciò che poteva essere interessante e altamente informativo ma poco remunerativo. Così la società per azioni de Il Fatto ha detto addio al supplemento culturale ‘Saturno’: le otto pagine settimanali di libri, arti, cinema, scienze, dal punto di vista delle vendite non hanno mai dato molte soddisfazioni, a fronte di un budget non esagerato ma neppure minimo (si parla di un costo di circa 10mila euro a numero, per un totale di 500 mila euro l'anno), non si è registrato un aumento di copie vendute al venerdì, giorno di uscita dell'allegato culturale, e neppure una significativa raccolta pubblicitaria.
In un articolo di Italia Oggi si legge che il quotidiano di Padellaro, che come sottotitolo mantiene la frase “Non riceve nessun finanziamento pubblico”, ha presentato domanda per beneficiare del credito d'imposta al 10% sull'acquisto della carta. Dobbiamo preoccuparci? Non stiamo forse perdendo l’ultima voce libera d’Italia?

In pratica, ora che dopo aver tanto sbraitato contro "la casta" si approntano a chedere "un posto a tavola", quelli del Fatto si devono allineare per precauzione all'ideologia di regime nazifemminista :disgust:
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina

Offline TheDarkSider

  • WikiQM
  • Veterano
  • ***
  • Post: 2151
Re: Femminismo delle quote, anche il fatto quotidiano si schiera
« Risposta #4 il: Luglio 10, 2012, 12:20:10 pm »
Ed ecco spiegato perché le rubrichette nazifemministe ( la 27a ora, Donne di Fatto, ecc. ) trovano così ampio spazio sui giornali nostrani: questi giornali seguono il modello "merdaggratis", cioè in pratica devono offrire "contenuti di merda" ai loro lettori.

E non esiste definizione più appropriata per i contenuti che appaiono in queste rubriche :sick:

Citazione
Il gratis che uccide.
Scritto da Uriel Fanelli
Mi e' nata su facebook una discussione sulla questione del giornalismo online, legata al fatto che Il Fatto quotidiano , giornale famoso per Travaglio&co, stia chiedendo allo stato i contributi pubblici per  arricchire stare in piedi. Si tratta di una discussione ricorrente legata al mondo dei content provider, aziende il cui business si fonda sulla produzione di contenuti per la loro successiva vendita.


Innanzitutto, il declino della stampa. Molti pensano di giustificare il declino della stampa usando la solita litania che internet uccide, che internet con la sua possibilita' di copiare distrugge la stampa, che la raccolta di pubblicita' e' uccisa da giganti come google, eccetera.

In realta', pero', il problema e' molto piu' complesso. Ad uccidere la stampa su internet e' una parola : "gratis".

Come funziona un giornale gratuito online? Esso funziona circa cosi':

    Misura il numero di impression, cioe' il numero di pagine visualizzate.
    A seconda del numero di impression, vende pubblicita' che compaiono in quelle pagine.
    La pubblicita' ripaga cosi' i costi di sostentamento del giornale.


Quali sono gli svantaggi di questa logica. Vediamoli uno ad uno, per punti elencati:

    Il giornale sente il bisogno di aumentare il numero di pagine. Con piu' pagine aumenta sia lo spazio disponibile per le inserzioni che il numero di impression. Cosi' pagano dei poveracci a 30 euro per articolo per scrivere merda in fretta,  e sono pagati per quantita' anziche' per qualita'.
    Il pubblicitario diventa la figura centrale del giornale, sostituendo il giornalista. L'inserzionista sostituisce il lettore. In questo modo nessuno potra' mai dire che Fiat ha un difetto o che la tal banca fa schifo, perche' in generale si tratta molto spesso di inserzionisti o di possibili inserzionisti. Lo spazio va tutto alla cronaca, perche' non so possono davvero toccare argomenti scottanti senza toccare qualche azienda che si fa pubblicita'.
    Il lettore e' irrilevante: poiche' non paga, l'importante e' che clicchi. Cosa facile da fare, basta per esempio pubblicare piu' foto delle femministe ukraine in topless che non dei candidati alle presidenziali USA.  In realta' basta che il lettore faccia click sulle pagine, che sia disgustato, che trovi quel che voleva, conta zero: due tette e clicca. Clicca , cioe' impression. Impression uguale pubblicita'. Fine.


Seguendo questo modello, i giornali si sono trasformati in giganteschi coprodotti, cioe' acquedotti che pompano merda, al solo scopo che la quantita' di merda che ivi scorre possa trasportare qualche barchetta col nome di un inserzionista.

Ovviamente questo sta finendo. Perche' tutto il meccanismo aveva come richiesta che il lettore facesse sempre piu' click, e che poi andasse a cliccare sulla pubblicita'. Ma questo non succede.Quando metti due tette su una pagina per farmici cliccare magari ci clicco. Ma la mia forma mentis mentre clicco tette per vedere tette non e' quella di uno che fara' click su una pubblicita' per una nuova assicurazione di Generali. A meno che Generali non assicuri le tette.


Prendiamo un esempio opposto:

http://www.adnkronos.com/IGN/News/CyberNews/Boom-news-a-pagamento-500mila-abbonati-al-NYT-E-ora-solo-10-restano-gratis_313122741584.html


La domanda che dobbiamo porci e' : come mai ci hanno messo cosi' tanto ad arrivare a questo livello? Perche' il numero di lettori ci ha messo tanto a diventare cosi' alto?

La risposta e' semplice:

    Per prima cosa il giornale ha dovuto ricostruire i contenuti per renderli interessanti. Anziche' badare al click del lettore, ha dovuto badare alla sua soddisfazione. Cosi' ci ha messo i commenti e cosi' ci ha messo una survey alla fine per capire se gli articoli piacessero. AL LETTORE. Non all'inserzionista. Hanno dovuto cioe' rimettere il lettore al centro del business. Perche' il cliente non e' piu' l'inserzionista, ma torna ad essere il lettore. Trasformare un giornale "merdaggratis" in un giornale che fa giornalismo non e' semplice.
    Smarcare il pubblicitario. I pubblicitari esistono ancora e il NYT fa ancora pubblicita', ma ha dovuto cambiare clienti, semplicemente scegliendo inserzionisti che non avessero richieste contrarie alla bonta' dei titoli. L'inserzionista che va sul NYT adesso sa che se fa cazzate si trovera' la notizia contro di lui, e siccome il cliente abbonato pesa, non e' detto che sia facile mettere a tacere il giornale sulla notizia scomoda.
    Cercare il lettore. Non e' la stessa cosa che si fa rendendo interessanti i contenuti. Significa strutturare la propria campagna di marketing per raggiungere un lettore, perche' prima gli dicevamo "e' gratis, leggi il nostro giornale". Adesso devi convincerlo a PAGARE per il tuo giornale, il che significa che devi dar peso alle sue richieste ad alle sue lamentele: significa costruire un sistema di customer care , raccogliere i feedback, capire chi sia il lettore e dargli quel che vuole. Inoltre e' stato necessario inventare un modello commerciale che permettesse al lettore di comprare le notizie che voleva (Il paywall).



Tutto questo e' costato tempo, investimenti, lavoro, e lavoro duro. Una parte dei contenuti sono stati lasciati gratis, e una parte -quella piu' specialistica- e' stata resa a pagamento.

Cosi' si, nel mezzo dei giornali merdaggratis  i giornali a pagamento stanno risogendo, lentamente, ricostruendo il giornalismo dopo anni ed anni di devastante inserzionismo.

Adesso torniamo al punto del Fatto. In che categoria ricade il fatto quotidiano? Ricade nel modello commerciale merdaggratis, cioe' fa tanta roba scritta per contenere le inserzioni e regala i contenuti . Anche nell'edizione cartacea, il venduto non e' sufficiente a pagare le spese, e tutto si basa sulla pubblicita'.

Il fatto che anche qualitativamente si tratti di un modello "merdaggratis" lo testimonia il crollo delle vendite (-50.000 copie, o giu' di li') che c'e' stato da quando Berlusconi ha lasciato la guida del governo. Era, appunto, un giornale appiattito su un preciso argomento, e il resto era riempitivo.

Merdaggratis, appunto.

Cosi', il giornale che per anni ha tuonato contro la stampa asservita ai partiti , stampa che riceve in cambio dell'asservimento un bel contributo di stato, oggi si trova a chiedere un contributo di stato. E chi tuonava contro la casta si trova a chiedere un posticino a tavola.

Come finisce questa storia?

Ce lo insegna George Orwell, nel suo sempre attuale "la fattoria degli animali":

    "…le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due"


In generale, i giornali italiani sono destinati a questa fine: il Corriere, Repubblica, sono troppo legati al modello "merdaggratis", ormai, per poter costruire un piano industriale che li riporti su livelli anche ragionevoli di qualita'. La trasformazione del NYT-azienda , da azienda che vende spazi pubblicitari ad azienda che vende contenuti ha richiesto anni, un nuovo CDA di esperti nel mondo del giornalismo, e specialmente una visione strategica chiara.

Sicuramente si possono fare cose del genere e due belle tette funzionano sempre:



E sicuramente si andra' avanti. Ma si andra' avanti per due ragioni: una e' il titolo che spinge il lettore a cliccare, tipo "Apocalisse di Internet".



Oppure si puo' continuare a postare qualcosa come 20 pagine di politica INUTILE per ogni edizione, fatta di articoli che non dicono nulla:



Si puo' continuare anche con la cronaca , cronaca, cronaca, stupri, rapine, ammazzamenti, e processi di ammazzamento:





si puo' ancora fare politica estera del cavolo, tipo:



Oppure darsi al gossip , come fanno alcuni quotidiani che ci pubblicano l'infinita saga di Corona, o altre cazzate.



ma se il livello rimane quello di oggi, serve a poco. Chi cerca notizie vuole notizie, e la merdaggratis piano piano soddisfera' sempre meno la massa. Perche' il punto e' che il lettore pagante del NYT ha pagato per qualcosa e specialmente e' uno che compra.

Il lettore che legge il tuo giornale gratis, semplicemente cliccando, e' uno che viene perche' e' gratis. Ma il lettore che non vuole spendere soldi non e' uno che clicca sulla pubblicita', e il cliente pagante DI QUESTO SE NE STA ACCORGENDO.

E cosi, tutto quello che dovete fare per passare i prossimi cinque anni e' sperare che torni Berlusconi.



perche' altrimenti, il modello "merdaggratis" vi portera' laddove meritate.



nel contenitore della stampa trash, insieme ai giornali gratis che si trovano nei supermarket USA.

Buoni per incartare il pesce, forse.

Uriel


Per aprire la pagina originale, copiare e incollare questo link sulla barra degli indirizzi:
http://www.keinpfusch.net/2012/07/il-gratis-che-uccide.html
"Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti."
Una donna marocchina