Una assolata domenica su una spiaggia del litorale romano: dialogo tra due generazioni di donne, ovvero tra una donna sulla settantina e una intorno ai 45.
La discussione verte sulla suddivisione tra moglie e marito delle faccende di casa.
La visione è quasi opposta:
- la 70enne sostiene che, a differenza di quando lei era giovane, ora che molte mogli\compagne lavorano è giusto che il marito\compagno si faccia carico di alcune faccende casa; non deve essere però una divisione 50\50, visto che lui continua comunque a farsi carico di tutti i lavori\lavoretti dei quali è sempre stato l'uomo ad occuparsi (riparazioni\ristrutturazioni varie, ad esempio).
Nota mia: mi sembra una visione equa e giusta delle cose, e comunque dal suo discorso traspariva un piacere, un appagamento che le dava occuparsi del proprio uomo facendogli anche solo trovare una cena pronta e una tavola apparecchiata al suo ritorno.
- la 45enne sostiene che (la faccio breve) non solo ci dovrebbe essere una suddivisione equa delle mansioni, ma che l'uomo dovrebbe sobbarcarsene di più in quanto lui deve soltanto pensare a lavorare, mentre la donna deve pensare (oltre al suo lavoro) anche a tante altre cose !!! "... a cosa comprare... eehhmmm.... alla spesa.... eeeuuuhhh .... ma si, insomma, a cosa comprare...".
Di conseguenza la donna è (testuali parole) "psicologicamente molto più stanca".
Nota mia: rispecchia perfettamente la differenza che c'è oggi tra l'uomo che lavora e la donna che lavora nell'immaginario collettivo. Il primo fa nè più e nè meno che il suo dovere, la seconda ha tutto il peso del mondo sulle sue spalle. Cosa traspare dalle sue parole e dal modo in cui le pronuncia? Lo lascio immaginare a voi...
A voi un commento, se vi va
Robi