http://www.comunicazionedigenere.net/La Grande Armata femminista in guerra contro il diritto dei bambini alla bigenitorialità
Posted on 9 giugno 2012 by Corrispondente
Calunnie, diffamazioni, disinformazione, mistificazione, terrorismo… su Radio Radicale vengono discussi i metodi usati per opporsi alla riforma dell’affido condiviso. Marino Maglietta, padre della disapplicata legge sull’affido condiviso del 2006, dice
“Sono molto preoccupato per il clima da guerre di religione… un’altra diffamazione, veramente ci sarebbero elementi da querela, è sostenere che l’affidamento condiviso è una iniziativa maschilista … che sanzionare le manipolazioni vuol dire consegnare i figli ai pedofili… sono delle aberrazioni non so fino a che punto ingenue…
Noi invitiamo sempre chi la pensa diversamente, a me non mi invitano nemmeno quando fanno un convegno a Firenze, siamo tornati ai tempi di Stalin dove l’avversario non deve parlare»
Alessio Cardinale di ADIANTUM aggiunge
“Giornali che dovrebbero essere seri, da Repubblica e Manifesto per esempio, ospitino senza possibilità di contraddittorio commenti da gente discutibile … ”.
Il loro voler dialogare costruttivamente con tutti era utopistico.
Welcome to the West.
Le associazioni che aiutano le donne criminali a sottrarre ed alienare i bambini con false accuse MAI accetteranno che i bambini vengano protetti dall’alienazione genitoriale. MAI accetteranno un vero affido condiviso, perché il loro scopo è privare gli uomini ed i bambini dei loro diritti umani.
Andare contro il femminismo è pericoloso, ma necessario e giusto per il bene dei bambini.
Quando farlo è ora: le femministe parlano preoccupate del fenomeno del “backlash americano”, dove ormai le politiche femministe incontrano un giustificato e diffuso sentimento di diffidenza, ostilità, repulsione, dove è stato coniato il termine “feminazi” o “nazi-femminismo”.
Come farlo è parlare direttamente con le donne e le mamme vere, che sono in grande maggioranza a favore dell’affido condiviso, che capiscono che i figli hanno bisogno di entrambi i genitori, che trasecolano quando sentono il lesbicume femminista che dice che bisogna togliere ai bambini il loro papà con accuse di violenza.
Bisogna dire chiaramente: chi è contro all’affido condiviso è brutta, acida, lesbica, querulomane, femminista, comunista, pelosa, cagna rabbiosa che usa il titolo di avvocata per sfogare l’odio contro gli uomini ed i bambini. Chi costruisce la calunnia di genere stereotipando gli uomini come violenti e pedofili commissionando false statistiche ad orologeria non potrà poi lamentarsi degli stereotipi sulle femministe.
Bisogna dire chiaramente ai papà che soffrono lontano dai figli, che si suicidano, che ogni tanto esplodono in gesti violenti: sono le femministe che vogliono tenervi lontano dai figli, che vogliono impedire il vero affido condiviso, leggete cosa scrivono. Nomi, cognomi, indirizzi.
Bisogna dire chiaramente ai lavoratori che mangiano alla mensa della Caritas e affollano i dormitori per papà separati perché una sentenza di separazione femminista li ha privati dei loro diritti umani: tutto questo non è giusto, la sinistra vi ha traditi ed è ormai inquinata da femministe che vi odiano solo perché siete uomini.
C’è da sporcarsi le mani? Le femministe diffamano e calunniano chi osa contraddirle? Pazienza. Un papà che combatte per i figli non si tira indietro.
AGGIORNAMENTO 25/6/2012. Il giornale “Repubblica” non ha pubblicato questa lettera di risposta del prof. Maglietta:
Bizzarre strategie di “difesa” della legge 54 da parte di chi nel 2006 non la voleva assolutamente
Come estensore del ddl 957 di cui si occupa Repubblica.it del 12/6 chiedo ospitalità per alcune precisazioni.
L’affidamento condiviso ha notoriamente molto faticato a divenire legge dello stato, tenacemente avversato per anni da una parte dell’avvocatura e della magistratura. La prima verosimilmente nel timore che un modello non discriminatorio di affidamento, per giunta accompagnato da una incrementata pratica della mediazione familiare, potesse ridurre sensibilmente il contenzioso; la seconda nella fondata convinzione che accrescere nei cittadini la certezza dei diritti mediante il riconoscimento di principi rigorosamente definiti avrebbe parallelamente diminuito il proprio potere discrezionale. Una ostilità che si è non sorprendentemente placata nel momento in cui, attraverso l’invenzione giurisprudenziale del genitore “collocatario”, che conserva come il vecchio “affidatario” il monopolio del rapporto con i figli e riceve dall’altro il denaro per prendersene esclusiva cura, si è riusciti a vanificare la riforma lasciando tutto come prima. Ecco perché quando i fautori di una vera doppia genitorialità sono tornati in Parlamento per realizzarla gli stessi avversari del 2006 sono diventati i principali difensori del testo in vigore. Né a tale scopo si è guardato per il sottile. La tecnica è stata principalmente quella di perdere tempo, accompagnata da critiche alla nuova proposta del tutto prive di fondamento. Così il “doppio domicilio” è divenuto scandalisticamente “doppia residenza”, la necessità di informarsi sulla mediazione è diventato “mediazione obbligatoria”, ricollocare l’interesse del minore in modo da riferirlo alle decisioni che non riguardano i suoi indisponibili diritti è fatto passare per “cancellazione dell’interesse”. E così via. E’ in questo preoccupante contesto che arriva la “denuncia” di Pangea di cui Repubblica del 12/6.
Sorvoliamo su sviste come la confusione tra disegni di legge e decreti-legge o tra affidamento congiunto e condiviso. Apprendiamo con soddisfazione che l’ONU invia “una serie di segnalazioni alle istituzioni italiane in riferimento alla legge sull’affido condiviso”. Evidentemente ha già risolto i problemi della Siria. Resta il fatto che gli estensori del messaggio a Repubblica si dimostrano pesantemente disinformati. La mediazione familiare conserva, come in tutti i testi da me compilati, una obbligatorietà relativa alla sola informazione. Il genitore che ha subito violenza, d’altra parte, dovrà solo far presente tale circostanza e potrà rifiutare la mediazione senza inconvenienti. Qui è evidente che si è fatta confusione con la legge Finocchiaro n. 154 dell’8 marzo 2001, che effettivamente prevede che il giudice possa disporla tra la violentata e il violentatore. Anzi, la stesura più recente del 957, ddl 3289, così recita sul problema degli abusi familiari: “«Il giudice può escludere un genitore dall’affidamento, con provvedimento motivato, qualora ritenga che da quel genitore, se affidatario, possa venire pregiudizio al minore. La comprovata e perdurante violenza, sia fisica che psicologica nei confronti dei figli, in particolare la manipolazione di essi mirata al rifiuto dell’altro genitore a al suo allontanamento, comporta l’esclusione dall’affidamento.” La PAS non è neppure nominata; ma che quando ci si separa venga tentata, a volte con successo, la manipolazione dei figli è triste e frequentissimo fenomeno, sicuramente da sanzionare. Quanto alla reintroduzione della “patria potestà”, neppure l’ombra. Si stabilisce che anche se la coppia non è coniugata la potestà è esercitata da entrambi i genitori, secondo quanto prescrive l’art. 316 c.c. oggi in vigore per la coppia coniugata, al fine di completare l’equiparazione tra filiazione naturale e legittima. Che poi questo oggi preveda che nelle gravi emergenze provveda il padre è sicuramente disposizione criticabile; ma il ddl 957 cosa c’entra?
Marino Maglietta (pres. ass. naz. Crescere Insieme)