http://27esimaora.corriere.it/articolo/wikpedia-un-sapereal-91-per-cento-degli-uomini/Wikipedia, un sapere
al 91 per cento degli uomini
di Camilla Baresani
Wikipedia, l’enciclopedia online più completa e consultata del mondo, ha un problema. Non si tratta — come capita di solito — di raccolta fondi o di rapporti con un Paese che applica la censura; stavolta c’è un serio problema strutturale.
Come ha dichiarato il cofondatore Jimmy Wales durante l’incontro annuale Wikimania,
ogni 100 collaboratori di Wikipedia 91 sono uomini, quindi le donne sono solo 9. Wales, nell’illustrare il dato, ha fatto un esempio: una collaboratrice di Wikipedia, il giorno del matrimonio di William e Kate, aveva creato una voce relativa all’abito delle nozze indossato dalla neoduchessa di Cambridge. Subito dopo, un collaboratore/revisore ha cancellato la voce, ritenendola ininfluente. Naturalmente non sono mancate le proteste, e infine la voce è stata ripristinata.
Un dato francamente sconfortante, che non dipende da una discriminazione oggettiva, poiché, come forse non tutti sanno, le voci di Wikipedia sono costruite da volontari non retribuiti e soprattutto non selezionati. Dopo essersi registrato e aver compreso il meccanismo di inserimento dei dati (un po’ macchinoso),
chiunque può costruire, amplificare, correggere una voce. Una volta tanto, quindi, abbiamo la certezza che non venga attuata nessuna discriminazione di genere. Donne incinte, transgender, malati di Aids, bambini, pensionati, laureati o pluribocciati: se ritenete che nell’enciclopedia un dato manchi, sia carente o errato, registratevi, e nessuno farà questioni non attinenti alla pura verifica dei dati che avete inserito.
Verrebbe da dire a quel severo censore: è certo che la voce «Episodi di South Park (tredicesima stagione)» sia molto più interessante? O che lo sia la voce «Anello di purezza», gadget in voga tra le ragazze vergini appartenenti alla chiesa evangelica dell’Arizona? Wikipedia non tratta solo di teoria della relatività e di filosofi dell’antichità classica: le voci marginali, curiose a modo loro, sono così tante che l’abito da sposa di Kate Middleton certamente non sfigura.
La realtà è che il Web 2.0 è profondamente maschile, perché sono maschi quelli che l’hanno progettato, perché la figura del nerd e quella del geek sono per definizione maschili, e infine, come dimostrato da recenti statistiche nella rete, perché
i maschi creano contenuti mentre le donne acquistano e postano fotografie. I dati che riguardano l’e-commerce, per esempio, mostrano come il 70% degli acquisti sia effettuato da donne che comprano perlopiù abbigliamento, settore che in termini di volume d’affari ha superato gli acquisti di viaggi, di elettronica e apparecchiature tecnologiche.
Le donne prevalgono anche nel creare proprie bacheche di fotografie, in particolare nel social network Pinterest.
Non credo che da questi dati si possa trarre alcuna morale, ma d’ora in poi leggeremo con un approccio diverso le voci di Wikipedia.
Come mai a Jean Paul Sartre è dedicato uno spazio tre volte superiore a quello di Simone de Beauvoir?
In fin dei conti, se guardiamo le due figure con la prospettiva del tempo, quella di Simone appare molto meno usurata, più significativa. E che dire dello spazio esiguo dedicato alla bravissima scrittrice brasiliana Clarice Lispector, mentre il cileno Luis Sepulveda, uno dei campioni del trombonismo letterario contemporaneo, ha uno spazio almeno quadruplo?
Se noi donne non vogliamo metterci in gioco e partecipare più attivamente alla costruzione di Wikipedia, dovremo almeno iniziare a consultarne le voci facendo la tara dell’inevitabile tocco mascolino che ne caratterizza scelte, omissioni, proporzioni.