Guarda Peter, personalmente nel marxismo (preferisco chiamarlo marxianesimo per la sua assonanza non solo letterale con l'altra grande metafisica qual'è il cristianesimo) ci trovo ben poco di razionale a parte l'innegabile fatto di aver descritto parecchio bene la tendenza del capitalismo a creare nuove forme di colonialismo o imperialismo economico nel mondo, profetizzò insomma quello che sta accadendo oggi con la globalizzazione. Anche il materialismo storico è una cosa che salverei: sai no? struttura e sovrastruttura, lotta tra il ricco e il povero ecc. Lo sforzo di Marx nel cercare di costruire un'alternativa valida al sistema capitalistico non fu però, a mio modo di vedere, il massimo della lucidità di pensiero. Ci sono infatti dei clamorosi abbagli nella sua riflessione che, entro una certa ottica, fa acqua da tutte le parti. Tieni conto poi che il fine del marxianesimo, come ho già detto, è metafisico.
Ma entriamo nel merito: una teoria che prospetta la rivoluzione come mezzo necessario per riequilibrare un sistema è moralmente inaccettabile e già sulla carta non lascia intravedere nulla di positivo. A ben vedere questo la dice lunga sulla conformità d'intenti tra il comunismo teorizzato e quello praticato. Inoltre c'è quella cosuccia della "dittatura del proletariato" come momento decisivo atto a condurre e favorire la transizione da una società borghese a quella comunista: non riesco a spiegarmi come, a rivoluzione compiuta, un gruppo ristrettissimo di uomini che si trova improvvisamente a gestire un potere enorme decida, di punto in bianco, di lasciarlo per favorire il benessere di tutti. Proprio non me ne capacito.
Questo mio sgomento potrebbe benissimo imputarsi alla scarsa fiducia che nutro nei confronti della razza umana senonchè la storia, mi pare, abbia ampiamente giustificato la mia profonda diffidenza verso questa ambigua concettualizzazione marxiana.
Poi ci sono frasi assolutamente campate per aria tipo "la collettivizzazione dei mezzi di produzione" oppure "ognuno riceve in funzione dei propri bisogni", cioè non ne capisco proprio il significato intrinseco. Chi è che gestirebbe tale collettivizzazione? Chi decide quali sono i bisogni effettivi di un determinata persona? C'è un ente sovraordinato che decide chi, cosa, come, dove, quando e perchè? Chiaramente no, perchè il passaggio dalla borghesia al comunismo prevede, come dice il manualetto, che dopo un breve periodo di "dittatura del proletariato" questa si sciolga in modo autonomo per dare il potere al popolo. E quindi? Nessuno più governerebbe giusto? Un'autoregolamentazione da parte di tutti, no? Niente più Stato, niente più Governo, niente più Esercito, niente più Polizia. E come farebbero poniamo 1.000.000 di individui a mettersi d'accordo? Già si fa fatica a metterne d'accordo due (Ethans e Peter Bark ad es.), figuriamoci un milione. Roba da psichiatria, eh? E ancora: chi decide cosa è giusto o sbagliato? Cos'è bene e cos'è male? Cos'è legale e cos'è illegale? Il Popolo? Il Papa? Dio? Allah? Maga Magò?
C'è poco da fare, anche un bambino di 3 anni si renderebbe conto che il fine ultimo della paccotaglia ideologica marxiana è l'anarchia. Ed è questo il motivo per cui, anche a livello teorico, il comunismo è un sistema improponibile. E fallito.
Ma diciamo che il marxianesimo, almeno nella pars decostruens, una parvenza di teoria un pochino ce l'aveva, benche ideologizzata all'ennesima potenza. Il nazifascismo invece oltre a provenire dallo stesso ceppo ha buttato alle ortiche anche quel poco di buono che c'era nell'ideologia marxiana prendendo a prestito invece il peggio del peggio del regime sovietico: polizia segreta, uso della violenza nei confronti degli oppositori politici, il partito unico senza opposizione, i campi di concentramento. Tralascio per ovvi motivi di ordine pubblico il Mein Kampf, il libro su cui è inciso l'abbecedario ideologico nazista.
A parte poi che definire “un’ideologia” il nazismo mi sembra un po’ troppo generoso. Lo definirei piuttosto come un coacervo di idee deliranti, malattia psichica, rabbia non correttamente indirizzata, sessualità repressa, megalomania, delirio di onnipotenza, misantropia e vaneggiamenti allucinatori venati di una leggera sfumatura mistica.
Questo, in sintesi, quello che penso delle due grandi malattie psichiatriche dell'ultimo secolo.
Perdonate eventuali inesattezze ma è da un pezzo che non apro i manualetti con le istruzioni per l'uso.