http://www.mnews.it/2010/05/09/internet-fenomeno-delle-webcam-girl-si-evolve-e-coinvolge-non-piu-solo-ragazze/LO PSICOTERAPEUTA, DONNE LO CONSIDERANO UN ULTERIORE DIRITTO ACQUISITO Roma, 9 maggio 2010 – Si diffonde il fenomeno della «cam girl», ragazze che si spogliano davanti alla web cam per soldi, che non è più un fatto circostritto alle ragazzine ma sta diventando un ‘modus vivendì di donne, più adulte, che forse vogliono guadagnare senza troppi sforzi. Secondo un sondaggio lanciato da Pianetadonna.it, «Tante casalinghe e studentesse nude sul web, cosa ne pensi?», è risultato che su un campione di 1.613 intervistate, ben il 50% ha risposto che vorrebbe farlo per guadagnare bene senza stancarsi troppo. E ancora il 22% dichiara che non lo farebbe mai, ma che non condanna chi lo fa, il 26% considera la cosa una forma di prostituzione, mentre il restante 1% dichiara tranquillamente di farlo o di averlo fatto in passato. Sull’onda del fenomeno, sarebbe anche nata una nuova professione: «webcam girl trainer» che punta ad ottimizzare il lavoro delle cam girl. «Preoccupa che da questa inchiesta emerga il desiderio di partecipare da parte di un numero cospicuo di donne a tale pratica – ha detto all’ADNKRONOS Francisco Mele, psicoanalista e specializzato in terapia familiare e autore di numerosi saggi come »Le spie dell’incertezza. Scuola, famiglia e istituzioni« – e il fatto che esse non ne considerino il lato negativo, ma invece sentano questa opportunità come un diritto ulteriormente acquisito. A ciò si aggiunga la crisi economica, in cui la ricerca di trarre guadagno da qualche attività ha fatto ulteriormente crollare barriere di dignità, giustificando la vendita di sè come cosa ludica ed esibibile».
«Il mezzo di comunicazione, più è largo, diffuso e anonimo, come in questo caso la web cam, più elimina il soggetto in quanto persona. Si perde in questo modo -ha continuato Mele- il rapporto diretto dell’Io-Tu che risponde all’ordine etico e consente la conoscenza reale di due individui che dialogano. Viene a cancellarsi la coscienza morale e critica, ed è estraneo il senso di colpa di fronte ad un anonimato che protegge e incoraggia alla trasgressione vista come norma». Secondo Mele «il rapporto con la web cam è un rapporto con un occhio asettico, universale, non accusatore. La persona che si fa riprendere, o che si riprende essa stessa, si dissocia da sè come se lei vedesse tutta la scena dal punto di vista dello spettatore, che gode nel guardare e nel guardarsi. L’illusione di poter controllare e di essere padrone di se stesso con la banale scusa che quello che si fa, lo si fa per guadagno – ha spiegato ancora – in realtà ha a che vedere con lo sviluppo della pulsione escotofilica, cioè della erotizzazione dell’occhio, che tutto osserva segmentando e riducendo a sezioni ciò che dovrebbe essere visto nel contesto dell’intero corpo». Il sondaggio nasce sulla scia di un’inchiesta del 2006 del portale Studenti dal titolo «Il mio corpo mi paga gli studi» denunciava un fenomeno che suscitò scalpore nell’opinione pubblica: da un’indagine risultò che il 21% delle studentesse utilizzava il proprio corpo per mantenersi all’Università e si trattava di circa 75.000 ragazze.
Mele ha sottolineato poi come «la donna si crede in grado di essere lei a gestire in tal modo il potere, mentre in realtà è uno strumento del potere e del consumismo che la gestisce ». «Va anche osservato che il primo comportamento che emerge da chi fino ad un momento prima non aveva possibilità di azione, è quello dell’imitazione. Lo si è visto – ha aggiunto lo psicoterapeuta- con la sigaretta, che per le donne è stata sentita come una conquista di emancipazione; lo si è purtroppo verificato nel terrorismo dove le donne si sono affiancate agli uomini nei più atroci assassinii; anche nella mafia, da pochi anni le donne hanno preso in mano le situazioni più efferate o hanno subìto vendette da parte di essa. Lo si è visto nel bullismo di alcune ragazze nelle scuole, dove hanno agito con violenze tra di loro imitando i maschi». «Sarà da verificare il reale comportamento delle donne, – ha concluso Mele- quando esse non saranno più soggette a considerarsi esse stesse degli oggetti da cui trarre denaro e fama».