<<Il processo storico-sociale della cultura occidentale è stato caratterizzato dall’imposizione di un sistema patriarcale fondato su una netta asimmetria nei rapporti sociali di genere, ponendo l’uomo come soggetto universale che ha il potere e la capacità di costruire il mondo e la realtà a partire da sé, ostacolando la possibilità della donna di trovare diverse modalità per autorappresentarsi. Il femminile ha così dovuto inevitabilmente limitare i suoi spazi di vita in relazione all’affermazione del potere maschile, venendo privato di molte delle sue potenzialità per esprimersi nel campo della sfera pubblica, della produzione della cultura, della politica. Chi nega questo nega la storia e nega la realtà.>>
Io lo nego. Su forumpolitico ho scritto un post riassuntivo mentre si discuteva dei diritti omosessuali che è questo:
<<Secondo me è sbagliata l'espressione. Il matrimonio non serve per, bensì deve (esso nasce ben prima del cattolicesimo e appartiene anche a latitudini dove la nostra Costituzione non ha effetto) in primo luogo sopperire a funzione di riproduzione, accudimento, educazione della prole. In esso esiste anche il reciproco sostegno, parte di quel sentimento di amore sulle cui basi la gente affronta l'immane fatica di una famiglia, e che in parte, non sempre, ripaga. In passato per sopravvivenza le donne dovevano spendere gran parte della loro energia giovanile nella filiazione, ed era assolutamente conseguenziale che agli uomini spettasse il ruolo di sostegno materiale. La società di genere vernacolare si basa sulla riproduzione; dalla necessità riproduttiva consegue la complementarietà di ruolo; dalla complementarietà di ruolo la cultura multicolore dell'eterosesso. Nell'ambito di questo ordine mitologico infine, si giudica il matrimonio tra omosessuali nell'oggi. La famiglia contadina prima e borghese dopo non è l'unico possibile ordine naturale delle cose, il tutto può evolvere e certamente può cambiare, anche perché altre società in altri tempi e altri luoghi hanno conosciuto forme alternative e di uguale successo demografico (tra parentesi l'occidente meridionale vive oggi in una condizione che a me piace indicare come depressione riproduttiva). Il problema qui non è tanto nel diritto particolare bensì nel diritto generale. L'ingegneria sociale tecnocratica che caratterizza la nostra trasformazione epocale e l'uscita dalla famiglia borghese, perde la propria ragione quando abbandona l'idea egualitarista e abbraccia quella dell'interesse di gruppo. Solo alla luce di questo tradimento, che tuttavia avviene qui e oggi, mi permetto di giudicare male le battaglie dei gay, che altrimenti idealmente condivido.>>
Chiedo a Nadia Somma e Mario De Maglie di dirmi dove e perché sto negando la realtà. Chiedo a questi democratici se una interpretazione di questo tipo meriti idealmente di essere considerata alla stregua di un revisionismo, e nel caso come si coniuga tutto ciò con la libertà di espressione. Del resto questo forum immagino faccia parte della "ventata di misoginia" che loro denunciano.
Risponderanno? Ma certo che no. Sono troppo impegnati a scrivere sui giornali.