Uniti si vince? Forse. Disuniti si perde? Probabile.
4 Marzo 2020
di Rino Della Vecchia
– 1. Divisioni. Quando c’è un nemico comune la cosa peggiore che si possa fare è dividersi. Il movimento maschile soffre strutturalmente di una divisione ideal-politica che prevale quasi sempre. Si manifesta, tra l’altro, con l’attacco agli uomini della parte avversa, a mezzo di irrisioni, colpevolizzazioni, caricature e condanne. A quella divisione – già grave – se ne aggiungono altre, quelle dettate da una mentalità (di timbro machista, ebbene sì) che assegna ai malcapitati la colpa dei guai che subiscono, causati invece dal sistema. Padri separati finiti al macero? Colpa loro. Uomini denunciati falsamente? Dovevano stare più attenti. Maschi condannati alla gheenna? Che cambino avvocato. Incel? Sfigati. Mgtow? Velleitari. La logica è questa: se la sono cercata, dovevano pensarci prima, sono problemi da risolvere individualmente, bisognava farsi furbi… A queste fratture se ne aggiungono altre, religiose, etniche o di classe. Ad esempio si ricordano spesso i morti sul lavoro, ma non ci si accorge che i denunciati e i condannati per incidenti produttivi e non, e persino naturali, sono solo maschi. Thyssen, ponte Morandi, Rigopiano, deragliamento di Lodi, esplosione di Viareggio, esondazione di Refrontolo e via elencando. Anzi qui si plaude a incriminazioni e condanne, secondo il principio: “chi è responsabile paghi!”. Sì, ma a pagare sono i maschi e solo loro. Si aggiungono poi gli attriti tra partizioni diverse della galassia maschile, anche qui a suon di stilettate: MRA, Incel, Mgtow, tradizionalisti e modernisti, globalisti e sovranisti a ricevere e lanciare anatemi, responsabilità e colpe. Bello…
2. Imparare dal femminismo. Le femministe non distinguono tra le donne di destra e quelle di sinistra, povere e ricche, atee e credenti, belle e brutte, grasse e magre, giovani e vecchie, single (per qualsiasi motivo) o sposate, con o senza figli, vergini o squillo, vaginali o clitoridee, ardenti o frigide, suore o libertine, cristiane o indù, bianche o nere, cosmopolite o sovraniste e via discorrendo. Persino gli uomini riescono a superare le divisioni quando devono combattere contro un nemico riconosciuto comune, ma non contro il femminismo. Nel Comitato Nazionale di Liberazione c’erano credenti e atei, clericali e anticlericali, liberali e comunisti. Nella lotta contro il vaiolo ci fu un’unione planetaria. Nell’Organizzazione Mondiale della Sanità ci sono tutti, a prescindere dal sistema politico e dall’ideologia che lo ispira. Idem per l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Su quest’altro fronte invece prevale la divisione, secondo tutte le partizioni pensabili. Consolante… e soprattutto utile.
Le donne sono sempre esistite, per fortuna. Il virus femminista no.
3. Incel & C. Tutti gli uomini hanno il diritto di sposarsi e di non farlo, di aver figli o di non averli, di corteggiare o di evitarlo senza subire rampogne o sermoni dagli altri. Abbiamo il diritto di averlo piccolo e mal funzionante come smisurato e gagliardo. Il diritto all’eiaculazione precoce e a quella ritardata. Il diritto di essere gay o etero, bisex e asex. Incel, MGTOW, single per voto, per scelta, per necessità o senza alcun motivo. Operaio o dirigente, letterato o analfabeta, Vip o barbone, tombeur de femmes o a dieta senza che altri ne trovi da ridire e meno ancora da ridere. Non c’è niente da ridere riguardo agli uomini in questo Occidente femminista.
4. Coesistenza pacifica inter nos. La fine delle divisioni e la collaborazione razionale sarebbero sufficienti a garantirci la rinascita? Forse no. Ma potrebbero anche, chissà, costituire il fattore decisivo, la quidditas capace di farci avviare la controffensiva, quel che manca alla frantumazione del blocco avverso. Non lo sappiamo e proprio per questo le divisioni vanno rifiutate e respinte. Scavalcate. Potrebbero essere una cosuccia: quel piccolo, insignificante tasso di umidità che rende inservibile la nostra ben fornita santabarbara. Stiamo in campana perché i nostri discendenti potrebbero maledirci: “contro il vaiolo erano uniti, contro questa pandemia divisi”. Sì, stiamo in campana, perché le donne sono sempre esistite, per fortuna. Il virus femminista no.