Il problema non è considerarla un dogma, il problema sono le reazioni che arrivano dai detrattori della PAS nel momento in cui si prova a dibattere. Se ci sente dire che si fa il gioco dei pedofili, che si è amici dei pedofili (cosa centri la PAS con la pedofilia non è dato saperlo), che si è maschilisti (cosa centri la PAS con il maschilismo non è dato saperlo) e si vuole opprimere le donne, che si violenti, e così via senza entrare nel merito dei contenuti del concetto su cui si vuole dibattere, è chiaro che ad un certo punto la rabbia può scattare e il confronto si trasforma in lotta. Va detto però che queste posizioni vengono adottate dai non addetti ai lavori, raramente si adoperano queste posizioni in ambito accademico (a meno che non si ha a che fare con chi interpreta la realtà secondo le teorie di genere). [...]
La comunicazione spesso si muove per slogan. Si semplifica. Si gioca per contrapposizione, dimensioni binarie. I non addetti ai lavori hanno abbracciato quelle tesi come fossero un dogma. Le posso dire, e la prego di credermi, che io ho incontrato le stesse difficoltà quando ho tentato di parlarne come abbiamo fatto qui nell'altro thread. Mi è stato detto che sarei una nazifemminista, una pedocalunniatrice, una che odia gli uomini, una che odia i padri, una che vuole condannare i padri a fare la fila per la mensa dei poveri, una che vuole derubare i padri di figli, soldi e casa, e non le elenco per pudore la mole interminabile di insulti e diffamazioni e calunnie ai miei danni in virtù del fatto che opponevo ragionamenti, sostanzialmente gli stessi che ho usato come riflessione condivisa qui, per sollevare dubbi su quelle teorie. Perché il mio approccio è quello. Non assumo nulla per fede. Ho bisogno di capire e di sapere che ho anche il diritto di critica. Così credo sia giusto per tutti. Se mi neghi quel diritto mi sento privata di una libertà.
Ho analizzato quella comunicazione e ne ho tratto che era stata importata dagli Stati Uniti e dunque lì e in altre nazioni ho cercato e ho conosciuto strumenti di lettura, interpretazioni, pareri, metodi di opposizione. Non era semplice e non lo è tutt'oggi per certi versi agli occhi di chi non ha studiato e capito, distinguere tra la campagna di denigrazione contro le donne e le femministe e il resto perché tutto viaggiava insieme per bocca o per materia scritta di chi si autoassegna la comunicazione di queste materie senza saperlo fare e producendo solo gran danni. Danni alla vostra causa intendo.
Perché l'antifemminismo veniva (e ancora viene da qualcuno) declinato in modo sessista e misogino e non a partire da una interpretazione della realtà, legittima, da uno studio, da valutazioni puntuali anche molto interessanti dei contesti culturali e sociali. Voglio dire che a fronte di chi studia, elabora e declina culture, altre, altre rispetto alla mia, alla sua, a quella di chiunque, c'è chi assume il ritornello e lo impone in ogni discussione, in ogni mail minacciosa, in ogni messaggio privato condito di intimidazioni, in ogni comunicazione colma di astio e frustrazione e priva di qualunque complessità. La Pas, l'antifemminismo o cose così sono diventate pretesto. Adottati in senso dogmatico da firme prive di qualunque spessore. Come se lei consegnasse brani di teoria filosofica ad uno dei talk show nazional popolari e televisivi del pomeriggio. Pensieri preziosi per il confronto tra culture e tra diversi/e che diventano spazzatura.
Sull'accostare pedofilia al resto: Il medioevo, la caccia alle streghe, è una cosa brutta in generale. Laddove si vedono streghe ovunque o dove si vede un pedofilo in ogni angolo. Si tratta sempre e comunque di dominio degli esseri umani attraverso lo strumento della paura. E chi brandisce lo strumento della paura per tenere sotto controllo tutti ha il terrore di una cosa in particolare: la conoscenza e l'esercizio dialettico, anche di opposizione, senza demonizzazioni personali.
Non riesco però a capire come mai considera la PAS una teoria che porta con se un grave pregiudizio di genere. Sarebbe interessante saperlo perché mi sembra il contenuto di questa discussione può approfondirsi anche sulla base di queste considerazioni. Spero di non aver fatto una domanda troppo personale
Due cose innanzitutto, nel tempo che posso dedicare a questa risposta che richiederebbe molte più righe.
Si chiama(va) sindrome della "madre malevola" e si accompagna ad una notizia che parla di percentuali altissime di "false accuse".
Stabilisce che la madre sia la principale responsabile di questa sindrome. E non l'ho letta come una interpretazione che attiene alla culture, ove si può dire che dato che sono le madri quelle che hanno oggi maggiore accesso all'affido dei figli dunque può essere plausibile che un tale comportamento sia assunto da esse piuttosto che dai padri che sono più lontani. No. Si chiamava "sindrome della madre malevola" e non del "genitore malevolo". Un po' com'era quando si parlava di isteria declinata al femminile.
La questione delle "false accuse" è parte fondante di questa teoria. Così viene descritta nei testi che ne parlano. Se Gardner e a seguire altri non avessero pensato che le donne, perché sempre di donne si parla, mentano sempre per accusare l'ex marito, il padre, pur di allontanarlo dai figli, se cioè non si fosse immaginata la "falsa accusa" come fosse un altro dei sintomi di cui tenere conto per determinare l'esistenza di questo presunto disturbo, parte di quella teoria potrebbe essere a mio avviso sostenuta con molta difficoltà.
Perché, tornando alla questione dell'inversione dell'onere della prova, se il principio di innocenza riguarda i padri per le madri (malevole) si determina un principio di colpevolezza sempre e comunque, in percentuali altissime e senza alcun dubbio.
Ho letto di recente alcuni interventi che in questo senso ben si inseriscono nel dibattito pubblico, quello tra addetti ai lavori e tra persone civilissime, che proprio dal fronte del SiPas tengono tuttavia conto oggi del fatto che le donne che denunciano di essere vittime di violenza meritano ascolto, così i bimbi, e in definitiva si confida nelle leggi e nelle verifiche perché, come diceva Cosmos nell'altro thread, nessuno è colpevole solo sulla base di una denuncia, e - aggiungo io - non lo è neppure la donna che viene più spesso considerata una calunniatrice.
Questo molto in breve, per l'impatto culturale che questo approccio ha nella legittimazione di quelle mentalità misogine e sessiste, talvolta anche con tendenze moleste, che usano a pretesto queste teorie per stabilire che ciò che viene detto in sede accademica, definendo circostanze in cui ovviamente si considera che si tiene assolutamente conto degli abusi subiti da donne e bambini pur - a fatica, certo - provando a comunicare che quello non può e non deve essere il punto di partenza per ragionare di un problema ampio e complesso, rappresenti una difesa alle proprie circostanze private non sempre esattamente lineari e che non rientrano nella casistica di cui parla Gardner.
Se l'obiettivo di chi ha formulato queste teorie o di chi le supporta sono i bambini, la loro salute psicofisica, non si può tuttavia negare che il pregiudizio di genere esista esattamente come esisteva in chi includeva nel Dsm alla voce "malattie" l'omosessualità. Mi fermo qui e gradirei molto che lei mettesse in discussione queste mie perplessità o affermazioni. La ringrazio molto.