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PAS

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COSMOS1:
la discussione mi pare che proceda a fatica, a mio parere perchè confondiamo piani e codici

codici: cerchiamo di discutere, l'abbiamo sempre detto che in questo forum l'unico imperativo è discutere di concetti e non di persone. Chiunque ci sia dietro il nick Fikasicula non ci deve importare, invece c' un continuo rumore di sottofondo che disturba il ragionamento, come se una cosa detta da FS fosse diversa della stessa identica cosa detta da Milo o Red  :wub:

piani: alcuni qui hanno competenze più spinte, altri meno, ma la discussione non è sul piano strettamente tecnico. Non so se coloro che hanno le competenze più alte siano in grado di dire una opinione che abbia un qualche peso nel determinare o meno l'inclusione della PAS nel nuovo DSM, ma anche se le avessero, la maggioranza degli utenti non le hanno, per cui la discussione non può essere a quel livello.
Il piano su cui possiamo (possiamo, è esclusa una libertà di scelta, perchè su altri piani non possiamo) discutere è sul significato che il concetto di PAS può avere per l'uomo della strada e il giudice (anello di congiunzione tra il cittadino e la scimmia).

Ora, qualche punto l'ho già elencato in precedenza. Rispetto alle ulteriori riflessioni emerse mi viene da dire:

restringiamo la discussione al caso emblematico del figlio che non vuole vedere uno dei due genitori. L'opinione del bambino va tenuta in considerazione? così come viene espressa? o va interpretata? contestualizzata?

Se il bambino chiedesse una moto 250cc, gliela dovremmo comprare? anche andando contro la legge? si dovrebbe fare una legge che consente ai bambini che lo chiedano di guidare moto di grossa cilindrata?

È evidente che le affermazioni di un bambino vanno contestualizzate e che le civiltà umane attribuiscono alle opinioni dei bambini un peso relativo all'età.

Ora, poichè non ci sogniamo di comprargli la moto, dobbiamo chiederci perchè dovremmo consentirgli di non vedere uno dei due genitori. Guidare una moto di 250-500 cc  è meno pericoloso per un bambino di 10 anni rispetto a non vedere il proprio padre. La formazione psicologica di quel bambino è gravemente compromessa (spero che su questo non ci sia discussione, perchè altrimenti butto nel cestino Freud e il super-io!).
Per accettare un danno così grave dobbiamo essere nella situazione di constatare che è un male minore. Quindi che c'è un male maggiore.
Ma questo male maggiore va dimostrato, provato e comprovato. Non stiamo negando ad un bambino una caramella o un cartoon, gli stiamo negando il riferimento maschile, la formazione integrale della sua personalità rispetto al rapporto con l'autorità, lo spirito di sacrificio, l'onore. Non possiamo danneggiare così gravemente una persona umana per un sentito dire, per un sospetto o una ipotesi.
Certo i sospetti e le ipotesi non vanno trascurati, eventualmente si attiverà un programma di sorveglianza discreta, si monitorerà lo sviluppo (facendo anche qui attenzione a certe derive giudiziarie, per le quali il disegno di una casa rotta è la prova di una violenza sessuale). Ma in assenza di prove in senso contrario lo sviluppo del bambino ha la precedenza.
Come non si cerca il consenso del bambino per negargli la moto, non si può cercare il suo consenso per affidarlo ad entrambi i genitori. Mi rendo conto che soprattutto in fase di separazione le donne tendano a sminuire l'importanza della figura paterna (soprattutto ma non solo). La cosa grave è che lo facciano anche le leggi e i giudici.

Con tutto ciò, cosa c'entra la PAS? è una etichetta che serve per identificare un insieme di dati di fatto, di evidenze, di situazioni, certe anche se non necessariamente univoche scientificamente.
Il mio maestro dal punto di vista scientifico è stato il prof.Mario Austoni. Al suo tempo c'era una patologia che si riteneva fosse una manifestazione isterica: l'ipocapnia connessa all'iperventilazione, colpiva soprattutto le donne. Lui dimostrò che non era una malattia psichica ma una alterazione della CO2 nel sangue. Forse tra qualche anno qualcuno dimostrerà nel cervello dei bambini soggetti alla PAS una alterazione ormonale o neuronale o ... Non importa, non possiamo aspettare che la cosa sia dimostrata e definita. Abbiamo bisogno adesso di una etichetta che descriva una situazione di conflitto nella quale si verificano di frequente situazioni di un certo tipo. In definitiva se ogni volta che un medico di base scrive su di un certificato di malattia "sindrome ansioso-depressiva" dovesse sapere cosa scrive e dovessimo avere a che fare con una malattia ben classificata, i medici di base sarebbero tutti in galera. Ma l'etichetta serve, anche se è imprecisa.
Poichè è ridicolo sostenere che i bambini non subiscano pressioni psicologiche nel corso di un conflitto di coppia, è altrettanto ridicolo e controproducente prendere le affermazioni di un bambino come una scelta ponderata, matura e ragionata. Diamo un qualunque nome a questa sofferenza psicologica e partiamo dall'assunto assoluto che è nell'interesse dei bambini mantenere un rapporto equilibrato con entrambi i genitori, anche contro la volontà di tutti (bambini, giudici, assistenti sociali e genitori compresi!).
Questo dovrebbe essere il compito della legge.

Cassiodoro:

--- Citazione da: COSMOS1 - Agosto 18, 2012, 09:11:29 am ---la discussione mi pare che proceda a fatica, a mio parere perchè confondiamo piani e codici
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invece c' un continuo rumore di sottofondo che disturba il ragionamento,.........
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Il piano su cui possiamo (possiamo, è esclusa una libertà di scelta, perchè su altri piani non possiamo) discutere è sul significato che il concetto di PAS può avere per l'uomo della strada e il giudice (anello di congiunzione tra il cittadino e la scimmia).
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Diamo un qualunque nome a questa sofferenza psicologica e partiamo dall'assunto assoluto che è nell'interesse dei bambini mantenere un rapporto equilibrato con entrambi i genitori, anche contro la volontà di tutti (bambini, giudici, assistenti sociali e genitori compresi!).
Questo dovrebbe essere il compito della legge.

--- Termina citazione ---

Per un dialogo/confronto tra chi è pro o contro la PAS, c'è un tread già aperto tempo fa.
http://www.questionemaschile.org/forum/index.php?topic=1427.0

Sono completamente d'accordo con quanto hai scritto.
Chi vuole fare "informazione" più che sulla PAS dovrebbe scrivere dei bambini che rinunciano ad un genitore sotto le pressioni psicologiche e l'educazione dell'altro (non per le violenze effettivamente subite), fare una analisi ed una ricerca sul campo, tra i figli di separati, e solo dopo avventurarsi tra gli schieramenti di chi è pro o contro la PAS.
Non male sarebbe una visita a qualche associazione di padri separati, per accorgersi che la lamentela maggiore, per questi padri, oltre alle discriminazioni nei tribunali, è il non poter frequentare, educare e prendersi cura dei propri figli.

ilmarmocchio:
in mezzo a tanta torrenziale scrittura, c'è qualcosa  che non capisco :
è così difficile ammettere che un bambino può soffrire dell'essere privato di un genitore, indipendentemente dal fatto che il genitore sia la madre o il padre ? Anche se non fosse codificata una nuova sindrome ?
oppure, in realtà, tutto nasce dal fatto che il genitore di cui si priva il contatto è quello generalmente non assegnatario  ovverosia il padre ?

FikaSicula:
Mi scuserete se rispondo rapidamente senza quotarvi perché ho qualche problema familiare che richiede la mia presenza. Stasera, spero presto, avrò la possibilità di rispondere con calma a tutti.

Volevo però rassicurare Il Marmocchio del fatto che non ho alcun problema circa quello di cui parla lui. E a Cassiodoro: sono assolutamente certa che la "notizia" sia quella mancanza, l'assenza, il dolore che provoca una situazione del genere. Inoltre io sarei molto felice di poter vedere personalmente il lavoro che si svolge in una associazione di padri separati. Doctor Doctor mi ha dato altri elementi a completamento che mi sono molto utili e ne ragionerò stasera. Cosmos: in ogni fase dell'evoluzione umana, per ciò che concerne la ricerca scientifica si è andato tentoni. Certo. Il punto è che - al di là di quello che mi dice doctordoctor che mi pare renda più complessa la lettura - servirebbe chiarire molto sulla Pas, e non perché bisogna necessariamente entrare nella diatriba tra pro/contro Pas ma perché bisogna fare chiarezza per poter dedicarsi ad altro o per lasciare che di Pas si occupino quelli che ne hanno le competenze. Senza la chiarezza su alcune "informazioni viziate" la "notizia" come dicevo, non sono i bambini, le storie, ma sono queste informazioni parziali, fornite da parti altrettanto parziali o ritenute tali.

Allora facciamo finta che io sia una che di questo argomento non sa assolutamente nulla. Leggo in giro che la Pas si compone di una sintomatologia scarsa, casistica indimostrabile, generalizzazione di comportamenti che di sicuro ledono il benessere psicofisico dei singoli ma di per se' non realizzano una casistica che determina il riconoscimento di una malattia. Un comportamento sbagliato dopotutto è solo un comportamento sbagliato. Se è dannoso diventa una forma di maltrattamento ma non una malattia.

Uno degli argomenti a detrazione è:

Gardner dice che un sintomo grave sia il rifiuto del genitore. Si stabilirà sempre che quel rifiuto dipenda unicamente dall'influenza nefasta esercitata dall'altro genitore?
Quali sono gli strumenti scientifici che si possono usare per capire l'origine di quel rifiuto?
Con quali strumenti si distingue un rifiuto per alienazione da un rifiuto perché vittima di violenze?

Qui, a mio parere, è inutile avanzare il fatto che vi sia o meno una percentuale più o meno alta di false accuse. E' un nodo che bisogna sciogliere.

Chi legge vuole sapere se c'è un modo per distinguere un rifiuto motivato da violenze oppure no.
Se scientificamente abbiamo un modo per rassicurare circa il fatto che un bambino godrà di tutto l'ascolto possibile e che dunque non sarà vittima di un errore di perizia, a discrezione di chi la redigerà, che dunque non c'è margine affinché un bambino possa rimanere inascoltato quando esprime un bisogno, il resto diventa molto più semplice da trattare.

Questo lo scoglio, l'argomento che serve chiarire prima di qualunque altra cosa.

Scusate. Scappo. Grazie.

vnd:
Un utente che fa il finto tonto scrive:

--- Citazione ---Gardner dice che un sintomo grave sia il rifiuto del genitore. Si stabilirà sempre che quel rifiuto dipenda unicamente dall'influenza nefasta esercitata dall'altro genitore?
--- Termina citazione ---

Immagino che si stia parlando del rifiuto del bambino a vedere il genitore non affidatario (o a presenza non prevalente).
Da cos'altro dovrebbe dipendere il rifiuto se non dall'influenza negativa esercitata dal genitore affidatario nei confronti del bambino ai danni di quello assente?
La madre, la nonna materna... "quel fallito di tuo padre"... "niente gelato oggi, quello stronzo di tuo padre non dà soldi".... "Tuo padre quando ne hai bisogno non c'è mai...."... "Eh... già... tuo padre non ha tempo per stare con te... deve andare con le sue puttane"...

Ma è stato già detto che questo non è l'unico fattore da tenere in considerazione.
C'è la difficoltà all'interazione con i coetanei, disturbi comportamentali, eccessi in capricci, insofferenza... pianti... inappetenza, astenia... aggressività...

C'entra poco ma.... un po' sì...
Ragazzi,  ve lo ricordate che in Italia la madre può aggiungere il cognome del suo nuovo compagno, ai figli di letto precedente, anche senza il consenso del padre estromesso?
E' un atto violento oppure no?

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