Dialoghi > Verso una Nuova Alleanza
PAS
Cassiodoro:
--- Citazione da: FikaSicula - Agosto 18, 2012, 15:21:50 pm ---.........
Chi legge vuole sapere se c'è un modo per distinguere un rifiuto motivato da violenze oppure no.
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--- Termina citazione ---
No, questo è una ipotesi provocatoria di voi che volete fare (falsa) informazione.
Chi si interessa di PAS ha letto i metodi per effetuare la diagnosi di PAS, solo i detrattori non ne divulgano il metodo di accertamento.
Continuate ad insinuare che dietro il lavoro di Gardner e gli altri non ci sia un metodo, ma sia stato tutto provocato "a tavolino" per danneggiare la madri e proteggere i padri violenti, cosa che, come già vi ho dimostrato, non è nelle intenzioni di chi vuole introdurre la PAS, o nell'elenco delle malattie o nei tribunali.
Cassiodoro:
Da “Introduzione e commenti sulla Pas” 1998 pag. 7 di GARDNER
“qual è la proporzione delle madri rispetto ai padri che sono validi programmatori della PAS? Le risposte – dei cinquanta professionisti interpellati di salute mentale e legali - oscillavano da un 60% ad un 90% dei casi in cui le madri erano alienatori primari. Solo una persona sosteneva un rapporto di 50-50 e nessuno sosteneva che si trattava del 100% delle madri”
Cassiodoro:
IL PADRE MALEVOLO
ESISTE?
Le relazioni nel conflitto familiare
Una storia …. un caso… una sindrome di padre malevolo?
“Quando sua madre avvia le pratiche per la separazione Francesca ha quindi anni, Paolo, suo fratellino, ne ha quattro. Tutto e’ esploso con un messaggio che Francesca trova sul cellulare della mamma proveniente da un amico ch’ella pensa essere un “amante”, poiché da tempo avverte che il rapporto tra mamma e papa non funziona. Nascono liti tra i coniugi, i figli assistono alle scenate, il marito non perde occasione per denigrare la moglie, incolpandola agli occhi dei figli anche di eventi accidentali, la quale dapprima reagisce alle provocazioni riversandogli addosso tutti i risentimenti di una vita di sottomissione e solitudine fino ad allora tenuti dentro, poi, realizzando che la figlia nel conflitto e’ schierata contro di lei in difesa del padre tradito e offeso, non reagisce più alle provocazioni, adotta la tattica del silenzio, con contemporanei messaggi metaverbali di disprezzo e disapprovazione. Inizia a questo punto la lotta per la conquista del piccolo Paolo, contesto e preteso dal padre ad ogni costo “con le unghie e con i dent”i. Rapito dal letto durante la notte e trattenuto a se stretto prima che la mamma si fosse alzata per poterlo accudire e portare di persona all’asilo, ripreso all’uscita cercando di arrivare prima della mamma per evitare scenate di pianto alla sua vista e poi tenuto ancora dal padre rigorosamente in braccio a casa per tutta la sera perfino durante la cena per poterlo coricare al posto della mamma. In attesa dei provvedimenti provvisori rinviati all’esito della ctu disposta stante la volontà espressa da
Francesca di rimanere con il padre e le richieste di questo di avere l’affidamento esclusivo di entrambi i figli nonostante l’entrata in vigore della normativa sull’affidamento condiviso, la situazione in famiglia diventa sempre più insostenibile. La madre denigrata ed insultata anche dalla figlia, dalla quale e’ perfino in due occasioni spintonata e fatta cadere, alterna la permanenza presso l’abitazione coniugale con quella presso la casa dei propri genitori. Nel frattempo vengono emanati i provvedimenti provvisori sulla base dei suggerimenti offerti dal perito d’ufficio che comportano l’affidamento condiviso dei figli, la permanenza degli stessi presso la casa coniugale assegnata al padre, e le visite alla madre per tre week-end al mese oltre un giorno infrasettimanale. Da qui inizia un travaglio di disperazione: la madre in situazione di netta inferiorità economica deve
prendersi in affitto una casa e rifarsi tutto il corredo, e’ costretta ad esperire azioni legali per ottenere il pagamento dell’assegno di mantenimento, non vede piu’ la figlia che rifiuta da subito qualsiasi rapporto con la madre e con i nonni materni, e gradualmente anche Paolo comincia a mostrare verso la madre segnali di rifiuto con espressioni quali "con te non ci sto, tu sei malata”. Nonostante siano stati disposti supporti psicologici per tutto il nucleo familiare, nessuno fa niente. Anche Francesca
segue solo qualche sporadica sessione da una psicologa senza alcun seguito non appena raggiunta la maggiore età. La conflittualità emerge alta dalle ripetute istanze depositate da ambo le parti per la modifica dei provvedimenti provvisori, il padre non fa nulla per riavvicinare la figlia alla madre, e rifiuta qualsiasi tentativo anche nelle occasione quali le feste di compleanno o natalizie, stacca la linea telefonica della figlia ed ogni volta che la madre chiama sul fisso di casa egli le dice che lei non le vuole parlare. I regali inviati dalla madre vengono buttati. Ogni decisione riguardo ai figli viene presa all’insaputa della madre alla quale non vengono date le informazioni scolastiche, ne’ i riscontri di profitto ottenuti solo tramite l’intervento dei legali. Agli assistenti sociali incaricati di monitorare la situazione la figlia dichiara che la madre l’ha sempre maltrattata fisicamente e moralmente. Nulla di tutto cioè emerge però dai testi somministrati alla minore in sede di perizia.”
I due partners sono concentrati sulla loro relazione, ricorrono ad attacchi personali, a coercizioni reciproche, a sospetti ed invidie, incrementando il conflitto.
Il padre dichiara ai servizi che fino a poco tempo prima aveva delegato la gestione dei figli alla moglie, senza limitarne l’intervento, non riconoscendo difficoltà e i problemi personali della moglie che invece riconosce oggi. Dalle dichiarazioni della moglie il padre ha manipolato Francesca da molto tempo prima che si avviasse il procedimento di separazione, attirandola a
sé, creando un’unione di solidarietà contro la madre, proferendo frasi denigratorie della figura materna ridicolizzata con epiteti offensivi a cui seguivano sarcastiche risate davanti ai figli, addirittura modificando lo stato delle cose per far apparire la madre pazza o visionaria, mentre lui il miglior genitore.
Siamo in presenza di un caso di padre malevolo?
http://www.psicologiagiuridica.com/pub/docs/anno%20XI,%20n_1,%202010/TESINA%20PADRE%20MALEVOLO%2017%5B1%5D_02_08%20daniela%20pallotta.pdf
COSMOS1:
--- Citazione ---
Leggo in giro che la Pas si compone di una sintomatologia scarsa, casistica indimostrabile, generalizzazione di comportamenti che di sicuro ledono il benessere psicofisico dei singoli ma di per se' non realizzano una casistica che determina il riconoscimento di una malattia. Un comportamento sbagliato dopotutto è solo un comportamento sbagliato. Se è dannoso diventa una forma di maltrattamento ma non una malattia.
Uno degli argomenti a detrazione è:
Gardner dice che un sintomo grave sia il rifiuto del genitore. Si stabilirà sempre che quel rifiuto dipenda unicamente dall'influenza nefasta esercitata dall'altro genitore?
Quali sono gli strumenti scientifici che si possono usare per capire l'origine di quel rifiuto?
Con quali strumenti si distingue un rifiuto per alienazione da un rifiuto perché vittima di violenze?
--- Termina citazione ---
"Ci hanno rubato l'oro dell'evidenza e lo hanno perduto" Lanza del Vasto, Principi e Precetti
perchè giocare a fare ammunìa? quando le cose sono chiare perchè complicarle? ci sono interessi ad intorbidare le acque?
1 se i sintomi della PAS fossero scarsi (dal punto di vista dell'uomo qualunque, non dello psichiatra) di che discutiamo? chissenefrega? è proprio perchè i sintomi sono gravi e compromettono pesantemente la vita e il benessere di più persone che ne discutiamo. Certo che se di fronte ad un bambino che si comporta in modo "strano" si chiudono gli occhi, nessun sintomo vale più. Dopo però qualcuno me lo deve spiegare perchè i figli di divorziati hanno una probabilità doppia o tripla di non finire la scuola, di finire in carcere, di usare sostanze stupefacenti. Ora, visto che l'esito della discussione sulla PAS tra noi e in Italia in genere non servirà a modificare la prossima edizione del DSM, il problema è che questa sofferenza merita un nome, non si può dire che non ha un nome per dire che non esiste.
2 un bambino rifiuta un genitore. Che valore dobbiamo dare a questo fatto? se il rifiuto è motivato dobbiamo rintracciare nel genitore rifiutato comportamenti adeguati a giustificarlo. Il puro e semplice rifiuto non significa nulla circa il comportamento del genitore. Anche senza andare a colpevolizzare l'altro genitore, insisto. È normale che qualunque essere umano ritenga di avere ragione, perciò volente o nolente trasfonderà questa convinzione in coloro che ha vicino, quindi la madre convincerà i figli che ha fatto bene a lasciare il marito, e viceversa. A seconda della capacità persuasiva di ciascuno, i figli potranno rifiutare il rapporto con l'uno o con l'altro. Ora: IN TUTTE LE CIVILTÀ NOTE LA CREDIBILITÀ DEGLI ESSERI UMANI È IN RELAZIONE CON L'ETÀ! Se un bambino rifiuta il rapporto con un genitore, questo rifiuto va trattato come vi pare ma non può essere considerato una scelta adulta e consapevole, non più di qualunque altra scelta.
Se si ritiene che il rifiuto del bambino sia motivato da un comportamento patologico/violento del padre, questo comportamento va PROVATO! Nel nostro universo culturale chiunque è innocente fino a prova contraria. Il rifiuto del bambino non è una prova. Se proprio si vuole è un sintomo da studiare, è un indizio da interpretare.
Non si può ribaltare l'onere della prova: poichè tuo figlio non ti vuole vedere tu devi dimostrare che non sei violento! :mad:
Oltretutto in pedagogia chiunque sa che il credito incondizionato alle affermazioni dei bambini è il modo migliore per far crescere dei piccoli despoti, squilibrati e insicuri. I bambini hanno bisogno di figure di riferimento, se queste figure di riferimento sono alla loro mercè (perchè con un semplice sguardo o balbettio possono sottrarsi al controllo dei genitori) il rapporto educativo salta.
È una questione di una semplicità lapalissiana, il termine PAS ci serve solo come etichetta, ma qualunque persona di buon senso sa che i capricci dei bambini non vanno assecondati. I contadini di un tempo non si sarebbero mai lasciati menare per il naso in questo modo.
Il termine PAS è uno strumento utile per identificare una situazione e per indicare una modalità di intervento adeguata. Poichè non c'è un disturbo metabolico, infettivo, etc., non ci saranno farmaci di quel tipo. È un disturbo affettivo/comportamentale/emotivo. Va affrontato tenendo conto che la causa è nell'interazione tra la psiche del bambino (diversa da quella di un adulto) e un ambiente. Poichè l'ambiente è alterato e compromette la normale crescita del bambino e poichè la correzione dell'alterazione (la conciliazione dei genitori che sarebbe la cosa migliore dal punto di vista della crescita del bambino) non è possibile (per definizione, sennò che discutiamo a fare? fa parte dei dati di partenza) si devono introdurre ulteriori elementi che in un ambiente normale non servirebbero.
Considerare il rifiuto del bambino un fattore patologico è il modo migliore per inquadrarlo e intervenire, anche se la realtà è che è una risposta normale ad un ambiente patologico. Perciò la quadratura del cerchio è la seguente: si deve studiare una modalità di intervenire su una risposta normale ad un ambiente patologico, cambiando la risposta e non l'ambiente per ottenere una risposta analoga quella che si darebbe in un ambiente normale!
L'elemento da introdurre è che i genitori restano i genitori anche se sono separati e il bimbo non può sottrarsi alla loro potestà di propria iniziativa. Qualunque opinione contraria va contrastata per legge, che sia della madre, del padre, dei giudici, degli assistenti sociali, etc.
Questa è la norma.
L'eccezione (genitore violento) va provata caso per caso.
La norma è che chiunque di noi può andare a prendere il caffè al bar quando vuole. Se qualcuno di noi è gravemente malato a rischio infettivo e va isolato, deve essere provato. Non è sufficiente che lo affermi un bambino.
Se non ci sono strumenti per provare che quel genitore è violento, ci si deve comportare come se non lo fosse. Non si può invertire l'onere della prova! Chi fa una affermazione la deve provare. Non si può chiedere ai sostenitori della PAS (i quali sono convinti che l'accusa di violenza sia strumentale nel 99% dei casi) di provare la violenza! Saranno gli avversari della PAS a dover mettere a disposizione strumenti scientifici, metodiche di indagine e quant'altro adeguatamente supportate da evidenze scientifiche per dimostrare ciò che affermano (che il rifiuto del bimbo è motivato dalla violenza del genitore rifiutato).
Noi sosteniamo che non si può dimostrare scientificamente l'esistenza dei fantasmi. Non puoi chiederci di fornirti la prova dell'esistenza dei fantasmi per poterli distinguere dalle persone normali. Noi riteniamo che quanlunque persona che incontriamo per strada sia una persona in carne ed ossa e che l'onere della prova contraria non spetti a noi.*
In ogni caso, dal punto di vista statistico e probabilistico è chiaro che nella maggioranza dei casi si tratta di una sofferenza psicologica e non di violenza subita, per cui, anche dal punto di vista della serva, si deve provare l'eccezione e non la norma.
* PS rileggendo qs intervento mi rendo conto che davvero abbiamo perso il contatto con la realtà! Se c'è bisogno di provare un comportamento violento, siamo fuori dal mondo! Che una persona sia violenta si vede a colpo d'occhio: basta guardare un bambino per capire come ha vissuto le ultime 24 ore! Insomma, una domanda del genere è davvero demenziale! Una violenza che non lascia segni, difficile da provare, è un non-senso. Buona solo per menare il can per l'aia.
FikaSicula:
--- Citazione da: Cassiodoro - Agosto 18, 2012, 17:13:11 pm ---No, questo è una ipotesi provocatoria di voi che volete fare (falsa) informazione.
Chi si interessa di PAS ha letto i metodi per effetuare la diagnosi di PAS, solo i detrattori non ne divulgano il metodo di accertamento.
Continuate ad insinuare che dietro il lavoro di Gardner e gli altri non ci sia un metodo, ma sia stato tutto provocato "a tavolino" per danneggiare la madri e proteggere i padri violenti, cosa che, come già vi ho dimostrato, non è nelle intenzioni di chi vuole introdurre la PAS, o nell'elenco delle malattie o nei tribunali.
--- Termina citazione ---
Dunque, no. Ho già tolto di mezzo quei pregiudizi. Non ho alcuna idea preconcetta. Nessuna tesi da dimostrare. Stiamo solo parlando di Pas e di bambini. E' una domanda che c'è. Chi legge vuole sapere. Io devo darne conto. Lo devo spiegare. Devo raccontare perché quella versione tu la trovi ridicola, falsa, pretestuosa. E' il nodo da sciogliere prima ancora di parlare di scientificità della Pas o di credibilità delle fonti.
Dicevo: non serve che si tirino fuori percentuali di false accuse perché fosse anche un solo bambino che rifiuta un genitore, non sto specificando il sesso, perché ha subito violenza è necessario rispondere a chi ti chiede se ci può essere un margine di errore. Se non si rischia di interpretare il rifiuto come alienazione quando invece era frutto di violenze.
Mi dici che devo riferirmi al modo di tracciare i sintomi. Ovvero al metodo che serve per realizzare la diagnosi.
Leggo da qui http://lnx.papaseparati.org/psitalia/pas/che-cosa-la-pas.html (ma va bene qualunque altra fonte) che:
--- Citazione ---Perché si possa parlare di PAS, però, è necessario che l’astio, il disprezzo, il rifiuto non siano giustificati (o giustificabili) da reali mancanze, trascuratezze o addirittura violenze del genitore non affidatario.
--- Termina citazione ---
E io ne prendo atto. Dunque mi si sta dicendo che se non c'è alcuna giustificazione al rifiuto sarebbe Pas. E sulla base di cosa si realizza una diagnosi di Pas?
--- Citazione ---La diagnosi di PAS si basa sull’osservazione di otto sintomi primari nel bambino. Il primo sintomo è la "campagna di denigrazione", nella quale il bambino mima e scimmiotta i messaggi di disprezzo del genitore affidatario verso l'altro genitore. In una situazione normale, ciascun genitore non permette che il bambino esibisca mancanza di rispetto e diffami l'altro. Nella PAS, invece, il genitore programmante non mette in discussione questa mancanza di rispetto, ma può addirittura arrivare a favorirla.
--- Termina citazione ---
Lui lo chiama un sintomo. Io lo chiamo comportamento. Ma assumo l'informazione e la darò per come la leggo.
--- Citazione ---Il secondo sintomo è la "razionalizzazione debole" dell'astio, per cui il bambino spiega le ragioni del suo disagio nel rapporto con il genitore alienato con motivazioni illogiche, insensate o, anche, solamente superficiali. Ad esempio, come scrive Gardner: "non voglio vedere mio padre perché mi manda a letto troppo presto", oppure "perché una volta ha detto cazzo".
--- Termina citazione ---
Non so se si possa pretendere da un bambino una reazione tanto adulta da produrre anche spiegazioni sensate. Certe volte una reazione apparentemente insensata di un bambino che non sa formulare frasi a spiegazione delle proprie emozioni può nascondere un trauma. Dunque come si indaga quell'eventuale trauma? Se un bambino dice non voglio vedere mia madre perché arrrrrgh e dopo l'urlo il silenzio si tratta di una reazione insensata? Superficiale? Non sono domande retoriche. Sono cose oggetto di contestazione e io devo dare le due versioni della storia.
--- Citazione ---La "mancanza di ambivalenza" è un ulteriore elemento sintomatico, per il quale il genitore rifiutato è descritto dal bambino come "tutto negativo", mentre l'altro genitore è visto come "tutto positivo".
--- Termina citazione ---
Anche qui si pretende dal bambino un equilibrio che neppure da un adulto si pretenderebbe. Si critica un comportamento. Una opinione. E' ancora Gardner che decide che un bambino, la cui capacità di visione delle complessità al di là delle dimensioni binarie, tutto o niente, è di là da venire, debba essere quasi adulto prima del tempo.
--- Citazione ---Il “fenomeno del pensatore indipendente" indica la determinazione del bambino ad affermare di essere una persona che sa pensare in modo indipendente, con la propria testa, e di aver elaborato da solo i termini della campagna di denigrazione senza influenza del genitore programmante.
--- Termina citazione ---
E questa cosa è in contraddizione con la precedente. Dunque un bambino non può esprimere una opinione negativa di un genitore sia che lo faccia ripetendo a memoria le opinioni altrui sia che lo faccia usando proprie parole, propri contenuti, proprie convinzioni. Si può obbligare un bambino/ragazzino ad amare un genitore?
--- Citazione ---L’ "appoggio automatico al genitore alienante" è una presa di posizione del bambino sempre e solo a favore del genitore affidatario, in qualunque genere di conflitto si venga a creare.
--- Termina citazione ---
In relazione ad altri abusi ho letto in alcuni libri di psicologia che spesso i bimbi si esprimono a favore dei genitori maltrattanti. Mi sembra plausibile. Poi esistono i casi in cui i bambini si affidano ai genitori che sembrano difenderli perché dei genitori molesti hanno paura. Come è possibile che Gardner non valuti un eventuale sintomo del genere per accreditare il rifiuto di un bambino?
--- Citazione ---L’ "assenza di senso di colpa" è il sesto sintomo: questo significa che tutte le espressioni di disprezzo nei confronti del genitore escluso, avvengono senza sentimenti di colpa nel bambino.
--- Termina citazione ---
Non so come si faccia a diagnosticare l'assenza di senso di colpa o quale caratteristica oggettiva al senso di colpa, che talvolta può essere un sentimento negativo specie in chi immagina di essere responsabile per la violenza subita, si voglia attribuire ma prendo atto di ciò che dice Gardner.
--- Citazione ---Gli “scenari presi a prestito" sono affermazioni del bambino che non possono ragionevolmente venirne da lui direttamente, come l'uso di parole o situazioni normalmente non conosciute da un bambino di quell'età per descrivere le colpe del genitore escluso.
--- Termina citazione ---
Questa mi pare plausibile. Se ripete cose che arrivano da un adulto si vede. Si capisce.
--- Citazione ---Infine, l’ottavo sintomo è l' "estensione delle ostilità alla famiglia allargata del genitore rifiutato", che coinvolge nell'alienazione la famiglia, gli amici e le nuove relazioni affettive (una compagna o un compagno) del genitore rifiutato.
--- Termina citazione ---
Dunque se oltre ad usare un rifiuto al genitore un bambino lo manifesta nei confronti della sua famiglia, presumo i nonni, per Gardner è un sintomo.
Sto facendo obiezioni che avanzerebbe chiunque. Gli scienziati lo farebbero in modo diverso, forse. Io faccio l'avvocato del diavolo. Sto ripetendo a memoria cose che vengono scritte, pensate, dette.
Continuo.
La Pas, una sindrome, dunque una ipotesi di una malattia oggi definito un disturbo (disorder), sembrerebbe basata su queste intuizioni d Gardner.
Per alcuni/e queste sembrano solo le sue opinioni personali. Lui deduce che dalla somma di questi comportamenti si realizzerebbe una diagnosi. Alcuni scienziati mettono in dubbio la sua teoria già a partire dai sintomi.
Per altri/e tutto ciò rappresenta la risposta ad una serie di bisogni che altrimenti non troverebbero compensazione. Sembra proprio vero, anzi lo è. E' proprio così, direbbero alcuni/e.
Quante altre sindromi eventuali possiamo comporre mettendo assieme una serie di opinioni su determinati comportamenti?
Come si stabilisce l'oggettiva scientificità di un sintomo? La differenza tra ciò che sicuramente è un sintomo o altrimenti è solo l'opinione di un singolo?
Di questo ho letto nei testi dei detrattori/trici. Posto che non posso scrivere che devono crederci per fede, che risposta porto che dia la misura di quello che a voi sembrerà sicuramente un errore?
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