Rispondo per ora a queste considerazioni perché non ho molto tempo
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Spero di non essere stato prolisso.
La ringrazio molto per il tempo che mi ha dedicato e non è stato per nulla prolisso. Le sue osservazioni mi sono necessarie.
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[/i]il nostro dovere/terreno in quanto uomini della strada non può essere quello di scendere nei dettagli della discussione scientifica. Una delle cose più ridicole a cui noi medici assistiamo sono le presunte discussioni scientifiche aperte al pubblico (tipo Dica 33 o altre trasmissioni del tipo, le rubriche sanitarie sui giornali, feccia che noi sfuggiamo come la peste). In generale i medici che vi partecipano sono i meno validi dal punto di vista scientifico e i più potenti dal punto di vista politico, le discussioni sono umilianti e lontane mille miglia dal cuore della ricerca in quel momento. Ho l'impressione che anche quando per caso viene intercettato un bravo ricercatore, o per problemi di comunicazione o di tempo, in genere arriva a dire solo stupidaggini, lontane mille miglia dal lavoro che magari ha pubblicato proprio quel mese su Nature!
quindi se abbiamo un dovere è quello di farci una idea su come dovrebbero essere le leggi che ci governano. È una utopia, ma noi eleggiamo i parlamentari e le leggi le fanno i parlamentari, quindi se io una idea di come dovrebbero essere le leggi posso decidere se votare tizio o caio.
Perchè allora invece di scendere nei particolari di ciò che sta dentro l'etichetta PAS non ti domandi se sia uno strumento utile nel contesto italiano per alleviare le sofferenze connesse con i conflitti coniugali?
E lo strumento consiste in questo: il comportamento di un bambino è influenzato dal contesto, in particolare dal contesto conflittuale. Quindi un rifiuto di vedere un genitore è una risposta normale alle tensioni connesse al conflitto. La norma è ciò che è statisticamente più diffuso e prevede l'eccezione (sennò che norma sarebbe?)
Io sono talmente d'accordo con te che ogni volta che si discute di Pas in ambiti non scientifici o che piovono commenti in cui si affermano tesi, contrapposte, circa la Pas, io mi chiedo perché. Me lo sono chiesto tante volte proprio perché la ricerca è ricerca. Io mi occupo semmai di commentare la maniera in cui viene proposta al pubblico, come viene usata dai media per declinare differenze di genere in modo più o meno sessista, ma non posso, non ne ho le competenze, entrare nel merito di quella materia.
Eppure la Pas sembra avere tanti esperti ed espertesse, da una parte e dall'altra, perché di Pas si parla in una lotta ideologica e per sganciarla da questa lotta e lasciare che ne parlino gli scienziati bisognerà pure cominciare da qualche parte.
Quello che faccio io qui è affermare intanto che di questo si può parlare senza che nessuno opponga impedimenti di alcun genere. Il che vuol dire già che uno dei problemi rispetto alla trattazione di questa materia è il metodo di confronto e non la Pas in se'.
Poi certamente mi restano mille domande, che comunque non posso rivolgere a voi. Mi chiedo per esempio perché la Pas, ancora in discussione, argomento di confronto tra scienziati che discutono sulla validità o meno di tesi, sintomi, chi parla di scienza, chi di junk science, venga insegnata all'università nelle facoltà di psicologia. Ma avrei bisogno di parlare con qualche docente per chiedere se gli studenti, come immagino che sia, debbano essere informati dell'esistenza di una ricerca senza che questa sia conclusa.
Di Pas si parla proprio perché fa parte di quella norma, di un ddl, che è quello che riguarda noi. E dunque rispetto al disagio che intenderebbe correggere la domanda è se quello sia lo strumento utile o perché giusto quello strumento e non altro, perché una sindrome, che doctor doctor mi spiega essere una definizione comunque errata, e perché le barricate pro e contro questa cosa?
E' area di ricerca, come dicevi tu nell'altro intervento, la ricerca oggi afferma questo e domani si evolverà perché per fortuna - e io amo questo aspetto delle scienze - le teorie scientifiche sono open source e si evolvono. C'è da chiarire questo. E' da chiarire per tutti/e mentre da una parte si assegnano alla Pas mille aspettative come se da essa dipendessero le sorti di mille processi e mille destini coinvolti in situazioni dolorose e dall'altra si manifestano mille timori con irrigidimenti anch'essi ideologici laddove non si fornisce una argomentazione scientifica al riguardo.
Ho la certezza che questo irrigidimento determini una situazione medioevale, stagnante. Il dibattito tra contesti ideologici ha prevalso il resto o il resto non ha potuto svolgersi per eccessiva presenza di un dibattito ideologico.
A momenti parrebbe quasi si trattasse di discutere della forma della terra. E' tonda? Quadrata? C'è chi afferma con forza che la terra sia quadrata e chi dice che è tonda e tutto ha l'odore di contesti in cui il semplice dubbio formulato ad alta voce ti fa diventare un'eretica/o.
Rispondo alla tua domanda. La Pas è citata in una norma. Per sapere se cittadini e cittadine vogliono quella norma bisogna capire di che parliamo. Capirlo come può capirlo una persona della strada mettendo a confronto tesi pro e tesi contro. Per poi lasciare che il dibattito si svolga nei luoghi adatti, svincolandolo dalle pressioni ideologiche e soprattutto dalle modalità criminalizzanti fino ad ora mostrate.
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Dato che, per te, essere lesbiche, gay o trans non è "sbagliato", ricorda ai detrattori della PAS, specialmente quando dicono che la PAS non è inclusa nei DSM-IV E ICD-10, che fino a tanto tempo fa essere omosessuale, gay o lesbica, era considerto una malattia, tanto che erano incluse negli elenchi citati (oltre a quanto scritto da Vezzetti).
Lo farò.
Il mio è un rilievo generale, non indirizzato specificatamente a Lei. La sensazione però è forte, vista l'ostilità verso una sindrome che non sfigurerebbe nel mare delle sempre più numerose entità patologiche comprese nei vari manuali ( DSM V e ICD 10 ).
Ma ovviamente si, nel senso che la sensazione è giustificata. Se mi dice che "è così difficile ammettere che un bambino può soffrire dell'essere privato di un genitore, indipendentemente dal fatto che il genitore sia la madre o il padre? Anche se non fosse codificata una nuova sindrome? oppure, in realtà, tutto nasce dal fatto che il genitore di cui si priva il contatto è quello generalmente non assegnatario ovverosia il padre?" la risposta è semplice.
Io penso che quello di cui siete protagonisti sia in generale un progresso culturale. E che le resistenze alle rivendicazioni dei padri non arrivano certo da me o chi come me, anzi.
I padri che mettono sottosopra la società per dire che i ruoli devono essere modificati e che non ci stanno ad essere estromessi dal ruolo genitoriale è una rivoluzione. Positiva.
Quello che non torna in questa battaglia è il fatto che si faccia coincidere con altre rivendicazioni che sembrerebbero imporre un riassetto della società talvolta in senso regressivo.
Ma so anche il perché di questo. E se ne riparlerà in un'altra occasione se volete.
Per ora mi fermo qui, ringrazio tutti per le risposte e per le critiche e per le domande e quanto prima tiro giù una sintesi che vi riposto.