Per me se ne può discutere qui se a lei va bene
Guardi, io provo con tutta la buona volontà per l'ultima volta e sono certa che arriverà il mio fanclub di pedinatori on/web a intrattenerci con simpatiche parentesi offensive ma comunque sia metto qui questi ritagli che avevo ricavato come esempi di detrazione/opposizione e come elementi a riprova della connotazione con pregiudizio di genere della Pas. Li metto qui per darvi l'opportunità di rispondere e fornire altri dati ed elementi che io userò. Così magari si chiude il giro di interventi e io ho il materiale che mi serve per il post.
E dunque, alcune citazioni e spunti utili:
Guglielmo Gulotta:
“il sesso: in due terzi dei casi il genitore bersaglio è il
padre, che ha quindi maggiore probabilità di essere vittima della PAS soprattutto
quando viene accusato falsamente di abuso sessuale;”
(
http://www.personaedanno.it/index.php?option=com_content&view=article&id=27693)
Una parentesi perché questo apre ad un argomento a detrazione. Trovo qui scritto: “
La PAS si connota da un immotivato rifiuto di un figlio a mantenere i rapporti di legame con il genitore non affidatario. La PAS
non si diagnostica se vi sono presenti abusi sessuali o violenze.”
(
http://www.psicologiagiuridica.eu/psicologia-giuridica/43-separazioni-e-divorzi/72-pas-sindrome-di-alienazione-genitoriale.html)
Domanda: Ma se l’abuso sessuale viene ritenuto falso e addebitato alla Pas come fa a essere preso in considerazione per l’esclusione di una diagnosi?
Ancora, addebito esclusivo alla madre:
“Il caso in esame esemplifica come un iniziale perito non esperto,
una madre disturbata cui viene consentita l’impunità, operatori che credono di saper fare di testa loro abbiano trasformato una situazione difficile in un caso impossibile, con gravissime conseguenze specialmente per i tre minori coinvolti. La vicenda è estratta dalla omonima sez. 13.4 del libro “La sindrome di alienazione parentale” (Guglielmo Gullotta, Adele Cavedon, Moira Liberatore).”
(
http://www.adiantum.it/public/1799-pas,-come-un-caso-difficile-può-diventare-impossibile---di-g.-gulotta.asp)
“In questi casi moderati i genitori alienanti attuano dei comportamenti “tipici” ed alcuni dei quali sono:
Verbalizzazioni di disapprovazione rispetto le visite del minore: “Tu puoi stare da tuo
padre ma sai come io mi sento quando sei con lui” e “Come puoi andare da tuo
padre quando sai che io non mi sento bene”;
Aperto rifiuto di ascoltare qualsiasi resoconto riguardante l’altro genitore: “Non lo voglio sentire, non voglio sentire nulla che riguardi tuo
padre”;”
Oppure:
“Nella maggior parte delle famiglie è
la madre il genitore alienante, il programmatore, e il
padre la vittima; secondo Lowenstein (1999) i genitori alienanti risultano essere per il 75% le madri e solo per il 25% i padri. La madre secondo l’autore rimane il centro della vita familiare anche in presenza di rilevanti cambiamenti sociali, culturali ed economici. In virtù di questo ruolo
le madri tendono ad utilizzare qualsiasi arma per essere certe di mantenere questo potere sul sistema filiare (Giorgi, 2001). Tuttavia le madri che utilizzano le accuse di inefficacia sul piano educativo e comportamentale dell’altro genitore (padre) tenderebbero ad alienare se stesse dai reali bisogni del figlio o dei figli per mantenere una relazione esclusiva con il figlio stesso e realizzare quindi una posizione di potere e di controllo all’interno della relazione. Il bambino che viene inglobato in questa dinamica tende progressivamente ad assumere e supportare le posizioni della madre manifestando rifiuto nei confronti del padre.
L’autore tende ad individuare due tipologie di genitore alienato:
Genitori (soprattutto
padri) che hanno avuto con il proprio figlio o figli un legame, un rapporto sano e forte prima del divorzio
Genitori (soprattutto
padri) che hanno avuto con il proprio figlio o figli un legame non soddisfacente, distaccato piuttosto ristretto e limitato prima del divorzio
”
(
http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/giordano2.htm)
E ancora qui, come in altre fonti, si parla di “genitore” ma gli esempi finiscono sempre per rappresentare un padre vittima e una madre alienante
“E’ importante sottolineare che il comportamento di denigrazione del figlio,
indotto dalla madre affidataria nei confronti del padre, non deve essere basato su un reale comportamento negligente del genitore non affidatario (…)
Il genitore,
quasi sempre la madre, che elabora strategie per allontanare l’ex coniuge dal figlio, viene definito programmatore e/o alienante (…) [pag. 32 – testo – la sindrome di alienazione genitoriale - di Gullotta, Cavedon e Liberatore.]
Gardner tende a riferirsi alla madre come sinonimo di genitore alienante a seguito di una analisi (…) da cui risultò che nell’85/90 % dei casi di Pas analizzati, era la madre il genitore alienante. (pag. 33 ancora Gullotta, Cavedon e Liberatore)
[Su questo ci sono altri testi che parlano di una percentuale non verificabile che egli stesso poi ridimensionò perché la sua statistica non era stata ritenuta credibile – carol s. bruch]
Il testo di Gulotta/Cavedon/Liberatore si riferisce comunque alla madre in moltissime pagine. Ricorre il concetto di “
madre alienatrice” e non “genitore”. A pag 41 c’è addirittura un paragrafo che si intitola proprio “
la madre programmatrice”. Ed è Gardner ad essere citato con esempi che raccontano i mille modi in cui una madre può indurre la Pas nel figlio vittimizzando il padre. Il paragrafo che parla del
padre programmatore invece si riferisce ad un 5/10% dei casi e tuttavia
si fa derivare questa cosa da un “mandato familiare” ove sarebbe ricorrente una organizzazione familiare di stampo matriarcale. Dunque si ritiene di per se’ il padre privo della capacità di indurre la Pas a meno che non venga influenzato egli stesso da altre figure femminili (
la nonna).
Ancora un testo:
compendio di psicologia giuridico forense criminale investigativa di Gugliemo Gullotta
Pagg: 305/309:
“Nei casi di Pas grave è possibile che il bambino arrivi ad accusare falsamente il genitore alienato di abusi sessuali nei suoi confronti.”
Poi si parla di false accuse a cifre altissime, senza riportare una fonte, e dove ci si riferisce al genitore che metterebbe in atto simili strategie per ottenere l’affido esclusivo a me pare chiaro che si riferisca alla madre.
In più e più circostanze dunque l’accusa di abuso sessuale diventa di per se’ un sintomo di Pas stabilendo a priori che quasi tutte le accuse siano false. Temo che sia questo un serio punto che lascia intravedere un pericolo di trascuratezza di un bisogno del bambino laddove il rifiuto di un genitore possa avere una motivazione che andrebbe indagata a prescindere da ciò che affermava Gardner.
Ma prima di trovare altre fonti volevo riportare un brano tratto dal libro di sonia vaccaro e consuelo bareo dove si dice, alla fine del racconto della vicenda di Nathan Grieco, che gli Stati Uniti proibirono in molti Stati l’uso della Pas e della terapia della minaccia e ci si chiede come sia possibile in un mondo globalizzato che non si faccia tesoro dell’esperienza perché nel campo della ricerca medica a nessuno verrebbe in mente di sperimentare da zero per lottare contro le infezioni.
Poi: il primo libro di Gardner, La sindrome di alienazione genitoriale e la differenza tra l’abuso sessuale infantile e quello genuino, parla di accuse di incesto, dice che la denunciante è quasi sempre la
madre, il denunciato il padre, che la maggior parte delle accuse sarebbero false.
Gardner inventa anche una scala di conferma dell’abuso – Sals – che vorrebbe distinguere tra buona fede e casi costruiti e che poi viene aspramente criticata da altri scienziati per via di molti problemi metodologici, per la totale mancanza di requisiti minimi come strumento di misurazione affidabile e lo stesso Gardner ne abbandonò l’applicazione.
Dopo gli interventi di Carol Bruch, nel 2001, Gardner disse che la Pas non potesse essere applicata in casi di violenza domestica. Il tema del dibattito tra i due fu che anche le denunce per violenza domestica venivano contemplate come false accuse. Aspramente criticato Gardner dovette specificare che la violenza subìta non poteva essere trascurata.
Dice Carol Bruch che “il termine Pas si applica oggi a tutti i i tipi di situazioni in cui un bambino rifiuta un genitore.” Dunque le nuove prese di posizione di Gardner in realtà non vengono rispettate da chi dopo di lui prosegui nel perseguimento della sua applicazione.
Ancora:
“la Pas è una scienza spazzatura” dice Paul Fink, psichiatra, presidente del Leadership Council on child abuse and interpersonal violence e ex presidente della associazione americana psichiatri. Egli sostiene che “la scienza ci dice che la ragione più probabile del rifiuto del bambino del genitore sia il comportamento di questo genitore. Etichette come la Pas servono per sviare l’attenzione da questi comportamenti.”
Molti altri scienziati dicono la stessa cosa. Sonia Vaccaro e Consuelo Barea, psicologa clinica e psicoterapeuta, nel loro libro “Pas – presunta sindrome di alienazione genitoriale” parlano di confusione che non consente di distinguere un fenomeno da una sindrome. Lo stesso dice Hoult quando afferma che non c’è evidenza di patologia. Così anche l’associazione neuropsichiatrica spagnola.
Ecco: direi che questa potrebbe essere una sintesi degli argomenti che poi vengono maggiormente usati come elementi oppositivi.
Buona notte.