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il femminicidio secondo FAS
COSMOS1:
mi permetto di inserirmi nell'ottimo lavoro che sta facendo vnd monitorando FAS, per approfondire questo post da lui segnalato:
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/08/31/donne-uccise-per-mano-maschile-analisi-contesti-e-soluzioni-preventive/
ebbene, abbiamo messo la pulce nell'orecchio con il nostro controosservatorio http://www.questionemaschile.org/forum/index.php?topic=5529.0 e di là si accorgono che per essere credibili devono rifare i conti
osservazione 1: perchè non se ne accorge la responsabile dell'osservatorio, la mitica mara?
osservazione 2: premessa a qualunque ricerca è la definizione di ciò che si cerca. E' difficile mettersi d'accordo sul numero di femmi(ni)cidi finchè non ci siamo messi d'accordo su cos'è un femmi(ni)cidio.
--- Citazione ---femminicidi, ovvero delitti che avrebbero come obiettivo donne che muoiono in quanto donne. L’analisi dei delitti conteggiati però, di comune accordo a Bollettino di Guerra, va riclassificata perché se per femminicidio intendiamo quei delitti in cui le donne muoiono per istinto di proprietà maschile, ovverosia per quelle reazioni comunemente qualificate dai media inconsapevoli come “delitti passionali”, allora bisogna fare una cernita e capire bene di cosa parliamo.
--- Termina citazione ---
Da questo tentativo di definizione emergono alcune considerazioni, diciamo, spontanemante.
Anzitutto, sembra che il vero male sia nell'istinto di proprietà. Perciò il matricidio non è un femmi(ni)cidio, in quanto avviene all'interno di un quadro di disagio e sofferenza nel quale l'omicida e la vittima sono entrambi vittime.
Eppure il matricidio è l'unico esempio di uccisione di una donna in quanto donna per definizione: al momento (nonostante ogni progresso scientifico) risulta difficile uccidere una madre che non sia anche donna. Ma il figlio non uccide perchè "possiede" la madre, bensì + probabilmente per sfuggire al possesso della madre.
Ma allora la discriminante diventa "l'istinto di proprietà"?
Può essere, però non possiamo leggere una affermazione di questo tipo come se bevessimo un bicchiere d'acqua.
La proprietà è IL MALE ASSOLUTO? O solo una certa proprietà? ad esempio si potrebbe dire che l'istinto di proprietà applicato alle persone è male sempre.
Però:
primo: bisognerebbe spiegare perchè solo la proprietà applicata alle persone, che cosa distingue la proprietà della persona dalla proprietà della cosa.
secondo: la proprietà della persona si accompagna comunemente ad una serie di conseguenze, in quanto gli esseri umani non solo traggono profitto dalla loro proprietà, ma anche la curano. Nel rapporto di proprietà tra persone ci sono vantaggi reciproci: siamo sicuri che si possa abolire l'istinto di proprietà senza abolire i vantaggi che questo comporta e quindi senza sollecitare la ribellione delle persone oggetto di proprietà?
terzo: da quando in qua l'istinto di proprietà applicato alle persone (=gelosia) è una prerogativa maschile? E' vero, forse la gelosia femminile porta meno spesso all'omicidio, ma quanti ominicidi (negazione, svilimento dell'uomo in quanto uomo, per restare al ragionamento femminista) possiamo attribuire alle donne gelose? quante vite rovinate, quante depressioni, quanti suicidi? Lo stronzo ti vuole morto, la stronza ti vuole vivo e sofferente: è una massima che è difficile confutare.
Sembra pertanto di dover chiedere alle FAS un ulteriore sforzo: la definizione, se vogliono arrivare da qualche parte, va perfezionata.
Una volta precisata la definizione, dobbiamo però anche chiederci quale sia l'ipotesi che vogliamo verificare/falsificare con questa ricerca.
Misurare il numero di femmi(ni)cidi in un certo arco di tempo ci serve per cosa?
E' evidente che dobbiamo dare atto a FAS di aver messo in discussione la misurazione, la precisione diciamo scientifica della conta dei femmi(ni)cidi. E' un buon passo avanti, ne prendiamo atto. Io personalmente non credo nel dialogo ma anche se ci credessi non ho tempo nè energie per collaborare con loro (magari a partire dal nostro controosservatorio) per conteggiare e riclassificare i femmi(ni)cidi. Però se qualche utente volesse dialogare con loro per arrivare ad un numero condiviso, farebbe una cosa apprezzabile.
[continua dopo cena, forse, oppure domani ;) ]
COSMOS1:
continua:
perchè allora contare i femmi(ni)cidi?
per dimostrare (o confermare) un male specifico del maschio?
Perchè il maschio nasce con un peccato originale?
In qualche altra discussione c'è chi ha messo in discussione l'esistenza di una colpa originale. Io non ho assolutamente voglia di discutere di queste fregnacce, rivisitazioni popolari del mito del buon selvaggio di Rousseau che tanti danni ha fatto negli ultimi due secoli!
Non c'è dubbio che l'uomo nasce malo, già da prima di venire al mondo, tra il concepimento e il parto, è già segnato dal male. Se non fosse così, qualcuno dovrebbe spiegarci da dove e quando il male entra nell'uomo, e onestamente mi pare molto difficile. A meno di negare che a questo mondo ci sia il male e le persone cattive e l'odio, eccetera, altra cosa davvero insostenibile.
Il problema quindi non è se l'uomo sia malo, ma se sia malo solo il maschio, se sia mala anche la femmina, e se siano mali allo stesso modo.
Il femminismo e in genere la cultura occidentale parte dall'assurdo che la donna sia innocente per definizione. Non solo il femminismo, insisto, anzi il femminismo ha potuto attecchire solo perchè c'era un substrato che lo ha consentito. La femmina sarebbe innocente per definizione, infatti cede alle lusinghe del maschio, viene sedotta, perde la propria innocenza.
Questa è la visione popolare, ovviamente la cultura alta ha sempre considerato maschio e femmina entrambi segnati dal peccato originale.
Ora: la ricerca del femminicidio prima ancora di partire deve chiarire quale sia l'ipotesi che vuole convalidare. Gli strumenti e i dati presi in considerazione variano a seconda di cosa si vuole dimostrare.
Le femministe ci devono dire perchè misurare il numero di donne ammazzate dagli uomini in quanto donne. Per dimostrare il male maschile, l'innocenza e il sacrificio femminile?PERCHÈ?Scusate ma questo è assolutamente preliminare ad ogni possibile conteggio.
Capisco che le SNOQ siano in cattiva fede. A loro del dolore maschile/femminile non interessa nulla. A loro interessano i soldi da mungere allo stato. Ma coloro che riconteggiano i femminicidi in buona fede, se sono in buona fede, se, devono prima rispondere a questa domanda.
Dopo si può anche contare, e forse contare qualcosa che significhi qualcosa.
COSMOS1:
[continua]
In attesa di risposte che non arrivano [hey boys, forse anche queste sono domande proibite? anche le mie curiosità come quelle di skorpion non meritano atternzione?] facciamo qualche altra ipotesi:
è importante contabilizzare i femminicidi perchè la morte o l'umiliazione di una donna è più grave della morte o umiliazione di un uomo :w00t:
è assurdo?
è inaccettabile?
è contrario alla ragione e al buon senso?
si! però è così!
è inutile che ce la meniamo più di tanto: per quanto sia contrario ad ogni buon senso, questo è il vero significato della conta dei femmi(ni)cidi
uomini e donne si suicidano; ma i suicidi femminili fanno più notizia
uomini e donne muoiono sul lavoro: ma le donne fanno più notizia
uomini e donne fanno incidenti: ma le donne fanno più notizia
è la donna che vale in sè, mentre l'uomo vale per quello che fa, è una civiltà in rivolta contro sè stessa, contro la ragione, il buon senso, l'esperienza
è lo schiavo che è una cosa, un particolare del meccanismo, ma non vale in sè e per sè. La donna invece non è una parte del meccanismo, la donna vale in sè, la donna è il fine del meccanismo e ogni offesa (in senso ampio) è un reato di lesa maestà.
Questo è il reale contesto del femminicidio. Mettere in discussione i numeri non serve a nulla.
Quando le amiche FAS andranno a dire alle paucineuroniche SNOQ; guardate che i femminicidi non sono X, sono Y, secondo voi cambierà qualcosa? Quando ricorderanno che dietro ogni numero sta un dramma che non è un dramma solo della vittima, che spesso il carnefice è anzi la vera vittima, che reazioni avranno?
Nulla di nulla, il vuoto assoluto. Perchè non stiamo (non stanno) discutendo di numeri, ma di fede. Il punto è la divinità presente qui e oggi, il sacro e intoccabile vissuto femminile.
E le FAS a quel punto che alternative avranno?
Da un lato: mettere in discussione la loro stessa appartenenza alla modernità, rifiutare e fracassare i nuovi idoli, tornare all'essere che è. Possibile? No, non credo proprio.
Dall'altro: ricavarsi il loro spazio, uno spazio critico che tenga conto della puerilità della divinizzazione della donna in quanto donna, ma che comunque non la rifiuti. Per quanto sia puerile, questo culto è la condizione per la cittadinanza moderna. Chi lo rifiuta, chi rifiuta di divinizzare la Donna, il Suo Corpo e la Sua Volontà si autoesclude dalla storia, si autoemargina.
Noi, che siamo già fuori dalla storia, lo possiamo fare. Non abbiamo nulla da perdere.
Loro hanno tutto da perdere e nulla da guadagnare. Cosa va loro in tasca a mettersi di fianco agli emarginati, ai cani rabbiosi, ai barboni sotto i ponti?
Nulla. Nulla di Nulla.
raniran:
--- Citazione da: COSMOS1 - Settembre 03, 2012, 20:22:54 pm ---mi permetto di inserirmi nell'ottimo lavoro che sta facendo vnd monitorando FAS, per approfondire questo post da lui segnalato:
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/08/31/donne-uccise-per-mano-maschile-analisi-contesti-e-soluzioni-preventive/
ebbene, abbiamo messo la pulce nell'orecchio con il nostro controosservatorio http://www.questionemaschile.org/forum/index.php?topic=5529.0 e di là si accorgono che per essere credibili devono rifare i conti
osservazione 1: perchè non se ne accorge la responsabile dell'osservatorio, la mitica mara?
osservazione 2: premessa a qualunque ricerca è la definizione di ciò che si cerca. E' difficile mettersi d'accordo sul numero di femmi(ni)cidi finchè non ci siamo messi d'accordo su cos'è un femmi(ni)cidio.
Da questo tentativo di definizione emergono alcune considerazioni, diciamo, spontanemante.
Anzitutto, sembra che il vero male sia nell'istinto di proprietà. Perciò il matricidio non è un femmi(ni)cidio, in quanto avviene all'interno di un quadro di disagio e sofferenza nel quale l'omicida e la vittima sono entrambi vittime.
Eppure il matricidio è l'unico esempio di uccisione di una donna in quanto donna per definizione: al momento (nonostante ogni progresso scientifico) risulta difficile uccidere una madre che non sia anche donna. Ma il figlio non uccide perchè "possiede" la madre, bensì + probabilmente per sfuggire al possesso della madre.
Ma allora la discriminante diventa "l'istinto di proprietà"?
Può essere, però non possiamo leggere una affermazione di questo tipo come se bevessimo un bicchiere d'acqua.
La proprietà è IL MALE ASSOLUTO? O solo una certa proprietà? ad esempio si potrebbe dire che l'istinto di proprietà applicato alle persone è male sempre.
Però:
primo: bisognerebbe spiegare perchè solo la proprietà applicata alle persone, che cosa distingue la proprietà della persona dalla proprietà della cosa.
secondo: la proprietà della persona si accompagna comunemente ad una serie di conseguenze, in quanto gli esseri umani non solo traggono profitto dalla loro proprietà, ma anche la curano. Nel rapporto di proprietà tra persone ci sono vantaggi reciproci: siamo sicuri che si possa abolire l'istinto di proprietà senza abolire i vantaggi che questo comporta e quindi senza sollecitare la ribellione delle persone oggetto di proprietà?
terzo: da quando in qua l'istinto di proprietà applicato alle persone (=gelosia) è una prerogativa maschile? E' vero, forse la gelosia femminile porta meno spesso all'omicidio, ma quanti ominicidi (negazione, svilimento dell'uomo in quanto uomo, per restare al ragionamento femminista) possiamo attribuire alle donne gelose? quante vite rovinate, quante depressioni, quanti suicidi? Lo stronzo ti vuole morto, la stronza ti vuole vivo e sofferente: è una massima che è difficile confutare.
Sembra pertanto di dover chiedere alle FAS un ulteriore sforzo: la definizione, se vogliono arrivare da qualche parte, va perfezionata.
Una volta precisata la definizione, dobbiamo però anche chiederci quale sia l'ipotesi che vogliamo verificare/falsificare con questa ricerca.
Misurare il numero di femmi(ni)cidi in un certo arco di tempo ci serve per cosa?
E' evidente che dobbiamo dare atto a FAS di aver messo in discussione la misurazione, la precisione diciamo scientifica della conta dei femmi(ni)cidi. E' un buon passo avanti, ne prendiamo atto. Io personalmente non credo nel dialogo ma anche se ci credessi non ho tempo nè energie per collaborare con loro (magari a partire dal nostro controosservatorio) per conteggiare e riclassificare i femmi(ni)cidi. Però se qualche utente volesse dialogare con loro per arrivare ad un numero condiviso, farebbe una cosa apprezzabile.
[continua dopo cena, forse, oppure domani ;) ]
--- Termina citazione ---
Quoto Cosmos
FikaSicula:
--- Citazione da: COSMOS1 - Settembre 04, 2012, 14:18:30 pm ---[continua]
[...]
Dall'altro: ricavarsi il loro spazio, uno spazio critico che tenga conto della puerilità della divinizzazione della donna in quanto donna, ma che comunque non la rifiuti. Per quanto sia puerile, questo culto è la condizione per la cittadinanza moderna. Chi lo rifiuta, chi rifiuta di divinizzare la Donna, il Suo Corpo e la Sua Volontà si autoesclude dalla storia, si autoemargina.
--- Termina citazione ---
Molto rapidamente perché non ho moltissimo tempo e mi scuserai per questo ma pur avendo moltissime cose da dire su questi temi volevo comunque contribuire a questo tuo/vostro ragionamento con un dettaglio che forse può arricchire il quadro.
La divinizzazione del corpo di una donna in quanto donna ha molto poco a che fare con il femminismo così come lo vedo io.
Ci sono alcune fasi:
Le donne vengono viste come il diavolo o come angeli. E' una dicotomia che si impone per cultura che demonizza le donne, le ritiene inferiori, portatrici di peccati e qui mi piacerebbe sapere il tuo/vostro punto di vista sulla demonizzazione contro le donne che attingono ai vari Malleus Maleficarum.
Poi c'è la donna medioevale, petrarchesca, angelica, divinizzata, Beatrice, Colei che ti porta dritta fino a Dio, ha delle caratteristiche precise. Per dimostrare di non essere demoniaca deve essere quasi non umana. Perfetta. Santa o puttana diciamo noi.
Il femminismo mette in discussione entrambe queste formule. Le donne sono umane, imperfette, né vittime né colpevoli, né sante né demoni. Si passa il tempo a scansare e decostruire e capovolgere demonizzazioni e misoginie e a non restare intrappolate nell'aurea della santificazione.
Non tutte lo fanno. Alcune, che fanno capo a femminismi autoritari o comunque a una non meglio precisata rivendicazione di genere, pensano che per sfuggire alla demonizzazione debbano santificarti. Per denunciare la violenza sulle donne devono dichiararti sempre innocente. Per denunciare altre cose di cui le donne come chiunque altro può essere vittima si caratterizza il genere. Che c'entra, il genere, perché demonizzazione e uso delle donne sono cose che arrivano da lontano e venivano agite da soggetti ben precisi, e c'entra perché alcuni crimini hanno una connotazione di genere.
I crimini dettati dalla paura a sfondo omofobico o sessista o misogino sono di genere. Ditemi voi se esistono crimini dettati dalla paura nei confronti dell'uomo in quanto uomo.
Ma a prescindere da questa caratterizzazione ciò che volevo dire è che la divinizzazione delle donne, dei nostri corpi, non piace neppure a noi. Noi non vogliamo essere il tramite verso il cielo.
Ed è una cultura fortemente patriarcale, agita da uomini e donne, che ci spinge invece in quella direzione. Altrimenti come si spiega che ogni volta che una ragazzina reagisce non da "femmina" in modo "aggressivo" o se una donna mostra la sua rabbia ci si dice che sono "anormali", malate e poco "femminili"? Perché una donna che reagiva alle ingiustizie o alle prevaricazioni o all'autoritarismo familiare veniva rinchiusa nei manicomi come "isterica"? Perché si patologizzano le donne quando sono semplicemente umane? Quando non obbediscono, quando si ribellano, quando non stanno composte, in fila per due e non si comportano in modo stereotipato da "femmine"? Chi decide quale sia il comportamento da femmine e quale che no?
Come facciamo a dire che i crimini di genere non rispondano, a volte, ad una conseguenza culturale e di mentalità relativa al fatto che si vuole rimettere le donne al proprio posto? Addomesticate ai ruoli di cura, angeli del focolare, sante che prestano dedizione in famiglia, disponibili ad alleviare le pene di chi le desidera e le usa anche non consensualmente dal punto di vista sessuale?
E tutto ciò detto senza vittimizzare nessuno. Solo definendo una parentesi nell'abbondanza di mali che riguardano l'umanità intera e io ci metto anche quelle che riguardano le specie non umane.
Chi crea i presupposti per la divinizzazione? Chi ci incastra in quel ruolo?
Ecco: spero possa essere uno spunto.
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