[...]Ma la divinizzazione femminile non consiste in una idolatria banale: La De Beauvoir lo dice molto chiaramente (a dir la verità lo dice Sartre, ma al femminismo lo applica Simone), la qualità prima del divino è la libertà. Perciò di fatto ho l'impressione che proprio nel rifiuto di essere predeterminate come sante o puttane ci sia la più forte rivendicazione della divinità femminile: la donna è libera di essere ciò che vuole, appunto santa o puttana, quello che sceglie. Questo è coerente con la definizione di stupro: rapporto sessuale senza consenso. È la donna che, anche a distanza di anni, decide del destino del suo partner affermando di essere o non essere stata consenziente. Boh, troppo complesso, ci penso. Comunque la ringrazio (miss Fikasicula) del contributo: pane per la nostra mente.
Quello che dici può avere un senso ma in quel caso il concetto di divinizzazione è esteso a tutta l'umanità. La libertà di scelta è estesa a te, me, noi, chiunque. E se anche fosse stato confermato il fatto che le donne avessero diritto alla libertà di scelta, cosa non affatto scontata in epoche differenti, mi pare solo una conferma di un fatto ovvio, perfino banale. Il che come leggo non significa che le donne abbiano diritto a scegliere i parametri di quella libertà. La scelgono per quello che le riguarda giacché prima qualcuno lo ha fatto al posto loro. Dire che non ci possa essere rapporto sessuale senza consenso mi pare il minimo. Come questo diritto poi sia declinato in ambito giuridico è un'altra storia.
Ma la ragione culturale profonda va oltre questa spiegazione: tocca l'innocenza femminile, la responsabilità, il ruolo del maschio nella società e nella civiltà, la definizione del male e della colpa, la differenza tra il monoteismo e il manicheismo. Eccetera.
Su questo posso essere d'accordo con te. E' come dicevo. Vogliamo chiamarla santificazione, canonizzazione. Come vuoi. Ma tocca i due aspetti che presentavo nell'altro contributo. Demonizzazione vs santificazione. Le donne diventano innocenti tout court. Gli uomini colpevoli in quanto uomini.
una questione posta da FS è rimasta inevasa: cosa ne pensiamo noi della demonizzazione della donna
1 che c'entra con la conta dei femminicidi? assomiglia molto a quei bambini: hai cominciato prima tu
2 è ora che ci liberiamo della sudditanza alla cultura protestante tedesca: dal punto di vista storiografico una certa visione del mondo imposta dagli storici luterani non ha più alcun seguito, vedi ad esempio la descrizione di Lucrezia Borgia fatta dai luterani. Era chiaramente propaganda ideologica, Lucrezia per quel che ci dicono le fonti reali era una donna intelligente e di cuore, si occupò dei poveri molto di più e meglio di Lutero. Se FS mi porta un autore [...]
In sintesi: noi ci mettiamo a ridere quando qualcuno ci dice che la donna è il diavolo. E ci mettiamo a piangere quando ci dicono che è un angelo! Punto.
Al momento mi viene in mente non qualche autore letterario ma due storici, Renda e Messana, che per la Sellerio hanno pubblicato testi sull'inquisizione in Sicilia, la maniera in cui gli spagnoli, cattolici, obbligavano alla conversione le donne arabe/turche per esempio, e le ragioni per cui le donne venivano processate. C'è un libricino molto bello, una autentica chicca, sempre della Sellerio, Correva l'anno 1698, che racconta come una donna che era rimasta vedova, dato che per campare aveva dovuto vestirsi da uomo per andare a lavorare la terra per conto di non so chi, fu processata presso il tribunale dell'inquisizione e per fortuna assolta. Ma gli atti di quel processo vengono riportati e sono "deliziosi". Così come in generale i tribunali dell'inquisizione cattolici che si servivano largamente delle convinzioni diffuse tramite il Malleus Maleficarum non ebbero alcuno scrupolo ad applicare la loro legge su persone, donne e uomini, di ogni genere.
Francesco Renda racconta che il numero degli inquisiti nel periodo che va dal 1500 al 1700 stanno a 42.214. Nel tribunale del santo ufficio di sicilia i processati furono 6.865. Renda quantifica con altri dati dell'archivio di stato che si può parlare di circa 8.000 casi. E dal conteggio mancano i primi 70 anni di vita dell'inquisizione spagnola ovvero gli anni che vanno dal 1482 al 1550.
sui dati reperiti all'archivio di stato Renda ha calcolato che il 54% dei processati fosse di sesso maschile. la restante parte di sesso femminile. per i delitti di tipo religioso (ne erano contemplati altri) gli uomini erano processati al 78% e la restante parte erano donne.
Fra i processati per stregheria, magaria, sortilegio, le donne processate erano la maggioranza. Circa 500 donne - in sicilia - furono processate e condannate. Le condanne inflitte venivano applicate secondo quella che veniva definita "pedagogia del terrore" e dunque in modalità pubblica affinché fossero da monito a tutti e a tutte le altre. la condanna era l'esecuzione, il carcere a vita, la gogna pubblica, la tortura, la confisca dei beni, fustigazione, nei casi meno gravi la reclusione in convento.
negli archivi si rintracciano anche dati relativi le torture durante gli interrogatori che venivano definiti "con tormento". una donna di trapani accusata di magarìa subì un interrogatorio con tormento ad arbitrium, subì la tortura della "corda", quella del fuoco, e lei ovviamente ammise la "colpa" così come le altre di cui si riferisce sempre a partire dagli atti contenuti negli archivi.
quindi no, non mi pare che si tratti di un pezzo di storia che non ci riguardi. ci riguarda eccome. ma il senso del mio contributo non era affatto a giustificazione della eventuale santificazione delle donne in opposizione alla subìta demonizzazione in varie fasi della storia. intendevo solo dire che le due formule, santa o puttana, santa o demone/strega, erano frutto di una cultura precisa, largamente sostenuta dal popolo il quale plaudiva alle esecuzioni e partecipava con grande impeto alle fasi dei processi. Non si può dimenticare che, come nel caso della donna che si era travestita da uomo, talvolta le principali accusatrici, le delatrici, erano proprio donne che avevano motivi di risentimento personale o erano in cerca di santità, perché premeva un ricatto perenne che era quello che o aderivi ad una determinata logica di comportamento oppure venivi giudicata rea di qualunque cosa.
Non ultimo il fatto che in quel tempo abbiamo due precisi reati che vengono perseguiti in relazione all'uso del corpo, alla sessualità, alle relazioni interpersonali. la bigamia e l'adulterio o comunque le donne venivano accusate di eresia o di magarìa a volte in quanto che avevano un comportamento giudicato indecoroso, non consono per i costumi dell'epoca.
Mi sono limitata a dire una cosa tratta da una fonte che spero non giudicherete femminista e mi fermo qui ma potrei citare altre fonti storiografiche che raccontano proprio come nel tempo demonizzazione e santificazione delle donne sia andata di pari passo.
Simone de Beauvoir sfugge a quella dicotomia, per fortuna, e racconta d'altro. Io tento di fare lo stesso.
Spero questo ulteriore contributo sia utile per la vostra riflessione.