Autore Topic: il femminicidio secondo FAS  (Letto 11887 volte)

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Re:il femminicidio secondo FAS
« Risposta #30 il: Settembre 05, 2012, 13:35:19 pm »
Buongiorno, fa parecchio che non venivo su sto forum, ho notato che si é animussizzato.

consiglierei a vnd di cambiare avatar, perché contribuisce a creare un clima rancoroso di litigio perenne, come una cappa d´odio che avvolge tutte le discussioni.



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Re:il femminicidio secondo FAS
« Risposta #31 il: Settembre 05, 2012, 14:12:07 pm »
Preciso: sarebbe il caso, secondo me, di aprire un topic, magari in rilievo, dedicato ai siti femministi, tra cui le FAS. O se siete particolarmente affezionati a quel sito, magari un topic dedicato alle FaS in cui va tutto ciò che riguarda quel blog.
Ma insozzare il forum con diecimila topic dedicati a quel sito non vedo che utilità possa mai avere.

Giuseppe: questa discussione è nella sezione Osservatorio sul femminismo  :hmm:
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Offline vnd

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Re:il femminicidio secondo FAS
« Risposta #32 il: Settembre 05, 2012, 14:39:15 pm »
aiuto  :flag1:

troppa carne al fuoco, i miei due neuroni si stanno surriscaldando  :rolleyes:

FS ha posto argomenti che non sono banali, ad una prima impressione mi ricordano molto la pars destruens U3000 prima parte. Però al momento non riesco a dire di più, ci devo pensare. La divinizzazione/disumanizzazione della donna è un fatto del tutto recente: sicuramente nè Dante nè Petrarca avrebbero mai proposto una statistica sui femminicidi, basta leggere la Divina Commedia per vedere con quanta imparzialità vengono trattati maschi e femmine, dalla bolgia infernale all'ultimo cerchio del paradiso. Il patriarcato non è quella scatola nella quale le donne non valgono nulla e vengono comprate/vendute per due o tre cammelli. Il patriarcato è quella fase della storia umana che ci ha permesso di uscire dalla barbarie e dal terrore del matriarcato (che esso corrisponda o non corrisponda ad un periodo storico conta poco) dalla violenza degli istinti e dalla sopraffazione del più forte per andare verso la giustizia, la legge, la ragione. In definitiva la visione che FS ci presenta è frammentaria e contraddittoria, difficile da sostenere, ma difficile anche da collocare e interpretare: è una apertura o una chiusura ad un confronto razionale?

Mi piace quello che hai scritto ma tutto sommato, non vedo il problema.
Molto semplicemente, la divinizzazione della donna è un retaggio della cultura tradizionale.
Potrei dire che corrisponde alla divinizzazione degli eroi caduti in battaglia e colpiti di fronte.
Nel passato le donne morivano di parto. Questo rendeva le madri degne di rispetto, al pari di un soldato vittorioso.
Oggi che le donne corrono meno rischi di morire di parto, la maternità ha come perso il suo fascino e si è reso necessario il femminismo che questa richiesta di rispettosità del ruolo della donna, non più madre, la pretende urlando. Ma senza più convincere.

Io credo però che a noi uomini questa cosa interessi poco.

La divinizzazione della donna va denunciata perché è una variabile, altrimenti, ininfluente inserita forzatamente in un sistema di equazioni di primo grado, alla quale si vuole per forza dare un peso spropositato.

Stiamo continuando a tenere il piede in due scarpe e le femministe ne approfittano per infilare il piede ora in una ora nell'altra nella scarpa che fa più comodo, a seconda dei casi.
Ma questa fase non può durare.
O si riconosce una società asessuata dove il sesso non compaia più all'anagrafe e, di conseguenza, scompaiano i privilegi e le discriminazioni sessiste o si torna alla cultura tradizionale. Con svantaggi o svantaggi, previsti per un sesso e per l'altro in modo compensativo, considerato il pensare dell'epoca.

Scelta la direzione, bisogna eliminare le disciminazioni che, per gli uomini, sono previste per legge a partire dalla Costituzione (*) e, nel caso del femminicidio, lottare strenuamente affinché non ne nascano altre.

Poi ci si potrà interrogare sulle cause...
Ma... che cambia?

(*) Esempi di discriminazioni sessiste previste nella Costituzione della repubblica (i cittadini sono uguali, senza distinzione di sesso): è previsto il diritto dovere del servizio militare per i cittadini maschi / E' fatto divieto di rientro in patria ai discendenti maschi della famiglia regnante
« Ultima modifica: Settembre 05, 2012, 14:50:25 pm da vnd »
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Re:il femminicidio secondo FAS
« Risposta #33 il: Settembre 05, 2012, 16:15:19 pm »
scusa vnd ma il fondamento del pensiero razionale è la distinzione

se vogliamo ragionare in modo corretto dobbiamo distinguere i fischi dai fiaschi
si può discutere del rispetto delle donne, della santificazione, della demonizzazione, dell'umiliazione, della glorificazione, eccetera. Confondere l'una con l'altra non serve a nulla.
Uno dei primi concili della Chiesa ha riconosciuto a Maria il titolo di Madre di Dio. Il che non ha nulla da spartire con la divinizzazione di Maria.
Maria è e resta una donna. Altra e diversa da un Dio.

La divinizzazione della donna ha a che fare con l'ideologia sartriana della libertà come qualità di Dio: cioè, tra i nomi di Dio gli antichi elencavano: è infinito, eterno, onnipotente, buono, etc. Sarte dice che Dio è anzitutto LIBERO. (Conta poco che Sartre si definisse ateo)
Simone de Beauvoir trasporta questo sul piano del conflitto di genere: la divinizzazione della donna passa per la sua libertà, la sua autodeterminazione.
Questo ha delle ricadute anche sul nostro quotidiano: quando la violenza sessuale viene definita rapporto sessuale senza consenso. È la volontà della donna che determina il mondo!

Altra cosa è la santificazione della donna, la presunzione di innocenza. Qui siamo nel recinto del manicheismo: le donne buone, i maschi mali, per definizione. Le due affermazioni spesso si mescolano, anche se sono distinte. D'altra parte tra il manicheismo e l'idolatria è scontato che vi siano intersezioni.

Tuttavia è bene tenere distinti anche questi due piani. A mio parere il più pericoloso e attuale è la divinizzazione. Alla donna nulla importa se è santa o puttana: è lei che segna i confini tra santità e peccato, per cui è indifferente come gli altri la vedono e/o classificano.
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Re:il femminicidio secondo FAS
« Risposta #34 il: Settembre 05, 2012, 17:12:25 pm »
Cosmos,permettimi di tirare ancora in ballo il martello delle streghe.

I "vari Malleus Maleficarum" non rappresentavano il pensiero del popolo credo,bisognerebbe partire da questo presupposto per fare un'analisi seria delle cose.
Diciamo che se mai tutto quello che ci è dato sapere,ad oggi,riguardo ai suoi contenuti,non è la solita rivisitazione in chiave femminista di eventi ed opinioni,si potrebbe anche fare un grosso sforzo per mettere quel trattato sullo stesso piano della martellante campagna mediatica antimaschile che siamo costretti a subire quasi quotidianamente senza poterci ribellare,quella che c'insegna che gli uomini sono inferiori alle femmine sotto ogni punto di vista (noi non sappiamo nemmeno fare il multitasking,è chiaro che siamo un gradino sotto).
Però bisognerebbe avere un minimo di spirito critico e di onestà per ammettere che uno scritto che riflette le opinioni di due frati (vissuti in un tempo in cui si credeva perfino all'esistenza di draghi volanti),non si poneva come fine quello di plasmare il pensiero della massa riguardo la concezione della femmina,considerando anche che gli argomenti contenuti al suo interno non riguardavano esclusivamente valutazioni sul suo intelletto e sulla sua la moralità,ma spaziavano ben oltre.
Chiaro che se abbiamo la pretesa di costringere qualcuno a pensare che la condizione femminile sia sempre dipesa e dipende ancora dalla diffusione di qualche testo,non conoscendo quel testo come Dio comanda,ne avendo un solo modo per dimostrare che un'interpretazione strumentale e personale delle cose debba intendersi come una prova indiscutibile dei fatti,non possiamo che essere trattati come dei perfetti deficienti,afflitti da manie di persecuzione e ossessionati dall'idea che tutto il male presente al mondo sia da imputarsi al maschio.
Testi simili al Malleus Maleficarum,è vero,ebbero una diffusione abbastanza capillare,ma seriamente,pensate che sulle masse potessero avere lo stesso vigore persuasivo che hanno i mezzi di comunicazione odierni,tenuto anche conto che la stragrande maggioranza delle persone vissute in epoche lontane dalla nostra non aveva certamente ne molto tempo da dedicare alle letture,ne quello per ascoltare e assorbire passivamente i sermoni di qualche autorità ecclesiastica? In sintesi,se mai qualcuno avesse insinuato che dei semplici testi hanno contribuito ad alimentare l'idea che la femmina fosse da ritenere inferiore all'uomo,e in quanto tale a venir trattata,vorrei chiedere a quel qualcuno se per lei (o lui,bohoh) è più probabile che siano le pagine di un libro o le parole di qualche frate a condizionare il pensiero delle masse,oppure mezzi di comunicazione come la tv,che è alla portata di tutti,dietro cui ci stanno abili e sapienti ingegneri della comunicazione che conoscono a menadito qualsiasi tecnica per manipolarle,le masse?
Mi viene da pensare che il riferimento al Malleus Maleficarum,come spiegazione al martirio femminile causato dalla misoginia della Chiesa "ampiamente dimostrato dalla storia",non sia che un'altra stortura utilizzate dalle solite pazze femministe per dimostrare il niente assoluto.
Allora,vediamo come il fervore anticattolico comunista misto al becero femminismo isterico di qualche demente che ha un immenso rancore verso il mondo maschile,potrebbe anche essere giustificato da quello che effettivamente è accaduto nel corso di quei secoli bui,basandoci sul più autorevole studio della stregoneria e dell'Inquisizione,redatto dallo storico Golden e con la collaborazione di 130 altri studiosi accreditati,appartenenti a 30 nazionalità diverse.
Nei tre secoli in cui può essere individuato il fenomeno,in tutta Europa,non ci furono più di 300\310 condanne,300 tra Italia e Spagna,e 10 nel Portogallo.A cui si aggiungono circa 600 esecuzioni avvenute in Francia e forse una decina in Irlanda.
Il grosso della caccia alle streghe,avvenne in Germania,con un numero di vittime che può essere stimato tra le 20\25000 unità,a cui se ne aggiungono altre 6\7000 individuabili tra la penisola scandinava,la Scozia e la Svizzera,divisibili in base al sesso con una percentuale che va dal 25\35% per quanto riguarda gli uomini e del 65\75% rappresentato da vittime femminili.
Praticamente il "massacro" si compì in prevalenza nei paesi calvinisti,luterani e anglicani,o comunque presso stati in cui l'inquisizione cattolica non esisteva.

Non mi dilungo tentando di spiegare perché le femmine condannate furono di più degli uomini,credo sia inutile,brevemente,e chiunque dotato di un minimo di logica potrebbe arrivarci,sappiamo che l'Istituzione ecclesiastiva colpiva chiunque riteneva ostacolasse l'ortodossia cattolica,per cui,è chiaro come fosse più probabile nutrire sospetti verso chi poteva aver più tempo per officiare riti pagani e preparare strani intrugli e pozioni magiche tra le mura di casa o in qualche bosco,piuttosto che verso qualcun'altro che impiegava le proprie ore in qualche battaglia,o un bottegaio che svolgeva la propria attività alla luce del giorno.

Ah,non sono cattolico proprio per niente,ritengo solo il vomito femminista\comunista anticlericale troppo anacronistico ormai,e anche parecchio ridicolo. 

Offline FikaSicula

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Re:il femminicidio secondo FAS
« Risposta #35 il: Settembre 06, 2012, 01:43:10 am »
[...]Ma la divinizzazione femminile non consiste in una idolatria banale: La De Beauvoir lo dice molto chiaramente (a dir la verità lo dice Sartre, ma al femminismo lo applica Simone), la qualità prima del divino è la libertà. Perciò di fatto ho l'impressione che proprio nel rifiuto di essere predeterminate come sante o puttane ci sia la più forte rivendicazione della divinità femminile: la donna è libera di essere ciò che vuole, appunto santa o puttana, quello che sceglie. Questo è coerente con la definizione di stupro: rapporto sessuale senza consenso. È la donna che, anche a distanza di anni, decide del destino del suo partner affermando di essere o non essere stata consenziente. Boh, troppo complesso, ci penso. Comunque la ringrazio (miss Fikasicula) del contributo: pane per la nostra mente.

Quello che dici può avere un senso ma in quel caso il concetto di divinizzazione è esteso a tutta l'umanità. La libertà di scelta è estesa a te, me, noi, chiunque. E se anche fosse stato confermato il fatto che le donne avessero diritto alla libertà di scelta, cosa non affatto scontata in epoche differenti, mi pare solo una conferma di un fatto ovvio, perfino banale. Il che come leggo non significa che le donne abbiano diritto a scegliere i parametri di quella libertà. La scelgono per quello che le riguarda giacché prima qualcuno lo ha fatto al posto loro. Dire che non ci possa essere rapporto sessuale senza consenso mi pare il minimo. Come questo diritto poi sia declinato in ambito giuridico è un'altra storia.


Citazione
Ma la ragione culturale profonda va oltre questa spiegazione: tocca l'innocenza femminile, la responsabilità, il ruolo del maschio nella società e nella civiltà, la definizione del male e della colpa, la differenza tra il monoteismo e il manicheismo. Eccetera.

Su questo posso essere d'accordo con te. E' come dicevo. Vogliamo chiamarla santificazione, canonizzazione. Come vuoi. Ma tocca i due aspetti che presentavo nell'altro contributo. Demonizzazione vs santificazione. Le donne diventano innocenti tout court. Gli uomini colpevoli in quanto uomini.

una questione posta da FS è rimasta inevasa: cosa ne pensiamo noi della demonizzazione della donna

1 che c'entra con la conta dei femminicidi? assomiglia molto a quei bambini: hai cominciato prima tu
2 è ora che ci liberiamo della sudditanza alla cultura protestante tedesca: dal punto di vista storiografico una certa visione del mondo imposta dagli storici luterani non ha più alcun seguito, vedi ad esempio la descrizione di Lucrezia Borgia fatta dai luterani. Era chiaramente propaganda ideologica, Lucrezia per quel che ci dicono le fonti reali era una donna intelligente e di cuore, si occupò dei poveri molto di più e meglio di Lutero. Se FS mi porta un autore [...]

In sintesi: noi ci mettiamo a ridere quando qualcuno ci dice che la donna è il diavolo. E ci mettiamo a piangere quando ci dicono che è un angelo! Punto.

Al momento mi viene in mente non qualche autore letterario ma due storici, Renda e Messana, che per la Sellerio hanno pubblicato testi sull'inquisizione in Sicilia, la maniera in cui gli spagnoli, cattolici, obbligavano alla conversione  le donne arabe/turche per esempio, e le ragioni per cui le donne venivano processate. C'è un libricino molto bello, una autentica chicca, sempre della Sellerio, Correva l'anno 1698, che racconta come una donna che era rimasta vedova, dato che per campare aveva dovuto vestirsi da uomo per andare a lavorare la terra per conto di non so chi, fu processata presso il tribunale dell'inquisizione e per fortuna assolta. Ma gli atti di quel processo vengono riportati e sono "deliziosi". Così come in generale i tribunali dell'inquisizione cattolici che si servivano largamente delle convinzioni diffuse tramite il Malleus Maleficarum non ebbero alcuno scrupolo ad applicare la loro legge su persone, donne e uomini, di ogni genere.
Francesco Renda racconta che il numero degli inquisiti nel periodo che va dal 1500 al 1700 stanno a 42.214.  Nel tribunale del santo ufficio di sicilia i processati furono 6.865. Renda quantifica con altri dati dell'archivio di stato che si può parlare di circa 8.000 casi. E dal conteggio mancano i primi 70 anni di vita dell'inquisizione spagnola ovvero gli anni che vanno dal 1482 al 1550.
sui dati reperiti all'archivio di stato Renda ha calcolato che il 54% dei processati fosse di sesso maschile. la restante parte di sesso femminile. per i delitti di tipo religioso (ne erano contemplati altri) gli uomini erano processati al 78% e la restante parte erano donne.
Fra i processati per stregheria, magaria, sortilegio, le donne processate erano la maggioranza. Circa 500 donne - in sicilia - furono processate e condannate. Le condanne inflitte venivano applicate secondo quella che veniva definita "pedagogia del terrore" e dunque in modalità pubblica affinché fossero da monito a tutti e a tutte le altre. la condanna era l'esecuzione, il carcere a vita, la gogna pubblica, la tortura, la confisca dei beni, fustigazione, nei casi meno gravi la reclusione in convento.
negli archivi si rintracciano anche dati relativi le torture durante gli interrogatori che venivano definiti "con tormento". una donna di trapani accusata di magarìa subì un interrogatorio con tormento ad arbitrium, subì la tortura della "corda", quella del fuoco, e lei ovviamente ammise la "colpa" così come le altre di cui si riferisce sempre a partire dagli atti contenuti negli archivi.

quindi no, non mi pare che si tratti di un pezzo di storia che non ci riguardi. ci riguarda eccome. ma il senso del mio contributo non era affatto a giustificazione della eventuale santificazione delle donne in opposizione alla subìta demonizzazione in varie fasi della storia. intendevo solo dire che le due formule, santa o puttana, santa o demone/strega, erano frutto di una cultura precisa, largamente sostenuta dal popolo il quale plaudiva alle esecuzioni e partecipava con grande impeto alle fasi dei processi. Non si può dimenticare che, come nel caso della donna che si era travestita da uomo, talvolta le principali accusatrici, le delatrici, erano proprio donne che avevano motivi di risentimento personale o erano in cerca di santità, perché premeva un ricatto perenne che era quello che o aderivi ad una determinata logica di comportamento oppure venivi giudicata rea di qualunque cosa.
Non ultimo il fatto che in quel tempo abbiamo due precisi reati che vengono perseguiti in relazione all'uso del corpo, alla sessualità, alle relazioni interpersonali. la bigamia e l'adulterio o comunque le donne venivano accusate di eresia o di magarìa a volte in quanto che avevano un comportamento giudicato indecoroso, non consono per i costumi dell'epoca.
Mi sono limitata a dire una cosa tratta da una fonte che spero non giudicherete femminista e mi fermo qui ma potrei citare altre fonti storiografiche che raccontano proprio come nel tempo demonizzazione e santificazione delle donne sia andata di pari passo.

Simone de Beauvoir sfugge a quella dicotomia, per fortuna, e racconta d'altro. Io tento di fare lo stesso.

Spero questo ulteriore contributo sia utile per la vostra riflessione.


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Re:il femminicidio secondo FAS
« Risposta #36 il: Settembre 07, 2012, 11:28:55 am »
a dir la verità non è un contributo molto utile

Quello che dici può avere un senso ma in quel caso il concetto di divinizzazione è esteso a tutta l'umanità. La libertà di scelta è estesa a te, me, noi, chiunque. E se anche fosse stato confermato il fatto che le donne avessero diritto alla libertà di scelta, cosa non affatto scontata in epoche differenti, mi pare solo una conferma di un fatto ovvio, perfino banale. Il che come leggo non significa che le donne abbiano diritto a scegliere i parametri di quella libertà. La scelgono per quello che le riguarda giacché prima qualcuno lo ha fatto al posto loro. Dire che non ci possa essere rapporto sessuale senza consenso mi pare il minimo. Come questo diritto poi sia declinato in ambito giuridico è un'altra storia.


6 righe di banalità...
mi spiace ma non ho voglia neppure di partire. Leggi qualcosa o perlomeno domandati se quello che dici ha un senso.
Mi costringo solo ad un piccolo spunto: la libertà di scelta delle donne non era scontata in altre epoche. Ecco un modo per coprire tutto di cacca.Il mondo non è tutto cacca. Perchè Agnese affrontò il martirio? (è una tua conterranea) Fu obbligata? non aveva libertà di scelta? e Lucia? e le altre mille e mille martiri cristiane, siciliane, italiane? Ma di cosa parli? La libertà di scelta di cui parla Sartre è ben altro, voi femministe continuate a confondere i piani. Prima cambiate il senso alle parole, poi pretendete che vi sia riconosciuto il diritto a cui le vostre parole storpiate alludono.

Poichè non è possibile ogni volta fare una lezione di filosofia, chi legge prima di rispondere deve avere quel minimo di intelligenza di comprendere il registro dell'altro, o perlomeno informarsi. È mancanza di rispetto obbligare gli altri a rispondere a banalità fuori contesto. Per quanto sia scortese, sarò scortese e non mi sottoporrò a tale suplizio.

[per capire che differenza c'è tra la libertà delle donne in altre epoche cui lei accenna e quella di cui Sartre e la de Beauvoir, vada a leggere L'alba incompiuta del rinascimento, di De Lubac. Poi, forse, ne riparliamo]

Citazione

Al momento mi viene in mente non qualche autore letterario ma due storici, Renda e Messana,


wow, Renda e Messana! :ohmy:
mi viene in mente una battuta di don Abbondio, ma Lei la conosci già

Citazione
Francesco Renda racconta che il numero degli inquisiti nel periodo che va dal 1500 al 1700 stanno a 42.214.  Nel tribunale del santo ufficio di sicilia i processati furono 6.865. Renda quantifica con altri dati dell'archivio di stato che si può parlare di circa 8.000 casi. E dal conteggio mancano i primi 70 anni di vita dell'inquisizione spagnola ovvero gli anni che vanno dal 1482 al 1550.

mamma mia! un genocidio!

il programma T4 in Germania fece 70.000 morti in 3 anni = TRE ANNI http://it.wikipedia.org/wiki/Aktion_T4

in Nigeria dall'inizio dell'anno i morti cristiani sono centinaia

in Rwanda si parla di milioni di morti, forse 6, in pochi anni

in Italia i suicidi maschili sono 3.000 all'anno: in due secoli (1500-1700 ha scritto?) significa 600.000
va bene: continua a masturbarti, io ho altro da fare!

Cosmos,permettimi di tirare ancora in ballo il martello delle streghe.

redatto dallo storico Golden e con la collaborazione di 130 altri studiosi accreditati,appartenenti a 30 nazionalità diverse.
Nei tre secoli in cui può essere individuato il fenomeno,in tutta Europa,non ci furono più di 300\310 condanne,300 tra Italia e Spagna,e 10 nel Portogallo.A cui si aggiungono circa 600 esecuzioni avvenute in Francia e forse una decina in Irlanda.
Il grosso della caccia alle streghe,avvenne in Germania,con un numero di vittime che può essere stimato tra le 20\25000 unità,a cui se ne aggiungono altre 6\7000 individuabili tra la penisola scandinava,la Scozia e la Svizzera,divisibili in base al sesso con una percentuale che va dal 25\35% per quanto riguarda gli uomini e del 65\75% rappresentato da vittime femminili.
Praticamente il "massacro" si compì in prevalenza nei paesi calvinisti,luterani e anglicani,o comunque presso stati in cui l'inquisizione cattolica non esisteva.

sono d'accordo sulle cifre e sulle considerazioni, ma vorrei anche aggiungere un'altra precisazione: sono stufo di autori e studiosi e ricercatori tedeschi, luterani o riformati che siano! Mi hanno davvero stufato con i loro capelli tagliati in quattro quando non vedono il Monte Bianco che hanno davanti. Come dice il Vangelo: filtrano il moscerino e ingoiano il cammello.

Non ho intenzione di perdere tempo con costoro. Che mi si trovi in Vico, o in Croce, o in Manzoni, o in Tommaseo, o in Rebora, o in Rosmini, riferimenti adeguati. Poi vediamo. Ma, guarda un po', la maggioranza delle femministe sa a malapena che Manzoni ha scritto i Promessi Sposi. Che il Tommaseo abbia scritto uno dei nostri primi e più importanti vocabolari non sanno nulla. Della dialettica storica di Vico: zero. Dal campanello che sparge una polvere di si suono di Rebora? zero assoluto. Ma delle streghe sanno tutto! Sulla libertà femminile hanno tonnellate di documentazione: rigorosamente in tedesco!
« Ultima modifica: Settembre 07, 2012, 12:17:35 pm da COSMOS1 »
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Re:il femminicidio secondo FAS
« Risposta #37 il: Settembre 08, 2012, 13:13:01 pm »

alcuni crimini hanno una connotazione di genere.

I crimini dettati dalla paura a sfondo omofobico o sessista o misogino sono di genere. Ditemi voi se esistono crimini dettati dalla paura nei confronti dell'uomo in quanto uomo.

Ma a prescindere da questa caratterizzazione ciò che volevo dire è che la divinizzazione delle donne, dei nostri corpi, non piace neppure a noi. Noi non vogliamo essere il tramite verso il cielo.



Ma lei è veramente sicura che i “femminicidi” siano crimini di genere? E su cosa lo basa?
Da come i giornali raccontano i delitti passionali, tutto sembrano tranne che crimini di genere.
Per essere più precisi, agli uomini che commettono questi crimini non importa nulla delle donne, non le ritengono importanti per il crimine che hanno commesso. Loro ce l’avevano con quella donna e per la relazione che si era instaurata, ossia sembra un delitto più legato a problemi di intimità che di genere.
Se dovessimo adottare la sua prospettiva, ossia delitti di donne perpetrati da uomini per la misoginia e perché erano donne, allora dovremmo concludere che se ci fosse stata una relazione omosessuale, l’omicidio non ci sarebbe stato, ma è falso, perché gli omosessuali, maschi e femmine, uccidono per gli stessi motivi per i quali gli uomini uccidono le donne, ad esempio il non accettare l’abbandono. E lo fanno anche le donne con gli uomini. Queste ultime sono forse misandriche? Nessuno lo penserebbe.
Se un omosessuale uccide il partner lo fa per misandria? E se una lesbica uccide la sua donna lo fa per misoginia? Io posso capire il serial killer il quale dichiara apertamente di odiare le donne, oppure delle persone che attaccano gli omosessuali perché omosessuali e lo dichiarano, ma se si ascolta il racconto maschile di questi uomini che hanno ucciso le loro partner, emergerà che spesso uccidono perché non volevano essere lasciati e non perché erano donne.
Di solito questi uomini non odiano le donne, anzi le ricercano (al contrario del serial killer che le cerca per ucciderle) e si comportano bene con loro senza provare e manifestare odio (potrebbero farlo, tanto odiare qualcuno non è un crimine) perché non scatta quel particolare tipo di relazione. Se adottiamo la sua prospettiva dovremmo concludere che è una misogina a tempo.
Non ha senso nemmeno parlare di istinto di proprietà, ossia di potere e controllo perché tutte le condotte degli esseri umani sono finalizzate al potere e al controllo, anche quelle delle femministe che ad esempio non vogliono la PAS (controllo). Se dovessimo ragionare in termini di potere e controllo allora dovremmo includere anche la corruzione e la concussione che regnano in Italia perché sono finalizzate al potere e al controllo (del territorio), oppure le strategie criminali mafiose, finalizzate al potere e al controllo. Anche i mafiosi hanno problemi con l’istinto di proprietà? (dobbiamo per forza applicarlo agli uomini violenti in ambiente domestico?)
Parlare di potere e controllo come motivazione alla violenza è come parlare di aria fritta: non aggiunge nulla alla discussione e soprattutto non permette di distinguere e differenziare i crimini all’interno delle mura domestiche dagli altri.
Allo stesso modo non ha senso parlare di cultura maschilista e misogina come retroterra che ha consentito il crimine perché non sappiamo nulla se gli autori erano cresciuti in quell’ambiente. E se non sono cresciuti perché hanno ucciso? Come hanno sviluppato quell’istinto di proprietà? È chiaro che di fronte a queste possibilità (per nulla remote) chi usa l’interpretazione femminista e di genere si ritroverà di fronte a contraddizioni e ambiguità così macroscopiche che difficilmente riuscirà a spiegarle se rimarrà sempre delle sue idee e questo perché tende a leggere il mondo, estremamente complesso, solo alla luce di una variabile, il genere, ed è costretto a ignorare (non sempre consapevolmente) quegli elementi che incrinano la sua concezione. Naturalmente questa non è una prerogativa del solo femminismo.

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Re:il femminicidio secondo FAS
« Risposta #38 il: Settembre 08, 2012, 16:35:50 pm »
Se dovessimo adottare la sua prospettiva, ossia delitti di donne perpetrati da uomini per la misoginia e perché erano donne, allora dovremmo concludere che se ci fosse stata una relazione omosessuale, l’omicidio non ci sarebbe stato...

Uccidirebbiro pe' omofobbia.



Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

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Re:il femminicidio secondo FAS
« Risposta #39 il: Settembre 08, 2012, 17:38:20 pm »
Uccidirebbiro pe' omofobbia.

I media tempo fa hanno parlato di un ragazzo... romano... un musicista.. pestato a morte...
Lo hanno fatto passare per omicidio per omofobia.
Ma è davvero possibile?
Non so... ma uccidere qualcuno solo perché è gay mi sembra una cosa senza senso...

Così come uccidere qualcuno soltanto perché donna...

Cioè.... come quando uno uccide una donna perché ti ha chiesto di separarsi, e allora comincia a farti i tuoi conti, che perderai i figli... la casa.... ti dice che ti rovinerà e sai che può farlo e lo farà... e allora sbrocchi e l'ammazzi, è autodifesa, non femminicidio.

Chissà che cosa ci sta veramente dietro ai pestaggi di gay....
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