di DAVIDE GRITTANI
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Quello che mi ha ferito più di ogni altra cosa?» Marco ci pensa su, poi si inabissa e sospira. «L’atteggiamento del pm (la dottoressa Lidia Giorgio (nella foto in basso a destra*), all’epoca dei fatti magistrato presso la Procura di Foggia; ndr), una impressionante determinazione che a un certo punto sembrava quasi accanimento, senza mai farsi sfiorare dall’eventualità che poteva anche sbagliarsi sul mio conto... ». Tra le molte storie di Presunto colpevole - la fortunata trasmissione con cui Rai Due intende raccontare le storie di chi è stato travolto dal giustizialismo all’italiana - quella di Marco Matteucci ha lasciato davvero di sasso. Per la violenza dei fatti, per l’accusa infamante che contengono, per l’ambiente in cui è maturata questa orribile storia. Nello spezzone di trasmissione a lui dedicato - andata in onda per la prima volta lo scorso 28 marzo, replicata qualche giorno fa proprio per il clamore che aveva suscitato - Matteucci ha raccontato la sua storia kafkiana, dolcissima e agghiacciante.
La storia di un promotore finanziario toscano che a un certo punto, durante una vacanza in Liguria, incontra una ragazza foggiana: se ne innamora, mettono al mondo una bambina, si trasferisce a vivere qui senza minimamente sospettare che - proprio a Foggia - avrebbe invece conosciuto l’inferno. «E’ stato un vero peccato - ha raccontato Marco durante il suo assolo a Presunto colpevole, anche se la versione andata in onda è stata adeguata ai tempi televisivi - perché a Foggia avevo conosciuto tanta gente, ci stavo davvero bene. Gente calorosa, gente per bene. Ma mai avrei pensato che, proprio a Foggia, mi sarebbe successo quel chemi è successo. Mi hanno strappato la vita, come si fa coi criminali... quelli veri».
L’INFAMIA PEGGIORE - Il 4 maggio 2004 Marco Matteucci viene convocato presso la Questura di Foggia, dove - dopo un’attesa che dev’essere durata tutta la vita - gli viene comunicata la notizia della sua collocazione gli arresti domiciliari per abusi e violenze sessuali nei confronti della figlia. «Ti addormenti Marco - racconta - e ti svegli che ti arrestano a Foggia, per abuso sessuale su tua figlia». Una violenza che si sarebbe consumata durante i 5 giorni che Marco e sua figlia trascorsero insieme a Foggia, nell’appartamento preso in fitto dal Matteucci per stare vicino alla piccola: quando il rapporto con l’ex compagna (e madre della bambina) era già finito, quando l’iter legale della separazione stava stabilendo tempi e modalità della frequentazione padre-figlia. Una violenza che sarebbe avvenuta all’interno di una vasca da bagno arancione, lasciando sul corpo della bambina evidenti segni dell’abuso perpetratole.
Ma su cosa si basavano queste accuse feroci? Sul racconto della bambina, mentre riscontri di natura empirica (a casa di Marco non solo non c’era una vasca arancione, non c’era proprio la vasca) e di natura medico legale (sulla bambina non è mai stato riscontrato alcun segnale di violenza) smentivano ogni accusa.
SENTENZA INAPPELLABILE -
Nelle motivazioni depositate nella sentenza emessa dalla Corte d’appello di Bari - dopo la prima assoluzione di Marco Matteucci da parte della Corte d’assise presso il Tribunale di Foggia - viene espressamente indicato che le domande dei magistrati inquirenti sono state «reiterate e suggestive», almeno fino a quando non si sono resi conto che le accuse della bimba potevano in realtà scaturire da un astio nutrito dalla famiglia dell’ex compagna dell’uomo. Marco, per l’appunto assolto sia in primo che in secondo grado, adesso attende il risarcimento dello Stato. Quello materiale, perché quello morale non si può nemmeno tentare di stabilirlo viste le conseguenze che questa accusa infamante ha avuto su di lui: «Sono oltre sette anni che non vedo mia figlia, che non ci sto da solo con lei, che non le dico liberamente quanto la amo e quanto mi spiace per tutto quello che è successo. E adesso? Chi me la restituisce indietro la mia vita? Chi mi ripaga delle offese e del linciaggio che ho subito? E dell’amore di mia figlia, che potrebbe essere compromesso per sempre?»
Un destino pazzesco quello di Matteucci, che purtroppo ha mostrato - per una serie di circostanze - il volto peggiore della città: ad esempio un altro toscano, Mauro Falciani, ha sposato una foggiana, ha aperto una libreria in città (si chiama Stlie libero, in viale Ofanto 293) e oggi rappresenta un “riferimento” per la vita culturale del capoluogo.
L’EQUILIBRIO DELLA «GAZZETTA» - Seguendo il processo di Marco Matteucci presso il Tribunale di Foggia, la Gazzetta intuì da subito dell’abnormità delle accuse che gli venivano contestate. E, pur rispettando la necessità del diritto di cronaca, nel servizio pubblicato a commento dell’assoluzione (nell’edizione de La Gazzetta di Capitanata del 4 aprile 2009) scrisse testualmente: «Peraltro l’accusa di molestie non reggeva perché, nella casa foggiana presa in fitto dall’imputato per poter incontrare la figlia, non c’era alcuna vasca da bagno».
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=548697&IDCategoria=1* La PM
Ps: Ho postato in questa sezione dato che era quella che più si avvicinava la tema, ma se il mod di sezione lo ritiene opportuno può spostarla in Dialoghi sulla QM