Autore Topic: I dubbi di chi ha voluto la bici...  (Letto 1669 volte)

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Offline Fazer

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I dubbi di chi ha voluto la bici...
« il: Settembre 11, 2012, 15:01:47 pm »
Prima hanno voluto l'etichetta "rosa" appiccicata dovunque, a sottolineare chissà quale particolarità...
Ora, guarda un po', qualcuna si accorge che può essere controprocucente...

http://27esimaora.corriere.it/articolo/donna-e-femminismosono-due-cose-distinte/#more-5845

Donna e femminismo
sono due cose distinte

di Antonella Lattanzi

Donna non è una parola per le donne. È una parola per tutti, come uomo, come occhio, come pane. Donna è un genere, non una setta né un partito. Parità non è livellamento: donne e uomini non sono uguali, prima lo impariamo meglio è.
 
I diritti delle donne non sono un problema delle donne che si presenta cinque giorni al mese in un vestito rosso scuro, ma un interesse di tutti
 
(l’ha ricordato proprio in questi giorni Dacia Maraini alla conferenza stampa del Campiello).
 
Il confine è sottile ma essenziale: essere pari non è essere uguali, è poter essere diversi senza rinchiudersi o essere rinchiusi in una gabbia. Perché si sia diversi e pari, c’è bisogno che i diritti vengano riconosciuti, e che al femminismo siano restituiti il suo significato e la sua funzione sacrosanti. Il punto è non auto-ghettizzarsi, non essere fautori di una deriva moralista dell’identità di genere.
 
Solo per donne, solo per uomini, solo per amanti della vela: non è vietato, purché esista tutto e il suo opposto. Sì alla letteratura femminile se esiste una letteratura maschile, altrimenti: no. Sì a una casa editrice che pubblica solo donne, se ce n’è una che pubblica solo uomini, altrimenti: no.
 
Se genderizziamo la letteratura (cioè il mondo) rendiamo tutto color confetto, affettato e glamour: i singoli libri, le singole persone valgono più di un marchio tatuato in fronte: rosa.
 
Sulla Lettura del 2 settembre mi sono interrogata sulla deriva del femminile e delle quote rosa anche in letteratura. Da quell’articolo nasce questo post.
 
Sto volutamente esagerando, non voglio dire che, per indire il Giro d’Italia femminile, bisogna assicurarsi che ne esista uno maschile. La domanda è un’altra.
 
A qualcuno verrebbe mai in mente di istituire un Premio internazionale di letteratura maschile?
 
E, se io fossi uomo, qualcuno mi verrebbe a dire: “detto tra noi, il tuo libro mi ha stupito doppiamente perché di solito io i libri scritti da uomini non li apro nemmeno”?
 
Non mi sto scagliando contro i gender studies: importantissimi, necessari, sono nati proprio per scrivere una storia della letteratura che non esisteva, per riscrivere la storia della letteratura in modo corretto. Lo stesso vale per i cultural studies.
 
Quella che metto in discussione è una pratica diffusa che nulla ha a che vedere con la parità. Nell’Ottocento la cultura femminile è stata una conquista: parlava di diritti delle donne, di schiavitù, di classi disagiate. Ora è il contrario, una mannaia che divide la letteratura “vera” da quella, ahimè, femminile. Triste scherzo del destino: il primo diritto rivendicato dalle donne fu proprio quello dell’istruzione.
 
Così per tutto: l’engagement “vero” da quello femminile, il lavoro vero da quello delle donne, lo sport vero da quello femminile (chi non ricorda, durante le Olimpiadi, gli infiniti servizi sulle atlete più belle, o gli eterni dibattiti sulle divise sempre più striminzite, per esempio delle tenniste, o gli spot mandati in onda qualche tempo fa dalla Women’s Tennis Association che tutto facevano tranne sottolineare le qualità delle giocatrici?), e così via.
 
Non è divertente, è pericoloso.
 
Se rinchiudiamo tutto ciò che è femminile entro il ferreo recinto spinato di certe parole ganasce come rosa, sesso debole e via dicendo, se sottolineiamo e circoscriviamo ogni cosa che ha a che fare con le donne, ne sminuiamo il valore assoluto. L’ho già detto: è come dire sei il più bravo, sì, ma nella banda del paese. Ciò spesso porta ad accostare, nelle arti come nella cultura, due persone solo perché donne. Pensiamolo al contrario: si accosterebbero due scrittori, giornalisti, ballerini, solo perché uomini?
 
È come accostare due materie scolastiche perché iniziano entrambe con la “s”. Creiamo accostamenti per similitudine, per opposizione, per analogia: non creiamone (a meno che non si parli di genere sessuale) per genere sessuale. C’è persino una penna for women only (è segnalata qui assieme a molti altri articoli del genere):
 
«stai dicendo che con questa può scrivere persino una donna?» dice lo strillo.
 
Mentre un controverso studio pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology afferma che le donne vogliono fare carriera quando temono di non essere abbastanza belle da attrarre gli uomini, e mille pubblicità, da sempre, dipingono le donne come esseri subnormali (non ultima quella delle bustine di zucchero distribuite da Techmania: «La differenza tra una toilette ed una donna è che la toilette non ti insegue nove mesi dopo che l’hai usata»), e mentre si fa razzia di mimose e spettacoli pseudo-hard per la festa della donna, poesie e cioccolatini per la festa della mamma, viviamo in un Paese in cui non è assicurato il diritto alla gravidanza sul lavoro.
 
Anche ma non solo in un momento storico come il nostro, in cui una direttiva della commissaria europea Reding introduce il vincolo del 40% di quote rosa nei Cda, e subito dopo la Gran Bretagna risponde con una lettera che incita alla “resistenza antiquota”.
 
Mi piacerebbe che non esistesse, dall’infanzia, l’obbligo di rosa e celeste (o meglio che se, dal quinto anno di età il celeste si perde, si perdesse anche il rosa). Voglio che, se scrivo o parlo di qualcosa in cui c’è la parola donna, nessuno nicchi e mi dica (o pensi): – Ecco, la solita femminista -. A significare: – Ecco, la solita frustrata.
 
Poiché femminista è una di quelle parole – come comunista, rivoluzionario, sessantottino – ormai svuotate di significato e usate come generico insulto o, a voler essere gentili, come beffarda critica che vuol dire solo e sempre: il solito (depresso) idealista. Siamo tornati a prima del 1882, quando femminista era un dispregiativo usato per un uomo femmineo. Senza pensare che, senza questa parola, io non avrei nemmeno il diritto di stare qui a parlare.
 
Mi piacerebbe che nessuno reclamasse per forza una quota femminile per esempio in un’antologia, ma che la scelta fosse solo e sempre il valore assoluto, il merito: altrimenti agli occhi di chi la fruisce (non di chi la fa) qualunque cosa solo perché è fatta da una donna è una sorta di concessione al sesso debole.
 
Il punto è anche che se si parla di donna non si parla per forza di femminismo, sono due cose distinte. Circoscrivere l’argomento donna al femminismo è un altro modo di rinchiuderlo e renderlo innocuo, come quando si ascrive ogni teoria non ufficiale al «solito esagerato complottismo» (ma la paura, in realtà, qual è?). Ti prendo in giro? Ti tolgo credibilità, ti rendo insignificante.
 
Non voglio vivere in un mondo in cui una banca mi sbatte in faccia una pubblicità gigante con una donna – rossetto e orecchini – che dice (scritto in rosa): “Una cucina nuova tutta per me?”, e un uomo – occhialuto – che risponde (scritto in verde): “E se nostro figlio pensasse a un master?”.
 
Da qui all’eterna questione del delitto passionale, anche se non sembra, il passo è breve (c’è un importante pezzo di Michela Murgia in merito, che prova a riscrivere un articolo su una donna uccisa). Altrimenti siamo tutti colpevoli quando leggiamo che, se una donna viene assassinata, in fondo un po’ se l’è cercata: “è stata gelosia”. Il delitto è “passionale”: c’entra di certo con l’amore, e l’amore – inutile cercare di negarlo fingendo di essere individui, e non bouquet matrimoniali che parlano e camminano – c’entra, naturalmente, sempre con la donna.

Offline COSMOS1

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Re:I dubbi di chi ha voluto la bici...
« Risposta #1 il: Settembre 11, 2012, 16:40:52 pm »
in effetti il femminismo è un assurdo logico

che sia il femminismo duro e puro delle fas, che sia il femminismo di potere della Zanard@, che sia il femminismo edulcorato del mainstream
Dio cè
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Re:I dubbi di chi ha voluto la bici...
« Risposta #2 il: Settembre 11, 2012, 17:01:57 pm »
La consegenza logica sarebbe rinunciare al suo blog in quanto frutto proprio di quota rosa e mettersi in concorrenza con i giornalisti veri, uomini e donne.   ma probabilmente la signora si sente solo sminuita dal "rosa"  e vorrebbe che si smettesse di identificare le privilegiate(poche donne, quasi tutte femministe) come privilegiate
Io ho riposto le mie brame nel nulla.
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Offline Warlordmaniac

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Re:I dubbi di chi ha voluto la bici...
« Risposta #3 il: Settembre 11, 2012, 17:02:26 pm »
in effetti il femminismo è un assurdo logico

che sia il femminismo duro e puro delle fas, che sia il femminismo di potere della Zanard@, che sia il femminismo edulcorato del mainstream

Beato tu che riesci a distinguerli.

Alberto86

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Re:I dubbi di chi ha voluto la bici...
« Risposta #4 il: Settembre 11, 2012, 17:19:10 pm »
Gira e rigira la dimostrazione è sempre la stessa: siamo circondati da asine femministe( anche se ora, ad una parte di loro, la parola non piace più) impossibilitate all'equilibrio mentale, in continua lotta con i loro complessi di genere, le loro incertezze, le loro paure, le loro insicurezze, la loro impossibilità di confrontarsi sul campo col genere maschile che si nascondano sempre dietro alle solite "menate" dei "colori di genere"...


E comunque la cosa importante è che siano gli uomini a dire no alle assurdità del femminismo, non loro!




La consegenza logica sarebbe rinunciare al suo blog in quanto frutto proprio di quota rosa e mettersi in concorrenza con i giornalisti veri, uomini e donne.   ma probabilmente la signora si sente solo sminuita dal "rosa"  e vorrebbe che si smettesse di identificare le privilegiate(poche donne, quasi tutte femministe) come privilegiate


See aspetta e spera...    :rolleyes:

Magari a seconda del loro umore giornaliero potrebbero variare  il rosa con il marrone letame...Io penso sarebbe un'ottima alternative per queste dementi  :cool:
« Ultima modifica: Settembre 11, 2012, 17:33:58 pm da Alberto86 »

Offline Brutale

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Re:I dubbi di chi ha voluto la bici...
« Risposta #5 il: Settembre 11, 2012, 17:27:16 pm »
le femministe non sono in grado di organizzare progetti gettando le basi per uno sviluppo a lungo termine, quando gli si presenta l'occasione per avere ciò che vogliono sono disposte a far di tutto affinchè possano ottenerlo immediatamente, senza dare molta importanza a quelle che saranno le conseguenze sul lungo periodo... hanno sempre agito così

ripensamenti e cambi di rotta improvvisi sono abbastanza comuni tra le femministe... sono fatte così: vanno dove le porta il vento...

Offline Fazer

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Re:I dubbi di chi ha voluto la bici...
« Risposta #6 il: Settembre 12, 2012, 09:08:06 am »
Uno dei commenti... :lol:

11.09 | 19:25 AuroraBorealis

in maniera molto ingenua e molto retorica, la gente dov’è che la vede tutta questa conflittualità di genere?
 io non ho la TV, però le poche volte che la guardo vedo che nei film e nelle fiction italiane, nel 90% e passa delle scene ci sono sempre UN UOMO e UNA DONNA. Scena all’Anagrafe? Un uomo ed una donna! Scena a scuola? Un uomo ed una donna! Scena in commissariato? Un uomo ed una donna! Scena in palestra? Un uomo ed una donna! Scena nei bagni pubblici? Un uomo ed una donna.
 Le poche volte che ci sono scene con solo 2 uomini (ma solo 2 eh, 3 è concesso solo ad Aldo, Giovanni e Giacomo) tipo in uno spogliatoio prima/dopo una partita di calcio, di che si parla? Ma di donne, naturalmente! E le poche volte che ci sono scene con solo 2 donne (ma solo 2 eh, che 3 fa troppo trio lesbo nel porno…), tipo visita dal ginecologo, di che si parla? Ma di uomini, naturalmente!
 Importante è anche il numero 2. Avete mai visto scene con 4 uomini ed 1 donna? Io no! Sarà perché dà una vaga idea di gang-bang e quindi non va bene, non si fa, è brutto, sporco e cattivo? Chissà!
 Insomma, nella rappresentazione delle dinamiche sociali tutto è funzionale alla mescolanza dei generi ed al potenziale rimorchio etero nell’eventualità accoppiatrice. Come si fa a dire che c’è una conflittualità di genere?!?!?!?
 Ma magari ci fosse una conflittualità di genere, ma magari ci fosse uno scontro, ma magari ci fosse qualcosa tipo alcune amazzoni autarchiche da una parte vs. alcuni maschilisti fallocentrici in stile Uomini3000 dall’altra.
 Nella vita si va avanti più con gli scontri che non con le infinite mediazioni.
 Il fatto è che questa conflittualità di genere non esiste, o se esiste è talmente annacquata da aver perso qualsiasi tipo di stimolo ed arricchimento culturale.
 Però in compenso avremo le quote rosa e le quote azzurre, cosicché per andare dalla ginecologa non ci saranno più solo 2 donne, ma DUE DONNE e DUE UOMINI. Che ovviamente si rimorchieranno fra di loro mentre discetteranno sui pruriti intimi e sui lenitivi detergenti della Bionsen.

Offline cancellatow

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Re:I dubbi di chi ha voluto la bici...
« Risposta #7 il: Settembre 12, 2012, 10:10:29 am »
quella è una lesbo-femminista con un concentrato di misandria pari all'acqua nel suo corpo
amazzoni autarchiche=femministe misandriche
Poi però allo scontro ci vanno sempre col poliziotto vicino :sick:

Offline COSMOS1

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Re:I dubbi di chi ha voluto la bici...
« Risposta #8 il: Settembre 12, 2012, 12:56:48 pm »
Uno dei commenti... :lol:

11.09 | 19:25 AuroraBorealis
...

magari ci fosse qualcosa tipo alcune amazzoni autarchiche da una parte vs. alcuni maschilisti fallocentrici in stile Uomini3000 dall’altra.

...


 :lol: avete fatto caso al nick di questa paucineuronica confusa?

Aurora Boreale ?!?!?



alla faccia della presunzione! Ci dica signora dove venire a prostrarci ai suoi piedi ed ascoltare i suoi illuminanti consigli  :lol:


MA qualcuno le ha mai consigliato, a lei miss acefala, un salto nei tribunali o anche solo davanti ad una scuola all'uscita dei bambini? Chissà, forse qualche indizio di conflittualità di genere le sarebbe passato davanti agli occhi. Forse! Se nello stesso momento i suoi due neuroni si fossero connessi, cosa credo improbabile, statisticamente intendo!
Dio cè
MA NON SEI TU
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