Ho cominciato al leggere il nuovo libro della Miriano e lo trovo francamente un ottimo lavoro, quantomeno nella direzione di un necessario cambiamento di mentalità.
Credo che una società in cui i rapporti uomo-donna sono passabilmente sereni sia più umana e più forte. Può sembrare un’utopia attualmente, ma basta considerare qualsiasi altra cultura anche presente per capire che non è irrealizzabile. Penso che la soluzione della questione maschile e del femminismo –senza buonismi o ingenui ottimismi-passi per di là.
La sua tesi è che “non ci sono più uomini” (e aggiunge nemmeno donne), a mio avviso abbastanza condivisibile almeno nel senso che non si sanno ancora proporre atteggiamenti e valori alternativi e convincenti a quelli della società femminilizzata.
Ha un messaggio per gli zerbini:
- L’uomo che non rifiuta il suo lato femminile –scrive-, sensibile come una donna, pare essere il massimo ornamento della contemporaneità. Io se sento ancora una volta lodare un uomo che non rinnega il suo lato rosa compio un gesto inconsulto, non so, per protesta mi stendo sul divano e dormo-.
Però non dà consigli agli uomini, ma –finalmente- alle donne:
“Se una donna riesce a stare al suo fianco in silenzio” (e ci voleva
) “imparerà la gioia di vedere fiorire una persona accanto a sé”
Consiglia loro di “non decidere tutto”, di non condizionare l’uomo, di avere fiducia in lui e non impedirgli di assumersi le sue responsabilità (di capofamiglia, termine oggi travisato e quasi oltraggioso).
Afferma tra l’altro che le donne hanno “sbalzi d’umore, inclinazione alla lamentela” senza tralasciare che una volta raggiunto l’obiettivo biologico del figlio la moglie si dimentica di essere tale.
Consiglia loro di “perdere” quello che vorrebbero, i pensieri [vacui], i desideri. “Tutte queste cose ci torneranno indietro rifiorite” e l’uomo sarà colpito [non c’è da dubitarne
] dalla loro generosità.
Insomma un libro fondamentalmente in sintonia con la Qm, e il suo successo lascia ben sperare in quella nuova alleanza necessaria per “trasmettere la vita della specie in condizioni minime di serenità”.