http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/10/04/ddl957-entriamo-nel-merito-discussione-articolo-per-articolo-parte-prima/#more-20405Le e soprattutto la conoscete...
Non penso sia degno che una come lei, su questo argomento, faccia anche la parte della tollerante, ci può credere un Vero Mummio, ma non i padri separati...
Ecco i suoi scritti...
Oggi in quel di Roma si contendevano la scena due gruppi di persone, madri separate [1], donne e uomini e nuove compagne, figlie, nonni/e, padri separati, donne e uomini che in un modo o nell’altro parlano di una proposta di legge della quale ci siamo occupate tante volte anche noi. Parlo del ddl 957 che interviene sull’affido condiviso a modifica della legge 54/2006. Nel ddl tanti sono gli aspetti controversi e su quelli il dibattito è stato ed è tuttora infuocato. Non mancano i colpi bassi, da una parte e dall’altra, a cura di non meglio identificate persone, cani sciolti o entità sparse, c’è chi non riesce a non lasciarsi prendere dalla tentazione di demonizzare i sostenitori o le sostenitrici ora del ddl ora delle proposte che ad esso si oppongono. Di fatto, come già scritto a proposito della Pas, viene inibito un dibattito sereno che ci consente di capirci qualcosa e di decidere in tutta serenità come e perchè dovremmo farci piacere questa proposta o come e perchè dovremmo opporci ad essa.
Di questa proposta in discussione ha parlato il rapporto ombra della commissione Cedaw e in qualche modo ha parlato anche l’Onu nelle sue raccomandazioni al governo italiano in rapporto ai rischi che si presume possano comportare alcuni aspetti di questo ddl nei confronti di donne e bambini vittime di abusi.
Nelle relazioni e nei documenti presentati nelle audizioni ciascun@ ha prodotto la propria tesi, le differenti versioni della storia, e in particolare c’è tutta una componente fatta da professionisti/e, avvocati, operatori e operatrici del diritto, persone che sono impegnate a fare rispettare le norme nei tribunali dei minori, che hanno trovato dei difetti e li hanno commentati e definiti [1] [2] [3] [4]. Dall’altro lato si parla di reazioni corporative, del timore di perdere il monopolio nella gestione di una materia controversa. In entrambi i casi, al di là dei numeri e dei dibattiti in commissione, sembrano visibili degli arroccamenti.
Ci sono quelli e quelle che non vogliono che la legge passi e quelli e quelle che vogliono che passi così come è stata concepita e presentata. Ci sono quelli/e che dicono che chi si oppone al ddl o pone un accento critico verso esso appartiene ad una categoria di femministe che vogliono estromettere dai ruoli genitoriali i padri e vogliono privare i bambini della sicurezza di avere due genitori e quelli/e che sostengono che il ddl sia un modo per far regredire il diritto di famiglia ai tempi in cui c’era il pater familias che tutto decideva e tutto poteva.
Di fatto, come sempre accade in questi casi, ché il burocratese non scrive a chiare lettere le intenzioni del legislatore, in quel ddl non c’è scritto nulla di tutto ciò. C’è un progetto di società che va analizzato e raccontato e giacché si tratta di una materia politica ci interessa anche opporre argomenti critici che però non siano derivanti da pregiudizi.
Le persone che propongono questo disegno di legge o che si oppongono ad esso non sono cattive, non sono buone, sono solo persone. Con problemi probabilmente molto diversi, con diverse istanze da rappresentare. Quando si parla di separazioni e figli c’è tanto dolore in mezzo, tante difficoltà, e non è difficile pensare che si proiettino i propri timori nella lettura di un progetto che alla fine, in realtà deve riguardare tutti e tutte. Perché le leggi sono così: non possono e non devono discriminare un genere, una categoria, persone, grandi e piccole, e devono garantire che chiunque sia tutelat@.
Il ddl: tante persone non ne sentivano l’esigenza. Non capivano. Molte altre invece si. Dunque bisogna comprenderne le ragioni. Perché mai delle persone dovrebbero ostinatamente spingere in una direzione contro tutto e contro tutti? Sono molto ma molto cattive? E’ questa la ragione? Perché sono al servizio di un gruppo di pedofili e violenti che si sono associati tra loro in una loggia segreta per raccattare bambini attraverso i quali sollazzarsi nei pomeriggi annoiati? Perché vogliono poter picchiare a morte le loro ex mogli e vendicarsi di loro togliendo figli, denari e immobili?
Questa può essere una versione narrata, abbastanza superficiale e incredibile, della storia. Ovvero possono solo esserci persone che come raccontano si sono viste privare di affetti, speranze, vite, in virtù di una vecchia legislazione che non teneva conto del fatto che la genitorialità non è più monopolio e responsabilità esclusiva delle madri. C’è che in una società patriarcale come la nostra in cui i ruoli tuttora sono ben distinti le madri fanno fatica a rinunciare a quel misero potere che deriva da quel ruolo e fanno di tutto per accentuarne le meraviglie e le peculiarità in un innatismo e riduzionismo biologico che a me, giusto per dire, non piace. C’è che i padri sono differenti e cambiano i pannolini e allattano e portano i bimbi ovunque e sono presenti in modo diverso e se non lo sono impareranno perché le responsabilità per i ruoli di cura vanno divise e tanto allarmismo sui padri in avvicinamento suona strano. Sembrerebbe una spinta alla conservazione.
I padri vogliono prendersi cura dei propri figli? Cosa sospettosissima. Pedofili, violenti. Perché è strano, certo, che questa gente avanzi questa “pretesa” mentre il mondo attorno sostiene che i maschi hanno da fare i maschi e le femmine devono restare in contatto solo con i propri uteri. Se gli uomini vogliono prendersi cura dei figli deve esserci per forza qualcosa che non va. Chiaro. E invece non è chiaro proprio per niente e sembra la risposta di una società tramortita dai pregiudizi, un po’ medioevale e che rifiuta a priori l’idea di un cambiamento sociale. Un cambiamento necessario.
Una opposizione “realistica” è: le madri sono quelle che di più e meglio si prendono cura dei figli, i padri sono assenti, le madri sanno fare meglio, i padri sanno fare peggio, e cullandoci tra questi paragoni un po’ anacronistici lasciamo che il tempo scorra e che tutto resti uguale. Loro sono pessimi e li lasciamo così. Noi siamo magnifiche e dunque ci teniamo il carico di lavoro, la responsabilità e per questo vogliamo un riconoscimento e in qualche modo un pagamento.
Ed è questo un altro punto controverso. Il mantenimento. I padri lo vogliono diretto e le madri lo vogliono come è sempre stato. Tra i motivi di opposizione c’è che i padri in realtà se ne fregherebbero di pensare al mantenimento dei figli. Ma se questo è vero in tanti casi, e io lo so, è vero, ne ho conosciute di madri che non ricevono un soldo e che mantengono i propri figli senza un contributo, allora cosa può esserci di meglio che il mantenimento diretto per obbligare un padre a contribuire a quella spesa?
Ma andiamo all’analisi del ddl (qui il 957, qui gli emendamenti idv e per gli emendamenti del pd li ho in forma testuale e li fornirò via via). Provo a sintetizzare, in più post e in questo caso mi fermo al primo articolo, poi proseguirò per gli altri, così discutiamo nel merito delle proposte. Se ci sono correzioni da fare o integrazioni o io ho capito male delle cose contribuite pure, vi prego.
Articolo 1]
Comma 1
- Il primo introduce il termine pariteticità nelle mansioni genitoriali intervenendo sull’art.155 del codice civile. Cura, educazione e istruzione stabiliti da entrambi i genitori salvo casi di impossibilità materiale. Dunque ogni decisione da assumere insieme.
- Il Pd interviene con un emendamento per dire che il concetto di pariteticità dovrebbe essere sostituito indicando modalità adeguate all’età e allo sviluppo psicofisico.
Comma 2
- Sostanzialmente decide che i figli dovrebbero in caso di separazione essere domiciliati presso entrambi i genitori, salvo differenti accordi.
- il Pd sostituisce questa proposta stabilendo che la distanza tra le abitazioni non può comunque costituire un impedimento all’affidamento condiviso dei figli. Dunque niente doppio domicilio.
- l’Idv sopprime la parte del comma che si riferisce al doppio domicilio
Comma 3
- Si propone di estendere l’obbligo di affido, se lo chiedono, agli “ascendenti” ovvero ai parenti dei genitori (i nonni).
- Il Pd dice che i minori hanno diritto ad avere rapporti con gli altri parenti e che tempi e modalità di queste relazioni devono essere stabilite su richiesta dei genitori e non diversamente.
- l’Idv non dà per scontato che gli “ascendenti” siano desiderabili nella relazione con i minori e dice che dovrebbe trattarsi piuttosto di parenti “di cui sia provato un rapporto affettivo con i minori, tenuto conto del preminente interesse morale di questi ultimi”. Sostituisce poi la parola «riconosciuta» con «valutata». Nel senso che la richiesta di “affido” o relazione sarà valutata e non riconosciuta in quanto obbligo.
Comma 4
- Si propone che ciascuno dei genitori provveda al mantenimento diretto dei figli in misura proporzionale alle proprie risorse economiche. le modalità saranno concordate dai genitori e in caso di disaccordo decise dal giudice. Il mantenimento sarà valutato sulla base esigenze del bambino, delle risorse economiche dei genitori. Contributo diretto come mantenimento viene valutato anche l’impegno nei compiti domestici e di cura. Per ristabilire un principio di proporzionalità, qualora fosse necessario, il giudice può richiedere che i genitori coprano la spesa anche con un assegno “perequativo” periodico. L’assegno sarà adeguato agli indici Istat e se il genitore viene meno all’obbligo di mantenimento diretto e non provvede al figlio quando sta con lei/lui allora dovrà compensare con un assegno da versare all’altro genitore o all’altra genitrice.
- Il Pd propone un emendamento a modifica che propone: Di provvedere al mantenimento dei figli in misura proporzionale alle proprie possibilità. Di stabilire che alcune, non tutte, voci di spesa fisse siano delegate al mantenimento diretto e che la somma, tramite assegno, che restituisce la proporzionalità della spesa deve essere decisa dal giudice sulla base delle esigenze del figli, del “tenore di vita” goduto dal figlio quando i genitori stavano assieme, dei tempi di permanenza presso ciascun genitore.
- l’Idv propone che la spesa o il mantenimento diretto diventi una possibilità (ove possibile) invece che un obbligo. Aggiunge anche in questo caso la faccenda del tenore di vita precedente di cui tenere conto per la corresponsione della somma da elargire per i figli. Sopprime dunque tutte le altre possibilità proposte per valutare la spesa in direzione del figlio.
Ora provo a sintetizzarvi i motivi di opposizione sparsi in giro per la rete alle proposte.
Motivi di opposizione ai cambiamenti proposti nel primo comma: – non si può decidere tutto assieme, troppo farraginoso, nei casi di conflitto tra ex coniugi questo costituisce un limite perché implica una eccessiva frequentazione e comunicazione.
Il mio parere è che in caso di violenze o di grave conflitto è certamente impossibile fare questo. Se i due genitori sono persone di buon senso e mettono fine a dinamiche conflittuali risolvendole in modo adulto nell’interesse dei minori è una cosa che si può fare. Che debba decidere tutto una sola persona implica una eccessiva responsabilità e personalmente deresponsabilizzare l’altro genitore non credo sia auspicabile.
Motivi di opposizione al secondo comma: – Il doppio domicilio sarebbe un eccessivo sacrificio per il bambino che dovrebbe sdoppiarsi e trascinarsi dietro libri, vestiti, tutto il necessario e non potrebbe godere di una continuità con amici, compagni, affetti.
Motivi a favore: – organizzare la vita del bambino nel doppio domicilio non è semplice ma si può fare. Questo consentirebbe al bambino di vivere con continuità la relazione con entrambi i genitori. Potrà godere dell’affetto e della vicinanza quotidiana di genitori e parenti. Si può riorganizzare la vita degli adulti in modo da poter disporre di spazio e tempo anche per i propri interessi e le proprie vite.
Io credo che spesso proiettiamo sui bambini bisogni che sono solo i nostri. I bambini hanno certo bisogno di radicamento ma il radicamento consiste negli affetti e se questi spostamenti non implicano un trasloco di chilometri e di città in città spostarsi da una via all’altra della stessa città è più una fatica per i genitori che dovranno scegliere una scuola che sta tra l’una e l’altra abitazione che il resto. In generale padri e madri hanno bisogno di lavorare, penso, e quando non sono presenti i lavori di cura finiscono per essere delegati ad altri, le nonne in particolare. Quei bambini vengono comunque trasferiti di casa in casa per consentire agli adulti di assolvere alle proprie funzioni lavorative. Vengono lasciati in custodia di zie, nonne, all’asilo, alla materna e così via. Non credo sia il trasferimento il punto. Poter contare per alcuni giorni sul fatto che il proprio figlio resti dall’altro genitore implica una equa redistribuzione del lavoro di cura. E a meno che le madri non insistono nel voler fare tutto da sole e avere sempre sotto stretta sorveglianza i figli credo che potranno essere più che liete di questa soluzione.
Potere vivere a stretto contatto con il proprio figlio restituisce una intimità difficilmente recuperabile in poche ore durante un fine settimana. Ed è di quella intimità che si compone una relazione. Quindi personalmente sono favorevole al doppio domicilio salvo casi in cui i genitori decidano altrimenti o se risulta impossibile e rischioso per il bambino.
Motivi contro le modifiche al terzo comma: – i nonni o comunque i parenti prossimi non dovrebbero competere per l’affido con i genitori; stabilire una pretesa di affida in linea discendente dal nonno al nipote implica il ripristino della figura del pater familias; si può aggirare così l’esclusione di affido ad un genitore o una genitrice che il giudice aveva riconosciut@ inadeguat@ o che aveva perso la potestà; costituisce una ingerenza difficilmente gestibile.
Motivi a favore: – i nonni dovrebbero poter aver diritto a vedere i nipoti e i bambini a poter godere della presenza dei nonni a prescindere dai motivi di conflittualità che separano i genitori. In caso di lontananza o assenza di un genitore i nonni dovrebbero poter ottenere l’affido perché in quei casi i genitori presenti tendono a cancellare la realtà familiare che non è la propria. Con la separazione i bambini smettono di poter vedere, a parte il genitore o la genitrice che non ha ottenuto l’affido, anche tutto il resto della famiglia.
La mia opinione è che vedo troppe famiglie litigare e spesso i nonni non sono esattamente la parte equilibrata della questione. Io sarei d’accordo con chi dice che la richiesta di affido da parte dei nonni debba essere valutata, se c’è un legame, perché se non c’è non si può forzare un bambino, e che questo debba essere comunque sempre deciso dai genitori.
Motivi contro le modifiche al quarto comma: – Il mantenimento diretto sarebbe solo un modo per i genitori di sfuggire alle responsabilità economiche. Bisogna valutare il tenore di vita del bambino prima della separazione e tentare di mantenerlo.
Motivi a favore: – Non si può consegnare un assegno ai genitori affidatari per il mantenimento dei bambini. Non è possibile immaginare che il tenore di vita pre-separazione sia possibile realizzarlo dopo, quando si è impoveriti, obbligati a cercare altre sistemazioni e a provvedere diversamente alla propria esistenza. Bisogna immaginare che il contributo di ciascuno sia valutabile in proporzione alle proprie possibilità e per contributo si intende che va quantificato anche il lavoro di cura.
Il mio parere è che sono d’accordo con il fatto che non è possibile decidere che il contributo dei genitori debba riferirsi al tenore di vita precedente alla separazione perché la separazione è un problema, significa che dividi tetto, soldi e spesa e dunque i figli subiranno le conseguenze di questo e non ci si può certamente svenare per fare in modo che loro continuino ad avere tutto quello che avevano prima. Un po’ di sano realismo per continuare ad esistere e resistere all’insegna del vogliamoci bene anche se un po’ più poveri non fa male a nessuno. Semmai è lo Stato che dovrebbe assolvere con eventuali contributi all’istruzione (tasse scolastiche e libri a carico delle istituzioni? sto ipotizzando eh… ma so che è utopia), alle spese obbligatorie che un genitore deve sostenere perché non è possibile che con tanta privatizzazione gli unici che ci rimettono sono i genitori che non sono liberi di separarsi perché su di loro incombe il ricatto e il senso di colpa delle condizioni alle quali saranno sottoposti i figli.
Sarei d’accordo con il mantenimento diretto anche perché io lo so, l’ho visto, che ci sono genitori che non pagano un soldo per i figli. Ma se quei figli vivono presso le loro abitazioni e mangiano, respirano, crescono anche lì, quei genitori non possono fare a meno di spendere quei soldi per loro. A meno che non abbiano intenzione di lasciarli morire di fame. Siccome dubito che sia così alla fine credo che un genitore che ha con se’ un figlio, per metà tempo, presso il suo domicilio, spenderà perfino di più per lui/lei della cifra che qualunque giudice potrebbe mai stabilire. E se non spenderà l’assegno proporzionale eccetera, che mi pare comunque obbligatorio, coprirà il resto. Ma in generale direi che se ne può discutere.
Questo per ora è quanto.
Presto un altro post con confronto tra articoli, emendamenti e pareri pro e contro, successivi a questo.
Ditemi, a proposito di queste prime proposte, senza dietrologie e accuse a chi è pro e contro, se siete d’accordo o no e perché.
Buona discussione.