Testo integrale su Femminismo a Sud:
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/10/08/report-dal-fbc2-questo-uomo-no-ma-quali-si/Comincio raccontando la mia storia.
Come tutti gli uomini [???], nasco sessista.
"La colpa di nascere maschi non è emendabile.
Tollerati saranno coloro che rinnegheranno l'appartenenza al loro sesso"
Ida DominijanniIl paziente ha completamente interiorizzato il senso di colpa.
La prima avvisaglia che qualcosa andrebbe ridiscusso da capo ce l’ho all’università, dove i miei studi sul linguaggio s’incrociano con alcune letture (Cavarero) e la freqentazione di movimenti politici dove il problema del sessismo è evidente ma mai messo al centro, esplicitato, posto come reale problema politico.
Si è ha avviato verso l'umiliante processo catartico di espiazione, offrendosi come capro espiatorio sull'altare della Dea.
[Nn ti conoscevo, ho sentito parlare bene di te da alcune compagne a livorno e già avevo provato un pò di fastidio...sai sentire parlare, e bene, di un uomo antisessista mi porta già di per sè a diffidare: in qlc parte di me c'è un pò la convinzione che l'antisessismo sia una cosa "nostra" e che siamo le uniche che veramente possono parlarne cn cognizione di causa, subendone ogni giorno le conseguenze... (dopo averla presa quotidianamente in quel posto almeno si dovrà pure avere il privilegio di poterne essere le uniche esperte?)]
La compagna giustamente diffida:
Cosa nasconderà?
Una quinta colonna? Un "capro" in cerca di sesso facile?
Un pentito?
Non a caso uno slogan veterofemminista recitava "guardati a vista dal maschio femminista"
Il passaggio dal problema del linguaggio sessista a quello delle prassi antisessiste è lungo e comporta una lenta rielaborazione di gesti quotidiani, abitudini, atteggiamenti, conseguenti a una sempre maggiore consapevolezza della paradossale situazione dell’uomo etero antisessista.
Il malato , hem, volevo dire il paziente, considera "il maschio etero antisessista" un paradosso in termini, un ossimoro insomma.
Se fosse gay invece....no.
Si insinua il sospetto che il paziente identifichi sesso=sessismo.
Che la lotta al
sessismo sia per lui un pretesto, un velo diciamo, per combattere invece ed in realtà, la differenza sessuale?
Per combattere con armi moderne una crociata di bi-millenaria memoria?
Andiamo avanti.
Paradossale perché la rinuncia costante e metodica alle posizioni di vantaggio e di sicurezza prodotte da una cultura e una società sessiste a volte non è materialmente possibile, dato che si tratta di strutture sociali sulle quali il singolo non ha potere; e tentare di “pareggiare” gli effetti di queste posizioni di vantaggio non fa che accentuare un senso di disagio – quando non di colpa – che rende sempre più difficile il percorso di liberazione dal patriarcato e dai suoi legami. Anche perché trovare compagni di viaggio non è facile, anzi.
Bene.
Il paziente dimostra di patire un senso di colpa, per sua stessa ammissione, ma lo identifica con un concetto piuttosto vago, "pareggiare un ipotetico vantaggio"?
Bah, è indubbiamente ancora confuso, nonostante qualche tenue barlume di consapevolezza si manifesti a sprazzi.
Cmq, dice di volersi liberare dal "patriarcato".
Cosa significhi questa formula, e quale disturbo nasconda (sarebbe fin troppo facile identificarlo come complesso di Edipo, di un irrisolto conflitto con il padre) rimane al momento un mistero che solo ulteriori sedute psicoanalitiche potranno portare alla luce.
Quando sei arrivato all'ex-caserma io ero seduta al tavolo all'ingresso e ovviamente tu eri in piedi (stavi entrando).
All'avvicinarti ti ho avvertito come una minaccia ... dall'altra forse la paura di trovarmi vulnerabile e in più c'è stata anche proprio una "simbologia", se così posso definirla,del corpo: io seduta, tu in piedi che ti avvicinavi .... e in più te venivi sotto veste di "maschio buono", o qualcosa del genere
Il paziente sta inconsciamente riesumando un vissuto personale attraverso un transfert, una proiezione di un rapporto sessuale (una penetrazione), probabilmente traumatica,sicuramente, andata male.
Il tutto è reso più complicato, come emerge presto dalla discussione, dall’imprescindibile forma di comunicazione che è il mio corpo. Sono alto un metro e ottantacinque per poco meno di un quintale: grazie a molti rappresentanti del mio genere, il mio corpo è facilmente considerabile un’arma per la violenza di genere. Non è facile, con queste premesse, mettersi a fare l’antisessista. Il minimo che ho ricevuto è stato diffidenza e scherno, incredulità, disprezzo. Da tutti i generi. Ma fin qui nulla di speciale: è l’inevitabile prezzo da pagare a una storia di patriarcato violento alla quale il mio genere appartiene.
Finalmente si rende manifesta la sofferenza di fondo, il disagio di vivere con un corpo che la società terziaria avanzata ha reso fondamentalmente inutile, dunque, vissuto come umiliante (a cosa mi serve un corpo così? ), oltre, alla colpa di appartenere al genere sbagliato.
Il genere de-genere?
Tra l'altro, durante il workshop ad un certo punto hai menzionato qst storia dei corpi, del fatto che se cammini in una strada dietro una signora in un parcheggio probabilmente la signora già di per sè si sentirà minacciata e affretterà il passo e che il tuo corpo (in quanto corpo maschile) è simbolicamente già di per sè un'arma, ecc....Mi sei sembrato abbastanza consapevole di qst cosa, anche se nn so se ti fossi accorto del mio turbamento iniziale e se comunque in genere te lo aspetteresti da una compagna che si suppone faccia un percorso quotidiano di messa in discussione...di tutto in pratica
La compagna conferma l'ipotesi precedentemente espressa.
Non solo.
Cosa dovrebbe fare un lui, per non incutere paura in una lei, quando il solo fatto di esistere, e di essere come si è
["il tuo corpo, in quanto maschile, è simbolicamente già un'arma"], è già di per sé prova di colpevolezza?
La risposta è oltremodo semplice: non esistere.
Cmq, quello che interessa, è che il sentire di lei, "non servi più a niente, per me ormai sei solo un pericolo", è, di fatto, il sentire di lui.
Si hanno ora sufficienti indizi per stabilire che la lotta contra il sessismo, per il soggetto, è il rifiuto della sessualizzazione del proprio corpo (un corpo sessuato maschile).
Fine prima seduta.
Segue....
Animus