Autore Topic: L’improponibile improponibilità dell’essere trendy  (Letto 993 volte)

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Offline Salar de Uyuni

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L’improponibile improponibilità dell’essere trendy
« il: Ottobre 14, 2012, 11:01:02 am »
Dalla rivista online del britney national party

http://britneynationalparty.wordpress.com/2012/03/28/limproponibile-improponibilita-dellessere-trendy/#more-131


L’improponibile improponibilità dell’essere trendy

28 marzo 2012


Chi di noi non ha notato questo fenomeno quasi paranormale del moltiplicarsi di donne, giovani e meno giovani, che fanno a gara per chi si veste più “trendy”? Per la strada, in metropolitana, nei negozi, orde di donne “alla moda”, che a colpi di minigonne, leggings e stivali sopra il ginocchio sfidano l’occhio sensibile del passante di turno.
 
Voi direte: “cosa c’è di male?”. Non c’è nulla di male nel vedere donne ultrasessantenni che riscoprono la propria femminilità a suon di unghie pacchiane e di poppe cadenti strizzate nei push-up; niente da eccepire in madri di famiglia che vedono il modello all’ultimo grido addosso alle pseudo-veline e pensano intelligentemente di indossarlo (non tenendo conto che essere una taglia 50 è un po’ differente dall’essere una taglia 40).
 
Proprio stasera, sulle scale mobili all’uscita della metropolitana, mi si piazza davanti l’ennesima “ragazza trendy”, con tanto di jeans super aderente e io ho le sue chiappe davanti agli occhi e penso che già vedo tante schifezze ogni giorno, perché dovrei vedermi davanti anche questo obbrobrio? Siamo nell’epoca del fascismo imperante del trendy, dove tutti devono vestirsi in un certo modo per essere fighi, “cool”, e questo a discapito del buon gusto, a discapito del fatto che vedere un ippopotamo di120 kgcon dei leggings e riuscire a contargli tutti i buchi della cellulite può non essere esattamente il modo migliore per proseguire la mia già discutibile giornata. E allora via alla sagra della porchetta, con cotechini ti ogni sorta sventolati da sotto le gonne, dai jeans, dai fuseaux, in un tripudio di ciccia, flaccidume e smagliature, procurando in me un ribrezzo che ogni volta viene fuori a mo’ di rigurgito. Care donne moderne, emancipate e alla moda, cosa vi fa pensare che un tricheco con un tutù, seppur trendy, è sexy?? Per quale motivo la vostra “libertà di espressione” attuata tramite pacchiani vestiti firmati e calosce da contadino (ma di Dolce e Banana, scusa se è poco) deve ledere il mio diritto di non vedere le schifezze che vi portate addosso?! Ma dove sono finiti i cari burqa di una volta??
 
Per non parlare poi di quei soggetti che ostentano scarpe improbabili con tacchi vertiginosi. Siamo onesti: a chi non è mai capitato di incrociarsi con l’imbecille di turno che pur di sfoggiare la scarpa modello “stasera vado sulla Salaria e sarò IO l’anima della festa” arranca sul marciapiede, claudicante ma con stile trendy. E sta lì, piazzata davanti a te, e ti blocca il passo e quando provi a sorpassarla..ecco che i suoi trampoli vacillano e si sposta verso di te. Cara, carissima donna del tremila, tu che ti vanti di essere superiore all’uomo, tu che vuoi la parità dei sessi, fai un favore a tutti noi ma anche a te stessa, evita di far soffrire il tuo corpo e i nostri occhi, copriti e anzi, chiuditi in casa a lavorare a maglia, che è meglio.
 
 
Da quando dio e' morto in occidente,pare aver prestato la sua D maiuscola al nuovo oggetto di culto la ''Donna''

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Re:La mia busta di Tezenis
« Risposta #1 il: Ottobre 14, 2012, 17:31:04 pm »
http://britneynationalparty.wordpress.com/2012/03/21/la-mia-busta-di-tezenis/

La mia busta di Tezenis

21 marzo 2012


Ogni giorno le pubblicità ci ricordano che quello che indossiamo rappresenta la nostra personalità e soprattutto il nostro Io. Un marchio acquista un  valore  aggiunto maggiore quanto più tende a farsi interprete dello status, degli interessi  e degli ideali di chi lo indossa.
 
La ricerca del significato investe linee, forme e materiali.
 
Questo livello di filosofia del consumo coinvolge naturalmente anche il mondo dell’intimo. Una vita sessualmente attiva è sinonimo di successo sociale, il mezzo sicuro contro la sfiga e non stupisce quindi che i nostri capi più personali siano stati coinvolti in questa ricerca della divinità materiale; in fondo rappresentano il livello primo di contatto con le nostre zone erogene, sono i testimoni dei nostri momenti più privati e di tutti quei difetti che ci rendono ancora tanto umani.
 
La biancheria intima ha però un difetto “strutturale”:  non può essere condivisa con i nostri amici, vicini, colleghi di lavoro, almeno finchè non diventerà estremamente trendy indossare un paio di boxer sopra i jeans.
 
Ecco allora che lo sfoggio dell’intimo avviene in maniera indiretta, ma ugualmente pervasiva, attraverso il riutilizzo sfrenato delle sue buste, in particolare di quelle Tezenis.
 
Non posso dirti che intimo audace indosso, quanto sono trasgressiva o giocherellona, quante volte ho rapporti sessuali e con quante persone alla volta; ti dimostro però che compro slip e completini spesso e volentieri, così frequentemente che ho la casa piena di queste buste e solo con queste posso portarmi in giro il pranzo, un vecchio maglione, dei libri o delle medicine.
 
Ecco le strade che per magia si riempiono di buste marroni dal marchio rosso; la gente non usa altro.
 
Bambine di otto anni e signori di settanta accomunati dalla simpatica busta di carta, compagna di tante giornate, riutilizzata per gli scopi più strani.
 
La domanda allora sorge spontanea: siamo circondati da persone che comprano intimo in modo feroce e determinato per le orge del sabato sera, o semplicemente visto che la trasgressione costa e richiede coraggio, utilizzare una busta con scritto “mutanda” rappresenta il massimo che possiamo concederci per testimoniare la nostra adesione alla condivisione pubblica del sesso?
 
Scopo dunque sono, intimo dunque scopo.
 
*Rupert Smirnoff

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I diari dal traffico. Il Troiaio Europa
« Risposta #2 il: Ottobre 17, 2012, 21:31:13 pm »
http://britneynationalparty.wordpress.com/2012/03/19/i-diari-dal-traffico-il-troiaio-europa/

Quando prende l’autobus il britneyano osserva; e pensa pure. Un tempo si parlava di “Fortezza Europa” pensando ad un’Europa a guida tedesca, avanguardia della civiltà anche a livello razziale. Poi capita che nel 2012 su un mezzo pubblico della Capitale d’Italia ci si trova in compagnia di un gruppo di brufolosi tedeschi e ci si chiede: “Era questa la razza tedesca già 50 anni orsono, oppure c’è stato un crollo biologico clamoroso?”.
 
Perchè parliamoci chiaro, su una ventina di giovani tedeschi, uomini e donne, quello che spicca è la bruttezza clamorosa di ogni singolo elemento, bruttezza che nel caso degli elementi maschili si avvicina clamorosamente alla transessualità, o comunque alla frociaggine.


 
Cosa è successo al popolo che doveva essere guida dell’Europa? Quale incredibile gene li ha colpiti tanto da ridurli in questo stato abominevole, fatto di bruttezza estetica e spirituale? Oppure tale condizione della razza tedesca è la stessa in cui si trovavano gli antenati di questi orridi bambocci segaioli, con i capelli pettinati come stravaganti prostitute americane anni 70? Dobbiamo forse ringraziare il destino che ha portato l’Asse a perdere la seconda guerra mondiale?
 
Ragionando però alla situazione attuale, pensiamo che probabilmente chi guida l’Europa oggi sono comunque i tedeschi, con i loro alambicchi monetari da pervertiti: il Troiaio Europa; oggi come ieri. Continuate pure a parlare di nazisti, qui siamo circondati da segaioli. Ahinoi.
 
Sempre sullo stesso autobus capita poi di accorgersi che la guida non è fluida: va a scatti, frenate brusche sballottano gli utenti avanti e indietro. Ed è così che  lo sguardo conferma il primo pensiero che viene: c’è alla guida l’ennesima mignotta. Capelli lunghi curati e ben stirati, trucco da due ore di lavoro, sguardo fisso sulle unghie e sullo specchio per aggiustare il rossetto. Come puoi pensare di guidare un mezzo se ti interessa guardarti allo specchio? Come pensi di guidare un Continente se non pensi ai suoi cittadini? L’efficienza degli uffici del personale è di questi tempi ai massimi livelli.
 
O, forse, ci stiamo semplicemente allineando al nuovo fuhrerprinzip europeo. Il troiaio Europa, casa del britneyano.
 
*Matteo Guinness
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Offline Lucia

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Re:L’improponibile improponibilità dell’essere trendy
« Risposta #3 il: Ottobre 17, 2012, 22:03:53 pm »
quest'ultima mi sembra troppo antitedesco
però
c'è il film L'uovo del serpente di Ingmar Bergmann
che si svolge tra le due guerre e che si presenta un mondo altretanto strano dpdv sessuale e dai gusti estetici ridicoli, secondo me ancora più strano di quello di oggi

Offline Salar de Uyuni

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