La prode femminista a sud, Fasse, si cimenta in un post, giudicate voi...
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/10/24/circa-lesistenza-del-femminicidio/#more-21196Circa l’esistenza del femminicidio
Su quello che sta succedendo in questi giorni io avevo scritto una cosa credo di buon senso che traeva anche delle conclusioni di modo che si capisse che una task force contro il femminicidio non serve.
Dopodiché tra i mille articoli, è vero, forse con dei toni apocalittici, cifre sparate a muzzo qua e là, tutti quasi pronti a invocare la legge marziale, lo stato d’emergenza, finanche le truppe dei marines quando i centri antiviolenza chiudono e il piano antiviolenza del governo perisce sotto i colpi indegni di provvedimenti che se ne fregano di tutto e tutti salvo usare la violenza sulle donne per rifare il lifting alla ministra choosy-fornero, arriva un pezzo che è completamente fuori tono.
Lo scrive Marcello Adriano Mazzola su Il Fatto Quotidiano dove tiene il blog e parte con il titolo più provocatorio che ci possa essere. Impopolare, senza dubbio, in questo tempo in cui perfino i calciatori pronunciano la parola “femminicidio” senza saperne niente. Gli va quanto meno dato atto del coraggio sapendo di incorrere nell’ira di tante donne e uomini sensibili alla questione. Si chiede dunque se il femminicidio esiste e il fatto che lui sia pronto a confutare questo dato mi porta già a pensare che reputi quella tragedia un dogma, dunque una invenzione, perciò scorrendo trovo conferma nel fatto che egli pone l’accento sui toni esagerati, la possibilità che questo interferisca con la cultura del paese togliendo spazio e diritti agli uomini in difficoltà, ai padri, dice, facendo chiaro riferimento al diritto di famiglia.
Scrive di neutralità e compie un grande errore, spero involontario, mettendo sullo stesso piano femminismo e maschilismo come farebbe il più disinformato dei sessisti perché non puoi mettere sullo stesso piano il razzismo e l’antirazzismo in quanto hai avversione per ogni forma di “ismi”. C’è anche l’antisessismo e il pacifismo e l’ecologismo e se anche si pensa che siano forme di azione e pensiero di cui prima o poi non ci sarà bisogna la linea di demarcazione è netta tra la forma di oppressione stabilita dal maschilismo, cioè di un genere contro tutti gli altri, donne in testa, e la reazione del femminismo che è fatto di migliaia di teorie e pratiche tese a superare quel perimetro di oppressione e a recuperare egualitarismo tra i generi, tutti.
Non riesco poi a cogliere come un dibattito sul femminicidio possa ledere la figura maschile in quanto tale se è ragionato nel senso di una particolare tipologia di crimini mirati ad annullare la volontà delle donne, la libertà di scelta, la consensualità, la possibilità delle donne di essere ciò che vogliono essere, di poter dire di No, e di poter anche lasciare un uomo. E’ in questo senso che Mazzola pensa che possa ledere il genere maschile? E di quale genere maschile si parla? Perché quando noi parliamo di violenza sulle donne parliamo di uomini violenti, non altri che quelli, e non di tutto un genere, se val la pena ancora specificarlo dopo che l’abbiamo specificato mille volte.
E in quanto all’influenza con il diritto di famiglia mi sfugge ancora da cosa possa derivare se il riconoscimento delle tragedie che accadono alle donne va di pari passo alla lotta delle donne in direzione di un diritto di famiglia che sia equo, in cui i ruoli siano equamente ripartiti, dunque anche la genitorialità alla quale immagino Mazzola, che so molto interessato a questi temi, si riferisse. Giusto?
Che esista il fenomeno della violenza sulle donne è vero tanto quanto è vero che esistono i padri in difficoltà, se vogliamo metterla su quel piano. Diversamente dovrei dirle che la storia dell’uomo maltrattato socialmente e discriminato dal diritto di famiglia è una bufala. Dovrei anche dirle che le cifre diffuse per denunciare quel fenomeno non corrispondono alla realtà e dovrei dirle che si fa presto a gonfiare una notizia quando si parla di figli contesi, e ci sono mille trasmisioni televisive a dirci che si parla spesso di un fenomeno che certamente non riguarda la totalità degli italiani e sicuramente neppure la totalità delle separazioni.
Potrei restare qui e tirarle fuori statistiche per dirle che non è vero che le donne ricevono più spesso l’assegnazione della casa di famiglia o che le donne dopo una separazione sono ricche diversamente dai padri che vengono descritti come poveri. Potrei fare tante cose ma a me basta anche solo un uomo che ha quei problemi e quelle difficoltà per pormi il problema e tentare di capire, perfino, se le soluzioni che propone lei siano corrette e adeguate al caso.
Invece lei non scrive un pezzo per parlare di soluzioni, di qualunque cosa sia utile a prevenire quello che è successo a Carmela, a Lucia e prima di loro a diverse altre donne, tante in realtà, pure troppe, non crede? E io non sto invocando l’emergenza, non voglio leggi speciali e non voglio neppure che tutti gli uomini finiscano per essere dipinti come malvagi persecutori di donne perché così non è. Però, per varie ragioni che umanamente noi cerchiamo di spiegarci, accade che un uomo possa uccidere una donna e che la stessa cultura ispiri tanti delitti che colpiscono anche uomini, lei pensi che beffa, perché di cultura patriarcale muoiono in tanti, e rispetto a questo vorremmo capire quali sono le sue soluzioni.
Perché a fronte della ricerca, onesta, che qui qualcuna di noi sta facendo anche per tentare di capire se è possibile suggerire delle soluzioni ai problemi di cui lei spesso parla, lei sembra molto attrezzato e ben intenzionato a dire invece semplicemente che tutto quello che succede quando si parla di violenza sulle donne non esiste.
Vede, Mazzola, il femminicidio è un termine che si usa per definire una determinata tipologia di delitti, ispirati più o meno dalla stessa ragione, dal desiderio di impedire ad una donna di scegliere di che vita vivere e di che morte morire. Può definirlo un costrutto sociologico, culturale, qualcun@ vorrebbe farlo diventare un costrutto giuridico, non noi, ma siamo una minoranza, certo, a noi non interessa che si reclami l’aggravante per “femminicidio” perché sarebbe come dire che se uccidi una donna è più grave che uccidere qualunque altro essere umano, ma la questione esiste, resta, c’è ed è umiliante, creda, qui, per me, doverlo ribadire perché se lei mi dice che quella violenza non esiste come si aspetta poi che io riconosca la sua denuncia sociale e il suo dolore? Come vuole lei superare la “guerra tra i generi” se la alimenta con questa contabilità di ciò che è più importante e di cosa non lo è? Come intende superare la guerra dei generi se stabilisce perfino una linea di priorità dicendo che la lotta contro la violenza sulle donne minerebbe, influenzerebbe, incrinerebbe le lotte per un nuovo e più equo diritto di famiglia?
Siamo nemiche quindi? Così è necessario dipingerci? Donne che denunciano e lottano anche contro la violenza sulle donne nemiche degli uomini?
Perdoni, Mazzola, ma il riconoscimento deve essere reciproco, se veramente lei vuole superare la guerra, perché diversamente devo ritenere che non la voglia superare affatto. E mi mortifico ancora di più dicendole che mi consta personalmente quanto sia grave una violenza subita. Non mi interessa come lei la chiami. E’ lei che non mi concede la possibilità di nominarla in senso autodeterminato e di distinguerla da altro in nome di un frequente qualunqu-ismo, un ismo assai più popolare, o in nome di una ideologia che mi si oppone a me in quanto donna perché quando lei scrive queste cose è di me che parla. Di me. Persona. Non un numero da rintracciare nella statistica dell’Onu. Se lo ricordi la prossima volta che scrive di femminicidio. Grazie.
ECCO L'ARTICOLO DI MARCELLO ADRIANO MAZZOLA
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/24/femminicidio-ma-siamo-sicuri/390514/?utm_source=feedburner&utm_medium=twitter&utm_campaign=Feed%3A+IlFattoQuotidianoBlog+%28I+Blog+del+Fatto+Quotidiano%29In questi giorni i mass media tutti hanno dato spazio a un grave fatto di cronaca, nel quale è stata barbaramente uccisa una donna. Da un uomo. Il quale è giusto che sia severamente punito poiché dinanzi alla barbarie non può che esservi una severa punizione. L’occasione però è stata sovrana per avviare l’ennesima campagna a tutela delle donne, dinanzi al cosiddetto “femminicidio”, invocando così in Italia in danno della donna uno stato di: incivile soggezione, sopraffazione cruenta, violenza inaudita e perpetua, grave disparità di trattamento, terrore psicologico e fisico (un Paese pieno di stalker, mobber o quanto meno di feroci egemoni maschi). Ma è proprio così la realtà? Non mi pare proprio e i numeri lo smentiscono.
Premetto subito che avverso qualsivoglia forma di -ismo, incluso il maschilismo e il femminismo, che fanno rima con fanatismo. Odio dunque tanto la misoginia quanto la misandria (fenomeno ben crescente se si vuole guardare in faccia la realtà) e mi oppongo a qualsivoglia forma di sopraffazione del più debole. Premetto che faccio parte di una Commissione Pari opportunità rilevante ma che non distinguo tra maschi e femmine, quanto tra soggetti deboli e soggetti forti, dunque indistintamente dal sesso.
Premesso ciò ho la forte sensazione che siamo dinanzi all’ennesima campagna di grave disinformazione tanto cara ai mass media che in un crescendo simil spazzatura tendono a gonfiare una notizia, attribuendo veridicità sol perché lo scrivono, tuttavia non corrispondente alla realtà. Si vuole allarmare l’opinione pubblica per la necessità di alimentare un dibattito (ergo le vendite) pur dinanzi a un fenomeno inesistente. Come dimostrerò tra poco.
Abbiamo già vissuto un fenomeno analogo che ha prodotto gravi e irresponsabili danni (con la xenofobia imperante, con la caccia allo straniero, anche se non clandestino) grazie alla politica speculativa della Lega, ben sostenuta dall’intero Pdl, quando per anni si sono posti in risalto i delitti compiuti da alcuni soggetti extracomunitari, nascondendo le buone azioni di altri extracomunitari. La bufala dell’uomo nero e delinquente, a prescindere, ha ingenerato un clima di paura che ha poi portato tanti voti alla destra xenofoba. Una tale squallida politica ha però destabilizzato la società civile. Il cui prezzo è incomparabile, per tutti.
Ora l’allarme lanciato è che si vive in un Paese nel quale le donne sono costantemente uccise, violentate, sopraffatte da uomini barbari e gretti i quali vogliono esercitare poteri primordiali sulle donne, trattandole come oggetti. Questa grave insinuazione poi genera mostri, tra cui mi (s)piace ripeterlo, alimenta una cultura sessista del diritto di famiglia, perpetrata da una giurisprudenza retrograda e non paritaria (tanto per le scelte economiche quanto per l’affidamento dei figli, dove le donne sono dipinte tutte come soggetti deboli, caste e pure).
Se si analizzano invece i dati ufficiali e incontrovertibili, quali quelli forniti dalle Nazioni Unite per il 2011 (dati esaminati 2008/2010) con il Global study on homicide, possiamo verificare nella parte “Homicides by sex” l’esatta ripartizione della percentuale che ha interessato le donne assassinate nel mondo, facendo la singolare scoperta che in Europa l’Italia si pone negli ultimi tranquillizzanti posti (23,9% di vittime è donna), quando ad esempio nella civile Svizzera si ha il 49,1%, in Belgio il 41,5%, a Malta il 75%, oppure guardando ad Est, in Ungheria il 45,3% e in Croazia il 49%. Oltreoceano, i civilissimi Stati Uniti hanno una percentuale del 22,5%, dunque pressoché identica alla nostra. Nel mondo siamo tra i Paesi meglio messi. La donna da noi gode di piena tutela ed ogni altro messaggio è falso e tendenzioso.
Dunque di quale femminicidio stiamo parlando? Di quale sopraffazione stiamo discutendo? Di quale disparità stiamo ciarlando? Di quale emergenza si ciancia? Una tale campagna di disinformazione determina comportamenti e condotte sessiste ovvero risposte sproporzionate, irragionevoli, non meditate, infondate. Che poi pagheremo tutti con una assurda guerra tra sessi. E’ questo che vogliamo? Un Paese continuamente spinto verso le divisioni, le distinzioni, gli scontri? Quelli fisiologici (tra onesti e disonesti) non si affrontano e quelli farlocchi si montano ad arte. Non ci si stupisce certo, in un Paese nel quale gli onesti vengono additati come diversi e i ladri dominano e svettano, impuniti.