Autore Topic: C'è un porco in ogni lavoro  (Letto 1498 volte)

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Offline Fazer

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C'è un porco in ogni lavoro
« il: Novembre 08, 2012, 21:06:26 pm »
http://27esimaora.corriere.it/articolo/ce-un-porco-in-ogni-lavoroolga-racconta-il-suo/

“C’è un porco in ogni lavoro”
Olga racconta il suo

di Benedetta Argentieri

Un senso di paura perenne. Un’angoscia che si mischia alla vergogna. E i dubbi che tormentano: “Forse non avrei dovuto sorridere”. Oppure: “Quello sguardo poteva essere male interpretato”. Si entra così “in una spirale di pensieri” che in pochi “riescono a capire”. E  in troppi giustificano: “È successo a tutti. Queste cose accadono”. Le “cose” sono molestie sul luogo di lavoro. Battute a sfondo sessuale dette da un capo. Avances spinte che si possono trasformare in ricatti anche molto espliciti. In altre parole: violenze. Ecco, il blog Il Porco al Lavoro parla anche di questo. Di uomini che usano il proprio potere per riuscire ad avere un rapporto con una donna. E di donne che, come nel caso di Olga (protagonista di questo diario), troppo spesso non riescono a reagire perché precarie. Perché hanno paura di perdere il proprio lavoro.  Fino a quando quelle parole dette in corridoio diventano minacce.
 
Il racconto de “Il Porco al Lavoro” comincia il 24 luglio. Scenario: una redazione di un piccolo giornale di provincia. Olga muove i primi passi tra le scrivanie. Il suo sogno è quello di scrivere, fare articoli, crescere professionalmente. Dopo poco appare il “porco”, ovvero il direttore. Una figura che non è sempre presente nella vita redazionale. Ma quando c’è comincia con i complimenti per arrivare agli inviti a cena. E a spingersi oltre.
 
In mezzo c’è, appunto, questa ragazza che non sa bene come fare, come respingere in maniera efficace il “porco”, senza però perdere il proprio lavoro. “I miei post si riferiscono a un passato recente”, spiega al telefono. Olga non è il suo vero nome. Vuole rimanere anonima per tutelarsi.
 
“E’ stato il periodo più brutto della mia vita. Non sapeva esattamente cosa stava succedendo fino a quando c’è stato un ricatto esplicito che nel blog devo ancora raccontare”. E da quel momento capisce che quello che sta subendo è una violenza. “La cosa incredibile è che parlandone con amiche e persino mia madre mi è stato detto che questa era la normalità”. E, anzi, alcune la vedevano come “opportunità”. Di una cosa è certa: “In troppi uffici esiste un porco”. Lei ci ha messo molto tempo a stare meglio, “quello di cominciare scrivere è stata una terapia che mi ha aiutato a superare quello che è successo”.
 
E il blog sta avendo successo. Tutti ne discutono, tutti ne parlano. Qualcuno pensa che sia un’operazione di marketing costruita a tavolino anche a causa di quell’eccesso di riservatezza. Tante le critiche. Soprattutto per non aver abbandonato il lavoro. “Scappare e andarsene non può essere l’unica soluzione. Chi mi dice che nel prossimo impiego non succeda la stessa cosa? Senza contare che in questo momento il mercato è fermo. Il lavoro è fondamentale per una donna, per mantenersi. L’alternativa è chiedere i soldi a casa o sposarsi? Per me dover rinunciare a un lavoro è una violenza tanto quanta la molestia”.
 
I numeri le danno ragione. Perché secondo i dati almeno la metà delle donne è stata oggetto di violenza. Quasi 250mila ha subito un ricatto a sfondo sessuale. E l’80 per cento non denuncia.
 
“Questa è una situazione che si verifica soprattutto negli studi professionali”, spiega Maria Costa del Centro Donna Cgil di Milano. Avvocati, notai, commercialisti. E persino bar. Cioè “in tutti quei luoghi dove il datore di lavoro ha un contatto diretto con la dipendente. E che quindi può esercitare il suo potere”. Troppe volte “le avances si trasformano in violenza”.
 
Migliaia le donne che le sono passate davanti. “Tutte provano un senso di colpa, vergogna. Quando raccontano guardano in basso, per terra. Come se la violenza subita dipendesse da loro”. Un team di avvocatesse riesce a capire se ci sono gli estremi per fare causa. “Sono casi molto complicati. Ma se accade qualcosa del genere è importante parlarne anche con un’amica, con il medico”. Insomma qualcuno, oltre alla vittima, deve sapere. Ricorda Silvana Greco, dell’Università Bicocca, “nelle grandi aziende ci sono i comitati Pari Opportunità. Ed esiste anche un fondo del ministero”. In ogni caso, continua Costa, “gli strumenti possono essere anche efficaci. Certo è che mantenere il proprio lavoro può essere complicato”. E sottolinea: “Non è colpa vostra”.


 :doh:
Ma sì, tutto sommato lo "sganciamento emotivo" (anzi, il tirare schifati i remi in barca) viene ogni giorno più facile.
Altro che pars costruens... :dry:

Alberto86

  • Visitatore
Re:C'è un porco in ogni lavoro
« Risposta #1 il: Novembre 08, 2012, 21:32:25 pm »
Saranno felici De Bortoli e femminucci vari di sapere che potrebbero diventare il futuro prossimo "porco" delle loro colleghe d'ovile.

E magari succedesse, almeno per una volta avrebbero un piccolo assaggio di quello che si meritano !