Autore Topic: Riflessioni  (Letto 15271 volte)

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Riflessioni
« il: Novembre 06, 2012, 13:05:40 pm »
Ci sono aforismi che fanno riflettere, e se vogliamo questa è la ragione della loro importanza.
In questo topic vorrei sapere che cosa vi fanno pensare queste "semplici" frasi.

Iniziamo con la prima:

(a braccio, non lo ricordo esattamente)
1 - L'ideologia ha ereditato dalla religione la lotta contro il buon umore.
(E. Cioran)

Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

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Re:Riflessioni
« Risposta #1 il: Novembre 06, 2012, 13:11:15 pm »
1 - L'ideologia ha ereditato dalla religione la lotta contro il buon umore.
(E. Cioran)


Che non si può ridere delle cazzate, quando queste vengono chiamate dogmi? :unsure:

Online Massimo

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Re:Riflessioni
« Risposta #2 il: Novembre 06, 2012, 13:17:58 pm »
Le femministe infatti non sopportano i maschi che le prendono in giro. Preferiscono i maschi che
stuprano. Quando Marc Lepin ha ammazzato 14 ragazze in quanto "femmine" (questo è stato
l'unico caso di femminicio) molte femministe hanno stappato la bottiglia di champagne in segreto.
E sono subito venute a battere cassa. E si sono presentate a riscuotere.

Offline Fazer

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Re:Riflessioni
« Risposta #3 il: Novembre 06, 2012, 14:05:02 pm »
LOL, mi ha fatto tornare alla mente questo (poi cestinalo pure, Animus):


La guerra contro la felicita'.
 
Scritto da Uriel Fanelli
 
Girando per i giornali italici ho notato una notizia, abbastanza piccola, riguardante un rave party a Torino, per il quale si e' ritenuto opportuno un intervento violento della polizia, che ha ridotto in fin di vita una ragazza. Ora, essenzialmente prima si e' tentato -secondo sbirresca scuola- di dire che la ragazza fosse drogata, ma alle analisi risulta che avesse bevuto solo qualche birra. E quindi, appare chiaro che va tutto sulla coscienza dello sbirrame.
Da tempo sospetto che in Italia sia in corso una specie di guerra contro la felicita' , nel senso che le occasioni piu' vietate sono quelle che guarda caso producono piu' felicita'. Non per nulla si fa piu' guerra alla movida che alla prostituzione illegale, non per nulla le scritte sui muri sono considerate piu' infamanti di intere citta' ove ai primi piani sulle finestre ci sono le stesse grate che si trovano nelle galere.
Il punto e' che si e' diffuso un odio, un vero e proprio odio verso qualsiasi cosa sia gioia e divertimento, verso i quali non si tollera piu' nulla, mentre tutto quello che porta infelicita' e' regolarmente tollerato.
Sicuramente possiamo dire che per organizzare una festa in un qualsiasi locale occorra che il locale sia a norma. Verissimo. Ma d'altro canto, non si e' mai visto, o quasi, chiamare la celere per sgombrare locali non a norma.
La pura e semplice verita' e' che le campagne italiane sono stracolme di vecchi fienili e altri edifici abbandonati pieni di schiavi immigrati. Si tratta di edifici che non hanno alcuna agibilita', eppure nessuno si preoccupa molto. Perche' nessuno se ne preoccupa? Perche' si presume che chi ci vive dentro sia infelice, povero e tutto quanto.
Ormai nella gestione ci sono due binari  , ognuno dei quali ha diversi livelli di attivazione:
Situazioni di estrema infelicita', vessazione, umiliazione, poverta', relative a persone adulte e a criminali veri e propri. In tal caso, anche se la legge viene violata e ci sono problemi di ordine pubblico, la polizia normalmente NON interviene, e se interviene non usa la forza. Potete radunare 5000 facinorosi , portarli allo stadio, devastare una citta' per la guerriglia, ma siccome si tratta di subumani esistenziali e feccia paramalavitosa, il fenomeno puo' ripetersi ogni domenica in ogni stadio, e non viene stroncato, nonostante si sappia benissimo chi siano i responsabili.
Situazioni di pubblica felicita', nella quale i protagonisti siano giovani e la situazione sia una situazione di divertimento. In tal caso, ogni minima infrazione regolamentare e' urgentissima, ogni rumore e' eccessivo, ogni orario e' sbagliato, ogni luogo e' inadatto. E ogni volta e' necessario usare la forza.
Nonostante le norme antirumore in Italia siano normalmente ignorate da ogni industria, artigiano o evento politico/religioso, sembra che gli unici rumori siano quelli causati dal divertimento. A sentire certa gente, si direbbe che l'italia sia un paese silenziosissimo , ove l'unico disturbo sarebbe la risata malvagia di qualche giovane che trae perverso sollazzo da qualche satanica attivita'.
Nonostante il piccolo crimine dilaghi, gli stupri siano all'ordine del giorno, meta' dei parlamentari siano dediti all'uso di cocaina, mafia e ndrangheta si stiano espandendo, sembra che gli unici crimini siano quelli perpetrati da giovani che si ubriacano, o che ballano, o che assumono ecstasy. A sentire certa gente si direbbe che l'Italia sia un paese privo di criminalita', con la sola eccezione di questi giovinastri che fanno tutto il crimine del paese.
Ora, il problema e' che se esaminiamo il comportamento dello stato nei riguardi dei rave party, e' completamente schizofrenico. Innanzitutto, lo stato autorizza sagre e manifestazioni ovunque, come attivita' normale. Ma se chiedete una strada o una piazza per ballare, vi risponderanno che fate troppo rumore. Sebbene il rumore non sara' mai superiore a quello di una manifestazione religiosa con tanto di fuochi d'artificio che fanno tremare le finestre, sebbene non lasciera' mai piu' sporcizia di tanti raduni benvoluti dai partiti, il punto e' che appena nominate ballo, divertimento e musica, le autorita' rispondono sempre NO.
La clandestinita' dei rave e' dovuta principalmente a quattro parole: "giovani, ballo, musica, divertimento" . Bastano queste quattro parole per produrre l'immediato divieto a qualsiasi manifestazione. L'unico modo per far approvare una simile manifestazione e' che entrino in ballo altre parole: "soldi, voti, favori". In tal caso, la manifestazione si potra' fare.
Se vi limitate a radunare dei ragazzi e farli ballare, senza che i negozianti del posto ci guadagnino, senza che siano coinvolte le solite associazioni partitiche, senza che appalti per le luci e gli impianti siano dati a qualche ruffiano locale, scoprirete che si tratta di roba vietata.
Se girate per qualsiasi autorizzatissima fiera di paese, troverete piu' rumore, cavi dell'alta tensione al suolo , anche dentro pozzanghere, palchi montati alla dioboia e quant'altro. Ma quelle si possono fare perche' piacciono ai vecchi, portano soldi ai negozianti, portano voti a chi le organizza e le imprese coinvolte sono sempre le solite.
Le altre ragioni di ordine pubblico addotte per chiudere quei rave party sono irrilevanti:
"Ma al rave si spaccia droga". A parte che si spaccia ovunque, ma se anche fosse vero sarebbe una buona occasione per una bella vendemmia di spacciatori. Ci si infiltra in borghese e si beccano gli spaccini. Che senso ha chiudere una meravigliosa trappola di spacciatori?
"Ma l'edificio che ospita il rave party non e' a norma per un simile evento". In quel caso, lanciare lacrimogeni e muovere all'improvviso un migliaio di persone e' una buona pratica per la sicurezza? Si reagisce alla mancanza di uscite di emergenza provocando una calca improvvisa?
"Ma c'e' troppo rumore". In quel caso non era vero, perche' il rave era stato organizzato in un luogo tale che soltanto notando le automobili parcheggiate si era capito cosa stesse succedendo. Il rumore era in un luogo deserto.
"Ma invadono la proprieta' privata". Questo e' irrilevante sino a quando non ci sia la denuncia del proprietario. Ma nel caso specifico, il proprietario non aveva denunciato nulla, sino a quando non fu minacciato di denuncia a sua volta, dal comune.
La verita' e' che l'italia e' in guerra contro la gioia. Il problema di quei rave, cosi' come il problema della movida e di qualsiasi attivita' giovanile di svago, e' che c'e' troppa gioia. Le autorita' combattono sistematicamente ogni evento che sia puramente giovanile e che rischi di portare gioia e felicita' nei giovani. Il resto sono pretesti.
La classe dirigente italiana non e' solo vecchia. Anche io non ho piu' l'eta' per partecipare ad un rave party. Ne' posso fare da portavoce ai giovani, non essendolo piu'. Ma ho ancora la forza di dire che la gioia dei giovani sia piu' bella ed importante del sonno dei vecchi. LA classe dirigente italiana non e' solo vecchia: ODIA i giovani.
Sto per compiere 42 anni. Di conseguenza non posso piu' essere definito giovane (se non in politica o tra i vescovi )  , e probabilmente sarei ridicolo se andassi ad uno di questi rave. Tuttavia, NON odio i giovani. Lo sono stato. Anche a me piaceva ballare e divertirmi e fare cazzate. Non so se questa possa essere defiita "benevolenza", ma se le cose stanno cosi', il problema della classe dirigente italiana non e' la vecchiaia: e' la MALEVOLENZA , l' ODIO , la SISTEMATICA guerra che portano avanti , ovunque e con la massima coerenza, contro qualsiasi gruppo di giovani osi gioire.
La classe dirigente italiana e', semplicemente, dedita alla malvagita'. Essi hanno in odio chiunque si diverta o sia felice senza essere parte di qualche club esclusivo. Secondo loro, se non sei parte della loro lobby, devi rassegnarti ad una esistenza miserabile ed infelice, priva di sorrisi o di gioia o divertimento, ed e' compito di ogni classe dirigente distruggere il divertimento qualora non avvenga in qualche club esclusivo da loro stessi frequentato.
E' in corso una vera e propria guerra, una guerra non dichiarata contro il divertimento, la gioia, il sorriso.
Per comprenderne l'entita' occorre capire , e occorre farlo in fretta, capire che si tratti di una vera e propria ideologia che pianifica la scomparsa ti ogni gioia se non tra coloro che fanno parte della classe dirigente stessa. Si dice che i soldi non comprino la felicita', ma il loro obiettivo e' diverso: e' semplicemente fare in modo che chi non ne ha abbastanza non possa accedervi.
Se la "Torino Bene" decide di fare una festicciola in campagna, potrete stare sicuri che ci saranno droghe, ci saranno deroghe all'abitabilita' degli edifici (non e' che tante ville signorili in campagna siano idonee a fare raduni di centinaia di persone, eh) , nessuno si preoccupera' di eventuali rumori.
L'ideologia al potere oggi sostiene, cioe', che esiste una classe cui tutto e' permesso, e per ottenere questo non faranno altro che vietare tutto il resto a chiunque altro.
Verrete ridotti a polli da batteria, che passeranno la vita a lavorare e dormire in qualche gabbia detta anche condominio, ove potrete a malappena decidere cosa fare in casa vostra -se non ridete troppo forte dando fastidio ai vicini- , altre decine di ore nel traffico, e poi ore al lavoro. Vi si consentira' di andare a mangiare qualcosa fuori perche' e' una cosa che si paga, e arricchisce qualcuno. Nessun'altra forma di felicita' vi sara' consentita.
E non vi illudete, perche' questa classe dirigente non odia i giovani: odia chiunque non sia della classe sociale giusta ed osi essere felice.
Il motivo per cui colpiscono piu' forte i giovani e', molto semplicemente, che gli adulti hanno smesso di essere felici da tempo, e non resta altro da colpire se non la gioia dei giovani.


Offline Animus

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« Risposta #4 il: Novembre 06, 2012, 16:14:20 pm »
LOL, mi ha fatto tornare alla mente questo (poi cestinalo pure, Animus):


Cestino solo chi si mette a rispondere a frasi diverse da quelle che sono l'oggetto della discussione...
A proposito, visto che questa è una risposta ad una frase diversa da quelle che sono l'oggetto della discussione, questo messaggio si autodistruggerà... :D
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« Risposta #5 il: Novembre 06, 2012, 16:20:21 pm »
Da tempo sospetto che in Italia sia in corso una specie di guerra contro la felicita' , nel senso che le occasioni piu' vietate sono quelle che guarda caso producono piu' felicita'. Non per nulla si fa piu' guerra alla movida che alla prostituzione illegale, non per nulla le scritte sui muri sono considerate piu' infamanti di intere citta' ove ai primi piani sulle finestre ci sono le stesse grate che si trovano nelle galere.

Le considerazioni di Uriel non sono peregrine, con ciò dimostra quella profondità psicologica che io tanto apprezzo ... (così come disprezzo chi ne è totalmente privo).

Si capisce , ad es., che quì il femminismo non c'entra nulla. (a meno di essere talmente ciechi e fanatici da dare la colpa alla lotta alla movida pure al femminismo, insomma)
Allora, cosa avrà voluto dire Cioran? :hmm:


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« Risposta #6 il: Novembre 06, 2012, 16:51:52 pm »
Allora, cosa avrà voluto dire Cioran? :hmm:

Un piccolo aiuto
Altro frammento.

2 - http://www.questionemaschile.org/forum/index.php?topic=159.msg62475#msg62475
(anche quello che ha scritto dopo maveryx è coerente col tema)
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« Risposta #7 il: Novembre 08, 2012, 18:35:31 pm »
Ci sono aforismi che fanno riflettere, e se vogliamo questa è la ragione della loro importanza.
In questo topic vorrei sapere che cosa vi fanno pensare queste "semplici" frasi.

Iniziamo con la prima:

(a braccio, non lo ricordo esattamente)
1 - L'ideologia ha ereditato dalla religione la lotta contro il buon umore.
(E. Cioran)


Allora, dico brevemente cosa rappresente per me, e per farlo uso un es. comparativo tra Buddha (e dunque il buddhismo) e Cristo (e quindi il cristianesimo), senza entrare troppo in discorsi teologico-filosofici come ho fatto altre volte, una cosa molto leggera...

"Il Buddha non crede al valore redentore della sofferenza ed è estraneo al dolorismo cristiano e al culto dei martiri; si può allora considerare la sua dottrina come un'anestesia della vitalità, una narcosi della passione?
In un certo senso, sì, perchè il buddhismo accorda un ruolo molto importante alle precghiere per favorire la pace dell'anima, con il rischio di favorire l'assenza di azione.
Ma in un altro senso la risposta è negativa, perchè il buddhismo evita l'inganno dei rimedi puramente sintomatici e cerca le cause stesse della  sofferenza.
...
A differenza di Gersù che piange la morte dell'amico Lazzaro e lo resuscita, il Buddha non esaudisce il desiderio di una madre che ha appena perduto suo figlio. egli le domanda anzi di portargli un grano di sesamo da una casa dove non sia mai morto nessuno, ed ella ritorna a capo chino nel parco del principe Jeta, dove riposava il Buddha.
E' evidente l'ineluttabilità della fine della vita umana, la vanità dell'accanimento terapeutico diremmo oggi, la follia dell'immortalità che la morte svela in quel giardino."

Gesù e Buddha,
destini incrociati del cristianesimo e del buddhismo - Odon Vallet


Bene.

Leggiamo i vangeli: "i ciechi vedono,gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi sentono, i morti risorgono, ai poveri è predicata la Buona Novella ..."  :cry: :doh:

Che cosa vi fa pensare?

Ho cambiato idea, io vorrei che ci arrivaste da soli, perchè se dico tutto io, non vale. :blink:
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Re:Riflessioni
« Risposta #8 il: Novembre 08, 2012, 18:59:24 pm »
Allora, dico brevemente cosa rappresente per me, e per farlo uso un es. comparativo tra Buddha (e dunque il buddhismo) e Cristo (e quindi il cristianesimo), senza entrare troppo in discorsi teologico-filosofici come ho fatto altre volte, una cosa molto leggera...

"Il Buddha non crede al valore redentore della sofferenza ed è estraneo al dolorismo cristiano e al culto dei martiri; si può allora considerare la sua dottrina come un'anestesia della vitalità, una narcosi della passione?
In un certo senso, sì, perchè il buddhismo accorda un ruolo molto importante alle precghiere per favorire la pace dell'anima, con il rischio di favorire l'assenza di azione.
Ma in un altro senso la risposta è negativa, perchè il buddhismo evita l'inganno dei rimedi puramente sintomatici e cerca le cause stesse della  sofferenza.
...
A differenza di Gersù che piange la morte dell'amico Lazzaro e lo resuscita, il Buddha non esaudisce il desiderio di una madre che ha appena perduto suo figlio. egli le domanda anzi di portargli un grano di sesamo da una casa dove non sia mai morto nessuno, ed ella ritorna a capo chino nel parco del principe Jeta, dove riposava il Buddha.
E' evidente l'ineluttabilità della fine della vita umana, la vanità dell'accanimento terapeutico diremmo oggi, la follia dell'immortalità che la morte svela in quel giardino."

Gesù e Buddha,
destini incrociati del cristianesimo e del buddhismo - Odon Vallet


Bene.

Leggiamo i vangeli: "i ciechi vedono,gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi sentono, i morti risorgono, ai poveri è predicata la Buona Novella ..."  :cry: :doh:

Che cosa vi fa pensare?

Ho cambiato idea, io vorrei che ci arrivaste da soli, perchè se dico tutto io, non vale. :blink:

piccolo ot (poi cancella pure).
infatti il video che hai postato qualche giorno fa del monaco che si bruciava, mi ha sorpreso in negativo. (al di la del fatto che il significato simbolico di quel gesto possa non centrare affatto con la frase evidenziata, ne tantomeno invalidarla).

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« Risposta #9 il: Novembre 08, 2012, 19:11:14 pm »
Leggiamo i vangeli: "i ciechi vedono,gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi sentono, i morti risorgono, ai poveri è predicata la Buona Novella ..."  :cry: :doh:

Apro una parentesi che non c'entra con questo topic: "il cristianesimo ha generato la scienza moderna?" scriveva Bhishma qualche giorno fa...

Eccerto.

La scienza moderna nasce proprio per rendere concrete le promesse cristiane ... è figlia della fede e della morale cristiana.
Cosa dice infatti Bacone?

"In seguito al peccato originale l’uomo decadde dalla sua innocenza e dal suo dominio sulle cose create .
Ma entrambe le cose si possono recuperare, almeno in parte, in questa vita: la prima con la religione e la fede, la seconda con le tecniche e le scienze … in virtù di quella massima “guadagnerai il pane con il sudore della tua fronte”, attraverso molte fatiche il creato finalmente è costretto a dare pane all’uomo"

Del resto avevo evidenziato come le macchina a vapore fosse già stata inventata nell'antica grecia (http://it.wikipedia.org/wiki/Eolipila), ma non sapevano cosa farne, non ebbe alcuna applicazione pratica,e non perchè realmente non fosse possibile, ma perchè la loro etica non prevedeva la liberazione degli uomini dalla fatica come una cosa positiva.
(infatti nella mitologia greca Zeus condanna Prometeo ad un supplizion perpetuo proprio per aver rubato il fuoco che prometteva di aiutare gli uomini ..)

La morale non è mica una cosa da nulla... :cool:
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« Risposta #10 il: Novembre 08, 2012, 20:04:41 pm »
piccolo ot (poi cancella pure).
infatti il video che hai postato qualche giorno fa del monaco che si bruciava, mi ha sorpreso in negativo. (al di la del fatto che il significato simbolico di quel gesto possa non centrare affatto con la frase evidenziata, ne tantomeno invalidarla).

Thích Quảng Ðức .. è stato un monaco buddhista vietnamita che si diede fuoco a Saigon nel 1963 per protestare contro l'amministrazione del presidente del Vietnam del Sud, il cattolico Ngô Đình Diệm, e la sua politica di oppressione della religione buddhista.
...

L'interpretazione buddhista
Nel 1967 il monaco chan Thích Nhất Hạnh scrisse in inglese una memoria indirizzata al pubblico occidentale per rispondere ad alcune critiche e permettere una migliore comprensione del gesto di Thích Quảng Đức.
L'immolazione, veniva spiegato, non deve essere considerato suicidio, vietato dal Buddhismo, in quanto privo delle caratteristiche che definiscono il suicidio stesso.
Queste sono: mancanza di coraggio di vivere e fare fronte alle difficoltà; senso di sconfitta nella vita e perdita di ogni speranza; desiderio di non-esistenza.

Nel caso di Thích Quảng Đức al contrario c'era coraggio e ottimismo che il gesto potesse produrre una evoluzione positiva nella società, non era volto alla distruzione dei nemici sia perché per un monaco i nemici sono le pulsioni impersonali (odio - in sanscrito: dveṣa, attaccamento - tṛṣṇā, ignoranza - avidyā) sia perché si auspicava in un ravvedimento dei persecutori.

Infine non era nemmeno un atto di protesta, nella lettera lasciata non si lanciano accuse o recriminazioni, ma un gesto volto a toccare i cuori e mostrare la situazione per quella che è. In questo si tratta di un atto di compassione.

http://it.wikipedia.org/wiki/Thích_Quảng_Đức
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« Risposta #11 il: Novembre 08, 2012, 20:21:22 pm »
Non lo so, cristianesimo e buddhismo vedono sempre la sofferenza, solo che il cristianesimo vuole soffrire e non sta bene se non soffre
e il buddhismo rinuncia a tutto pur di non soffrire.
A me sembra che cosi non si vive per davvero se non si soffre per qualcosa, ma forse è solo un'idea che viene dal cristianesimo.

Odon Vallet l'ho ascoltato una volta a una conferenza a Parigi, parlava del monoteismo.




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« Risposta #12 il: Novembre 08, 2012, 21:44:34 pm »
Non lo so, cristianesimo e buddhismo vedono sempre la sofferenza, solo che il cristianesimo vuole soffrire e non sta bene se non soffre

Ci sei andata molto vicino. :D
Riprendiamo quel passo : "i ciechi vedono,gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi sentono, i morti risorgono, ai poveri è predicata la Buona Novella"

Che cosa vi fa venire in mente?
A me, in estrema sintesi, che il cristianesimo è il ricettacolo di tutti (o quasi) i sentimenti "negativi": Risentimento, Sofferenza, Angoscia, Supplizio, etc.

Certo, si offre come soluzione, come panacea a tutti i mali che provocano questi stati "negativi":

Ah, sei sofferente perchè ti è morto il figlio?
Io ti riporto il figlio.

Come, hai del risentimento perchè sei oppresso e miserabile?
Per te c'è la nuova novella... :D

E via dicendo.

Ora, tutto questo va anche bene, è una bella cosa.
Ma c'è anche un lato negativo...molto negativo.

Il cristianesimo (la Chiesa), ha bisogno di questi "sentimenti", come le multinazionali farmaceutiche ...hanno bisogno delle malattie.

Se non ci fossero, morirebbero entrambi.

Qui in effetti casca a pennello la firma di Lucia:"come vorrei cara che tu sia in pericolo, cosi ti salverei!"

Nel linguaggio del cristianesimo: Beh, tra i diseredati, gli schiavi, i ciechi, i muti, gli storpi e i sofferenti di tutti i tipi, gli esempi si sprecano.
Cercateveli voi.

Ecco perchè,  L'ideologia ha ereditato dalla religione la lotta contro il buon umore..
 ;)

Animus

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« Risposta #13 il: Novembre 09, 2012, 08:57:51 am »
Lo schiavo per smettere di soffrire o si emancipa o si ammazza

la religione chiede una vita di sofferenze per un'emancipazione da morti
ma che senso ha una vita di sofferenze e l'emancipazione da morti, se ti ammazzi ti emancipi subito

allora si aggiunge un pezzo, la sofferenza da morto di chi non soffre da vivo

Doppio effetto, la religione ti vieta l'emancipazione da vivo e ti promette la vendetta da morto

insomma cambia padrone e in cambio vendicherò le tue sofferenze

se soffri ti salverò e se non vuoi soffrire ti farò soffrire io

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« Risposta #14 il: Novembre 09, 2012, 09:18:47 am »
Lo schiavo per smettere di soffrire o si emancipa o si ammazza

la religione chiede una vita di sofferenze per un'emancipazione da morti
ma che senso ha una vita di sofferenze e l'emancipazione da morti, se ti ammazzi ti emancipi subito

allora si aggiunge un pezzo, la sofferenza da morto di chi non soffre da vivo

Doppio effetto, la religione ti vieta l'emancipazione da vivo e ti promette la vendetta da morto

insomma cambia padrone e in cambio vendicherò le tue sofferenze

se soffri ti salverò e se non vuoi soffrire ti farò soffrire io

Nei momenti di sconforto penso sempre che il cristianesimo sia la più grande invenzione di tutti i tempi. Come irreggimentare la stragrande maggioranza delle persone senza dar loro nulla di materiale. Gratis. Promesse. Come annullare la volontà di rivalsa, come sedare i conflitti interiori, come far si che si sopporti la miseria della condizione umana, come far si che l'uomo non viva di solo pane (anzi viva e produca pure senza pane)? Soffrite (cani), perchè in verità vi dico che oggi stesso sarete con me in paradiso...
Semplicemente geniale.
Ma dura poco, per fortuna, poi recupero un po' di lucidità... :D