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Aborto del mondo civile

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Stealth:
Tra tragedia e humor

http://holywar.org/italia/aborto/reality.htm


Dialogo tra un abortista e un antiabortista

ABORTISTA: Prima di nascere non siamo esseri umani ma un agglomerato di cellule, quindi abortire non è un omicidio.

ANTIABORTISTA: Perché invece non facciamo valere il principio che ognuno perla per sé? Diciamo meglio che prima di nascere TU non eri un essere umano ma un agglomerato di cellule e quindi se tua madre avesse abortito non avrebbe commesso un omicidio.

ABORTISTA: Beh si, questo vale anche per me.

ANTIABORTISTA: No no, io direi che vale SOLO per te. Anzi ti dirò di più: perché limitare temporalmente il concetto a solo prima di nascere? Per quel che mi riguarda puoi benissimo essere tuttora un semplice agglomerato di materiale organico. E se qualcuno ti spara non commette omicidio.

ABORTISTA: Ma allora questo vale anche per te.

ANTIABORTISTA: E perché devi imporre le tue verità anche a me? Io mi ritengo un essere umano fin da quando sono stato concepito e se mia madre avesse abortito avrebbe commesso un omicidio.

ABORTSTA: E questo non varrebbe per me?

ANTIABORTISTA: Sei tu che hai sostenuto di essere un pezzo di materiale organico, e un pezzo di materiale organico in meno non danneggerebbe certo il mondo

COSMOS1:
hy bizzarro
vedi un po' cosa scrivono queste dementi (ultimamente sono sempre meno tollerante, devo dire. Una volta prima di arrivare ad offendere o a dare del demente/acefalo/frigida a qualcuno ci mettevo del tempo, oggi a forza di rileggere le solite banalità ripetute senza riflessione, ci arrivo subito, senza por tempo in mezzo  :( )

http://www.cronachelaiche.it/2010/01/spagna-il-vescovo-concede-licenza-di-stupro/


NB in neretto le bestialità più assurde


--- Citazione ---
Spagna: il vescovo concede licenza di stuprodi Alessandra Maiorino [12 gen 2010]

arcivescovo granada“Poche immagini nella storia sono più tristi di quella che hanno offerto i nostri parlamentari plaudendo a ciò che, in fin,e si è trasformato in un diritto: uccidere dei bambini nel ventre della madre. E questo lo chiamano progresso? Si promulga una legge che pone migliaia di professionisti – medici e infermieri –  in una situazione molto simile a quella che si trovarono ad affrontare i medici o i soldati sotto il regime di Hitler o di Stalin, o in qualche altra dittatura del XX secolo, quando davvero si stabilì la legalità di altri crimini meno ripugnanti dell’aborto. Perché è da codardi uccidere il debole. […] Uccidere un bambino indifeso, e che lo faccia proprio sua madre! Questo dà agli uomini la licenza assoluta, senza limite, di abusare del corpo della donna, perché la tragedia la sopporta lei, e la sopporta come se fosse un diritto: il diritto di vivere tutta la vita oppressa da un crimine che rimarrà sempre nella sua coscienza e per il quale né i medici, né gli psichiatri, né tutta la scienza conoscono il rimedio.”

Con queste parole l’arcivescovo di Granada, Javier Martínez, ha sconcertato i cittadini spagnoli nel corso dell’omelia tenuta in occasione della Natività il 20 dicembre scorso. La tempesta, in realtà, furoreggiava da tempo, da quando, cioè, il governo Zapatero aveva promesso di metter mano ad una nuova legge sull’aborto. La norma ancora vigente, entrata in vigore nel 1985, depenalizzava l’interruzione di gravidanza – che era ed è, tuttora, reato – in tre soli casi: nel caso di grave rischio per la salute fisica o psichica della madre, nel caso di accertate gravi malformazioni del feto e nel caso la gravidanza fosse frutto di un violenza. Di fatto, tale legge aveva finito per favorire gli istituti privati, dove, a pagamento, gli ostacoli per praticare un aborto sembrano essere più facilmente superabili.

Tra gli strepiti del clero spagnolo, il 17 dicembre 2009, il governo Zapatero ha mantenuto la parola. La Camera dei deputati ha approvato, con 184 voti favorevoli, 154 contrari e un astenuto, la nuova norma che permette la libera interruzione di gravidanza fino alla 14ma settimana, dove per «libera» si intende che la decisione di portare avanti la gravidanza o meno è interamente soggiacente all’autodeterminazione della donna.

Autodeterminazione della donna. Evidentemente questa, da un punto di vista religioso, è una definizione ossimorica, se non del tutto blasfema ed ha provocato la reazione scomposta dell’arcivescovo. Qualche suo collega è intervenuto per stemperare i toni? Tutt’altro. Il 4 gennaio 2010 la Conferenza episcopale spagnola ha rincarato la dose ufficializzando la propria posizione al riguardo: nessun vescovo dovrà dare la comunione, nella propria diocesi «a chi, pubblicamente, abbia dato il proprio appoggio o il proprio voto a una legge che non protegga in forma adeguata il diritto alla vita di coloro che stanno per nascere». È sia, ciò è loro facoltà.

Queste, d’altra parte, sono le povere armi rimaste nelle mani del clero nella ex-cattolicissima Spagna di Zapatero, dove i suoi ministri non si lasciano sfuggire l’occasione di chiarire cosa competa ai preti e cosa ai politici. Quando il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, presidente della Conferenza episcopale, definì l’aborto un «crimine», prontamente il ministro per le Pari Opportunità, Bibiana Aido, precisò che «alla Chiesa compete dire semmai che l’aborto è peccato, non che è un delitto. E al governo spetta elaborare leggi che riguardano tutti i cittadini, nel rispetto di tutte le posizioni». Come italiana, non posso nascondere una certa invidia.

Ma torniamo alle parole dell’arcivescovo di Granada e lasciamo che l’orrore ci penetri nel profondo. Egli non si limita allo spropositato paragone di quello che avvenne sotto Hitler e Stalin (genocidi, deportazioni e stermini di massa con motivazioni razziali e politiche) con quanto questa legge, a parer suo, permetterà che avvenga nella contemporanea e democratica Spagna; egli afferma che quei crimini, cioè quelli ideologici, sistematici e praticati in massa su milioni di individui, siano meno ripugnanti di un’interruzione di gravidanza voluta da una donna che, evidentemente, non può o non vuole, per motivi suoi e insindacabili, portare avanti una gestazione nel suo proprio corpo.

Di più, egli sostiene che la donna che abortisce «dà al maschio l’assoluta licenza di abusare del suo corpo», perché la tragedia la sopporta lei. Cosa esattamente intenda il vescovo con questa motivazione è francamente lontano dal comprensibile e, per altro, davvero poco rilevante. Di rilevante, nella sua orazione, c’è ben altro. E non si obietti che un passo estrapolato dal suo contesto è facilmente soggetto a fraintendimenti: l’omelia è leggibile per intero sul sito della diocesi di Granada. Chiunque può verificarne personalmente il contenuto.

Le tinte fosche da Millenarismo post litteram con cui si apre sembrano tratte di peso dall’età medievale: nella mente di questo prelato nulla è cambiato, da allora. Perché la verità è che le religioni non cambiano. Sono le società attorno ad esse che cambiano, si evolvono e progrediscono sulla via della civiltà; e ciò non avviene certo grazie alle religioni: semmai, non ostante esse. Immaginate cosa accadrebbe se le parole dei sacerdoti avessero ancora forza di legge.

Immaginate cosa accadrebbe se dei religiosi potessero informare delle loro convinzioni le norme della convivenza civile. Lo stupro, ad esempio, potrebbe essere depenalizzato. Assurde fantasie? Purtroppo no. È ciò che accade oggi in Paesi non molto lontano da qui, almeno in termini geografici. In Afghanistan, dove la pretesa, claudicante «democrazia» deve scendere continuamente a patti con la religione nelle sue più diverse forme e tradizioni, il presidente Karzai, ha firmato una legge che modifica il diritto di famiglia sciita e, di fatto, legalizza lo stupro della moglie da parte del marito.

Come non vedere le somiglianze? La donna non è persona, è corpo, e questo corpo appartiene al marito, o alla società, o a dio. A tutti, fuorché a essa stessa.
È la società civile che impone alle religioni di progredire sulla strada del rispetto e del riconoscimento reciproco, non il contrario.

--- Termina citazione ---

Stealth:
Solite chiacchiere insomma.

COSMOS1:

--- Citazione da: Giubizza - Gennaio 13, 2010, 13:05:41 pm ---Solite chiacchiere insomma.

--- Termina citazione ---

si solite chiacchiere, ma io le sopporto sempre meno  :mad:

Stealth:
Anche io. A furia di sentirle mi è venuta una specie di allergia.

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