http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/11/05/insofferenza-di-genere/Riportiamo di seguito le riflessioni di Odette:
Da che io ricordi, sono sempre stata insofferente al mio genere. O meglio, alle costruzioni culturali che ci sono sopra-sotto-intorno ad esso: gonne e bambole da una parte, macchinine e calcio dall’altra. Finivo così per autopropormi, da figlia unica, giochi misti in cui c’erano bambole e macchinine, a casa, mentre a scuola tentavo di partecipare a giochi tradizionalmente maschili, come il calcio (ma finivo sempre in porta). Inutile dire che sia coi maschi che con le femmine non andavo d’accordo, i primi perché non sopportavano l’insubordinazione, le seconde perché la vivevano come un tradimento del “patto di genere”.
Da ragazzino ero un po’ imbranato… Forse perché i miei, a differenza dei genitori dei miei amici, avevano deciso che prima di uscire dovessi fare i compiti. Poi il sole andava via e… ciccia il culo. E quella troia della maestra, di compiti ce ne dava quasi quanto quelle di oggi, che hanno il compito di tenere a bada i bambini mentre le mamme si lasciano schiavizzare, ben vestite e contente.
Succedeva così che, dopo la conta del bim-bum-bam io fossi tra gli ultimi ad essere scelti e… finivo a fare il terzino, che forse è peggio che essere messo in porta. Ruolo poco ambito ma di grande ed inequivocabile responsabilità.
Ma forse Odette... ci ha parlato per metafore. Leggendola, si ha infatti la sensazione che lei, la differenza tra un portiere ed un difensore, non l'ha mai capita.
Negare le evidenze è inutile. In buona sostanza, questa Odette, fa ciò che le femministaccie vanno facendo da anni, ossia trovare nel mito del maschilismo la scusa dei loro insuccessi per autogiustificarsi e continuare l’opera di autoincensazione.
Il femmineo amor proprio di Odette, unito alla sua scarsa conoscenza del calcio, le impedisce forse di capire che finiva in porta per la stessa ragione per la quale io ero messo in difesa, semplicemente perché non sapevamo giocare.
Inoltre, cosa non secondaria, nel suo caso, per evitare che si facesse male… Perché un bambino in corsa che sbatte contro una bambina può già farle molto male. Senza farlo apposta. La qual cosa avviene per semplici leggi fisiche (F=M*a) e non, come le femministe sono abituate a pensare, per la fantomatica violenza maschile contro le donne.
Io ci stavo male ma a loro non fregava niente.
Odette non sa che, nel mondo maschile, nessuno è al centro del mondo.
O meglio... in certi contesti, lo è la squadra.
Non si gioca, quindi, per consolare i capricci di Odette ma per far vincere la propria squadra.
Solo due bambini mi capivano: una femmina che però sembrava un maschio, S., e un maschio che però sembrava una femmina, G. Nessuno dei due era lesbica o gay e nemmeno lo è diventato in seguito, semplicemente era una questione di aspetto. Con loro, devo ammetterlo, mi riuscì di instaurare forse la mia prima relazione politica della mia esistenza. Eravamo compagni in lotta contro il genere, anche se non lo sapevamo.
Dal che si deduce che cosa una femminista intenda per politica.
Non il modo per trovare il modo di agire secondo giustizia, nell’interesse del gruppo ma il modo per farsi meglio i cazzi propri.
Crescendo devo dire che le cose non sono andate meglio, anzi.
…
Se, ora, io rifletto sul mio futuro vi dirò che non ci vedo né mariti né figli, anzi, vorrei solamente avere la certezza di avere una casa, ove anche lì sul concetto di casa ci sarebbe parecchio da discutere (magari lo farò un’altra volta), insomma, vorrei avere un tetto sopra la testa. Vorrei vivere non da sola, mi piacerebbe anzi vivere con altre persone ma che non siano vincolate a me da una specie di proprietà che molti chiamano amore ma questo poi non è. Il fatto, ecco, è che invece sembra che in quel Vestito di cui sopra, vi sia cucita sopra anche la gestione della casa e della famiglia, il trattamento dell’Uomo-Marito come un eterno bambinone deresponsabilizzato, e i figli come persone eternamente non all’altezza di -.
[Ovviamente dall'altra parte converrebbe che anche i maschi (biologicamente parlando, s'intende) riflettessero se gli va bene questo ruolo che l'amorevole Società capitalista e patriarcale riserva loro.]
Qui Odette vaneggia.
E’ chiaramente il frutto dell’opera diseducativa femminista-capitalista.
E, forse, non essendo mai stata con un uomo, pensa davvero che gli uomini siano come li dipingono le fiction femministe.
Ovvio che poi sta gente pensa di essere lesbica anche se, forse, non lo è affatto.
Quando era bambina, il gruppo dei maschi anteponeva gli interessi collettivi, della squadra, ai suoi.
Maschi. Colpevoli di non aver capito che lei avrebbe voluto che le regole venissero cambiate in favore della singola. Intrusa.
Ora lei non si cura di insultare questi maschi... brutti e cattivi che non volevano saperle di metterla al centro del mondo, come invece facevano (o come, secondo lei, avrebbero dovuto fare) mamma o papà.
Non quote rosa, non età pensionabile anticipata, non esonero dal servizio di leva, non priorità nell'affido dei figli in caso di separazione, non esproprio della casa dell'ex marito, non obbligo al marito al vitalizio per lei.
A distanza di anni, li può finalmente prendere a tastierate.
Senza temere alcuna reazione.
Protetta dall'anonimato, dall'ignavia maschile e dalla legge. In quanto donna.
Impunità sessista.
E' la sua vendetta.
Lo fa e basta... chi se ne frega se la cosa comincia a infastidirci?
Se un cretino mi dà del cretino, tutto sommato, posso anche farci una risata...
Ma se la cosa si ripete, 24 ore su 24, da più decenni, comincia ad essere davvero fastidiosa.
…
E scrivo tutto questo non per rivendicare chissà che, o meglio, quella che non mi sembra essere una gran cosa, ma semplicemente per rivendicare la libertà di essere come sono, e di riconoscere il diritto altrui a boicottare i modelli di maschio e femmina attualmente in circolazione come un’azione politica, non solo personale. Come un modo diverso per vivere la propria vita, per immaginarsi nel futuro, per amare.
Per non dover assumere sempre una posa di granito, per poter lasciarsi andare, amare, e fare tutto quello che fanno tutti senza dover spiegare sempre che costringere una persona in uno stereotipo è fargli una violenza. E lo è anche tenersi dentro tutto per anni.
Parliamoci chiaro… Odette ha scritto tutto questo, perché non aveva e non ha un cazzo da fare.
Perché, pur definendosi adulta, ha qualcuno che la mantiene…
Se invece fosse lei a dover mantenere una famiglia, tutte ste puttanate sui queer… trans e tram… non le avrebbe neppure immaginate.
Capirà?
Chissà…
Forse... crescendo.
Ma, alle donne di oggi, si chiede ancora di crescere e di ricamarsi attorno un ruolo?
Non sarà per questo che sono così occupate a scaricare sugli uomini la responsabilità dei loro insuccessi?