In rilievo > Osservatorio sui Femministi
Il femminista Giuseppe "Pippo" Civati
Massimo:
Ormai le donne non hanno più bisogno di farseli da sole i loro interessi di genere. Ci pensano già
i femminucci castrati a fare gli interessi loro. Come li manderei in Afghanistan tra i Talebani!
ilmarmocchio:
io voto per la 3 . Civati è un somaro cui sono state tagliate le orecchie.
però ragliaaaaaaaaaaaaaaaaa
Alberto86:
La "Questione Maschile" secondo la mente contorta del militante femminista Civati (letto su un blog femminista che guarda caso elogia lo scritto):
La formula ottocentesca “questione femminile” va radicalmente rovesciata. Esiste nel nostro Paese una tenace “questione maschile” che produce iniquità, ingiustizie e violenze e che rallenta lo sviluppo del Paese, che ne dimezza le potenzialità impedendo allo sguardo femminile di applicarsi alla globalità dei problemi e di prendere parte alla formazione delle decisioni pubbliche. Alle cittadine di questo Paese è consentito unicamente esercitarsi politicamente e in modo autodifensivo su tematiche ritenute “femminili” – dalla fecondazione assistita, all’aborto, alla violenza e al femminicidio –, questioni che invece hanno direttamente a che vedere con la sessualità e i modelli maschili.
La legge 40 sulla fecondazione assistita è certamente ingiusta e va cambiata, consentendo indagini pre-impianto sugli embrioni di coppie portatrici di malattie genetiche in conformità a quanto sancito dalla Carta Europea dei diritti dell’uomo. Ma l’ingiustizia va in gran parte ricondotta a una concezione maschile della donna come mero contenitore di embrioni, nonché merce di scambio ideologico. Vanno inoltre adottate tutte le misure necessarie alla prevenzione dell’infertilità maschile e femminile, in gran parte riconducibili alla ricerca tardiva dei figli a causa di un’organizzazione maschile del lavoro che punisce le madri con dimissioni in bianco, licenziamenti, interruzioni di carriera. Una diversa organizzazione, che tenga conto del pensiero delle donne sul lavoro, e un’autentica considerazione del valore sociale della genitorialità è il miglior presidio contro l’aumento dei casi di infertilità.
La non applicazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza e lo smantellamento dei consultori corrispondono a logiche di carriera ospedaliera, con aumento vertiginoso dell’obiezione di coscienza e alla salvaguardia degli interessi della sanità privata. Per il Pd è tempo di far sentire la propria voce su questi temi per migliorare la diffusione di informazioni sulle misure di contraccezione, anche attraverso corsi di educazione e informazione sessuale nelle scuole, finalizzate a una condivisione della responsabilità procreativa da parte degli uomini; di potenziare e modernizzare la proposta dei “vecchi” consultori familiari; di garantire l’applicazione su tutto il territorio nazionale della legge 194/1978, anche stabilendo una percentuale di personale non obiettore nelle unità ginecologiche degli ospedali pubblici.
Quanto alla violenza sulle donne e all’aumento dei casi di femminicidio, ciò costituisce la prova più evidente dell’esistenza di una “questione maschile” e della persistenza di una mentalità patriarcale che nella maggiore libertà delle donne non vede un’opportunità per tutti, ma solo un’insostenibile minaccia. La violenza non può essere affrontata solo con provvedimenti di ordine pubblico e di sicurezza. Il Pd deve porsi in ascolto della decennale esperienza dei centri e delle associazioni antiviolenza, destinando adeguate risorse a queste realtà, promuovendo interventi di sensibilizzazione nelle scuole e nelle Università, cambiando e certificando i libri di testo che continuano a tramandare modelli rigidi e fuori tempo, sulla base dei quali alunni e alunne formeranno le loro rispettive identità di genere e le loro relazioni; promuovendo una formazione delle forze dell’ordine e di tutto il personale addetto; destinando parte delle risorse all’accompagnamento e alla terapia degli stalker e dei sex offender per prevenire l’escalation delle violenze fino al femminicidio.
Nonostante numerosi studi evidenzino una correlazione positiva tra occupazione femminile e Pil, (Goldman Sachs stima che la parità porterebbe a un incremento del Pil del 22 per cento) ( :lol:) è soprattutto alle donne che il mondo del lavoro fa pagare il prezzo della crisi( :sick:), ostacolandone l’ingresso, relegandole nei settori meno qualificati, mantenendo il gap salariale, obbligandole alle dimissioni in bianco e a rinunciare al lavoro per motivi familiari, costringendole al ruolo di “welfare vivente” per sopperire alla cronica e crescente carenza di servizi, sottoutilizzando le più scolarizzate (il 56% dei laureati in Italia sono donne e l’Ocse calcola che nel 2020 saranno il 70%), resistendo fortemente alla femminilizzazione dei board: ecco un’altra faccia dell’irriducibile questione maschile nel nostro Paese, direttamente correlata alle sue molte arretratezze. Controprova: il trend positivo, nonostante la crisi, delle imprese create e gestite da donne, che rispondono in modo autonomo alla chiusura del mondo del lavoro pur trovandosi a dover superare numerosi ostacoli, come il più difficile accesso al credito nonostante le donne siano mediamente più solvibili degli uomini.
Il Pd deve assumere con decisione il tema del welfare, intendendolo come un servizio alle persone e alle famiglie e non alle donne; deve promuovere per tutti, donne e uomini, forme di dis-organizzazione del lavoro – dalla flessibilizzazione alle postazioni in remoto – che rendano più prossimi lavoro e vita; deve rimuovere gli ostacoli al credito per le donne, legati a superstizioni maschiliste, e introdurre una struttura della tassazione che incoraggi il ricorso al lavoro femminile; deve estendere i congedi obbligatori anche per i padri.
Più in generale, il Pd deve assumere e fare fronte alla crisi di quella soggettività maschile, attorno alla quale la società ha fin qui costruito il modello di sviluppo politico, sociale e culturale. E deve in ogni modo favorire la partecipazione delle donne alla vita pubblica, non pretendendo di inquadrarle nella rigidità delle strutture maschili, ma intendendole come portatrici di irriducibile differenza e promotrici di quel cambio di civiltà politica di cui la nostra democrazia affaticata ha estremo bisogno. Mai più senza le donne.
http://www.civati.it/portfolio-type/la-questione-maschile-2/
:lol: :lol: :lol: :doh: :doh: :doh:
vnd:
--- Citazione da: BlueSkull86 - Novembre 15, 2013, 03:24:19 am ---Nonostante numerosi studi evidenzino una correlazione positiva tra occupazione femminile e Pil, (Goldman Sachs stima che la parità porterebbe a un incremento del Pil del 22 per cento)
--- Termina citazione ---
Ho frequentato un corso sulle pari opportunità.
Volevo verificare se la mia impressione che fossero tutte troiate era fondata. Ora ne ho la certezza.
Le pari opportunità sono un modo per consentire a chi non ha voglia di lavorare di occupare poltrone con il minimo sforzo "in quanto donna".
Tutta questione di poltrone e, naturalmente, di soldi.
Scuse per poter fare bossing, denunciare il capo (maschio o femmina che sia ma... preferibilmente maschio...) e arrotondare le marchette.
Tra le varie falsità e puttanate che sono state dette c'era proprio quella del PIL.
Negli stati dove le donne lavorano ed occupano ruoli al vertice, il PIL è più alto.
Mentre, nel sud, dove ancora molte donne sono casalinghe il PIL è basso.
Prima di fare il corso giustificavo questa inversione tra causa ed effetto con l'ignoranza.
Chi ha una cultura classica ha gravissime difficoltà nel rapportarsi con numeri, percentuali, cause ed effetti (un poco anche "in quanto donna").
Ma, dopo il corso, sono sempre più convinto che vi sia, alla radice del fenomeno, una diffusa malafede.
La domanda è questa.
Si è poveri perché non si assumono le donne o, piuttosto, ci si può permettere il lusso di assumere donne [con costi più elevati a causa del ciclo, della sindrome premestruale, delle maternità, della pensione anticipata e della maggior speranza di vita, quindi lavoratori più costosi e, di conseguenza, meno efficienti] soltanto se si è più ricchi?
Lo spreco è un lusso.....
vnd:
--- Citazione da: vnd - Novembre 15, 2013, 06:32:58 am ---
Lo spreco è un lusso.....
--- Termina citazione ---
Economia spiccia.
Altro che Pil....
Al Nord non posso vivere con un solo stipendio mentre al Sud, nonostante lo si voglia far sembrare più povero, con un solo stipendio ero un signore.
La mia compagna seguiva meglio i bambini, era più serena e rompeva meno i coglioni.
Però... spendeva di meno.
Meno vestiti, scarpe, borsette e trucchi.... Ed ovviamente benzina, olio, pneumatici e usura del mezzo...
Che sia questo il vero problema?
Ricordo la battuta del Grillo non ancora politicizzato di tanti anni fa, in una delle sue già rare apparizioni alla TV di Stato: "Che cazzo è il PIL? Cade un ponte.... Siamo più ricchi o più poveri, secondo voi?".
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