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Il Grande Fratello spia i lavoratori tutti schedati dal computer di Stato

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http://www.repubblica.it/2010/01/sezioni/esteri/germania-banca-dati/germania-banca-dati/germania-banca-dati.html?rss

BERLINO - Da ieri, la Germania ha avviato la costruzione di un'enorme banca-dati, un computer centrale che registra e immagazzina informazioni su tutti i circa 40 milioni di lavoratori dipendenti: reddito ma anche assenze sul lavoro per malattia o altro, partecipazione a scioperi, ammonimenti o sanzioni disciplinari sul posto di lavoro. Si chiamerà Elena, come la bella di Troia contesa nell'Iliade di Omero, ma ai media in allarme evoca ricordi letterari ben meno epici: "Qualcuno si potrebbe chiedere in che Stato viviamo", scrive il prestigioso notista Heribert Prantl sulla Sueddeutsche Zeitung: "Nella Repubblica federale, Stato di diritto, o in '1984' di George Orwell?". L'incubo del cittadino trasparente, la paura dell'abolizione di fatto del diritto alla privacy grazie ai mezzi illimitati dell'elettronica e del virtuale, segna questo inizio d'anno nella prima potenza europea.

I media, ma anche sindacati e alcuni partiti politici criticano duramente il progetto, e preannunciano proteste e appelli alla Corte costituzionale.
Sembra un paradosso, ma proprio la Germania, considerata la più stabile e garantista tra le grandi democrazie del mondo libero, si è decisa a varare un sistema che solleva pesanti riserve e timori di un abuso o uso illecito dei dati. L'iniziativa risale al 2002, al governo Schroeder. Elena, nella sigla in tedesco, vuol dire "Elektronischer Entgeltnachweis", cioè in pratica documentazione elettronica del reddito. Fin qui, nulla di particolare.

È normale ovunque che si ricorra alle nuove tecnologie per i controlli sui redditi. Il sistema funzionerà così: la banca dati "Elena" comincia per legge subito a lavorare, alla Zentralspeicher, cioè registro centrale, con sede a Wuerzburg, in Baviera. Dal 2012, i datori di lavoro saranno completamente liberati dall'obbligo di fornire per iscritto su carta dichiarazioni sul reddito dei loro dipendenti. I quali invece riceveranno un documento di plastica simile a una carta di credito: quando chiederanno prestazioni sociali, l'impiegato delle autorità usando quella carta potrà richiamare i dati personali sul computer. Ovvio che la lotta all'evasione ma anche a ogni tentativo di frode nelle richieste di assegni-povertà, sussidi di disoccupazione e altre prestazioni del generoso welfare tedesco sia priorità e diritto di uno Stato.

Ma le informazioni che i datori di lavoro tedeschi dovranno fornire a Elena, scrive la Sueddeutsche Zeitung, riempiranno l'equivalente di 41 pagine. E soprattutto, quel che preoccupa sono il tipo e la qualità dei dati richiesti: notizie su assenze per malattia o altre ragioni dal posto di lavoro, notizie sull'eventuale partecipazione del dipendente a scioperi, uguale se si tratti di agitazioni legali o illegali, notizie su ammonimenti e sanzioni ricevuti dall'azienda, quindi al limite eventualmente, fa capire il quotidiano di Monaco, anche su eventuali licenziamenti o minacce di licenziamento. Dati, sostengono le autorità, che possono concorrere al calcolo delle prestazioni del welfare da erogare. "Ma con questo sistema l'abuso delle informazioni è pre-programmato", protesta Frank Bsirske, leader del VerDi, il potente sindacato del terziario e della funzione pubblica.

Non solo i sindacati sono in allarme. Secondo Peter Schaar, "Datenschutzbeauftragte", cioè garante della privacy, con Elena si richiedono dati molto sensibili e quindi si oltrepassa il confine di quanto è concesso. Christian Lindner, del partito liberale #al governo# esprime serie riserve, Petra Pau della Linke #sinistra radicale# parla di "mostro dei dati". La fine dei totalitarismi con il 1989 non ha insomma portato al tramonto dell'ossessione di sapere tutto o "quasi tutto" sui cittadini, su "Le vite degli altri", come s'intitolava il bellissimo film sulla Stasi, la polizia segreta di Berlino est

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