Autore Topic: Le donne in politica sono meglio degli uomini?  (Letto 2549 volte)

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Offline skorpion72

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Le donne in politica sono meglio degli uomini?
« il: Ottobre 02, 2012, 11:34:58 am »
Quante volte sentiamo dire che le donne in politica sono più brave, più capaci, più intelligenti, camminano sull'acqua, moltiplicano pani e pesci, etc.
Che ne dite se facciamo una bella raccolta di alcune loro performaces?

Inizio io:

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http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/1088608/Il-trash-party-del-presidente-della-Cultura--La-Cappellaro-si-fa-fotografare-sul-water.html

Lazio, Casta sempre più trash: si facevano fotografare sul water
La Cappellaro, presidente della Commissione cultura alla Regione,  ha partecipato ad una festa dedicata agli escrementi davanti Palazzo Chigi

Il cattivo gusto ha toccato il fondo con la partecipazione al festino di una coppia di figuranti vestiti come disoccupati della Fiat

Uno pensa di averle viste e invece ancora una volta dobbiamo ricrederci. Protagonista, manco a dirlo, un politico. O meglio, un eletto nell'ex congilio regionale del Lazio. Dopo le foto della festa di basso impero di Carlo De Romanis ecco che sul portaborse.it compaiono quelle della collega di partito (Pdl), nonché presidente della commissione Cultura, Veronica Cappellaro, che ha partecipato ad un'altra festa dedicata alla "merda". Sì avete letto bene: la cacca, gli escrementi, ed è per questo che all'ingresso della casa dove era organizzata (stiamo parlando di palazzo Ferrajoli, di fronte palazzo Chigi dove abita il sobrio Monti) erano stati posizionati due water pronti ad accogliere gli ospiti della serata. Ebbene la Cappellaro non ci ha pensato due volte a farsi fotografare mentre lascia il suo "ricordino" al padrone di casa. Che ha pensato bene di rallegrare la festa con una coppia di figuranti vestiti da disoccupati della Fiat.

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Immagino che sia un "vecchio retaggio" del "patriarcato", del "maschilismo", etc.
I discorsi delle femministe fanno sempre molto "rumore"...il problema è che puzzano anche da morire

Offline JAROD72

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Re:Le donne in politica sono meglio degli uomini?
« Risposta #1 il: Ottobre 13, 2012, 19:38:31 pm »
Infatti nicole minetti rappresenta la superiorità femminile......

Hanno coniato apposta l'intelligenza superiore alla donna per riscattarle dal male, male secondo l'ottica delle femministe dell'odio, che hanno subito dagli uomini, quindi col fatto di sentirsi dire che sono superiori le donne hanno finito per crederci e a fare il gioco del potere che vuole questo.

Offline skorpion72

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Re:Le donne in politica sono meglio degli uomini?
« Risposta #2 il: Ottobre 14, 2012, 14:06:29 pm »
Dedicato alle varie snoche e le varie terraterra, che sostengono che le donne sono migliori in tutto

http://www.ilmessaggero.it/home_roma/regione/regione_lazio_scatta_il_blitz_notturno_vitalizio_a_50_anni_anche_per_gli_assessori/notizie/173446.shtml

Citazione
Regione Lazio, scatta il blitz notturno:
vitalizio a 50 anni anche per gli assessori
Scoppiano le polemiche. Il Pd: «Vergogna». Ma la Polverini difende il provvedimento: «Abbiamo corretto un'anomalia»


ROMA - Mentre il governo taglia le pensioni degli italiani, il Consiglio regionale del Lazio, con un blitz avvenuto stanotte alle 2.15 concede il vitalizio agli assessori (anche agli ex).Gli stipendi dei consiglieri regionali vengono invece "congelati" alla data del 1° dicembre 2011, ma poi indicizzati annualmente al costo della vita (l'adeguamento che il governo ha invece bloccato per le pensioni). Ma la presidente del Lazio Renata Polverini difende il provvedimento: «La mancata equiparazione degli assessori ai consiglieri era un'anomalia della nostra regione».

I nuovi vitalizi. Di fatto, in realtà, il Lazio sembra andare controcorrente. Mentre diverse regioni italiane, infatti, hanno già proceduto con l'abolizione dei vitalizi (le ultime sono state oggi le Marche) il Consiglio regionale del Lazio inserisce diverse modifiche all'articolo 11 della Finanziaria, approvata la notte scorsa dalla commissione Bilancio presieduta da Franco Fiorito (Pdl). Modifiche che devono ora essere approvate dall'Aula.

Vitalizi consiglieri aboliti dal 2015. Resta l'abrogazione del vitalizio per i consiglieri regionali (che attualmente vanno in pensone a 50 anni) a partire dalla prossima legislatura, ma per quanto riguarda quella in corso ci sono delle novità. Innanzitutto, i vitalizi per la giunta: «Per i consiglieri regionali e gli assessori in carica o cessati dal mandato nella IX Legislatura (quella in corso, ndr) - si legge nel testo approvato - si applicano le disposizioni di cui alla l.r. 19/1995».

Il capitolo indennità. La normativa tuttora vigente prevede che sia pari all'80% di quello dei parlamentari. Il comma 3 del nuovo articolo 11 invece lo "congela": «Le indennità - si legge nel testo approvato in commissione - sono fissate alla data del 1° dicembre 2011 e sono indicizzate annualmente sulla base della variazione del costo della vita accertato dall'Istat». Un modo per evitare che eventuali tagli allo stipendio dei deputati possano avere effetti sulle indennità regionali. Infine sono spariti dall'articolo 11 gli aggravamenti sulle trattenute della retribuzione, fissate dalla giunta al 32% contro il vecchio 27%, e all'8% contro l'1% per il Tfr.

Contributivo anche per i consiglieri. C'è poi nel nuovo testo un comma che afferma: «Il Consiglio regionale stabilisce con legge, entro la fine della presente legislatura, un sistema previdenziale contributivo per i consiglieri eletti a partire dalla X Legislatura basato sul sistema di calcolo vigente per i dipendenti pubblici con il limite inderogabile del requisito anagrafico minimo pari a 60 anni».

Polverini: corretta un'anomalia. Le novità sucitano le immediate reazioni dell'opposizione, ma la Polverini difende le modifiche: «Il lavoro di un assessore in termini di responsabilità, non può essere valutato con la sua presenza in consiglio regionale perché altrimenti parliamo di discriminare o non dare una opportunità che, oggettivamente, merita chi si assume una responsabilità enorme nello svolgere l'incarico di assessore. Eravamo noi che forse per un dibattito interno dalla precedente maggioranza, eravamo andati in una direzione assolutamente inadeguata. Così si stabilisce che non esistono assessori esterni: esistono consiglieri regionali ed assessori come in tutte la altre giunte e consigli, come anche nel Parlamento».

La protesta del Pd: vergogna. Il candidato segretario del Pd Lazio Marco Pacciotti sale sulle barricate: «È una norma vergognosa. Da lunedì la Finanziaria passerà all'esame dell'aula: ci aspettiamo che contro l'emendamento notturno l'opposizione sia durissima».

Sarà battaglia. In una nota congiunta, Esterino Montino, Luigi Nieri, Vincenzo Maruccio, Angelo Bonelli, capigruppo Pd, Sel, Idv e Verdi in Consiglio regionale parlano di «inaccettabile forzatura» a cui l'opposizione si è opposta e si opporrà «in modo compatto», a meno che non si arrivi ad un ripensamento. I Consiglieri regionali Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo (Lista Bonino Pannella Federalisti Europei) attaccano: «I cittadini dovranno sopportare maggiori oneri per garantire nuovi privilegi».

Idv: marcia indietro rumorosa. Il capogruppo e segretario regionale dell'Italia dei Valori, Vincenzo Maruccio, parla di «marcia indietro rumorosa» e chiede alla Polverini di «sconfessare l'operato della sua maggioranza annunciando «battaglia in Aula».

http://www.gqitalia.it/viral-news/articles/2011/12/il-regalo-di-natale-della-polverini-vitalizi-agli-assessori-esterni-e-a-tre-consiglieri-decaduti#?refresh_ce

Citazione
Il regalo di Natale della Polverini, vitalizi a 14 assessori esterni e a 3 consiglieri decaduti

23 dic 2011 —

Mentre con una mano la maggioranza che governa la Regione Lazio aumenta del 10 per cento il bollo auto, introduce una nuova accisa sulla benzina e aumenta l’addizionale Irpef, con l’altra, a notte fonda, regala a 14 assessori esterni e a tre consiglieri decaduti vitalizi di 3 mila euro a partire dai 55 anni o con una lieve decurtazione dai 50.


Mentre con una mano la maggioranza che governa la Regione Lazio aumenta del 10 per cento il bollo auto, introduce una nuova accisa sulla benzina e aumenta l'addizionale Irpef, con l'altra, a notte fonda, regala a 14 assessori esterni e a tre consiglieri decaduti vitalizi di 3 mila euro a partire dai 55 anni o con una lieve decurtazione dai 50. Alla fine ce l'hanno fatta, insomma. Dopo una lunga battaglia con l'opposizione, Pdl e Udc sono riusciti a cancellare la norma che impediva agli assessori non eletti di ricevere una pensione. Una vera ingiustizia, secondo il Governatore della Regione Lazio, che con il sostegno della sua maggioranza, alla faccia della crisi e di tutti gli italiani che non potranno ricevere neppure la minima se non dopo oltre 40 anni di contributi, ai tre consiglieri decaduti per una errata distribuzione dei seggi ha con un colpo di penna garantito comunque il vitalizio. Ma, soprattutto, lo ha di fatto regalato a ben 14 assessori, una pensione a vita in altre parole. Un'entrata certa di 3 mila euro mensile, a partire da soli 55 anni, per aver prestato servizio come assessori per cinque anni. E guai a toccare anche gli stipendi dei consiglieri regionali. Nel Lazio comanda la Polverini, mica Mario Monti. Almeno fino al 2015 lo stipendio dei parlamentari regionali non si tocca, 10 mila euro più la diaria mensile. E i 10 mila euro cresceranno con il crescere dell'inflazione, mentre le pensioni dei comuni mortali sopra i 1.400 euro non saranno adeguate alla inflazione, secondo la manovra del governo Monti appena varata dal Parlamento. Ma attenzione: la Giunta del Lazio precisa che assessori e consiglieri non sono obbligati a ricevere il vitalizio: "su base volontaria ciascun consigliere o assessore regionale in carica o cessato dalla carica può comunicare la volontà di rinunciare all' assegno vitalizio." Quanti faranno domanda per rinunciarvi secondo voi. Intanto, tre di loro già anno diritto a un altro vitalizio. D'altra parte i consiglieri regionali possono ricevere il vitalizio anche se stanno in carica un solo giorno. Quindi perché negare lo stesso sacrosanto diritto agli assessori esterni, anche se già godranno o godono di una pensione per altri incarichi (al Parlamento europeo e in quello italiano). Vedi Luciano Ciocchetti (Udc), Teodoro Buontempo (la Destra) e Stefano Zappalà del Pdl.

Sì, sì, le donne sono tutte brave ed oneste vai!
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Offline skorpion72

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Re:Le donne in politica sono meglio degli uomini?
« Risposta #3 il: Ottobre 19, 2012, 08:19:12 am »
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_ottobre_18/autoblu-polverini-bis-2112311991922.shtml

Polverini: shopping con l'auto blu, contromano su via del Corso
Sul web il racconto di una motociclista che ha seguito l'auto con la governatrice dal centro a un negozio di calzature a Testaccio

ROMA - Via del Corso direzione piazza Venezia. Una ragazza romana in vespa, in coda nel traffico, si vede improvvisamente sfiorare da un'automobile, una monovolume con vetri neri sfreccia a sinistra. Il veicolo - evidentemente un'auto blu di qualche personaggio importante - si lancia contromano: per abbreviare i tempi fa tutta via del Corso sulla corsia sbagliata, agevolata dal benestare di alcuni vigili urbani. Un'ora dopo, sui social network, è già polemica: perchè «su quell'auto c'era Renata Polverini - sostiene una testimone - e non era diretta a qualche appuntamento politico importante, bensì ad un negozio». Shopping con l'auto blu, contromano.

Polverini con la scorta (Ansa)Polverini con la scorta (Ansa)
«FOSSE IL PAPA...» - È accaduto mercoledì sera in pieno centro a Roma. «Mi sono incuriosita e ho seguito quell'auto», racconta il giorno dopo la ragazza che ha rischiato di essere investita. «Ho visto che il vigile sul birillo di piazza Venezia bloccava il traffico da tutte le direzioni per assicurare il passaggio al macchinone». Per questo forse, ammette la vespista «mi sono accanita».

UN PAIO DI SCARPE - «Sarà il Papa? Mi sono chiesta. Il macchinone incalzava. Direzione via del teatro Marcello, a quell'ora eravamo, come da copione, tutti in diligente colonna fino alla Bocca della Verità - racconta ancora la testimone -. Ma "Matrix" (ndr, l'autista della monovolume oscurata) se ne frega e via contromano anche qui». «All'incrocio i vigili fan passare. Allora è la Madonna. La seguo. Dove finisce la storia? Di fronte ad un negozio di scarpe. Chi scende? La Polverini, la quale alle 19.20, corredata di scorta e signora bionda, esce dal macchinone per ingresso trionfante da Boccanera a Testaccio. L'urgenza stavolta erano un paio di scarpe».

LA REPLICA - «Non sappiamo se è vero quel che sostenete - replicano dall'ufficio stampa della governatrice -. La presidente non ha risposto, abbiamo segnalato la notizia, gliela abbiamo girata via email, ma lei non ha detto nulla e non ci ha autorizzati a dire nulla». Poi in serata è arrivata la precisazione della governatrice in persona: «La mia non è un auto blu bensì un mezzo adibito al servizio tutela con a bordo due agenti di polizia incaricati di garantire la mia sicurezza». Quindi la Polverini
ha annunciato di aver chiesto in una lettera al Prefetto la sospensione del servizio di scorta assegnatole.
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Offline ilmarmocchio

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Re:Le donne in politica sono meglio degli uomini?
« Risposta #4 il: Ottobre 19, 2012, 08:58:32 am »
ah, non era blu ?
 e com'era ? a pois ?
la moralizzatrice, perdi più donna.
Ah, ora che ci sono, abbiamo molte donne in politica, specie in Europa...
eppure, l'Europa si avvia al fallimento.
forse non portano fortuna ?

Offline yamamax

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Re:Le donne in politica sono meglio degli uomini?
« Risposta #5 il: Ottobre 19, 2012, 17:24:03 pm »
Queste senza scorta cominciano a rischiare ... ma non dai terroristi, ma dai semplici contribuenti !! :mad:

Offline skorpion72

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Re:Le donne in politica sono meglio degli uomini?
« Risposta #6 il: Ottobre 25, 2012, 19:57:31 pm »
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2012/08/02/AP1FAK6C-stelle_arrestata_consigliera.shtml

Droga al bar, arrestata consigliera 5 Stelle

Genova - Oltre al cappuccino e ai cocktail la titolare forniva ogni genere di droga. Un vero e proprio bazar con le sostanze suddivise in scatole dai diversi colori. Il cliente poteva così ordinare un caffè e qualche grammo di cocaina, o di hashish, marijuana e anche anfetamine, come la Mda, potente sostanza allucinogena e “sorella” della più conosciuta Mdma.

Ma quel supermarket della droga, camuffato da bar, è stato bloccato dagli agenti del commissariato di Sestri Ponente che mercoledì sera, dopo alcune settimane di indagini, hanno arrestato la proprietaria del negozio: si tratta di Diletta Botta, savonese di 36 anni, residente a Genova da tempo, consigliera municipale del Movimento 5 Stelle nel Municipio Ponente.

L’arresto della Botta è stato convalidato nel primo pomeriggio da Massimo Cusatti, giudice per le indagini preliminari: la donna è stata trasferita nel carcere femminile di Pontedecimo.

Nel video (dal minuto 34:00), la presentazione
della Botta durante la recente campagna elettorale

Il comunicato dell’M5S Genova
Intorno alle 15.30, Beppe Grillo ha pubblicato sulla sua pagina Twitter il link a un comunicato della sezione genovese del partito , in cui si esprime «sgomento per l’arresto di Diletta Botta» e si ricorda che la donna «come tutti i cittadini che hanno concorso alla recente competizione elettorale, ha partecipato alle attività del Movimento e ha presentato il certificato penale immacolato».

Poco prima delle 18, Grillo ha “twittato” di nuovo: «Una consigliera municipale del M5S di Genova è stata arrestata per spaccio di droga ed è stata quindi allontanata immediatamente dal M5S».

Il locale è “Il solito posto”, in via Molfino
Le indagini sono partite dopo alcune segnalazioni da parte di residenti che avevano notato uno strano via vai da quel bar. Così, gli agenti la scorsa sera si sono presentati alle porte del locale. Ma quando la titolare li ha visti entrare, si è subito innervosita e ha iniziato a trafficare dietro il bancone.

Droga al bar, parlano i residenti della zona

I poliziotti, così, hanno iniziato a perquisire il bar, trovando un vero e proprio supermercato della droga: oltre sette grammi di cocaina, tre grammi di Mda, 13 di marijuana, e uno di hashish.

A dare forza all’accusa di spaccio, anche un bilancino di precisione, con tracce di stupefacenti e alcuni sacchetti della spesa con ritagli circolari, ritagli usati per confezionare le singole dosi.

Gli agenti hanno anche sequestrato 845 euro in contanti, con ogni probabilità frutto dell’attività di pusher. La donna, è emerso dai controlli, nell’intera giornata di mercoledì, aveva incassato poco più di 82 euro, come registrato dagli scontrini emessi. Se quella somma non dovesse essere il provento dello spaccio, allora per la titolare ci sarebbero altri guai. Avrà mica fatto del nero? Si sarà “dimenticata” di battere qualche scontrino?

Il locale adesso rischia anche la chiusura. I dirigenti del commissariato, infatti, chiederanno al questore Massimo Mazza di potere applicare il Testo unico sulla pubblica sicurezza: in quel locale si spaccia ed è frequentato da gente pericolosa? Allora si può decidere di abbassare le saracinesche per un periodo di tempo determinato.
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Offline skorpion72

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Re:Le donne in politica sono meglio degli uomini?
« Risposta #7 il: Novembre 03, 2012, 21:35:46 pm »
http://notizie.tiscali.it/socialnews/Ragnedda/4879/articoli/Prima-toglie-i-fondi-per-i-malati-Sla-e-poi-piange-le-ennesime-lacrime-di-coccodrillo-della-Fornero

Toglie i fondi ai malati Sla e piange: le (ennesime) lacrime di coccodrillo della Fornero

Solcano ancora una volta il viso le lacrime della Fornero. Piange ancora il ministro dopo aver verificato che i soldi per i malati Sla e per tutti i disabili gravi che hanno necessità di assistenza sanitaria, non ci sono più. Piangono però in silenzio i malati Sla, in questi giorni in sciopero della fame, perché quei fondi sono stati scippati a loro. Decine di malati di Sla, lontani dai riflettori mediatici, si sono mobilitati per contrastare il taglio dei fondi che li priva, di fatto, del diritto a un’assistenza domiciliare continua a qualificata. È a loro che il danno è stato fatto, lasciati soli con le loro famiglie, dinanzi alla malattia, nel momento in cui hanno più bisogno. Lo stato fugge, si nasconde e non si fa carico di chi ha bisogno. Non ci sono fondi, ripetono i vari ministri. Non ci sono fondi e la Fornero piange in consiglio dei ministri. I fondi, in realtà, ci sarebbero anche, ma ci sono altre priorità, come comprare gli aerei da guerra F35 (quasi 20 miliardi di euro che noi cittadini stiamo pagando e che lo stato sta dirottando verso lemultinazionali delle armi, piuttosto che prendersi cura dei propri cittadini).

Quei soldi, caro ministro Fornero, non sono spariti per caso, ma a seguito di una deliberata e precisa volontà del governo del quale fa parte e del quale, assieme al premier Monti, ne è l’espressione massima. I tagli alla spesa sociale operati dal suo governo si inseriscono in una studiata strategia che è quella da una parte di reperire i fondi dai ceti deboli (hanno poco ma sono in tanti e non hanno chi li difende in parlamento) e dall’altra credere che l’assistenza sanitaria sia uno spreco di risorse pubbliche. No, cara ministra, l’assistenza sanitaria è un principio basilare delle moderne democrazie ed è una delle grandi conquiste sociali. Perché piange allora? Che fa: prima toglie i fondi e poi piange perché i fondi non ci sono?

Chi, grazie a lei, non avrà più diritto all’assistenza sanitaria dovrebbe piangere, perché è a loro che sono stati scippati i fondi; non dovrebbe piangere lei che quei fondi li ha tolti. Al governo, con una maggioranza bulgara e con la possibilità di fare ciò che vuole, c’è lei e solo lei può aumentare gli scarsi fondi che avete destinato al sociale: ora sono 220 milioni, quando c’era Prodi nel 2008 erano ben 3 miliardi. È stata lei a tagliare i soldi per le politiche sociali, non gli altri. Che diamine piange allora? Francamente, caro Ministro, trovo disgustoso e offensivo togliere i fondi ai disabili gravi e non autosufficienti e poi piangere in consiglio dei ministri perché i fondi non ci sono.

Forse la visita che ha fatto in questi giorni a Salvatore Usala, malato Sla che aveva iniziato uno sciopero della fame per protestare contro questo assurdo taglio, le ha fatto capire che dietro ai tagli operati nel sociale, non ci sono “sprechi”, ma cittadini che perdono il loro diritto ad essere aiutati dallo stato. Certo, di quella visita rimarrà solo la sua ennesima caduta di stile, quando non ha trovato di meglio da dire, rivolgendosi a Salvatore Usala, che: “anche la vita da ministro è difficile”. Pessima uscita, caro ministro. Pessima davvero. Ma non è solo questo il punto: in fondo questo è il suo stile. Il nocciolo del problema è che voi avete tolto quei soldi, non altri. E allora mi chiedo: ma cosa diamine piange? Certo potrà dire che in fondo non è colpa vostra, perché i soldi non ci sono, ma io qualche piccolo suggerimento sul dove recuperare un po’ di fondi lo avrei: comprate meno F35 (ci costano 20 miliardi di Euro), tassate le transazioni finanziarie, tassate i capitali scudati tornati in Italia pagando un misero 5% mentre tutti gli altri cittadini pagano dal 23% sino al 50% e oltre. Tagliate le pensioni d’oro (questo porterebbe ad un risparmio di 7 miliardi di euro che potete investire nell’assistenza ai disabili gravi, piuttosto di piangere) e non, come avete già fatto (piangendo anche allora) le pensioni dei poveri cristi. Dite no alla follia della TAV: che me ne faccio di arrivare, tra venti anni quando l’opera sarà (forse) conclusa, venti minuti prima a Lione (tra l’altro non si capisce cosa dovrei andare a fare a Lione) se i malati non hanno di che curarsi in Italia? Tagliate i super stipendi dei manager pubblici (ne cito 4 a caso: Antonio Manganelli capo della Polizia: 621.253,75 euro; Mario Canzio, ragioniere generale dello Stato:  562.331,86 euro; Franco Ionta, capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: 543.954,42 euro; Raffaele Ferrara, Direttore Monopoli di Stato: 481mila euro).

Caro Ministro, ma anche cari partiti che sostenete questo governo, state scippando i fondi per l’assistenza ai disabili gravi e non autosufficienti, privandoli di fatto del diritto ad una vita dignitosa. Caro Ministro le sue lacrime di coccodrillo, non solo sono inutili ma anche offensive per chi sta ogni giorno lottando per una vita migliore. Le ripeto le parole di Salvatore Usala, malato di Sla e segretario del “Comitato 16 Novembre”, che lei ha visto in questi giorni: “Faccio lo sciopero della fame perché sto lottando per una vita dignitosa: per me, la mia famiglia, ma soprattutto per i tanti che vengono “imprigionati” in residenze. Io sono paralizzato, scrivo con gli occhi con un computer dotato di puntatore oculare, mi nutro tramite un tubo inserito nello stomaco e respiro grazie a un altro tubo inserito in trachea, alimentato da ventilatore.” Forse non sarà una vita difficile come quella che sostiene di avere il ministro, ma anche lui, e tutti coloro che stanno protestando per questi tagli, vogliono una vita dignitosa. E voi gliela state privando.
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Offline skorpion72

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Re:Le donne in politica sono meglio degli uomini?
« Risposta #8 il: Novembre 06, 2012, 22:40:09 pm »
http://www.corriere.it/politica/12_novembre_05/fornero-via-giornalisti-torino_d9e65d7c-276e-11e2-a3d0-4a01526cb6a5.shtml

Fornero ai giornalisti: « Per favore, uscite. Se ci siete voi dovrò pensare a ogni parola»

Ai microfoni: «L'incontro è a porte chiuse». I cronisti non accettano e spiegano i motivi. E alla fine rimangono in sala

TORINO - I giornalisti fatti allontanare dalla sala dove si sta svolgendo il convegno in cui parla il ministro. È successo a Torino, e a volerlo è stato il titolare della delega al Lavoro: Elsa Fornero. Esasperata dalle polemiche che l'hanno coinvolta negli ultimi mesi, in particolare da quelle degli ultimi giorni, come il tormentone «choosy», ha deciso di sperimentare una nuova strategia: non permettere ai cronisti di ascoltare i suoi interventi. E ha deciso di provarla nella sua città, Torino, la mattina del 5 novembre.

 L'EVENTO - Fornero si è presentata alla Fondazione avvocatura torinese Fulvio Croce, dove era stata invitata a un incontro sul tema Riflessioni sulle prime applicazioni pratiche della riforma del lavoro. La platea era composta da un centinaio di persone, in prevalenza avvocati. I giornalisti sono stati fatti entrare, e si sono accomodati. Telecamere, macchine foto, bloc notes e penne in mano. Tutti in piedi ai lati della sala, come avviene spesso, perché era gremita. Ha preso la parola per primo un organizzatore, che ha spiegato «l'importanza dell'incontro» visto che Fornero avrebbe non solo spiegato la riforma, ma anche «ascoltato» eventuali critiche. Quando la presentazione è terminata, un altro organizzatore ha chiesto a sorpresa ai giornalisti di uscire. «È che l'incontro era a porte chiuse», si è giustificato al microfono.

LE PORTE APERTE - In realtà le porte del salone sono sempre state aperte, fino a quando il ministro non ha chiesto agli organizzatori di fare uscire i cronisti. Respinti una prima volta, i giornalisti ci hanno riprovato. Si sono presentati al secondo appuntamento pubblico della giornata torinese di Fornero, di pomeriggio. Un incontro all'Unione industriale, sempre sulla riforma del lavoro, organizzato da Muoviti per le novità, associazione apolitica giovanile di liceali dell'istituto Valsalice. I cronisti questa volta si sono seduti, perchè due terzi dei posti disponibili erano vuoti. «Prego i giornalisti di uscire, perché questo incontro è tra il ministro e i ragazzi» è stata la prima frase pronunciata dall'organizzatore. Ma questa volta i giornalisti sono rimasti, tutti seduti. Nessuno ha spento telecamere e registratori e i fotografi hanno continuato a scattare. E' iniziato il primo intervento, quello di una giovane imprenditrice.

L'APPELLO - Al termine, l'appello e' stato ripetuto: «Prego nuovamente i giornalisti di lasciare la sala». Un cronista, a nome di tutti, si è alzato in piedi e ha detto «no» al ministro. «Non ce ne andiamo, perché noi, come voi, stiamo facendo il nostro lavoro e abbiamo il diritto di farlo». Dopo trenta secondi di silenzio, Fornero ha preso la parola: «Va bene. Ma se è così sarò costretta a parlare molto più lentamente, perché dovrò pensare ogni parola. Ma saranno gli errori a fare i titoli - ha protestato - perché succede sempre così: tu parli per 40 minuti e dici cose sensate e positive. Poi ti scappa una parola, e basta quella per fare il titolo, basta quella per determinare dibattiti che durano settimane. E questo è uno stato del mondo, ed è inutile lamentarsene» ha aggiunto alla fine, abbassando la voce e con tono rassegnato, prima di iniziare il suo discorso. I giornalisti sono rimasti in sala ad ascoltarla.

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Re:Le donne in politica sono meglio degli uomini?
« Risposta #9 il: Novembre 16, 2012, 20:39:15 pm »
http://www.corriere.it/politica/12_novembre_16/vitalizi-regionali-fiorito_2fc07370-2fb4-11e2-9676-750af71025bf.shtml

La beffa dei vitalizi regionali Resistono alla legge anti-Fiorito
I consiglieri degli enti potranno ricevere l'assegno prima del compimento dei 66 anni

ROMA - Mai più vitalizi regionali a cinquant'anni, era la promessa. Anche i governatori si erano dichiarati d'accordo. Malgrado il clima apertamente ostile che si respirava in Parlamento, dove il Partito delle Regioni era pronto alla battaglia, come ha dimostrato l'accoglienza glaciale riservata al decreto legge per tagliare finalmente sprechi e abusi locali con una clamorosa bocciatura della commissione bicamerale per gli affari regionali.

Dove il relatore Luciano Pizzetti, democratico e bersaniano, ex consigliere regionale della Lombardia, ha contestato duramente il via libera dato dai governatori, che a suo parere «non appaiono in grado di salvaguardare le proprie prerogative costituzionalmente riconosciute». Traduzione: vanno salvati da loro stessi. Messaggio inequivocabile per i 280 (tanti ne ha contati Carmine Gazzanni sul sito Infiltrato.it) suoi colleghi di Camera e Senato che come lui sono ex consiglieri regionali. E per spiegare come mai la norma voluta da Monti per impedire inaccettabili privilegi pensionistici si sia magicamente dissolta alla Camera non si può che partire da qua.

«Stop alle pensioni prima dei 66 anni, come invece sarebbe toccato a Er Batman», annunciava l'Ansa il 4 ottobre scorso, dando notizia del provvedimento. Il giro di vite, in effetti, si presentava pesante. Nessun ex consigliere regionale avrebbe avuto diritto alla pensione senza aver fatto almeno dieci anni di mandato né prima di aver compiuto 66 anni. Pareva studiata apposta per impedire che personaggi come l'ex capogruppo del Pdl nel consiglio regionale del Lazio, Franco Fiorito, alias «Er Batman» di Anagni, 41 anni di età, accusato di essersi appropriato dei fondi pubblici generosamente assegnati al suo partito, potessero riscuotere il vitalizio dopo nemmeno tre anni di incarico e già al compimento dei cinquant'anni. Soprattutto, però, questa norma avrebbe avuto il vantaggio di mettere ordine in una giungla indescrivibile. Ogni Regione ha infatti sempre avuto norme previdenziali proprie, differenti dalla Regione accanto.

Appena però il decreto legge del governo di Mario Monti è arrivato in Parlamento con questa tagliola, ecco le bordate. Da tutte le parti. Chi ostinatamente proponeva di dimezzare il numero degli anni di mandato sufficienti a godere della pensione regionale, portandolo da dieci a cinque. Chi esortava ad abbassare l'età, da 66 a 60 anni. Chi chiedeva di prevedere il riversamento dei contributi previdenziali al consigliere regionale nel caso di impossibilità a godere della pensione. Chi, non contento, non cessava di invocare la soluzione più radicale di tutte: il colpo di spugna.

E alla fine l'ha spuntata, anche se in un modo davvero singolare, come si capisce rileggendo le modifiche scaturite dall'intervento sul testo originario dei due relatori: Chiara Moroni, parlamentare del Fli, e Pierangelo Ferrari deputato del Partito democratico nonché ex consigliere regionale della Lombardia. E' stato sufficiente inserire alla fine della lettera "m" dell'articolo 2, quello che stabilisce i limiti minimi dei 66 anni di età e dei 10 anni di mandato, questa frase: «Le disposizioni di cui alla presente lettera non si applicano alle Regioni che abbiano abolito i vitalizi».

Siccome tutte le Regioni hanno già abolito i vitalizi, ecco che la regola del 66+10 non si può applicare a nessuna. Direte: ma è logico. Che senso ha mettere un tetto alle pensioni quando le pensioni non ci sono più? Perfetto. Ma se le pensioni non ci sono più, che senso ha precisare in una legge che non si applica il tetto?

Ricapitoliamo. Tutte le Regioni hanno già abolito i vitalizi, come si è detto, in linea di principio. Ma non tutte hanno fatto come l'Emilia-Romagna, che li ha cancellati e basta. La legge prevede infatti che i vitalizi possano essere sostituiti, dalle Regioni che intendono farlo, con trattamenti pensionistici alternativi basati sul sistema contributivo. Una di queste è appunto la Regione Lazio, che ha demandato a un futuro provvedimento (se ne occuperà il prossimo consiglio) il passaggio dal vitalizio alla pensione per i suoi consiglieri. E qui sta evidentemente la furbizia di quella frase che esclude dall'applicazione della tagliola del 66+10 chi ha già abolito i vitalizi, cioè tutti. Perché questo consentirà alle Regioni che li vorranno sostituire con pensioni contributive, di aggirare le regole più rigide che avrebbe voluto introdurre Monti, consentendo la corresponsione dell'assegno contributivo magari già a sessant'anni, o forse ancora prima, e con soli cinque anni di mandato anziché dieci. Saranno tutte libere di farlo.

Non bastasse, anche i consiglieri ora in scadenza potranno così andare in pensione prima di 66 anni d'età e con neanche 10 di mandato. Perché quel colpo di spugna tanto originale quanto provvidenziale ha vanificato pure la norma, contenuta nel provvedimento, con cui viene esteso sulla carta il tetto del 66+10 agli attuali consiglieri che avrebbero già maturato il diritto al vecchio vitalizio e si stanno apprestando a lasciare l'incarico. Di chi parliamo? Di quelli della Regione Lazio, per esempio: i quali, grazie al vecchio sistema abolito ma ancora in vigore per gli attuali eletti, possono pensionarsi a cinquant'anni. Proprio coloro che sembravano il bersaglio della legge, a cominciare da Batman. Geniale, no?

Sergio Rizzo
I discorsi delle femministe fanno sempre molto "rumore"...il problema è che puzzano anche da morire

Offline skorpion72

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Re:Le donne in politica sono meglio degli uomini?
« Risposta #10 il: Novembre 26, 2012, 22:25:43 pm »
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/26/veneto-assessore-pdl-a-rischio-per-200mila-euro-di-spese-elettorali-non-dichiarate/427569/

Veneto, assessore a rischio per 200mila euro di spese elettorali non dichiarate

La Cassazione ha già sancito che Isi Coppola, Pdl, titolare del Bilancio nella giunta Zaia, ha sforato il tetto dei 40mila euro nelle consultazioni del 2010. Ora la corte d'appello di Venezia potrebbe decidere di farla decadere dal Consiglio. Il procedimento rallentato dalla "scomparsa" del fascicolo

Citazione
Mentre il resto d’Italia si mobilita e discute sulle primarie del centrosinistra c’è qualcuno, in Veneto, che tiene il fiato sospeso per altre elezioni: quelle regionali del 2010. A stare sulle spine è il Pdl per un caso condito da spese pazze elettorali, un “giallo” di fascicoli fantasma che spariscono e riappaiono nelle stanze dei giudici, e ordini del giorno quantomeno “bizzarri” ammessi e ritirati in Giunta.  Cioè che resta, al momento, è un posto traballante sia in Consiglio che nell’esecutivo guidato da Luca Zaia, oltre che parecchio imbarazzo nel Pdl e nella Lega.

A provocare tanta bagarre è la battaglia legale tra la consigliera-assessore al Bilancio Isi Coppola (Pdl) e Luca Rossetto, fedelissimo di Renzo Marangon (Pdl), che in quella consultazione elettorale, nella circoscrizione di Rovigo in cui sfidava la Coppola, arrivò secondo. Marangon portò a casa 8mila voti, lei 16mila. Un plebiscito che la neo-consigliera, poi nominata assessore, giustificò con una nota spese di 39mila euro (il limite massimo per le spesa titolo personale è di 40mila). I sostenitori di Marangon hanno invece dimostrato che la consigliera  non avrebbe dichiarato spese (contributi e servizi resi da altri) per altri 255mila euro. Del resto le molte cene, gli “Isi-point” (una decina di uffici di sostenitori aperti nei diversi comuni), gli incontri e i dibattiti, gli aperitivi, pranzi cui l’esponente pidiellina aveva partecipato durante la campagna elettorale non erano sfuggiti a nessuno: il volto e le gesta della Coppola erano ovunque, in quel periodo.  ”Durante quelle elezioni la sua presenza era massiccia – dice ora Marangon – impossibile sostenerla con quella nota spese”.

Due anni di polemiche, ricorsi e battaglie giudiziarie si sono cristallizzate con la sentenza della Cassazione (che in caso di consultazioni elettorali è anche giudice di merito), la quale dice: è vero, la signora ha speso più quanto dichiarato, e ha rinviato il processo alla corte d’Appello, che il 27 novembre potrebbe esprimersi in tre modi: far decadere la Coppola dal suo ruolo di consigliere, “punirla” con una sanzione pecuniaria (anche se i 255mila euro superano la soglia della sanzione, facendo propendere per la decadenza) o nominare un consulente tecnico per “fare il pelo” alle note spese non dichiarate.

Ma in questa vicenda ci sono delle strane coincidenze che, se anche gli stessi protagonisti non definiscono un “complotto”, quantomeno sono degne della trama di un film. Tutto si gioca su una data, quella del 13 novembre. La sentenza della corte d’appello di Venezia, cui la Cassazione aveva rinviato il caso, doveva arrivare proprio il 13 novembre scorso. Ma, colpo di scena, quando l’avvocato di Rossetto, il legale Maria Grazia Romeo, arriva in aula il giudice la blocca: “Avvocato – le dice – io ho solo un terzo del suo fascicolo, il resto di è perso”. Due anni di udienze, centinaia di note spese attribuite alla Coppola (e valutate anche dalla Cassazione), corsi e ricorsi vari sono spariti. Eppure non si trattava di grossi faldoni: ma di un fascicolo come ce ne sono tanti. L’udienza viene comunque rinviata, l’avvocato deve ricostruire tutto da capo.

Contemporaneamente il 13 novembre poco lontano dalla Corte d”Appello si riunisce la giunta di Luca Zaia. Presente anche la Coppola. E accade qualcosa che non solo non sfugge a Rossetto e Marangon, ma nemmeno a tutti gli assessori. Al punto 4 tra le deliberazioni dell’avvocatura regionale c’è una determinazione in cui si chiede alla Giunta stessa di intervenire, attraverso il sostegno dei legali della Regione. Ovvero la Giunta stava per decidere se sostenere o meno la Coppola nella sua battaglia privata contro Rossetto. L’ordine del giorno è finito nel cassetto: “non è stato trattato”, si legge alla fine dell’incontro. “Ci è sembrato inopportuno – spiega Daniele Stival, assessore leghista alla protezione civile – era una questione privata”. All’incontro era presente anche l’assessore Coppola, e sembra che anche lei abbia richiesto di non trattare l’argomento.

Ma a Marangon non va giù. “A noi sembra un tentativo della Coppola o di chi per lei di chiamare in causa la Giunta in una questione che non dorrebbe riguardarla” dice Marangon. “E’ grave che qualcuno ci abbia provato” dice Rossetto. Intanto il 14 novembre i fascicoli si ritrovano: erano nell’ufficio del giudice Sergio Gorjan, che forse, nella confusione, non li aveva visti, e che è chiamato a esprimersi nell’udienza del 27 novembre. E quella sarà una giornata clou per l’assessore Coppola, ma anche per tutta la Giunta: se la sua poltrona da consigliere dovesse capovolgersi al suo posto salirebbe Marangon, ma per l’esecutivo di Zaia si aprirebbe un bel problema: la Coppola è assessore al Bilancio, e nella corsa contro il tempo per la chisura del Bilancio passato, entro il 31 dicembre, questo scivolone sarebbe davvero un grosso problema.
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