Non so cosa diranno le femm.iste, ma io dico questo:
Il paese del sol levante è un caso unico, ha adottato la scienza/tecnica dell'occidente (dunque di ispirazione cristiana), senza avere nè le radici, nè il senso, ne la cultura cristiana.
E' ovvio che certe cose si possono fare solo lì.
Da noi quella strada verrebbe bloccata, e perseguita solo quella del parto immacolato.
Ci sono insomma tutte le condizioni per fargli un'altra guerra....
si, il Giappone è proprio un caso a parte.
vado parzialmente O.T. , per evidenziare come il Giappone è anche la
seconda economia mondiale, ma ampiamentre la prima se facciamo il rapporto PIL/superficie-risorse naturali, eppure, nel gap di genere è agli ultimi posti :
Occupazione femminile: Italia 80esima nel ranking mondiale
del gap di genere
Scritto da Davide Mazzocco | Yahoo! Finanza – 6 ore fa
Peggio di Kenya, Ghana, Botswana e Honduras. Nella classifica 2012 del Global Gender Gap Report che misura
lo squilibrio fra occupazione maschile e occupazione femminile, l’Italia occupa l’80° posto sulle 135
nazioni presenti nel ranking. L’indice delle singole nazioni è ricavato dalla confluenza di quattro dati: 1) la
partecipazione all’economia e le opportunità delle donne, 2) il titolo di studio conseguito, 3) la salute, 4) l’empowerment
politico. Dal punto di vista del gap uomo-donna l’Italia, dunque, si colloca, ampiamente e in maniera preoccupante, nella
parte bassa del ranking guidato dall’Islanda davanti a Finlandia, Norvegia e Svezia. I quattro Paesi del Nord
Europa, pur scambiandosi le posizioni di vertice, sono saldamente in cima al ranking dal 2006 e non è difficile
rintracciare nella solidità del loro welfare la principale causa dell’appianamento delle differenze di genere in ambito
occupazionale. Le sorprese non mancano davvero, basti pensare che gli Stati Uniti occupano il ventiduesimo posto della
classifica, appena un gradino al di sopra del Mozambico e due meglio del Burundi. Fanalini di coda
nell’empowerment femminile sono cinque Paesi a maggioranza musulmana: Arabia Saudita (131°), Siria
(132°), Ciad (133°), Pakistan (134°) e Yemen (135°).
In Italia la situazione peggiora anno dopo anno: 67° nel 2008, 72° nel 2009, 74° nel 2010 e nel 2011, il
nostro Paese occupa ora l’80° posto precedendo, fra i Paesi industrializzati, soltanto Malta (88°) e
Giappone (101°). Nelle quattro aree prese in esame il dato peggiore è quello relativo alla partecipazione all’economia e
alle opportunità riservate alle donne che vede l’Italia al 101° posto della graduatoria globale. Ospite a Porta a Porta, il
Ministro del Welfare con delega alle Pari Opportunità Elsa Fornero si è espresso senza mezzi termini riguardo
ai dati oggettivi relativi all’occupazione femminile: “Ho sempre creduto nella parità, ma credo che oggi l'Italia sia un Paese
nel quale essere donna è un motivo di differenziazione, un ostacolo oggettivo e un motivo per prendersela”. Secondo
Fornero “il fatto che una persona sia uomo o donna fa una differenza nell'interlocuzione, nei luoghi di lavoro, nell'accesso
e nella progressione delle carriere”, con una tendenza che si può quantificare con dati oggettivi, quali la statistica del
Global Gender Gap Report.
A conferma delle discrepanze di genere c’è anche il dato sulla retribuzione media nel settore privato che vede le
donne attestate su 21.678 euro lordi e gli uomini su 30.246 euro lordi. Inoltre, anche se le donne
rappresentano il 57% degli impiegati, la loro presenza diventa più rarefatta quando si sale ai livelli dirigenziali. Se poi si
analizzano i dati delle occupazioni a tempo parziale si scopre che l’82% dei part time è rappresentato da donne, un
indice che va ad attenuare uno dei pochi dati positivi: il + 0,4% di incremento tendenziale dell’occupazione femminile.
Anche le pensioni delle donne sono più leggere: pur rappresentando il 47% del totale, le pensionate percepiscono il 34%
dell’importo complessivo. Nel settore pubblico il gap previdenziale è enorme: a fronte di una media di 18.400 euro di
pensione media femminile, gli uomini possono contare su di una mensilità di 29.600 euro. Nelle altre macro-aree la
posizione migliore è il 65° posto relativo al titolo di studio conseguito, mentre per quanto riguarda salute ed
empowerment politico l’Italia occupa, rispettivamente, il 76° e il 71° posto.
In Italia la condizione occupazionale femminile è lontana anni luce da quella dei Paesi del Nord Europa con i quali
condividiamo la stessa moneta e le stesse direttive comunitarie. Un anno fa il Ministero per le Pari Opportunità è, stato
declassato a dipartimento e, di certo, non perché il problema della disparità di genere sia stato risolto. Anzi, in un altro
Paese, con un welfare, un mercato e una previdenza trasparenti ed equi un dicastero con queste finalità non sarebbe stato
nemmeno ipotizzato.
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da notare quindi che le 2 prime economie del mondo ( USA e Giappone )
non sono ai primi posti della classifica del gender gap.
Ancora una volta, tutte queste classifiche sono delle str..zate