la questione è complessa, ma alcuni punti sono chiari.
Escludendo l'aborto terapeutico ( rischio grave per la madre o il figlio ), nei restanti casi lo Stato ha concesso alla madre di disporre del proprio corpo, ma anche del corpo e della vita del nascituro.
Ora, possiamo adottare tutte le differenziazioni del caso ( zigote, morula, blastula, embrione, feto ), discutere se la mancanza di un sistema nervoso funzionanet qualifica o meno un individuo, ma rimane il fatto che, senza patologie, dalla fecondazione si arriva alla nascita.
Il medico che interviene provocando l'aborto di un embrione sano, non cura nessuna malattia, a meno che vogliamo definire l'embrione come malattia.
Anzi, il medico è egli stesso malattia, e gravissima, visto che causa la morte dell'embrione.
Non si può essere orgogliosi, come medici, di atti del genere.
Vero è che il SSN è finanziato e retribuito dallo Stato che dovrebbe fare rispettare una sua legge.
Ma la coscienza dello Stato non è così pulita, tant'è che esiste l'obiezione di coscienza.
Insomma , è chiaro che intervenire per curare o salvare una persona è un conto, operare per sopprimere chi è destinato a diventare persona, è un altro conto.
E' vero, l'embrione è una persona potenziale ,e su questa base gli si nega ogni diritto.
Ma allora andrebbe anche negato ogni diritto alla ex moglie basato sul tenore di vita potenziale, come se il matrimonio fosse in atto.
Solo che, mentre l'embione è destinato a nascere, il matrimonio col divorzio è destinato a morire.
2 pesi e 2 misure.
Ma ci siamo abituati
p.s. ho tralasciato volutamente il diritto del padre di vedere realizzato il suo diritto al figlio