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Dario Di Vico

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Fazer:
Per Natale, onorevolissimi commilitoni quemmisti, vi regalo...l'ennesimo vomitevole schifoso vaniloquio dell'ennesimo vomitevole schifoso zerbino maschiopentito aneuronico. Buone feste... :mad: :mad: :mad: :doh: :doh: :doh: :cry: :cry: :cry: :sick: :sick: :sick:

http://27esimaora.corriere.it/articolo/il-richiamo-a-sorpresa-del-premierma-ora-le-donne-contino-davvero/#more-8376

Il richiamo a sorpresa del premier
Ma ora le donne contino davvero

di Dario Di Vico

«Deve cambiare il modo di vedere la donna». Non capita spesso che un primo ministro nella conferenza stampa di rendiconto finale dell’attività del suo governo se ne esca con una frase di questo tipo. Ieri mattina Mario Monti lo ha fatto sorprendendoci tutti e facendoci sentire, seppur solo per qualche minuto, cittadini di un Paese moderno e inclusivo. La realtà di tutti gli altri santi giorni purtroppo non è così in linea: nell’apposito indice internazionale che si occupa di misurare il gap di genere siamo all’80° posto nel mondo, il tasso di occupazione femminile in Italia è del 46,5% (al Nord 56,6%) e ci fa essere il fanalino di coda dell’Europa, le donne guadagnano in media il 9% in meno degli uomini anche a parità di mansioni e non raggiungono quasi mai il vertice delle imprese e delle organizzazioni in cui lavorano.
 
Se questi sono i dati bruti del nostro ritardo i sociologi più attenti al fenomeno segnalano da tempo una crescita dell’universo femminile italiano, un movimento «dal basso». Le donne hanno oggi un surplus di motivazione che le rende nei fatti più competitive dei loro coetanei maschi e se è difficile trovare dei numeri che lo attestino può essere comunque interessante osservare come intere professioni che in passato erano monopolio degli uomini, ad esempio l’ingegnere, vedono palesarsi — per ora nelle aule universitarie — addirittura un sorpasso femminile.
 
Per tentare di spiegare il fenomeno si è ricorsi a un’immagine, l’effetto elastico, secondo cui una realtà sociale viva, rimasta per troppo tempo compressa, nel momento in cui viene seppur parzialmente liberata sviluppa energie doppie rispetto al tempo e allo spazio dati. Corre in avanti come una molla. Se volessimo fare un paragone di carattere sociologico potremmo pensare allo straordinario sviluppo civile della Spagna negli anni immediatamente successivi alla caduta del franchismo. Onestamente non conosciamo ancora tutte le potenzialità insite nell’effetto elastico dovuto al nuovo protagonismo femminile e i riscontri benefici che potrebbe determinare sull’ingessatissima società italiana, però è evidente che le dinamiche messe in moto dalla Grande Crisi hanno giocato contro e quindi hanno concorso quantomeno a ridimensionare la discontinuità rosa.
 
Nelle chance di modernizzazione legate all’inclusione del Fattore D vanno messi in luce anche dei fattori squisitamente culturali. Secondo una recente ricerca della Confartigianato milanese sulle differenze uomo/donna in campo imprenditoriale emerge che lo stile di direzione femminile presenta dei vantaggi competitivi «orizzontali» nella capacità di ascolto, nell’allargamento delle responsabilità e, infine, nella costruzione dei network di relazione economica. Tutti elementi che in una moderna creazione di valore risultano decisivi sia se applicati alla dimensione comunitario-distrettuale dei nostri territori sia alla nuova cultura del capitalismo delle reti.
 
Tornando a Monti vale la pena però ricordare come non abbia solo accennato al mutamento necessario nel modo di vedere la donna ma abbia anche ricordato (e biasimato) come in Italia nascano pochi bambini. In sostanza, ha detto il premier uscente, siamo riusciti a sommare due contraddizioni: scarsa partecipazione delle donne al mondo del lavoro e natalità debole. Ci siamo ficcati in un vicolo cieco dal quale però sarebbe bene trovare il modo di uscire e in fretta. Se Monti ci indica la luna noi non vorremmo farci distrarre dal dito e continuare, invece, a guardare in alto. Di conseguenza auspicheremmo che in campagna elettorale si possa discutere (anche) delle politiche necessarie per ridurre lo spread di inclusione femminile.
 
Magari si potrebbe partire, tanto per restare in casa del Professore, da alcune delle proposte formulate da due docenti dell’Università Bocconi, Alessandra Casarico e Paola Profeta, nel loro libro Donne in attesa pubblicato dalla casa editrice dell’ateneo milanese.
 
Il nostro welfare si serve dei nonni come sostituti degli asili nido che non ci sono (solo il 12,7% dei bambini li frequentano) e che andrebbero, invece, realizzati utilizzando anche con soluzioni innovative. Nel momento cruciale della maternità non esistono detrazioni Irpef o deduzioni di spesa che vengano incontro alle donne. Si potrebbe prevedere un assegno di 500 euro al mese per le famiglie composte da genitori che lavorano entrambi e con bambini da 0 a 2 anni. Servirebbero sgravi alle imprese che assumono manodopera femminile così come la normativa sui congedi di paternità, oggi troppo timida, andrebbe ampliata e finanziata. Con queste e altre novità, garantiscono le due docenti, si avrebbe sia l’auspicata maggiore partecipazione delle donne al lavoro sia un deciso contributo al Pil. Nella agenda di Monti proposte in questo senso ci sono. Si apra il confronto.

Warlordmaniac:
Per avere più voti, il metodo più usato è lisciare le donne e chi lo fa meglio, vince. Se riceve il feedback, si candida al 100%.

Vicus:
Credo che se qualche politico provasse a lisciare gli uomini, stupirebbe del risultato

Utente cancellato:
e io pensavo ci avessi fatto davvero un regalo  :P

Utente cancellato:
questo è il mio regalo:
http://www.facebook.com/photo.php?v=175423385933480&set=vb.241320977426&type=2&theater
 :D

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