Eh, quante cose ho imparato grazie a quelli che ancora, purtroppo, si chiamano "videogiochi".
Videogiochi un paio di palle.
Mi sono commosso, leggendo prima di ogni missione le pagine del diario del pilota protagonista di Wings (Amiga 500). La paura di non rivedere mai più la sua famiglia, di soffrire, la mostruosità del dover uccidere il prossimo.
Mi sono commosso quando è morta Tifa (Final Fantasy, PS1).
Quando Max payne (PC), tornando a casa, trova la moglie morta.
Quando, sbarcato a Omaha Beach (Medal Of Honor Allied Assault, PC), mi sono trovato accucciato dietro ad un cavallo di frisia coi proiettili che fischiavano, e accanto a me c'era un poveraccio con le viscere di fuori che chiamava la mamma, mentre un medico disperato cercava di rendergli meno terribili gli ultimi istanti di vita.
Quando il commissario politico, con tutto il fiato che aveva in corpo, soffiò nel suo fischietto (Call Of Duty 1, PC), ordinando l'ultimo assalto, quello al Reichstag.
Ho avuto paura, quando armato di una misera torcia elettrica, mi aggiravo immerso nella nebbia a Silent Hill (PS1).
Quando i corvi sfondavano i vetri nel commissariato di polizia di Raccoon City (Resident Evil 2, PS1).
Mi sono scorticato le mani, smanettando sul Joystick per riuscire a battere gli stramaledetti Turbo Hammer (Speedball 2, Amiga 500).
Ho acquistato, modificato e portato alla vittoria tutte le millemila autovetture di Gran Turismo 1 e 2 (PS 1).
Ho maledetto ogni pozzanghera e ogni millesimo di secondo perso, tentando di tenere in "pista" la macchina in Colin McRae 1 (PS 1).
Sono stato un'ora e venti sotto la pioggia, percorrendo col cuore in gola Donington Park sulla Renault Laguna di Alain Menu (TOCA Touring Car 1, PS 1), pregando di non entrare in sovrasterzo.
Ho impiegato 5 ore e 40 minuti per riportare "a casa" un Messerchmitt BF 110 col motore sinistro andato, l'elica in bandiera, gli alettoni andati, la fusoliera ridotta ad un colabrodo, e una sezione di Spitfire malridotti quanto me che cercava di raggiungermi (IL-2 Sturmovik, PC).
Ho visto con i miei occhi ciò che Mohamed Atta ha visto pochi istanti prima di colpire una delle Twin Towers, ripercorrendo la stessa rotta, con lo stesso aereo, alla stessa ora, con le stesse condizioni meteorologiche, lo stesso quantitativo di carburante e lo stesso peso (Microsoft Flight Simulator, PC).
Ho sudato freddo, poggiato sul fondo a 170 metri mentre gli echi dei sonar avversari battevano sul mio scafo, e le bombe di profondità dei cacciatorpediniere facevano saltare luci e manicotti, e un terrorizzato poveraccio all'idrofono continuava a ripetere a bassa voce: "contact, warship, moving fast, closing, bearing one-zero-two, sir".
E ho sudato come una bestia per dare il mio contributo alla vittoria (e molte volte, mio malgrado, alla sconfitta), facendo lo sniper, il medico, il guastatore o il mitragliere in mille e più battaglie online, molte volte contro avversari enormemente avvantaggiati dal fatto di avere un ping bassissimo (mentre io, giocando dalla Sardegna e non avendo certo Fastweb, giocavo con ping 110/120).
E sono stato cavaliere e ladro, assassino e Jedi, militare e prigioniero.
Sono stato Vettel e Von Richtofen, Spiderman e Napoleone, il Sig. Nessuno e Dio.
E ogni volta, per arrivare ai titoli di coda, non bastava sedersi in poltrona e guardare dei tipi recitare.
Bisognava farsi il culo, e vivere in prima persona gioie e dolori, sconfitte e trionfi.
E ancora oggi, a 44 anni, quando in 30 o 40 ci avviciniamo a Berlino e la Flak comincia a sparare, quando il capo sezione dice "Nonno Gino a tutti, banditi a ore 11, alti, Focke Wulf 190. Fazer rompi a sinistra", beh, io mi emoziono esattamente come se fossimo nei primi anni '90 e tra le mani stringessi il rudimentale joystick dell'Amiga invece del fantascientifico Logitech G940.
L'emozione che si prova nel "vivere" un videogioco è come un diamante: è per sempre.
Chi "non è dell'ambiente", per favore, stia zitto, invece di scrivere articoli del cazzo.