http://www.corriere.it/cronache/10_gennaio_10/cassazione_telefonare_ae9979f0-fdbf-11de-b65b-00144f02aabe.shtmlLA CASSAZIONE
Se la telefonata alla ex dopo mezzanotte diventa una molestia
Condannato un cinquantenne che aveva fatto squillare a tarda ora il cellulare dell’ex moglie: 300 euro di multa
ROMA- Un tempo la telefonata (non richiesta) dopo mezzanotte era più che altro una sortita da maleducati. Adesso lo scocciatore notturno rischia pure l’accusa di molestia. Si prendano un appunto i telefonisti che non guardano mai l’orologio. Perché questo è l’orientamento della Cassazione che ha condannato in via definitiva un fastidioso ex marito per aver chiamato in conclamate ore piccole la moglie, da cui peraltro si stava già separando. Quello squillo inopportuno, benché solitario e non ripetuto, gli costerà trecento euro di multa. E non ci sono tariffe agevolate che tengano. Le sue giustificazioni non sono state accolte. Nicola F., 53 anni, abruzzese, si era difeso spiegando di aver fatto una e una sola telefonata dopo le 24.
Non nell’intento di «interferire con la sfera di libertà» dell’ex consorte ma «per richiedere informazioni sul figlio»: avrebbe dovuto incontrarlo quel giorno, non ci era riuscito e ancora a tarda sera non si dava pace. Il bimbo era semplicemente andato al mare con la mamma. Papà poteva aspettare l’indomani e invece non si è trattenuto. Insomma, il cellulare ha trillato quando non doveva. E la signora Franca, risentita per quell’intrusione nella sua quiete domestica che le ha presumibilmente interrotto il sonno, ha denunciato il coniuge rompiscatole. Il ricorrente era già stato condannato dal Tribunale di Chieti per il reato di molestia punito dall’articolo 600 del codice penale. Non gli è bastato, ha insistito nel chiedere giustizia. Però la I sezione penale della Corte, con sentenza numero 36, ha confermato la decisione, senza concedergli attenuanti.
E ritenendo «impertinenti» le sue considerazioni a propria difesa. Ritenendo che anche un solo squillo sia «petulante» e sufficiente ad arrecare disturbo alla controparte. Sostengono gli ermellini che «l’ora in cui era stata effettuata la chiamata, intorno alle 24, dimostrava sia l’obbiettiva molesta intrusione in ore riservate al riposo sia l’evidente intenzione di importunare la moglie piuttosto che di sapere del figlio, che a quell’ora certamente dormiva». Insomma la presunta premura paterna è stata rapidamente dequalificata dai giudici a classico dispetto di un ex insonne e di pessimo umore. Figuriamoci adesso, dopo che gli è toccato pagare.