Autore Topic: Ancora sul padre...  (Letto 1976 volte)

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Offline Fazer

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Ancora sul padre...
« il: Giugno 07, 2012, 12:19:18 pm »
http://27esimaora.corriere.it/articolo/giusta-distanza-e-autorevolezza-perdutale-fatiche-di-un-padre/

2volte padre: tra infanzia e adolescenza
La felicità e l'incertezza, la voglia di essere perfetto e la sensazione di non esserci riuscito

Giusta distanza e autorevolezza perduta
Le fatiche di un padre

di Paolo Di Stefano

Siamo padri imperfetti, anche i nostri lo erano, ma diversamente. Del resto, la paternità è, per definizione, imperfetta. C’è una indiscutibile differenza tra la maternità e la paternità. La paternità è ipotetica, secondo Freud. Puoi accarezzare la pancia di tua moglie, puoi parlare con il feto, puoi mettere una mano per sentirne i movimenti, ma c’è poco da fare: sai bene che essere madri è un’altra cosa, è una certezza biologica.
 
Tu sei molto più insicuro di tuo padre: i nostri padri non si ponevano certi problemi e godevano di un’autorità ampiamente riconosciuta non solo in famiglia. Sei un padre più imperfetto di tuo padre, che sapeva, per tradizione familiare e sociale, che cos’è la responsabilità di crescere un figlio. Tu hai superato i cinquanta, hai tre figli ma sei ancora più figlio che padre, un po’ perché l’autoritarismo che hai subìto ti ha reso eternamente dipendente, un po’ perché il mondo asseconda un senso di precarietà che rende più facile cercare protezione che assumersi responsabilità. Hai combattuto, giustamente, l’autorità spesso repressiva di tuo padre, nato nel 1929, e per timore di riprodurne i soprusi e gli errori ha rinunciato anche all’autorevolezza. Sai bene che non c’è paternità senza autorevolezza, eppure fai sempre valere l’affettività. Ti guardi intorno e vedi che altri padri sono afflitti dall’apatia e dall’indifferenza: la tua generazione fa fatica a trovare un equilibrio tra vicinanza e distanza.
 
Quand’eri bambino, tuo padre ti abbracciava con parsimonia, tuo nonno preferiva stringere la mano a tuo padre. L’affettività e l’emozione spettavano, per lo più, alle madri. Oggi invece sei tu che tendi a sbaciucchiare e a stringere a te il tuo pargolo fino al quasi soffocamento: tua moglie meno. Fatichiamo a trovare la giusta distanza. Ci sono padri (e madri) che proteggono i pargoli fino all’ossessione: “Attento alla scalino”, “Attento a non cadere”, “Non correre”, “Non sporcarti le mani”, “Guarda che hai il vestito nuovo”, “Non fidarti di nessuno”… Ci sono i padri che pretendono di sostituirsi alle madri e se potessero lo alletterebbero loro, il bebè. Ci sono padri (e madri) che dimenticano i bimbi in macchina sotto il sole d’agosto, vanno in ufficio e non ci pensano più. E ci sono anche i padri (molto meno le madri) che non si accorgono di essere diventati padri, e continuano la loro vita come se nulla fosse. Un tempo, potevano permetterselo, perché la rete sociale della piccola o grande comunità riusciva a creare una protezione, ma oggi…
 
La piccola Maria, cinque anni e mezzo, chiede spesso al suo papà di non andare a lavorare: “Odio il tuo lavoro!”. Tu che oggi sei un padre cinquantenne non ricordi di aver mai rimproverato a tuo padre di andare in ufficio. Non avresti mai osato tanto. Maria non solo osa, ma ti trattiene, ti trascina nella sua cameretta per un ultimo gioco, sa di poter agire sul tuo senso di colpa, perché tu quel senso di colpa non riesci a nasconderlo: ti scusi, prometti che tornerai presto, le dai un bacino, un altro bacino, aggiungi che magari porterai una sorpresina. Se per caso torni senza un regalino qualunque, lei te lo ricorderà, rimarrà offesa per un po’ e poi tornerà a trascinarti in cameretta e ti convincerà a giocare proprio mentre la mamma chiama per la cena. Che fare?
 
Alzare la voce, provando per una volta a far valere la tua fiacca autorità paterna, oppure fingere di ignorare la voce di tua moglie e resistere dentro la bolla di provvisoria felicità in cui sei immerso da non più di dieci minuti con tua figlia. Scegli una via di compromesso: ti alzi e cerchi con le buone di convincere la piccola che è ora di sedersi a tavola e le giuri che dopo cena riprenderete a giocare. Ma tua moglie è lì dietro di te con le braccia incrociate al petto e ti avverte subito che dopo cena la piccola va dritta a dormire perché domani deve svegliarsi presto e come al solito bisognerà correre. Ti senti il vaso di coccio tra due vasi di ferro, madre e figlia. Il paradosso è che non aspiri affatto a diventare un vaso di ferro, anzi sai che solo rassegnandoti all’essere di coccio riuscirai a sopravvivere, dunque cerchi di defilarti e lasci che siano loro due a risolvere la questione cruciale gioco-cena. Sai che hai perso molto terreno sulla via dell’obbedienza presente e futura, e forse anche del rispetto, ma non sai fare di meglio. Sai che non resisterai neanche alla richiesta di ogni sera: “Papà, mi racconti una fiaba?”, e rispondi: “Se mangi tutto, ti racconto una fiaba”. Sai che anche se non mangerà proprio tutto, una storia se la meriterà. E ovviamente lo sa anche lei.
 
QUANDO SONO ADOLESCENTI
 
La prova dell’autorevolezza perduta: il tatuaggio
 
Hai voluto fare il padre dimissionario? Hai voluto rinunciare all’autorità sin da quando tuo figlio aveva tre anni? Hai voluto fuggire dalle responsabilità e delegare (quasi) tutto a tua moglie? Hai voluto far passare, di te, solo l’immagine di un padre giocherellone come un bambino e ansioso come una nonnina d’altri tempi? Ora i nodi vengono al pettine. Come puoi pretendere di essere credibile?
 
Come puoi pensare che a quattordici anni l’ex pargolo ormai baffuto si lasci convincere dal tuo richiamo alla ragionevolezza o si faccia spaventare dalle tue patetiche escandescenze?
 
No caro mio, non ce la farai a recuperare l’autorevolezza perduta. Una volta, quando ancora non eri padre di adolescenti, hai sentito una frase che lì per lì ti ha messo in sospetto ma poi hai dimenticato. Era la frase di un padre di Fuorigrotta che dichiarava la sua resa: “Alle volte uno dice: i figli devono essere guidati ma ormai i genitori non possono farci niente con i figli… Ormai come vogliono veni’ vengono“.
 
Non avevi capito bene, pensavi che comunque saresti stato capace di dominare la situazione con l’affetto, l’equilibrio, la comprensione, il ragionamento, tutte qualità di cui ti senti modestamente in possesso. Il rapporto con i tuoi figli era diverso. Sì, è vero, a differenza di tua moglie sei stato un padre un po’ contraddittorio: sei sempre stato pronto a lavare il culetto dei tuoi figli, ma non hai mai voluto prenderti il congedo di paternità; hai accolto le loro richieste senza fare resistenza (“papà, un gelato…”, “papà, quella t-shirt…”, “papà, il cellulare…”) però nel momento in cui avevano davvero bisogno di te per motivi più seri (scuola, malattie…) eri in trasferta-lavoro e tua moglie ti teneva informato per telefono. Per carità, cose che capitano a tutti i padri moderni, che guadagnano uno stipendio per mantenere dignitosamente la famiglia. Invece non sapevi che la situazione ti era già sfuggita di mano da tempo. Hai capito che quel padre di Fuorigrotta non aveva affatto torto il giorno in cui Giorgio ti ha detto con voce da adulto: “Scegli: preferisci il piercing o il tatuaggio?”. Scegliere!? Nessuno dei due, ovviamente, hai risposto ma senza convinzione, perché dentro di te sapevi che tanto Giorgio avrebbe deciso da solo.
 
In realtà, aveva già deciso, aveva già un bel quadrifoglio indelebilmente stampato sulla spalla, sua madre lo sapeva e non era neanche contraria, ma voleva che fosse lui a dirtelo e Giorgio ha deciso di dirtelo per via traversa, ponendoti di fronte a una finta alternativa. Quando tua moglie te l’ha chiarito con delicatezza come si comunica una brutta notizia a un malato grave, hai reagito rabbiosamente, hai fatto irruzione in camera di Giorgio, che stava sdraiato sul letto con le cuffie alle orecchie, l’hai afferrato per la maglietta, l’hai scrollato, gli hai detto che ti sei sentito preso in giro, che così non si fa, che la fiducia è un’altra cosa… Lui è rimasto ad ascoltarti impassibile, poi è scoppiato a piangere come un bambino: i suoi 14 anni sono scomparsi di colpo, allora hai cominciato a consolarlo, ad accarezzarlo sulla testa, a rifargli con calma il discorso della fiducia e la sera gli hai proposto di andare insieme al cinema. In fondo, hai pensato, c’è molto di peggio che un quadrifoglio sulla spalla. Giorgio, fino a prova contraria, non si droga, non sta fuori la sera, anzi è sempre in camera sua, anche il sabato, non ha cattive amicizie, anzi non ne ha affatto, non hai mai visto nessun compagno di scuola passare con lui il pomeriggio, e soprattutto nessuna ragazza: 14 anni, e nessuna ragazza. Ne parli con tua moglie: Giorgio non ha mai avuto una simpatia, niente… Forse dovremmo parlarne con uno psicologo, per capire se… Ma come sono fatti i ragazzi d’oggi?, pensi, e non lo dici a tua moglie. Non hanno passioni, sentimenti, interessi… E il peggio è che non riesci a guidarli, vengono su come vogliono.


Offline Rita

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Re: Ancora sul padre...
« Risposta #1 il: Giugno 07, 2012, 12:46:40 pm »
QUANDO SONO ADOLESCENTI
 
La prova dell’autorevolezza perduta: il tatuaggio
 
Hai voluto fare il padre dimissionario? Hai voluto rinunciare all’autorità sin da quando tuo figlio aveva tre anni? Hai voluto fuggire dalle responsabilità e delegare (quasi) tutto a tua moglie? Hai voluto far passare, di te, solo l’immagine di un padre giocherellone come un bambino e ansioso come una nonnina d’altri tempi? Ora i nodi vengono al pettine. Come puoi pretendere di essere credibile?
 
Come puoi pensare che a quattordici anni l’ex pargolo ormai baffuto si lasci convincere dal tuo richiamo alla ragionevolezza o si faccia spaventare dalle tue patetiche escandescenze?
 
No caro mio, non ce la farai a recuperare l’autorevolezza perduta. Una volta, quando ancora non eri padre di adolescenti, hai sentito una frase che lì per lì ti ha messo in sospetto ma poi hai dimenticato. Era la frase di un padre di Fuorigrotta che dichiarava la sua resa: “Alle volte uno dice: i figli devono essere guidati ma ormai i genitori non possono farci niente con i figli… Ormai come vogliono veni’ vengono“.
 
Non avevi capito bene, pensavi che comunque saresti stato capace di dominare la situazione con l’affetto, l’equilibrio, la comprensione, il ragionamento, tutte qualità di cui ti senti modestamente in possesso. Il rapporto con i tuoi figli era diverso. Sì, è vero, a differenza di tua moglie sei stato un padre un po’ contraddittorio: sei sempre stato pronto a lavare il culetto dei tuoi figli, ma non hai mai voluto prenderti il congedo di paternità; hai accolto le loro richieste senza fare resistenza (“papà, un gelato…”, “papà, quella t-shirt…”, “papà, il cellulare…”) però nel momento in cui avevano davvero bisogno di te per motivi più seri (scuola, malattie…) eri in trasferta-lavoro e tua moglie ti teneva informato per telefono. Per carità, cose che capitano a tutti i padri moderni, che guadagnano uno stipendio per mantenere dignitosamente la famiglia. Invece non sapevi che la situazione ti era già sfuggita di mano da tempo. Hai capito che quel padre di Fuorigrotta non aveva affatto torto il giorno in cui Giorgio ti ha detto con voce da adulto: “Scegli: preferisci il piercing o il tatuaggio?”. Scegliere!? Nessuno dei due, ovviamente, hai risposto ma senza convinzione, perché dentro di te sapevi che tanto Giorgio avrebbe deciso da solo.
 
In realtà, aveva già deciso, aveva già un bel quadrifoglio indelebilmente stampato sulla spalla, sua madre lo sapeva e non era neanche contraria, ma voleva che fosse lui a dirtelo e Giorgio ha deciso di dirtelo per via traversa, ponendoti di fronte a una finta alternativa.

ma.. al di là di alcune cose giuste, mi sembra che si addossi tutta la responsabilità del fallimento. Cioè non ha "voluto" prendere il permesso di paternità.. perchè era al lavoro per mantenere dignitosamente la famiglia? Non ha voluto o non ha potuto? Ma quand'anche avesse potuto, cambiare il pannolino anche in orario d'ufficio o accompagnarlo dal pediatra, avrebbe facilitato quell'autorevolezza perduta di cui parla?

E da ultimo.. la madre non avrebbe potuto non dare il permesso per il tatuaggio senza prima consultare il padre?

Un minimo di corresponsabilità o di intenzionalità nell'avocare le decisioni a sè non ce la vede il giornalista?
L'esperienza è un pettine che la vita ti dà dopo che hai perso i capelli

Offline Fazer

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Re: Ancora sul padre...
« Risposta #2 il: Giugno 07, 2012, 12:50:22 pm »
ma.. al di là di alcune cose giuste, mi sembra che si addossi tutta la responsabilità del fallimento. Cioè non ha "voluto" prendere il permesso di paternità.. perchè era al lavoro per mantenere dignitosamente la famiglia? Non ha voluto o non ha potuto? Ma quand'anche avesse potuto, cambiare il pannolino anche in orario d'ufficio o accompagnarlo dal pediatra, avrebbe facilitato quell'autorevolezza perduta di cui parla?

E da ultimo.. la madre non avrebbe potuto non dare il permesso per il tatuaggio senza prima consultare il padre?

Un minimo di corresponsabilità o di intenzionalità nell'avocare le decisioni a sè non ce la vede il giornalista?

Eh, ma se non si addossasse totalmente la responsabilità, se non ammettesse apertamente il proprio fallimento di padre e di uomo non potrebbe scrivere sulla 27esima ora.

Offline Fazer

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Re: Ancora sul padre...
« Risposta #3 il: Giugno 07, 2012, 13:10:45 pm »
Peraltro, bisognerebbe analizzare questa sbandierata volontà, da parte del padre "moderno" (sic), di evitare che i propri figli si ritrovino a subire gli effetti di una educazione "all'antica".
Forse il mammo è tale più per colpa dei diktat della compagna "moderna ed emancipata" (stra-sic), nonche dei dettami delle moderne teorie sull'educazione, piuttosto che dei ricordi negativi di quando era bambino.

P.S.
Caro Giorgio, figlio mio adorato, adesso quel cazzo di quadrifoglio che ti sei tatuato sulla spalla te lo levo col cannello!!!
Ma non per il tatuaggio, peraltro banale e scontato, solo per insegnarti cosa può accadere a prendere per il culo chi ti ha messo al mondo, pezzo di coglione!!! :P

Offline ilmarmocchio

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Re: Ancora sul padre...
« Risposta #4 il: Giugno 07, 2012, 13:28:23 pm »
cara Paola Di Stefano, perchè tu sei una femmina, vero ? Dovresti portare rispetto al cognome che porti ( il grande campione Alfredo di Stefano ) e non scrivere tante cazzate.
Esse nuocciono alla salute e alle casse del SSN e SSR ( e si, ci sono anche le regioni ).
Il padre imperfetto che io sono, se sua figlia minorenne venisse col tatuaggio fatto senza chiedermelo, glielo estirperebbe col bisturi, previa anestesia locale. Dopodichè suturerebbe il tutto con punti interni ed esterni , alcuni doppi ( o di Donati ) che tengono di più.
per la desutura invece, mia figlia si rivolgerebbe alla di lei madre, che sverrebbe all'istante, così probabilmente dovrei suturare anche la genitrice omertosa.
Ci rimetteri ben 2 fili da sutura in monofilo e un filo da intradermica, più l'anestetico locale e il disinfettante :doh:.
Un colpo gravissimo per mie liguri finanze, ma l'onta sarebbe lavata :lol:
Quindi, cara Di Stefano, prima di scrivere,  pensaci 27 ore. Sei donna, quindi lavori in miniera, fonderia, assisti tutti gli anziani di casa ( anche quelli morti ) , chi te la fa fare  di impicciarti dei padri insicuri ?
Noi siamo sicuri : è meglio che non scrivi

Offline COSMOS1

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Re: Ancora sul padre...
« Risposta #5 il: Giugno 07, 2012, 20:02:27 pm »
certo che questo è demente davvero (ops! l'ho offeso! oddio, adesso non posta + sul forum! non discute più con noi!)

io non credo di essere il massimo della coerenza, ma perlomeno non mi contraddico nel giro di due frasi:
Citazione
Sei un padre più imperfetto di tuo padre, che sapeva, per tradizione familiare e sociale, che cos’è la responsabilità di crescere un figlio. Tu hai superato i cinquanta, hai tre figli ma sei ancora più figlio che padre, un po’ perché l’autoritarismo che hai subìto ti ha reso eternamente dipendente,

cioè, famme' capi':

tuo padre era più perfetto di te, ma ti ha distrutto psicologicamente con il suo autoritarismo
tu non saprai mai essere un padre almeno accettabile, per colpa dell'autoritarismo di tuo padre, ma tuo padre era meglio di te nonostante l'autoritarismo di suo padre (tuo nonno)  :w00t:

Chiamate l'ambulanzaaaaaaaaaa!
Dio cè
MA NON SEI TU
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Offline COSMOS1

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Re:Ancora sul padre...
« Risposta #6 il: Gennaio 08, 2013, 15:06:10 pm »
ecco un'altra versione


http://famigliefelici.blogspot.it/2013/01/quanno-ce-vo-ce-vo-lets-be-streight.html


Citazione

 
  Capita che ti imbatti in curiose situazioni frequentando il web, che ti danno uno specchio tragico e preciso di un sentire che se non è comune poco ci manca e che comunque strepita molto e finisce per plagiare i pensieri e le coscienze.  Prendi una mattina quando incroci una mamma che vuole difendere i papà e lo dice chiaro e tondo che sta dalla loro parte, dato che già si sentono estromessi da mamme che vivono in maniera soffocante il loro rapporto con i neonato prima e il bimbo poi. E lo fanno perché li reputano incapaci.  Bene, pensi, ecco che finalmente si ragiona sull’importanza della presenza della figura paterna, distinta e diversa da quella della madre.   Poi ecco, in cauda venenum: lasciamogli fare i mammi qualche volta, anche se non saranno mai bravi come noi.  Quindi? Il padre non serve, specie come tale, ma siccome c’è e non possiamo tagliarlo fuori facciamogli fare la vice-mamma, e portiamo pazienza se non se la cava bene.  Chiedo spiegazioni e mi viene risposto che i ruoli non esistono, che mascolinità e femminilità sono inesistenti e che al bambino poco importa delle differenze tra papà e mamma, che basta che entrambi trasmettano al figlio ottimismo e serenità.  Ecco, situazioni come queste ti fanno capire che c’è molto da fare.  E voi che cosa ne pensate?
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Rilassati

Offline ilmarmocchio

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Re:Ancora sul padre...
« Risposta #7 il: Gennaio 08, 2013, 15:14:48 pm »
che forse non c'è nulla fare. non in questa società, non con questi uomini.
le donne sono di conseguenza

Offline vnd

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Re:Ancora sul padre...
« Risposta #8 il: Gennaio 08, 2013, 16:50:46 pm »
E voi che cosa ne pensate?




Che bisogna rifiutarsi di accettare che siano le madri, le donne o, persino le femministe,  a stabilire quale sia il compito del padre.
1.
Il padre non è il sostituto della madre.

2.
Sebbene il padre riesca egregiamente a sostituire la madre in ogni compito (e non viceversa), quello non è il suo ruolo.

3.
I figli di separati dovrebbero essere dati preferibilmente in affido esclusivo al papà, se questi ne facesse richiesta.
Perché il padre può sostituire la madre ma la madre non può sostituire il padre.

4.
Quanto detto al punto 3. vale ancche e soprattutto nel caso che, in costanza di matrimonio padre e madre si siano suddivisi i compiti secondo i ruoli tradizionali.
Vnd [nick collettivo].

Online Massimo

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Re:Ancora sul padre...
« Risposta #9 il: Gennaio 08, 2013, 17:19:59 pm »
Sicuro: oggi l'onnipotenza del femminismo è diventata tale che adesso le femministe si permettono
anche di definire l'identità della figura paterna. A loro non basta più tutelare le donne. Ora vogliono vogliono anche insegnare ai maschi le buone maniere. L'unica reazione possibile? Abbandonarle al
loro destino: che facciano da sè. Quando si accorgeranno che gli odiati maschi non accorreranno più
al loro primo fischio ma le lasceranno nei guai allora e solo allora le nostre donne faranno autocritica.
Non prima. Quindi non illudiamoci: dobbiamo farglielo capire noi che hanno oltrepassato da un pezzo
il limite. Non saranno mai disposte a capirlo da sole.

Offline Lucia

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Re:Ancora sul padre...
« Risposta #10 il: Gennaio 08, 2013, 18:25:50 pm »
secondo me invece solo chi è padre capisce per davvero cosa vuol dire essere padre. 

Poi ognuno che ha avuto un padre può esprimere giudizi e ogni donna può  scegliersi che padre vuole per i propri figli.
Per me per esempio è stato importantissimo che lui parlava con gentilezza e giocava con i miei nipotini.


Se rileggo il post iniziale di questo topic mi vengono in mente due cose:
- come prof di liceo ero e sono convinta che a 14 anni non educhi ormai nessuno, le basi sono stati già messi. Un 14enne non dovrebbe essere nemmeno considerato bambino. Le regole e i limiti bisogna metterli molto prima, se comminci a 14 anni hai già perso.
- Già Platone diceva che i giovani di OGGI non rispettano l'autorità dei grandi


Offline vnd

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Re:Ancora sul padre...
« Risposta #11 il: Gennaio 08, 2013, 19:06:45 pm »

Poi ognuno che ha avuto un padre può esprimere giudizi e ogni donna può  scegliersi che padre vuole per i propri figli.


Intendi prima di farli?
Sono d'accordo.

Dopo averli generati c'è un solo padre. Quello genetico.
Il resto è un abuso.
Vnd [nick collettivo].