Il caso
“500 mila uomini vittime di donne”
Il Pdl strizza l'occhio ai padri separati
La ricerca, presentata ieri dal consigliere Todini (Pdl), giustificherebbe la trasformazione del servizio antiviolenza del Comune da “Sos Donna” a “Sos Persona”. Insorgono le femministe: “Un tentativo di delegittimare la battaglia contro il femminicidio” DI A. M.
Ogni due giorni in Italia una donna viene ammazzata dal suo uomo. Nella Capitale i consultori familiari sono a rischio chiusura. E i posti letto nei centri antiviolenza non bastano mai. Eppure per il consigliere capitolino Ludovico Todini (Pdl) la vera emergenza in questo momento sono gli uomini. Sarebbero infatti addirittura mezzo milione solo a Roma quelli vittimizzati (psicologicamente, ma anche fisicamente) dal “gentil sesso”. Da qui la proposta, che il consigliere annuncia di voler portare avanti “con tutti gli atti formali in assemblea” (mozioni, delibere e interrogazioni): bisogna cambiare nome e forma al servizio antiviolenza del Comune. Non più “Sos Donna”, ma “Sos Persona”.
NUMERI BUTTATI A CASO – “Il dato romano – ha dichiarato Todini – è assai allarmante: circa l’8,5-9% degli uomini è vittima di questo fenomeno”. Al di là delle percentuali, palesamente inesatte (500 mila sarebbe quasi un uomo su due), a far discutere è la ricerca in sé. “Chi l’ha commissionata? – si chiede Laura Triumbari dell’associazione Dasud – Con quale finalità? E soprattutto con quali soldi?”. “Siamo di fronte a un’operazione di disinformazione talmente palese da far sorridere. Quelli citati da Todini sono numeri buttati a caso. Naturalmente ogni forma di violenza è da condannarsi, ma le violenze psicologiche di cui parla lo studio sono presenti in ogni tipo di relazione: dal lavoro all’amicizia. La vera emergenza di questa città e di questo paese è la violenza di genere, ovvero quella esercitata sulle donne in quanto donne. Su questo dovremmo concentrarci”. L’impressione è invece che questa iniziativa sia “l’ennesimo tentativo di delegittimare e depotenziare la battaglia contro il femminicidio”. “Un’operazione ideologica”, dunque.
LA FEDERAZIONE PER LA BIGENITORIALITÀ – Ma chi c’è dietro questo studio, che viene orgogliosamente definito come “la prima indagine italiana sulla violenza della quale sono vittime soggetti maschili”? Giova innanzitutto precisare che la ricerca è stata presentata martedì nella sede del gruppo Pdl in Campidoglio. A svilupparla – secondo quanto dichiarato dal consigliere Todini, promotore del convegno – è stata “un’equipe di studiosi capitanata dal professor Pasquale Giuseppe Macrì”, medico legale, assessore alla cultura del Comune di Arezzo, nonché coordinatore scientifico del Centro interdipartimentale di studi di Bioetica e Biodiritto dell’Università di Siena. Tra i componenti del pool spicca il nome di Fabio Nestola, curatore del centro studi FeNBi. L’acronimo, poco noto, rimanda alla Federazione nazionale per la bigenitorialità, che – come da statuto – si batte per “la tutela dei diritti dei minori e della famiglia”.
I PADRI SEPARATI – Il senso della mission è immediatamente chiarito dall’elenco di recensioni pubblicate sul sito. Tutte dedicate a promuovere libri e “articoli scientifici” riferiti a quello che viene definito “uno dei temi più scottanti del nostro tempo: la separazione” (vista attraverso gli occhi dei padri). E soprattutto la contestatissima sindrome di alienazione genitoriale (Pas), frutto – secondo la FeNBi – di “una campagna di astio nei confronti di un genitore”. Tale sindrome, balzata agli onori della cronaca dopo il caso del bambino di Cittadella (Padova) trascinato via a forza dalla polizia, in realtà non esiste. Frutto delle teorie dello psichiatra statunitense Richard Gardner, dal 1984 a oggi non è infatti mai stata inserita nel “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”, la Bibbia degli psichiatri di tutto il mondo. Ma in compenso viene sempre più spesso usata nei tribunali italiani come grimaldello contro “lo strapotere delle madri”, che – secondo le associazioni dei padri separati – impediscono senza motivo ai figli di passare del tempo col loro papà.
TECNICHE DI ANTIFEMMINISMO – Sono le stesse associazioni che recentemente sono finite nell’occhio del ciclone per aver creato voci fasulle su Wikipedia o pagine clone su Facebook col solo obiettivo di negare e/o giustificare la violenza contro le donne. In nome di un antifemminismo talmente marcato e insensato da sfociare nella misoginia. Sono le stesse associazioni che invocano la depenalizzazione dello stalking, demonizzano le vittime di stupro, propugnano l’obbligo dell’affido condiviso e giustificano l’ex marito che uccide la “sua” donna che “gli ha tolto figli, soldi e casa”. Una delle loro “specialità” è quella di negare la violenza di genere e il femminicidio diffondendo dati statistici fasulli, ingigantiti o travisati. Che siano arrivate fin dentro il Consiglio comunale di Roma?