Autore Topic: Il peccato della dimenticanza del bene e del male"  (Letto 1943 volte)

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Il peccato della dimenticanza del bene e del male"
« il: Gennaio 11, 2013, 13:12:22 pm »
Sul esistenza del matriarcato non ci sono abbastanza conferme. Le numerose statue femminili non significa che c'era un predominio delle donne, come tra l'altro il fatto che il fatto che rappresentiamo la libertà. la giustizia e altri valori con donne non dice nulla delle donne ma delle rappresentazioni culturali.

Non mi ero accorta che Esiodo è misogino e neanche la cultura greca ma se lui dice cosi.. Le dee si permettono i stessi capricci degli dei, e poi sapevo di Esiodo quel passaggio che "l'uomo è come la foglia portata dal vento per l'uomo la cosa peggiore è che è nato e la cosa migliore è che muoia quanto prima". Ma se questa è la condizione umana, se ogni felicità è punita allora non lo so io cosi vedo i greci, non ho mai visto la loro misoginia. Forse la loro misoginia è una invenzione dei romani per considerarsi superiori a loro. O forse non, non importa.

Lo dico una volta per tutte.
I greci erano misogini perchè il matriarcato "il dominio della madre" non è mai esistito (??)
Il patriarcato è misogino perchè, l'età della storia (pre-storia) in cui dominavano le donne, non è mai esistita.
Il femminismo, non è misandrico perchè nasce come giusta rivendicazione all'oppressione maschile.
Non esistesse l'oppressione, sarebbe il male.
Invece, visto che l'oppressione c'è, è cosa buona e giusta.

La società patriarcale invece, non nascendo come reazione al male (al dominio della madre), e cosa brutta e sbagliata.
E' esso il male.

Il matriarcato non c'era, e se c'era, era il bene.
Perchè, ricordate sempre fratelli, se una cosa è il Male, il suo opposto, non può che essere ... il Bene.
Amen.

Ti sentirai più forte, un uomo vero, oh si , parlando della casa da comprare, eggià, e lei ti premierà, offrendosi con slancio.  L'avrai, l'avrai, con slancio e con amore … (Renato Zero)

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Re:Il peccato della dimenticanza del bene e del male"
« Risposta #1 il: Gennaio 12, 2013, 16:41:53 pm »
Un'ultima cosa.
Alcuni di voi credono che esista un peccato insito nella conoscenza (del bene e del male), altri, non ci credono.
A coloro che credono è bene ricordare che non esiste solo un peccato della conoscenza, ma anche, dell'ignoranza e della dimenticanza .... del bene e del male.
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Re:Il peccato della dimenticanza del bene e del male"
« Risposta #2 il: Gennaio 12, 2013, 16:55:00 pm »
L'etnologia ha scoperto che le società segrete rappresentano un fenomeno molto antico nella storia dell'umanità.
Esse sono state evidentemente fondate da uomini ribelli non molto tempo dopo che la donna aveva introdotto la coltivazione dei campi.
E' probabile che l'epoca di questi eventi sia da collocare nel mesolitico.
[...]
I reperti etnologici inducono a pensare che sia stata la donna a trasformare la primitiva raccolta dei frutti in una prima coltivazione del suolo.
In tal modo ella rese prezioso il suolo e ne divenne anche la proprietaria.
Così acquistò una preminenza prima economica e subito dopo anche sociale: così si è sviluppato il noto complesso del matriarcato.
La spiacevole situazione in cui gli uomini vennero a trovarsi li spinse a reagire.
La reazione si è manifestata esternamente nelle società segrete maschili ... sempre dirette prima di tutto verso la parte femminile della popolazione.
Tramite mezzi spirituali e religiosi  i maschi cercarono di riconquistare ciò che avevano perduto sul terreno economico-sociale.
[...]
Un tempo erano le donne che sotto la guida della donna luna, inscenavano lo stesso rituale, che fanno ora gli uomini.
La schiavitù degli uomini venne spezzata con la violenza dall'uomo sole.
Guidati dall'uomo sole, gli uomini di quell'epoca, uccisero tutte le donne lasciando in vita solo le bambine per non pregiudicare la sopravvivenza della tribù."

Wilhelm Koppers - Sull'origine della religiosità misterica
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Re:Il peccato della dimenticanza del bene e del male"
« Risposta #3 il: Gennaio 12, 2013, 17:05:24 pm »
ho capito poco o nulla  :hmm:

mi limito a commentare un paio di passaggi che mi sembrano riferirsi a me:

non ho idea se il matriarcato sia o meno esistito storicamente. Le femministe fanno un gran parlare di quell'etnia tibetana dove più uomini sposano una sola donna e si alternano nella di lei casa. Lanza del Vasto, che tra quelle popolazioni ci andò davvero, scrisse che in realtà quella che portava il peso di tutto, la + sfigata era proprio la donna, che doveva badare a 3-4 o 5 mariti, vestirli, nutrirli e soddisfarli, e ciascuno aveva il 100% del potere su di lei, non una frazione. Quando io cito il matriarcato lo cito per quel che ne scrisse Bachoffen e che ha delle suggestioni simpatiche e, talvolta, illuminanti. Senza assolutamente sposarne le conclusioni.

Io non credo che esista un peccato della conoscenza, ma dell'ignoranza, Tant'è che l'Ignoranza è il vero, grande, unico peccato che non sarà mai perdonato: Vangelo= tutti i peccati verranno perdonati fuorchè quello contro lo spirito.
L'ignoranza si accompagna con la presunzione: il neonato si crede al centro del mondo e presume di sapere cos'è il bene e cos'è il male.
Dio cè
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Re:Il peccato della dimenticanza del bene e del male"
« Risposta #4 il: Gennaio 12, 2013, 17:39:56 pm »
Ho fatto separare questo tema dall'altra discussione perchè mi sembrava importante per un punto ,quello che esporrò tra poco, che chiude il cerchio di quanto è stato detto fin ora e che apre uno sguardo su un orizzonte che fin ora non è mai stato osservato.

Supponiamo che esista un gruppo che per lungo tempo (secoli, millenni) è stato oppresso da un altro, fino al momento della "rivoluzione", ovvero, il momento in cui questa catena (per qualsiasi ragione) viene spezzata e magari, invertita.

Il gruppo diventato ora egemone introdurrà nella cultura, attraverso miti storie e riti, una nuova conoscenza relativa al periodo precedente e di quello cancellerà le consuetudini e quel folclore "sfavorevole" per evitare che si ricada nella stessa situazione di malessere (per il proprio gruppo ovvio, non per l'altro).

Non voglio dire che il nuovo gruppo non commetterà lo stesso "male", ovvero che da gruppo oppresso divenga pian piano il nuovo gruppo opressore.
Di fatto, la storia ha quasi sempre confermato questa tendenza.

La cosa che invece mi interessa evidenziare è che, una volta che si cada nel peccato della dimenticanza,  tutta la creazione culturale di re-azione all'oppressione, verrebbe deruricata in altro modo (misoginia?), cioè passerebbe dall'essere un valore culturale ad un male da cancellare, esattamente come aveva fatto la  nuova cultura verso l'altra che doveva soppiantare quando si alternava al comando.

Non so se mi son spiegato...

E perchè succede questo?
Per il peccato della dimenticanza.

Se le sacerdotesse femminili in età matriarcale immolavano un neonato maschio alla grande madre, i miti e i riti nella cultura greca (tardo matriarcale) che evidenziavano l'aspetto maligno del femminile erano un valore per la nascete cultura patriarcale.

Ma una volta che il male femminile è rimasto inibito (non per volontà, ma perchè impedito dall'altro gruppo che ha preso il potere) per un lungo periodo di tempo, anche i legacci culturali, venendo meno la causa, sono destinati a cadere.
E il gruppo da oppressore, poi oppresso, diviene finalmente e nuovamente oppressore.

E questo cari miei, è la dinamica dell'eterno ritorno nicciano.

Ecco perchè, sotto querst'ottica, nasce il femminismo.
E il frutto di una dimenticanza...maschile.
Il peccato inverso della conoscenza del bene e del male.

Animus





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Re:Il peccato della dimenticanza del bene e del male"
« Risposta #5 il: Gennaio 12, 2013, 17:40:26 pm »
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Re:Il peccato della dimenticanza del bene e del male"
« Risposta #6 il: Gennaio 12, 2013, 18:12:03 pm »
E questo cari miei, è la dinamica dell'eterno ritorno nicciano.

« Guarda questa porta carraia! Nano!
Essa ha due volti.
Due sentieri convengono qui: nessuno li ha mai percorsi fino alla fine.
Questa lunga via fino alla porta e all'indietro: dura un'eternità.
E quella lunga via fuori della porta e avanti è un'altra eternità.

Si contraddicono a vicenda, questi sentieri; sbattono la testa l'un contro l'altro: e qui, a questa porta carraia, essi convengono.

In alto sta scritto il nome della porta: "attimo".
Ma, chi ne percorresse uno dei due sempre più avanti e sempre più lontano: credi tu, nano, che questi sentieri si contraddicano in eterno?

Tutte le cose diritte mentono, borbottò sprezzante il nano.
Ogni verità è ricurva, il tempo stesso è un circolo.

Ognuna delle cose che possono camminare, non dovrà forse avere già percorso una volta questa via? Non dovrà ognuna delle cose che possono accadere, già essere accaduta, fatta, trascorsa una volta?
E se tutto è già esistito: che pensi, o nano, di questo attimo? Non deve anche questa porta carraia esserci già stata? E tutte le cose non sono forse annodate saldamente l'una all'altra, in modo tale che questo attìmo trae dietro di sé tutte le cose avvenire? Dunque anche se stesso?

E questo ragno che indugia strisciando al chiaro di luna, e persino questo chiaro di luna e io e tu bisbiglianti a questa porta, di cose eterne bisbiglianti non dobbiamo tutti esserci stati un'altra volta? e ritornare a camminare in quell'altra via al di fuori, davanti a noi, in questa lunga orrida via non dobbiamo ritornare in eterno?

Vidi un giovane pastore rotolarsi, soffocato, convulso, stravolto in viso, cui un greve serpente nero penzolava dalla bocca.
La mia mano tirò con forza il serpente, tirava e tirava invano! Non riusciva a strappare il serpente dalle fauci. Allora un grido mi sfuggì dalla bocca: "Mordi! Mordi! Staccagli il capo! Mordi!", così gridò da dentro di me: il mio orrore, il mio odio, il mio schifo, la mia pietà, tutto quanto in me buono o cattivo gridava da dentro di me, fuso in un sol grido.

Giacché era una visione e una previsione: che cosa vidi allora per similitudine? E chi è colui che un giorno non potrà non venire? Chi è il pastore, cui il serpente strisciò in tal modo entro le fauci? Chi è l'uomo, cui le più grevi e le più nere fra le cose strisceranno nelle fauci?

Il pastore, poi, morse così come gli consigliava il mio grido: e morse bene!
Lontano da sé sputò la testa del serpente; e balzò in piedi.
Non più pastore, non più uomo, un trasformato, un circonfuso di luce, che rideva!
Mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise!" »

Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra
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Re:Il peccato della dimenticanza del bene e del male"
« Risposta #7 il: Gennaio 12, 2013, 18:51:34 pm »

Se le sacerdotesse femminili in età matriarcale immolavano un neonato maschio alla grande madre, i miti e i riti nella cultura greca (tardo matriarcale) che evidenziavano l'aspetto maligno del femminile erano un valore per la nascete cultura patriarcale.


Nella mitologia greca non ci sono dee  che immolano i propri figli. Dal solito nella mitologia gli dei precedenti sconfitti appaiono come il male sconfitto dagli dei nuovi.
Nella mitologia greca ci sono le generazioni dove il padre sacrifica il figlio, e dove il figlio con l'aiuto della madre spodesta il padre.
Non ti basta già questo per creare un patriarcato che vede le donne come le sue nemiche da cui non si può fidare, e che considera tra l'altro l'obbedienza al padre il più grande valore?

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Re:Il peccato della dimenticanza del bene e del male"
« Risposta #8 il: Gennaio 12, 2013, 19:28:29 pm »
Nella mitologia greca non ci sono dee  che immolano i propri figli. Dal solito nella mitologia gli dei precedenti sconfitti appaiono come il male sconfitto dagli dei nuovi.
Nella mitologia greca ci sono le generazioni dove il padre sacrifica il figlio, e dove il figlio con l'aiuto della madre spodesta il padre.
Non ti basta già questo per creare un patriarcato che vede le donne come le sue nemiche da cui non si può fidare, e che considera tra l'altro l'obbedienza al padre il più grande valore?

Quando parlo di matrircato non mi riferisco all'antica grecia, che è "tardo matriarcale", perchè vi sono ancora aspetti della vecchia cultura, ma il germoglio della nuova è già fiorito.

Per la vecchia, le sacerdotesse (poi soppiantate gradualmente in tutte le civiltà patriarcali dagli uomini), un pantheon dove le divinità femminili hanno la loro importanza (anche se al vertice ora c'è Zeus) e i misteri eleusini (ne avevamo già discusso) che si celebravano nel tempio di Demetra, certamente di origine pre-ellenica, ma ancora presenti nel periodo ellenico, in cui annualmente veniva sacrificato il "paredro" ovvero, il partner (della Madre), o nei riti dionisiaci delle Menadi, dove Agave, insieme alle Baccanti, massacra il figlio Penteo.. :hmm:



http://it.wikipedia.org/wiki/Penteo
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Re:Il peccato della dimenticanza del bene e del male"
« Risposta #9 il: Gennaio 12, 2013, 19:55:28 pm »
Quando parlo di matrircato non mi riferisco all'antica grecia, che è "tardo matriarcale", perchè vi sono ancora aspetti della vecchia cultura, ma il germoglio della nuova è già fiorito.

Per la vecchia, le sacerdotesse (poi soppiantate gradualmente in tutte le civiltà patriarcali dagli uomini), un pantheon dove le divinità femminili hanno la [loro importanza (anche se al vertice ora c'è Zeus)
anche in Roma c'erano sacerodotesse, è come anche nel cristianesimo ci sono delle sante come rappresentanti femminili di quella religione. Le civiltà patriarcali non sono dei tutti uomini, sono dei padri. E Giove era tutt'altro che padre. Io sempre lo visto come amante, generatore si, ma poco padre. Tanto è più interessato alle donne che ai suoi figli.

 
Citazione
e i misteri eleusini (ne avevamo già discusso) che si celebravano nel tempio di Demetra, certamente di origine pre-ellenica, ma ancora presenti nel periodo ellenico, in cui annualmente veniva sacrificato il "paredro" ovvero, il partner (della Madre),

quello commemorava il rapimento di Demetra da Hades e il suo ritorno, era un rito di risurezione. Non credo ceh Hades o Demetra rappresentano il livello umano dell'esistenza, è come dire l'inverno è maschio la primavera femmina quindi la primavera uccide l'inverno, quindi è la donna che uccide il maschio. Una completa confusione tra i simboli e la realtà.


Citazione
o nei riti dionisiaci delle Menadi, dove Agave, insieme alle Baccanti, massacra il figlio Penteo.. :hmm:


per fortuna nessuna ha mai pensato di innalzare le madri ubbriache al livello di fondatrici di religioni, mentre gli padri che ammazzavano i figli sono rimasti eroi o fondatori della Legge.
C'è una grandissima differenza tra deificare uno che sacrifica il figlio o guardarlo solo con paura e orrore.
Ciò che è Male
è il fatto presente nella mitologia greca e in molta antichità e anche nel mondo dei animali  che spesso i padri tendono a sacrificare i propri figli. E questa si chiama patriarcato.

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Re:Il peccato della dimenticanza del bene e del male"
« Risposta #10 il: Gennaio 12, 2013, 20:11:28 pm »
è il fatto presente nella mitologia greca e in molta antichità e anche nel mondo dei animali  che spesso i padri tendono a sacrificare i propri figli. E questa si chiama patriarcato.

Questa è una tua interpretazione che io non condivido affatto, dal momento che "il padre si riconosce nel e dal figlio".

E' vero che lo abbiamo chiamato patriarcato, come l'ebraismo, ma è distinguerlo dal matriarcato, quindi in senso relativo, mentre in senso assoluto, è un maschile che non si è emancipato ancora totalmente dal femminile.
Che infatti è si patriarcale, ma ancora matrilineare.

Ho già detto che il salto di qualità l'ha fatto fare l'ebraismo sostituendo al primogenito (umano) un capro, un animale.

Il cristianesimo, invece, si presenta psichicamente come un fenomeno regressivo del maschile, un ritorno alla psiche matriarcale (da cui tutto quello che è seguito fino ad oggi, dove un "patriarca" cattolico dice finalmente la verità, che la salvezza sta nella donna) perchè ripropone il sacrificio del figlio maschio (il sacrificio del figlio di Dio).

Letto secondo il tema del topic, la dimenticanza, se ci pensate, si capisce anche (purtroppo) la differenza tra il cristianesimo e la religione ebraica: Il cristianesimo nasce quando la dimenticanza è già in atto ... e sta manifestando i suoi effetti....




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Re:Il peccato della dimenticanza del bene e del male"
« Risposta #11 il: Gennaio 12, 2013, 20:23:19 pm »

Tu non la condividerai ma il complesso di Oedipo esiste non a caso.

Poi secondo te, secondo voi tanto un mondo dove l'uomo e donne si rispettino avvicenda non c'è mai stato.

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Re:Il peccato della dimenticanza del bene e del male"
« Risposta #12 il: Gennaio 13, 2013, 00:50:10 am »
Voglio concludere questa prima parte agganciando il concetto di "dimenticanza" ad altri due concetti fondamentali (come introduzione giusto per porre le basi e per vedere in che rapporto stanno) nella religione, quello della colpa, e quello del "dolore salvifico".


Il "dolore salvifico"
Abbiamo dunque visto che quando alla cultura (sorta come reazione ad un malessere, dunque al dolore) non corrisponde più il malessere stesso (che la cultura ha contribuito ad obnubilare, mandare nell'oblio), ovvero si è venuta a creare una forte discrepanza tra l'aspetto "reale" e quello sovrastrutturale, in altre parole la cultura non corrisponde più alla realtà, ripeto, alla realtà che essa stessa ha contribuito a cambiare.
Bene, in questa condizione, anche quella cultura è condannata a decadere, ad arretrare, a ritornare al principio, ad innescare (potenzialmente) un nuovo ritorno alle origini.

Pensate alla costruzione culturale come ad un muro eretto per difendersi dai nemici. (il muro di berlino, la grande muraglia cinese)
Funziona finche ci sono i nemici o il ricordo dei nemici.
Ma poi, i nemici scompaiono, passano le generazioni, e a seconda di come sia stato costruito il muro, esso resisterà più o meno a lungo.
Il muro di berlino è già stato abbattuto, la muraglia, molto molto più solida resisterà ancora a lungo.
Ma la legge dell'entropia è inesorabile.
Se non serve più, come è stato eretto, esso cadrà in rovina e tornerà a sprofondare nella terra dalla quale è stato eretto.

Bene, il dolore "salvifico", in quest'ottica, ha la funzione di tenere vivo il ricordo, di far si che non si cada nel peccato della dimenticanza totale, vanificando tutto lo sforzo "di quel gruppo" e di fatto, riazzerando tutta la costruzione culturale, riportando la storia alle origini. (e compiere così l'eterno ritorno dell'uguale)


La "colpa"

La colpa ....
La colpa è ancora più interessante, perchè ha bisogno della dimenticanza.

Faccio ancora un es.
Se io do un pugno a tizio e gli gonfio il muso, sono colpevole.
Se però tizio me ne ha dato uno prima che glielo dessi io e mi ha rotto il naso, non lo sono più.
La colpa è sua.

Se pero io ancora prima gli avevo dato un calcio e rotto la rotula, la colpa ritorna mia.
Se però lui ancora prima mi aveva ...
etc  etc.

Vedete che la colpa, per essere assegnanta corretamente, ha bisogno della conoscenza integrale dei fatti..dall'inizio.
Basta un'omissione, una dimenticanza, iniziare in un punto arbitrario (o scelto ad hoc), ed il rapporto di colpa ... si inverte.

Forse quando Nietzsche nella parabola dell'eterno ritorno mostra il pastore che risolve il suo problema staccando la "testa" del serpente (il capo è sinonimo di inizio...)
Forse...
"Non più pastore, non più uomo, un trasformato, un circonfuso di luce, che rideva!
Mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise!"


Cmq, non è un caso che ebraismo e cristianesimo, pur avendo sostanzialmente lo stesso testo sacro (torah e pentateuco), è solo il secondo che "sente" la colpa e ci parla di un "peccato originale" dell'uomo, cosa che è assente nell'ebraismo.

Perchè?

L'abbiamo già detto.
Perchè la costruzione culturale del secondo (il cristianesimo) aveva già perso il legame col periodo pre-patriarcale, era già nato nel patriarcato.

Quindi, quello che per l'ebraismo era un contrasto, un opposizione, per il cristianesimo, venendo a mancare i riferimenti-riti della cultura matriarcale (a cui il patriarcato si era opposto), diventa colpa, il peccato originale, che ripeto nella tradizione ebraica non esiste, non è sentito in quest'accezione.

E' un po' difficilotto mi rendo conto.
Pensateci un po'.
Notte..
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